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Autore: JacobStark    07/11/2016    1 recensioni
ATTENZIONE, IL CAPITOLO 7 E' STATO RICARICATO A CAUSA DI UN PROBLEMA DEI SERVER
Davanti a lui c’era una ragazza dall’aria stranamente familiare, profondamente addormentata nonostante le urla di Akane. La dormiente era rossa di capelli, ben dotata, snella ma muscolosa e cosa più importante, o imbarazzante, Ranma sul momento non seppe dirlo, era completamente nuda.
Ma la cosa che riuscì a pietrificare il ragazzo fu un’altra. Perché il volto, il volto era quello di lui in forma di ragazza!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Mi scuso per il grassetto, non riesco a toglierlo

 

 

Una fantastica serata... ed un pessimo inizio.

 

Akane

Un paio di giorni dopo le ragazze accompagnarono la loro nuova campagna a scuola. A quanto pare Elsa sarebbe stata in classe con loro, ma era strano. Dietro di loro li seguiva Artorias, che, non appena arrivarono davanti a scuola, la salutò ad alta voce. “CIAO SORELLINA, PASSA UNA BUONA GIORNATA!” Urlò a squarciagola, giusto per evidenziare che il tipo grande grosso e straniero era il fratello della ragazza nuova. In effetti non ci furono molti ragazzi disposti a provarci con la ragazza, tranne uno. “MIA BELLISSIMA REGINA! LA DOLCE AKANE! LA SPLENDIDA RAGAZZA CON IL CODINO! Partiamo alla volt..” Tatewaki Kuno volò più lontano di quanto fosse mai volato. Il colpo era arrivato quadruplo, da Ran-chan, da lei, da Elsa e da Artorias. Poi Kuno venne ributtato nella scuola da un potentissimo calcio di Ranma, che, evidentemente, non riusciva a trattenersi quando Kuno le faceva la corte in quel modo sfacciato. E questo la faceva impazzire. Certo, era fastidioso che si comportasse così prima, ma ora andava bene. Insomma, non era più un idiota geloso qualunque, era il suo idiota geloso! Anche se lo sapevano solo lei, Ranma, Ran-chan e Elsa, perché la ragazza nuova l’aveva capito senza nemmeno vederli assieme. Anche sua sorella si era fidanzata da poco a quanto pare, ed aveva riconosciuto i sintomi. Occhi sognati, tendeva guardarsi tre volte in più del solito quando sceglieva dei vestiti, e controllava che le sue forme risaltassero in quel vestito. “Davvero era così ovvio?” aveva chiesto Akane, leggermente sconsolata dalla facilità con cui era stata scoperta. Ma Elsa gli aveva sorriso e l’aveva aiutata a trovare un pantalone che non fosse volgare e allo stesso tempo fosse seducente. 

Le lezioni procedettero bene. Capirono subito che Elsa aveva da tempo terminato gli studi, dato che si tratteneva a stento dal correggere gli insegnati, tranne in giapponese. 

A metà della giornata arrivò un’alta sorpresa inaspettata. “HELLO EVERYBODY! E’ IL VOSTRO AMATO PRESIDE CHE VI PARLA! VOGLIO SOLO INFORMARVI CHE DA OGGI IL PROFESSORE DI EPICA SARA’ IN LICENZA, QUINDI NE AVRETE UNO NUOVO!” “ Ma perché deve sempre strillare?” Le chiese Ranma, infastidito. Akane stava vivendo un sogno. Era proprio come nei manga che leggeva alle medie. Erano due fidanzati, sul tetto della scuola, lontano da tutto e da tutti. E stavano mangiando un bento preparato da lei! Non era certo quello di Kasumi, ma era commestibile, addirittura gradevole. Svegliarsi alle cinque e mezza di mattina era valsa la pena. Poi anche Ranma tirò fuori un bento. “Ma di chi è quello?” chiese Akane, sull’orlo della rabbia per l’umiliazione. “Per te. L’ho preparato io.” Akan rimase spiazzata. Tutto si aspettava, da un “Scusa, è un regalo di Ukyo” a “Non te la prendere, l’ho chiesto a Kasumi per sicurezza”, ma di certo non si sarebbe mai aspettata che l’avesse preparato lui. “Ma quando? Come? Perché?” Ranma sorrise. “Sai, quando mi ero deciso a chiederti se volevi essere la mia fidanzata ho voluto, per prima cosa, correre ai ripari. Ho chiesto a Kasumi di insegnarmi qualcosa in cucina. Mi dispiace, non volevo dimostrare poca fiducia in te. Ma prima di picchiarmi assaggia.” Akane, sopprimendo la voglia di versagli il bento in testa, assaggiò il semplice piatto fatto di riso, polpette e verdure scottate in padella*. Ed era buono. Più buono del suo. Ma come cavolo era possibile? Come era possibile che, nonostante tutto, lui cucinasse meglio di lei? Eppure aveva meno esperienza, non si esercitava spesso come lei e sopratutto era un’uomo. Non era fisicamente possibile che avesse abilità culinarie superiori alle sue. Eppure quelle verdure in padella erano così buone. Certo, la presentazione non era delle migliori, ma il sapore era ottimo. Non sapeva bene se essere felice o dargli la scatola del bento in testa. “Sei il peggiore! Sei pessimo, dubiti di me e pur di non mangiare le mie cose ti sei messo ad imparare a cucinare!” Ranma si stava già proteggendo il viso con le mani, in vista delle sberle in arrivo. Ma invece Akane si limitò a mettersi in bocca un’altra polpetta. “Però è buono, quindi ti perdono, stavolta.” disse, infilando una verdura in bocca allo stupefatto ragazzo. Poi si aggiustò le braccia di lui sulla pancia, accoccolandosi meglio sul suo petto. “A-akane?” chiese Ranma, imbarazzato. Se ad Akane quei momenti sembravano un sogno, a Ranma ancora si spegneva il cervello ogni volta che se la ritrovava tra le braccia. Poi però si calmò ed appoggiò la testa su quella di lei. E ad Akane un brivido scese giù per la schiena. Voleva un bacio. Si sporse verso di lui, protendendo le labbra. E Ranma, come sempre capì, offrendole ciò che chiedeva. C’era anche questo nei manga che leggeva a quattordici anni. I due fidanzati che si sbaciucchiavano sul tetto della scuola. Quella giornata era perfetta. Poi un rumore li mise sull’attenti. La porta del tetto che veniva aperta. E da quella porta sbucava Ukyo. “Ranma, Sei qui?” “Presto, nascondiamoci!” Ranma la prese in braccio e saltò, veloce e silenzioso, sul tetto. Akane si sentiva molto complice in quel momento, nascosti da una ragazza gelosa. Poi però lei si girò nella loro direzione. “Eccoti RANMA! Ma che ci fai con quel maschiaccio di Akane?” Un brivido di rabbia salì per la schiena ad Akane. Come si permetteva di… “Ukyo, scusa, ma dovevamo parlare della palestra.” Il modo in cui venne liquidatale fece male. Sapeva che era finto, sapeva che Ranma, col suo tono indifferente le stava stringendo il braccio senza farlo vedere, ma quelle parole furono una coltellata. Alla fine scesero e si comportarono come al solito. E questo le fece ancora più male, se possibile. E si che Rama aveva evitato di insultarla. La campanella suonò.

Tornati in classe si sedettero ai banchi ed aspettarono. Chi entrò era l’ultima persona che ci si sarebbe mai aspettata. Alberto Galipò era entrato nella loro aula, vestito in camicia e cravatta. Era entrato di corsa, scarmigliato e con dozzine di fogli che volavano ovunque. “Salve ragazzi. Io sono Alberto Galipò, e sono il vostro nuovo insegnate di epica. So che sono molto giovane ma evitare di prendermi poco sul serio!” Un paio di ragazzi si fecero una risata, ma smisero quando le ragazze cominciarono a sospirare. Nuovo insegnate fico significava meno ragazze da corteggiare, tutte si mettevano a sbavare dietro di lui. Akane sorrise. Un po’ perché conosceva l’insegnate, un po’ perché, da fidanzata, si sentiva di gran lunga superiore. Ah, che ragazzine ingenue. 

*Non ho la più pallida idea di cosa ci sia nei bento in Giappone, io ho messo qualcosa che preparerei io da portarmi al sacco. 


Ranma

Alberto era il loro insegnate? Ci sarebbe stato da ridere. li voleva proprio vedere i suoi compagni a fare i cretini. Con lui sarebbe stato difficile, non voleva immaginare cosa potesse fare se disturbato. Si scambiò un sguardo divertito con Akane, troppo fugace per essere notato da altri. Ma lei non gli sembrò troppo felice. Cosa diavolo aveva combinato adesso? L’aveva ignorata? L’aveva offesa? SI era presa male perché aveva cucinato anche lui? Cero che capire le ragazze era davvero difficile. Alla fine tornarono a casa. Nemmeno allora riuscirono a stare da soli, perché venne inseguito sia da Shampoo, che nonostante le sonore legnate di Ran-chan non si arrendeva, che da Ukyo, che strillava di come sarebbe riuscita a conquistarlo con i suoi nuovi dolci. Insomma, nonostante avesse lezione quel giorno perse una buona mezz’ora a seminare quelle due matte. A casa invece ci trovò tutti, dal maestro Happosai a Nabiki. Impossibile scambiarsi qualcosa di più di uno sguardo e un paio di falsi insulti. Alle quattro meno cinque, preciso, si mise la divisa nuova fiammante, con il nome della palestra e la cintura nera che attestava il suo grado di maestro. Inutile dire che, nemmeno dieci minuti dopo, venti ragazzini festanti ed intenti a intenzionati a fare casino. “Bene ragazzi, ora fate silenzio…” nessun risultato “Ragazzi ordine…” di nuovo nulla. “ORA PIANTATELA!” tutti zitti. Finalmente. “Ragazzi, quante volte vi ho detto che questo è un luogo di apprendimento, non un parco giochi! Avanti, iniziamo la lezione.” “SI SENSEI!” urlarono ad alta voce, entusiasti. La lezione iniziò. Esercizi di riscaldamento, poi addominali e piegamenti per rafforzarli e dopo allenamenti e kata. Alla fine qualche piccolo combattimento per metterli davvero alla prova. Nulla, ma proprio nulla, era in grado di temprare qualcuno come i combattimenti. E poi un po’ di sana competizione stimolava i ragazzi a dare il massimo.  Dopo un’ora e mezza la lezione finì. Dopo aver messo in ordine fece la cosa che preferiva, dopo lo stare con Akane. Si sdraiò a terra, rilassandosi e lasciando vagare la mente. Chiuse gli occhi, immobile. Era stranamente rilassante starsene sdraiato sul duro parquet della palestra. Poi qualcosa interruppe il rilassamento. Un rumore leggero, un odore dolce, un contatto caldo. Poi venne afferrato per le ascelle e trasportato a forza nello sgabuzzino. Aprì gli occhi appena in tempo per vedere Akane, che, con fare battagliero, lo trascinava nello stanzino. “Oggi siamo potuti stare assieme solo dieci minuti. Ora basta! Voglio un bacio! Voglio delle coccole, e voglio che smettiamo di prenderci in giro.” Era serissima. Poi si avventò su di lui. Per strano che fosse lo eccitava moltissimo quando la timida Akane diventava così aggressiva e seducente. Aveva una scintilla negli occhi, come se cambiasse personalità. Si avvinghiarono stretti stretti e si misero a sbaciucchiarsi e coccolarsi. Tanto nessuno li avrebbe infastiditi nello sgabuzzino. 

Un mezz’ora dopo si era finalmente fatto la doccia, dopo una lunga, lunga sessione di coccole con la sua fidanzata. Doveva seriamente darsi una raffreddata, oppure avrebbe rischiato di saltarle addosso ad Akane la prossima volta che l’avesse vista. “Fratellone, hai finito in doccia? Io dovrei entrare!” Sua sorella era mezza nuda in bagno. Certo che gli faceva sempre uno strano effetto vedere la sorella. Era davvero bella come pensava quando ancora si trasformava. Tuttavia gli somigliava troppo per eccitarsi con lei, era come guardasi allo specchio deformante. Ma era bella. Molto bella. Alla fine la lasciò entrare, uscendo dal bagno. Cercò Akane, ma la trovò impegnata a parlare con la nuova vicina di casa. Indeciso su cosa fare approfittò del suggerimento di Elsa ed andò a trovare Artorias. Magari avrebbe potuto allenarsi un po’ con lui. Quando arrivò venne accolto con una bella ragazza, che, dopo essere andata a chiedere, lo accompagnò nel dojo accanto alla casa. Ed ecco che ci trovò Artorias,  impegnato  combattere spada contro spada con una ragazza quasi uguale a quella che lo accompagnava. L’avversaria era brava, elegante, ma sembrava muoversi in modo un po’ rigido. Intanto la ragazza che l’aveva accompagnata si era seduta di  fronte ad un tavolino con sopra uno strano gioco, una specie di tavola a quadrati bianchi e neri, con tante piccole statuette nere e bianche sopra. Poi Artorias, tra un fendente e un affondo disse “Cavallo in H-3” La ragazza spostò un pezzo sulla tavola. Poi ne spostò un’altra. Con voce sottile disse “Torre cattura cavallo” schivata di spada “Regina cattura alfiere in B-5. Sacco Matto!” poi con un colpo di piatto fece volare la spada all’avversaria e le puntò la spada alla gola. Poi ripose l’arma. “Grazie Maiden. E grazie anche a te Marya. Mi serviva una bella botta di allenamento multiplo. Ranma Saotome!- disse, rivolgendosi a lui -Che piacere vederti! Che ci fai qui?” “Tua sorella mi ha suggerito di venirti a fare compagnia. Chi sono queste due ragazze?” “Sono due Automi. Macchine create manipolando l’aura ed il ki. Fedeli servitrici e guerriere eccelse. Oltre che ottimi fantocci da allenamento. Allora, ti va un piccolo incontro a modo mio? Ti va di provare un armatura?” Ranma era stranito. Che strana proposta era? Comunque accettò. “Si, proviamo. Non sarà peggio che fare allenamenti con i pesi.” Artorias sorrise. “Si, proprio la stessa cosa.” I due automi si misero al lavoro per recuperare un’armatura della sua taglia, mentre lui raccontava del fatto che Alberto era il suo nuovo prof. In fondo era un peccato che quella bella combriccola che si era creata qualche notte prima scomparisse. “Si, mi sono informato su di lui. Peccato che il tuo preside l’abbia assunto. A parte la sua avversione per me ci avrebbe fatto comodo una persona che conosce così bene la mitologia asiatica. Allora, pronto?” Ranma, indossava una pesantissima corazza d’acciaio, piastre e scaglie. Era simile a quella che indossava Artorias, anche se la sua era più elegante. alle mani e ai piedi indossavano entrambi stivali e guanti corazzati. “Infilati l’elmo, oppure sarà un casino. E poi non vorrei mai rovinarti quel bel faccino.” Ranma si mise l’elmo ed uscirono in giardino. Di sicuro si sarebbe fatto una bella sudata in quella specie di pentola a pressione Cominciò la lotta. Era strano. Troppo pesante per saltare a destra e a manca, era costretto parare i pesantissimi colpi di Artorias. Il massimo che riusciva a fare era deviare i suoi colpi, e giusto qualche calcio, ma erano infinitamente lenti. E dopo pochi minuti lui, Ranma Saotome, si ritrovò sfinito. Portare oltre cinquanta chili d’acciaio e cuoio addosso era ben più faticoso del previsto. Specie combattendo al massimo delle sue capacità contro un’avversario così temibile. Ma anche lui aveva messo a segno un paio di buoni colpi. Alla fine smisero. Entrambi erano stanchi, sudati, ed avevano serio bisogno di un bagno. Si sfilarono gli elmi, ma proprio in quel momento la Maiden, aveva imparato a riconoscerle dal taglio di capelli, lei li aveva più lunghi, apparve, con un tono solenne. “Mio Lord, un uomo alla porta chiede di voi. Afferma di essere un nobile locale, e di volere un confronto armato con lei per decretare quale delle due linee di sangue sia la più nobile.” “Chi diavolo è il coglione?” “Non ci credo.” disse Ranma. “Sai chi è il simpaticone?” “Temo di si. Hai presente il tipo che abbiamo randellato stamattina? Quello che si è avventato sulle nostre sorelle ed Akane? Ecco, si chiama Kuno Tatewaki, ed è un fissato che si autodefinisce aristocratico perché ricco come pochi. Spera che non sia venuto a mercanteggiare per tua sorella. Con me lo ha fatto. Chissà che cavolo vuole.” Artorias fece un sorriso malevolo. “Rimettiti l’elmo, e non fiatare. Gli facciamo uno scherzo. Qualunque cosa ti dica, in qualunque modo ti chiami tu obbedisci. Maiden, l’elmo cerimoniale e la Claymore. E fai entrare questa specie di tacchino tutto petto.” Incredibile quanto il paragone ci azzeccasse. Quello che entrò era una specie di pagliaccio, vestito con un’armatura giapponese e un colossale ciuffo in avanti. Aveva al fianco una katana. Dovette trattenersi non poco per non scoppiare a ridere sotto la celata. Specie quando Artorias si mise a parlare. “Salve. La mia cameriera mi ha già informato di tutto- si infilò l’elmo- Io sono pronto quando lo desidera signor Kuno.” Tuttavia pochi secondi dopo successe qualcosa che lo fece paralizzare. Quella psicopatica di Kodaci era dietro di lui, vestita con un kimono cerimoniale ed una faccia da funerale. E Tatewaki cominciò a sparare stupidaggini. “Salve onorevole straniero. A nome della famiglia Kuno ti do il benvenuto nel grande Giappone! Sono qui per proporre un grande occasione per una grande alleanza tra due così nobili casate. Vostra sorella, la nobile ed algida Elsa, potrebbe sposarsi con me, mentre io vi concederei la mano della mia bellissima sorella gemella Kodaci.” Perfino sotto la celata dell’elmo si sentiva lo sguardo infuocato di Artorias che perforava la corazza del borioso imbecille. Si mise in guardia, poi parlò, il tono furioso semi mascherato dallo spessore del metallo.”Pensavo che fossi venuto a combattere, non a mercanteggiare la mano di mia sorella. E poi la tua non sembra particolarmente contenta dell’idea che hai avuto. Avanti, in guardia!” Alla fine Tatewaki attaccò. Peccato che si ritrovò davanti una difesa a dir poco perfetta. Tutti i fendenti, tutte le capacità, tutta la velocità di Kuno non bastarono a sorpassare la spada due mani di Artorias, che veniva mossa appena. Dopo dieci minuti di attacchi inutili il cavaliere si stufò. Con un colpo rapido come il morso di un serpente vece volare via la spada a Kuno, che si ritrovò disarmato e a terra, semisvenuto un seguito ad una testata di Artorias. Poi lui si tolse l’elmo. Con un gesto invitò anche lui a fare lo stesso, ma preferì evitare, visto chi c’era in giro. Fece un veloce cenno di diniego e aspettò che la pazza se ne andasse e mollasse lì il fratello. Poi non seppe resistere. Si sfilò il pesante elmo e si fece una gran risata. Non sapeva se Kuno potesse starlo a sentire, ma comunque non seppe resistere dal prenderlo in giro e riconsegnarlo a Sasuke, che attendeva fuori dalla porta. “Sparisci Kuno, e sta lontano da mia sorella e da Akane.” “E sappi che semmai è Elsa a dover scegliere un ragazzo. Io al massimo posso controllare chi è. Addio!” disse Artorias. 

Però, che razza di scena. “Grazie, senza di te sarebbe stato molto più lungo e complicato. Allora, ti va qualcosa da bere?” Artorias fece mettere un tavolo nel giardino, per godere del sole che, senza le pesanti armature, scaldava piacevolmente. Artorias invece si tolse direttamente la maglia. Diceva di avere un po’ troppo caldo.  Chiacchierano del più e del meno, sinché non arrivò la terribile domanda. “Tua sorella.” Mia sorella.” “So che non è fidanzata. So che non ha relazioni. Me l’ha detto lei. E’ bella, è simpatica. Ed è più che in grado di soddisfare le aspettative della mia famiglia.” “Sono così severi? Voglio dire, i nostri genitori sono pazzi e ci hanno promesso prima ancora di nascere, ma i tuoi come sono? Sembrano molto strani.” L’europeo prese un gran respiro. “Gli Stark di Flott Vinter sono una famiglia antica, con una mania per la forza. Crediamo fermamente nel rafforzare il nostro sangue, e questo ci ha portati, nel corso dei secoli, a cercare i nostri compagni, manchi o femmine, in giro per il mondo, tra esperti di arti marziali e grandi guerrieri e guerriere. E la cosa non è cambiata nel corso del tempo. Anche io stavo cercando una ragazza, poi mi sono imbattuto in lei. Voglio solo chiederti di poterla affrontare.” Ranma era stupito. Non immaginava che la sua domanda sarebbe stata quella. Pensava che gli avrebbe chiesto se poteva uscire con lei, se la poteva corteggiare, non se poteva combatterci contro. “Se lei accetta va bene, ma… Perché? Pensavo che mi avresti chiesto il permesso di farla uscire con te, non di combatterci contro.” “E’ solo un modo per confermare cosa penso già di lei. A proposito, spiegami meglio la tua situazione con quella ragazza, Akane. Insomma, a quanto ho capito voi siete fidanzati, che state insieme, ma che non volete far sapere ai vostri genitori che siate insieme, gli stessi che vi hanno fidanzato, giusto?” “Si. So che sembra senza senso, ma è così. I nostri genitori ci metterebbero un secondo ad organizzare un matrimonio, e non è quello che vogliamo noi. Noi vogliamo vivere una vita il più normale possibile, vogliamo un’appuntamento, vogliamo stare assieme, vogliamo avere una storia normale. Non ci vogliamo sposare a diciassette anni. Vorremmo almeno capire se… insomma, se davvero potremmo stare insieme tutta la vita senza rimpianti.” Era bello avere un’amico che non ci provava con Akane. Oppure uno con una famiglia di pazzi simile alla sua. Daisuke e gli altri erano simpatici, ma non capivano quale era il problema. A quanto pare invece Artorias si. “Comprendo. Nemmeno mia sorella può scegliere. Ha un certo margine, ma chiunque sia devo testarlo io. Devo testane la forza, l’intelligenza, la capacità di prendersi cura di Elsa. Quest’ultima l’ho aggiunta io. Non lascerei mai sorella nelle mani di un’irresponsabile. Rischierei di renderla vedova prima del tempo.” Ranma fece un sorriso. Stessa cosa avrebbe fatto lui, non avrebbe mai lasciato che sua sorella si mettesse insieme ad un cretino, a prescindere dalla sua volontà. “Allora, ci siamo riposati, ti va un doppio confronto? Io e te contro le signorine. Ma stai molato attento. So che sembrano dolci ed amorevoli, ma sono tipe toste. Sopratutto, loro sono più dure di un umano.” sorrise. Loro due erano simili, si disse Ranma. “Ci sto! Era tanto non combattevo con qualcuno.” “Bene, ma mettiti i guanti di ferro, o ti spaccherai le mani.” In pochi minuti i due automi si misero in posizione di combattimento. Una impugnava una coppia di martelli tondi, l’altra un lungo bastone che aveva, alle estremità, dei cappucci in metallo, puntuti. Sembravano assurdamente pesanti, impugnati in quelle manine piccole, fragili e pallide. Sembrava irreale. L’assurdità divenne ancora più grande quando le due balzarono vedo di loro, maneggiando le strane armi con una velocità ed una agilità impensabili. Tutto quello che Ranma poté fare fu difendersi. La loro velocità e potenza lo stupirono. Artorias, probabilmente più abituato di lui, sembrava cavarsela meglio. Dopo poco però si rese contro che alla fine le due bambole usavano sempre le stesse mosse, con combinazioni diverse. Da quel momento la difesa era quasi banale, si trattava  solo di intuire quale mossa avrebbe fatto, poi schivare o bloccare, ed infine contrattaccare. Certo, a parole era una stupidaggine, ma poi i fatti erano che quelle bambole erano velocissime, e si muovevano in modo meccanico, diverso dai suoi soliti avversari. Alla fine si trovarono schiena schiena, ad affrontare i due automi, che picchiavano come dannate, ma alla fine riuscirono a mettere le due con le spalle al muro. “Mamma mia, che sventole che tirano queste tipe.” disse Ranma, soddisfatto. Quelle due o tre ore di allenamento erano state davvero una manna, non gli capitavano sforzi del genere da troppo tempo, doversi muovere contro degli avversari così diversi dal solito erano un’ottimo allenamento. E poi gli sembrava di aver combattuto per ore, a causa della pesante armatura. Si, decisamente si era divertito. 

 

Ranma

Un altro bel giro con le amiche, evviva! In effetti in quel momento non aveva molta voglia, ma non aveva nulla di meglio da fare, quindi… Certo, di tutte le cose che non capiva era perché oltre a lei, Akane ed Elsa, ci dovesse essere anche Ukyo. Insomma, era carina, simpatica e tutto, ma ora come ora non voleva saperne nulla. Era solo un’incubo. Continuava a tormentarsi per quello che aveva pensato alcune notti prima. Dov’era il suo posto? Perché nessuno che incontrava in giro le diceva nulla? Perché sembrava che nessuno si ricordasse di lei? Solo poche cose della sua memoria erano certe. Era certa di odiare alcune persone, di avere un amore sconfinato per Akane, di volere bene a tutte le sorelle Tendo, ma non capiva cosa mancasse alla sua vita. Forse, forse la sola volta in cui non si era fatta domande su di lei era stata quando era insieme ad Artorias. In qualche modo lui era  riuscito a farle dimenticare tutto quello che le era successo. Perché quello strano tipo fosse riuscito ad entrare in quel modo nel suo cuore era un mistero. Ma decise che doveva smettere di pensarci. Si sarebbe goduta lo shopping, per quanto possibile, ed avrebbe cercato di ignorare quello strano prurito che le dava la memoria. Dopo poco meno di un’ora il gruppo di ragazze si imbatté in qualcosa di assurdo. Sasuke, quel ninja tappo, che metà sollevava metà trascinava il suo padrone, vestito con un armatura ridicola e svenuto pesantemente. Ma Akane doveva per forza impicciarsi. “Sasuke, che cosa è successo?” la voce gracchiante del servetto cerco di uscire da sotto il suo padrone. “Si è scontrato con vostro nuovo vicino. Ha insistito per combatterlo con tutta l’armature cerimoniale, ed è sto steso in un minuto netto.” Ran-chan sentì elsa fare una risatina. La guardò stranita. “Nemmeno nostro padre può battere mio fratello con la spada in mano. L’ultima volta che si sono scontrati era per il suo esame finale, e papà ha perso. Figurati se si faceva battere dal primo scemo che incontrava. E’ un miracolo che non abbia tutte le budella di fuori, deve averlo colpito solo con il lato piatto della spada.” Stava per farsi una bella risata, alla faccia di quel presuntuoso di Tatewaki, quando una risata conosciuta le fece venire un brivido. Kodaci Kuno era apparsa dal nulla, con in mano un fucile. “Salve a tutte le mie acerrime nemiche! Per la grande esibizione di Kodaci Kuno oggi c’è in programma la sconfitta di tutte le sue avversarie in un colpo solo! Oh oh ohoh!” Sparò, veloce come un serpente, ma il rumore non era quello dei proiettili normali. Era solo un sibilo ed un “tump” molto leggero. Probabilmente era un fucile ad aria compressa. Era pronta a schivare il proiettile, ma i colpi vennero fermati prima. le quattro piccole siringhe erano state bloccate con le dita. “Facili da fermare. Fucile depotenziato. Non volevi abbattere, solo stordirle per avere gioco facile. Ma ci vorrà molto di meglio per superare una Stark!” Stringendo le dita stritolò i sottili aghi di metallo, spezzandoli. 

 Ranma rimase stupita. Quello che aveva fatto era incredibile. Poi Elsa passò al contrattacco. In un istante passò dall’attacco. Kodaci non fece in tempo a fare nulla, venne colpita in pieno con in colpo di palmo alla bocca dello stomaco che la sbalzò via. Ma Kodaci, ora offesa nel profondo, cercò di strangolarla con il suo nastro, che però Elsa congelò toccandolo, per poi frantumarlo in mille schegge. Poi abbatté una scarica di calci contro l’avversaria, muovendosi così rapida che sembrava lasciarsi delle scie di vento gelato. Era uno spettacolo affascinante. Ranma non aveva mai visto nulla del genere. Avrebbe voluto qualche lezione da lei, e da come Akane guardava ammirata capì che anche a lei avrebbe fatto piacere una lezione. Troppo veloce,  per ribattere, l’unica cosa che Kodaci riuscì a fare fu prenderle. Prenderle fino ad andare K.O. Lo prese e lo lanciò addosso al piccolo ninja. “E stai lontano dalle mie amiche.” disse, invitandola ad allontanarsi. Il povero Sasuke si ritrovò a trascinare entrambi i suoi padroni via dalla strada, prima che si ricordasse di chiamare una macchina. Poi Elsa, con la massima naturalezza e noncuranza, si rivolse a loro. “Allora, posso invitavi a cena? Voglio festeggiare la vittoria degli Stark sui Kuno, anche se non mi sembra che sia poi questo gran risultato.” Poi prese il cellulare e si mise a parlare nella sua lingua natia, velocemente e con entusiasmo. Probabilmente stava ordinando la cena. “Andiamo a cercare dei vestiti degni di una festa! Sarò solo una bambina ma voglio fare una festa con le mie nuove amiche, e purtroppo adoro le feste eleganti! Ran-chan, dobbiamo prendere anche qualcosa per tuo fratello! Oppure potrebbe prestargli qualcosa Artorias, anche se lui è parecchio più alto.” E si riattaccò al telefono. Quella ragazza faceva una gran tenerezza a Ranma. Insomma, il suo genuino entusiasmo per tutte quelle piccole cose che evidentemente non conosceva. Alla fine lo shopping si protrasse fino alle sette di sera, lasciando alle ragazze solo poco tempo per cambiarsi, dato che avevano la cena alle otto. Tutte le ragazze scapparono a casa a cambiarsi, mentre Ran-chan ed Elsa acchiapparono i rispettivi fratelli per costringerli a vestirsi come richiesto, la rossa perché coscia della repulsione di lui per gli abiti eleganti, e la bionda perché a conoscenza del fatto che il fratello era scappato in Giappone proprio perché non né poteva più di quella vita fatta di abiti eleganti e regole rigide. Alla fine I tre di casa Tendo si ritrovarono a bussare alla porta, con Ukio appiccicata a Ranma. La rossa però non era troppo contenta. Avrebbero potuto passare una bella serata insieme, magari con loro due finalmente insieme, ma pazienza. Almeno avrebbe potuto rivedere Artorias. Questa cosa la emozionava più del dovuto. Non era proprio un sentimento, non veniva dal cuore. Era più una cosa di pancia. Ogni volta che pensava a lui sentiva la bocca dello stomaco stringersi. Era stranissimo, ma non riusciva a spiegarselo. Ed era bello. La faceva sentire viva. Quello strano dolore la rendeva così entusiasta. Alla fine entrò, trovandosi in un luogo meraviglioso. Il grande giardino era stato ingombrato da un gigantesco gazebo, decorato con piccole lanterne, che spargevano ovunque una luce dorata. Oltre a loro c’erano Ukyo, Ryoga e Alberto. Ma che ci facevano quei due li? Elsa intervenne: “Non è un vera festa elegante se non si va in coppia. Quindi tu ti metti in coppia con mio fratello, io sono in coppia con il signor Galipò, Ukyo, che le piaccia o no, farà accompagnare da Ryoga, mentre i nostri fidanzatini possono stringersi vicini vicini!” Troppe belle notizie. Ryoga e Ukyo fuori dai giochi, suo fratello e la sua fidanzata tranquilli assieme e lei poteva stare con Artorias, seduta accanto a lui tutta la sera. Le due camerieri erano in piedi, ordinate e pronte a servire. Si prospettava una bella serata. 

La cena fu particolarmente piacevole, anche perché erano sapori inaspettati e nuovi, visto che erano quasi tutti piatti europei. Ma c’erano tante piccole cose che gli resero la serata piacevole, come le chiacchiere, i tentativi dei due pretendenti di distrarre Ranma e Akane, e lei che si faceva spiegare al meglio i piatti da Artorias. E poi quell’aria elegante, tutta quella gentilezza, la stordiva e la eccitava. Alla fine della cena le due cameriere si misero a suonare un violino e la viola, intonando una musica da ballo, ballo in cui lei si lasciò condurre da Artorias, sentendosi una principessa. Si fece delle sane risate nel vedere Ryoga che cercava di capire come ballare ed evitare di ammazzare Ukyo, Ranma che si impiccava per non pestare i piedi ad Akane, mentre Elsa ed Alberto sembravano ballare un perfetta sintonia. 

Poco dopo però successe una cosa. Si sentì un terribile botto, ed uno dei muri di cinta crollò. Diversi soldati, apparentemente di coccio avevano abbattuto il muro con un’ariete, ed avevano estratto le armi. Vecchie spade di bonzo, lance corrose dal tempo, eppure tutto aveva un aria molto letale. Uno di loro, corazzato meglio, indicò lei, Akane ed Elsa. E quelli si abbatterono su di loro. I primi a reagire furono Artorias e Ranma. Il primo a pugni il secondo a calci staccarono la testa a due soldati, che però continuarono a muoversi assieme agli altri. Allora anche Ryoga e Alberto si misero in guardia. Il primo, grazie alla tecnica dell’esplosione, riuscì a farne fuori alcuni, ma in poco tempo questi gli furono addosso in troppi, seppellendolo. Alberto, preso atto della loro resistenza, cominciò ad amputare loro tutti gli arti. Peccato che nessuna delle ragazze fosse tipa da lasciarsi proteggere. Cominciarono a combattere, massacrando in fretta i nemici, che erano poco più di una quindicina ed erano fin troppo stupidi. Ma la cosa più incredibile successe quando ad Akane afferrarono le braccia in due. Un ringhio profondo venne al punto in cui combatteva Ranma. E i soldati di coccio cominciarono a saltare per aria, tranciati in tantissimi frammenti. Suo fratello aveva le dita nella stessa posizione di quando aveva salvato Akane giorni prima. Ed aveva fatto a pezzi i nemici senza nemmeno guardarli. Poi era corso da lei, da Akane, riducendo in briciole tutti gli avversari che la circondavano. Poi a perdere la pazienza era stato Artorias. Una sola, singola parola. Un nome. “SIF!” Lo aveva ringhiato, furibondo. Poi un enorme, ringhiante lupo altro tre metri aveva fatto irruzione nel giardino, schiacciando, sbriciolando schioccando le mascelle per distruggere tutti quei bei giocattolini di coccio che aveva trovato in giardino. Poi la voce del ragazzo impartì un semplice ordine. “Tutti dentro, al secondo piano. Automi, fortificate il piano di sotto, Sif pattuglia il giardino.” Poi portò tutti in casa. “Che diavolo sono quei cosi?” chiese Ran-chan, leggermente seccata dall’interruzione della serata. “Li ho visti solo una volta quei soldati, e se sono quello che penso non dovrebbero essere qui.” disse Elsa, furiosa. “Si lady Stark, hai ragione. Loro sono i soldati di terracotta del primo imperatore Qin a Xi'an, e noi siamo nei guai.” 

 

 

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Salve a tutti. Non vorrei mai che pensaste che in questo episodio non è capitato un cavolo, ma dai! I Kuno sono stati pestati da tutti, ed una pattuglia di 15 omini di terracotta ha invaso casa Stark! E c’è anche stato il finale a sorpresa. Dai, datemi la licenza di lasciavi sulle spine. Da ora in poi vi divertirete, ho in mente una grande saga (ben tre capitoli almeno, pensate) E poi, non siete curiosi di sapere come staranno le copie di stasera?

Spero che il cap. vi sia piaciuto, lasciate una recensione per farmi sapere che ne pensate e ciao tutti dal vostro

Jacob Stark

 

 

  
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