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Autore: Shadriene    04/04/2005    6 recensioni
"Dopo venticinque anni di matrimonio, due figli e un'infinità di bei momenti passati assieme, non riusciva a credere che lui le avesse fatto quello, che l'avesse tradita per quella stupida sgualdrina castana."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi, i luoghi ecc. appartengono a J.K.Rowling. Non ho niente a che vedere con chi detiene il copyright sui personaggi, con il creatore di una determinata serie, con il produttore o con chi si occupa del merchandise. Non si vuole violare il Copyright in alcun modo.”




CAPITOLO 2

Un dolore lancinante al petto la fece svegliare nel cuore della notte. Si voltò di scatto cercando di capire se Ron si fosse accorto di qualcosa. Niente, ronfava come un bambino.
Hermione sospirò e si voltò dall’altra parte cercando di riaddormentarsi, ma il dolore tornò a farsi sentire di nuovo. Si portò una mano al petto sperando di poter alleviare le sue sofferenze, ma non servì a nulla. Il dolore si fece sempre più acuto ed Hermione non seppe più cosa fare. Cercò di raggiungere la sua bacchetta, ma il dolore prevalse.
« Ron » bisbigliò, prima di cadere dal letto e perdere i sensi.


*


Non ricordava bene cosa fosse successo, ma si sentiva meglio. Sapeva solo di essersi svegliata nel cuore della notte con la sensazione che il petto le stesse per scoppiare, e tutto era diventato nero. E poi la voce di Ron che la esortava a non mollare.
Hermione aprì gli occhi di scatto e rimase accecata dalla, seppure tenue, luce della stanza.
Accanto a lei Ginny ed Harry la stavano guardando contenti.
« Per Merlino! Hermione, ci hai fatto prendere un colpo » disse Ginny saltandole addosso e abbracciandola forte.
« Non sanno bene cosa tu abbia. Ron è andato a sbraitare con i Medimaghi che è inammissibile ».
« Sempre il solito » mormorò Hermione sorridendo.
« Incompetenti » borbottò Ron entrando nella stanza imbronciato, ma quando la vide sveglia, le fu subito accanto e la baciò con dolcezza. « Per un attimo ho creduto di averti persa. Eri lì per terra, così pallida e indifesa. Non farlo mai più, non puoi lasciarmi ».
Ron stava piangendo. Poche volte in vita sua l’aveva visto piangere, e quelle poche volte l’aveva fatto perché era veramente rimasto scosso. Hermione si sentì commossa dall’affetto che Ron le stava dimostrando, ma non riusciva a togliersi dalla testa quella maledetta scena di due mesi prima. Lui e quell’altra abbracciati come due innamorati. Una fitta le attraversò il petto, ma l’attribuì al dolore che inconsciamente Ron le stava provocando.
« Non ti preoccupare » disse Hermione, regalandogli un sorriso forzato. « Dove sono i ragazzi? »
« Li ho mandati a casa. Erano stanchi ed Evelyn non aveva una bella cera » rispose Ron, ma leggendo la preoccupazione negli occhi della moglie si affrettò ad aggiungere « Sta bene, ha detto che lo stress da studio e poi questo, l’hanno mandata nel pallone ».
« Capisco ».
« Passeranno a trovarti più tardi » disse Harry capendo la delusione dell’amica, « saranno contenti di vedere che stai bene ».
Hermione non rispose, ma rimase a fissare il muro bianco davanti a sé. Si sentiva come se il mondo le stesse crollando addosso, come se la sua vita le stesse sfuggendo di mano e lei non potesse far nulla per afferrarla. Detestava quella situazione. Gli sguardi di compassione dei suoi amici e di Ron… oh, come detestava la preoccupazione che leggeva nei suoi occhi, quando in realtà sarebbe stato molto più felice se lei fosse morta. Si sentì una sciocca per aver anche solo pensato una cosa simile: lui le voleva bene, non avrebbe mai voluto che le succedesse qualcosa, glielo aveva detto prima. Ma allora perché sentiva quel grande peso sul cuore? Perché non riusciva più a guardare Ron negli occhi, senza rivivere quella maledetta scena di due mesi prima? PERCH…!
« Bene, bene » disse una voce a lei sconosciuta « la nostra paziente si è svegliata. Non la vedo molto in forma ».
« Ma certo, come vuole che stia dopo essere svenuta ed aver dormito per un giorno intero? » domandò Ron sarcastico, fissando con astio il Medimago.
« Fresca e riposata » disse quello, facendole l’occhiolino; poi tornò serio. « Tutto a posto? Ha qualche dolore? »
Hermione scosse la testa, sperando che lui dicesse agli altri di lasciarla riposare: si sentiva spossata da tutta quella situazione e non voleva più pensare a nulla. Soprattutto a lui… Come se il Medimago le avesse letto nella mente, fece un cenno ai tre in direzione della porta. Ron lo guardò sbuffando, senza muoversi di un centimetro, mentre Ginny abbracciò l’amica.
« Rimettiti presto. A chi racconterò altrimenti i miei pettegolezzi? »
« Esatto Hermione, rimettiti presto o questa qui mi farà una testa con i suoi pettegolezzi » sbuffò Harry strizzando l’occhio.
« Cretino! » lo rimproverò Ginny dandogli una pacca sulla spalla, prima che lui la cingesse per la vita e la baciasse. « Però così non vale » si lamentò Ginny, sorridendo.
Harry sorrise e, trascinandosi sua moglie dietro, salutò l’amica che li guardava malinconica.
Perché loro avevano una vita così perfetta? Perché loro due, nonostante fosse passato tanto tempo, si amavano ancora tanto, come se fosse il primo giorno? Perché si sentiva così gelosa? Come poteva essere invidiosa della felicità dei suoi amici? Era da egoisti, ma lei non era affatto pentita di essere egoista, non in quel momento e non ora che la felicità dei suoi amici le faceva capire quanto in realtà fosse sola.
« Senta, me ne starò qui buono buono. La prego, mi faccia restare! »
La voce impaziente di Ron la fece destare dai suoi pensieri. Stava cercando di convincere il Medimago a farlo restare, ma lei sinceramente non lo voleva vicino. Sarebbe scoppiata: si sentiva troppo debole per mantenere i nervi saldi e controllare le sue emozioni; in quel momento voleva continuare a illudersi che tutto fosse perfetto e averlo accanto non l’avrebbe aiutata a crederlo possibile.
« Mi dispiace, ma non può, l’orario delle visite è finito da un bel po’. Sua moglie deve riposare ».
« Che male vuole che le faccia, se me ne sto in un angolo senza fiatare? »
« Ron, non fare il bambino, e poi i ragazzi avranno bisogno di te » gli disse Hermione, sperando di essere abbastanza convincente.
Ron sospirò e le baciò la nuca. Hermione ispirò il profumo del suo dopobarba cercando di imprimerlo nella memoria. Quanto lo amava, ma perché per lui non era così?
Chissà se lui l’aveva mai amata in tutti quegli anni.
Smettila Hermione, queste non sono cose da pensare!
« A domani… ti amo ».
Hermione rimase immobile, come paralizzata, sentendo quelle due parole, due parole che in sé racchiudono l’infinito. Eppure poteva essere solo una frase di circostanza, il contentino da dare alla moglie prima di gettarsi fra le braccia della sua amante.
Il Medimago notò che qualcosa non andava e accompagnò Ron alla porta, chiudendola dietro di lui, nonostante quello non accennasse a volersene andare.
« Signora Weasley… posso chiamarti Hermione? » domandò il Medimago, e non ricevendo risposta lo prese per un sì. « Fra un paio d’ore avrò i risultati delle analisi. Se ti fa sentire più tranquilla, quando li avrò non chiamerò tuo marito come lui mi ha pregato di fare ».
Hermione alzò gli occhi e incrociò lo sguardo gentile del Medimago. Da quando era entrato in quella stanza, non l’aveva guardato per un solo istante, ma lui doveva averla osservata come un buon medico fa con il suo paziente ed aveva intuito cose che Ron e i suoi amici, in due mesi, non erano riusciti a vedere.
« Grazie » sospirò, accennando un sorriso
« Ora pensa solo a riposare ».
Lei gli sorrise riconoscente e chiuse gli occhi cercando di scacciare ogni sorta di pensiero dalla sua testa. Lo sentì uscire dalla stanza e chiudere la porta dietro di sé.
Ma in quelle tre ore non dormì affatto: sentiva di aver già dormito abbastanza per quella giornata, e poi non se la sentiva di dormire. Ogni sera, ogni stramaledettissima sera, quando si metteva a letto e chiudeva gli occhi aveva paura di rivivere come un incubo continuo quel bacio di due mesi prima.
Paranoica, stava diventando paranoica.
Però era anche una grande codarda: più di una volta aveva tentato di parlarne con Ron, ma lui con quel sorriso disarmante riusciva a zittirla, illudendola che forse le cose fra loro non andavano poi tanto male.
Il Medimago la trovò con quei pensieri in testa, quando tornò con le analisi. Hermione aprì di scatto gli occhi, quando sentì qualcuno entrare nella sua stanza, e per un attimo si sentì sollevata nel vedere che era solo il Medimago, ma fu per un solo istante. La sua faccia non prometteva niente di buono e le parole che seguirono le confermavano che era la verità.
« Signora Weasley… »
« È tornato a darmi del lei » disse Hermione, come se quello potesse fare una qualche differenza sul responso dell’uomo.
« Mi dispiace, non sarei qui se io e gli altri Medimaghi non avessimo vagliato a fondo ogni possibilità magica e babbana per curarla ».
« Sono messa così male da spingervi a cercare una soluzione perfino nella medicina babbana? » domandò Hermione ironica, cercando di frenare l’impulso di mettersi a urlare.
Cosa c’era che non andava? Cosa cavolo stava succedendo? Perché la sua vita pareva non avere che brutte notizie da darle? Sembrava quasi che gli astri ce l’avessero con lei. Sorrise al pensiero fatto: lei aveva sempre trovato la Divinazione un’idiozia, ma in quel momento dava la colpa proprio alle stelle per quello che le stava succedendo.
« Hermione, sarò franco con te. So che sei un ottimo Auror e dovresti sapere che qualsiasi incantesimo che viene scagliato contro di te, per quanto possa sembrarti poco nocivo sul momento, potrebbe riservare danni ben peggiori in futuro ».
Hermione lo guardò confusa, non riusciva a capire dove volesse andare a parare. Poi, come un fulmine a ciel sereno, le tornò in mente quel piccolo scontro avvenuto la settimana prima, durante il suo turno a Notturn Alley.

« Harry, separiamoci, lo bloccheremo più facilmente ».
« D’accordo Hermione ».
Harry imboccò una strada laterale, mentre lei continuò a inseguire l’uomo davanti a sé, che ogni tanto si voltava affannato per vedere se i due Auror gli erano ancora alle costole. Ad un tratto però, si bloccò in mezzo alla strada e puntò la bacchetta contro Hermione, lanciandole un incantesimo, che lei, colta di sorpresa, non riuscì ad evitare. Ma il colpo non parve avere nessun effetto e Hermione non perse tempo e puntò la bacchetta verso il suo avversario.
« Dovrai fare di meglio » disse Hermione, fissando l’uomo che sogghignava, « non serve a niente un incantesimo tutte scintille e nessun effetto ».
« Questo lo credi tu. Cru… »
« Petrificus totalus » proferì una voce, prima che l’uomo riuscisse a concludere la formula.
Hermione fissò l’uomo con la bacchetta puntata verso di lei, che se ne stava immobile in mezzo alla strada mentre Harry gli sventolava una mano davanti agli occhi.
« Pare che sia arrivato al momento giusto » commentò Harry avvicinandosi all’amica. « Tutto bene? Non ti sei ferita?»
« No, solo uno stupido incantesimo riuscito male… per mia fortuna ».


Come aveva potuto essere così stupida? Come aveva fatto a sottovalutare in quel modo il suo avversario, fino a credere che avesse lanciato un incantesimo inutile? Si era forse addormentata quando durante l’addestramento le avevano detto di fare attenzione e controllare i danni effettivi che un incantesimo lanciatole poteva provocarle?
Hermione scoppiò a piangere. Era un’idiota e se lo meritava: qualsiasi cosa l’aspettasse, era la giusta punizione per essere stata così incosciente.
« Io… » disse il Medimago consapevole che non era facile da accettare ciò che le avrebbe detto. « Vuole che le chiami suo marito? »
« No! » esclamò Hermione asciugandosi le lacrime. « Lo dica solo a me ».
« Ma prima o poi dovrà dirlo anche ai suoi familiari ».
« La prego, lasci decidere me cosa è giusto che sappiano » ribatté Hermione, seccata dall’insistenza del Medimago. « Venga subito al sodo. Mi sono stancata di questi giri di parole ».
« Le restano poco più di sei mesi di vita. Mi dispiace ».
Hermione fissò l’uomo davanti a lei, senza realmente vederlo. Non riusciva a parlare, a dire una sola parola. Quello doveva essere un incubo. Prima Ron, poi… non riusciva nemmeno a formulare un pensiero che descrivesse bene la situazione in cui si trovava: lei sarebbe morta.
Fra sei mesi sarebbe morta, e di quella vita non le sarebbe rimasta nemmeno la consapevolezza che Ron l’avesse amata davvero.


Continua...

 

   
 
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