Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: MinervaDrago    07/11/2016    2 recensioni
Dicono che fare sport sia un ottima soluzione per responsabilizzarsi ed eliminare l'ansia... ebbene, gioco a pallavolo da anni, ma finora questa mi ha sempre tenuto per manina, specie se il capitano della tua squadra non è proprio amante della democrazia.
---
Corrado, l'iperbolico narratore della nostra storia, talmente ossessionato dalle sue due passioni, la pallavolo e il lamentarsi del genere umano, da ignorare completamente una realtà rimasta fino a quel momento celata in lui.
Genere: Comico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 2

 

A PROPOSITO DI LUCA

 

 

The more I see,

the less I know

The more I like to let it go

[Red Hot Chili Peppers – Snow, Hey Ho]

 

 

Sono sempre stato ossessionato dalla pallavolo, sin da quando ero bambino.

Allora ci giocavo ore e ore con i miei cuginetti e i vicini di casa, sembravamo tanti nanetti che si lanciavano addosso una palla logora e sgonfia. In particolar modo c’era un bambino con cui amavo giocare, ma lui viveva in una casa abbastanza lontana, circondata da un immenso terreno e cinta da una maledettissima recinzione che, per dei bambini alti quanto un metro e una Vigorsol, sembrava un muro invalicabile.

La distanza, in fin dei conti, non aveva mai rappresentato un problema: io e i miei amici, pur di rendere partecipi il ragazzo e i suoi fratelli dei nostri giochi, avevamo deciso di utilizzare quella recinzione come rete per giocare a pallavolo; fu allora che mi appassionai sul serio.

Col passare degli anni, quel gioco si era trasformato in una consuetudine ed io e il ragazzo dell’altra villetta eravamo diventati talmente bravi da volerci iscrivere in una vera squadra per giocare nello stesso team, non più separati dalla rete. Ebbene, quel ragazzo è proprio Luca.

In genere giocavamo come palleggiatore e schiacciatore, ma a volte ci scambiavamo i ruoli per confondere l’avversario, dal momento che eravamo entrambi bravi sia in attacco che in ricezione.

Insieme avevamo vinto un sacco di gare a livello regionale e quando non gareggiavamo, come se non bastasse, ci allenavamo con la solita recinzione.

Ad essere sincero, non ho mai conosciuto qualcuno tanto appassionato a questo gioco come lui, che fosse sempre disponibile a giocarci per interi pomeriggi e a condividere lo stesso sogno e le stesse ambizioni. Finché io e lui facevamo squadra, tutto era perfetto e nulla ci poteva fermare.

Purtroppo, un giorno, i suoi genitori ebbero la simpatica idea di trasferirsi in un’altra città e così io e Luca, che non avevamo nemmeno undici anni, ci separammo e da allora non ci siamo più visti. All’epoca nessuno dei due aveva un cellulare e i suoi genitori avevano cambiato recapito telefonico, dunque non c’era alcun modo di poterlo contattare.

Delle volte, ancora oggi, mi ritrovo a soffermarmi davanti a quella recinzione e a poggiarci sopra una mano, quasi ad aspettare quella di Luca per stringere la mia, come in quel saluto che utilizzavamo quando ci congedavamo dalle nostre solite partite per andare a cenare.

Erano davvero dei bei vecchi tempi.

Prima di partire per la nuova città, ricordo che giocammo un’ultima partita, era mattino presto e dovevamo trovare un modo per chiudere i conti.

Fu una di quelle partite che possono solo essere definite come “epiche”: durò almeno due ore e nessuno dei due, in tutto quel tempo, era riuscito a trarre vantaggio sull’altro, probabilmente perché ormai conoscevamo a memoria le nostre mosse.

Alla fine, nel bel mezzo dell’ultimo set, che avrebbe decretato chi dei due fosse il migliore giocatore, i genitori di Luca, già pronti per partire, lo richiamarono e il momento di salutarci arrivò , senza che nessuno dei due se ne fosse accorto.

«Prometti» mi disse Luca, passando la mano dalla recinzione per stringere un ultima volta la mia «che un giorno giocheremo insieme alle Olimpiadi, non importa quanto tempo ci vorrà».

«Te lo prometto» farfugliai, abbattuto.

Luca mi passò il suo prezioso pallone dorato, quello che usavamo solo per i tornei che organizzavamo nel vicinato, infine mi rivolse un ultimo sorriso.

«Tienilo, ti poterà fortuna. Usalo per mostrare a quegli smidollati come si gioca davvero a pallavolo!» e se ne andò via, sparendo in un orizzonte che pareva fuoco.

Era estate e decisi che quel piccolo tesoro che mi aveva affidato, doveva essere seppellito assieme a tutte quelle belle promesse che, con ogni probabilità, non sarebbero mai state mantenute.

Dopo la sua partenza non trovai più gusto a giocare a pallavolo, così decisi di smettere di giocare per un po’ e di organizzare tornei con gli amici.

Fu allora che non si parlò più di quello sport nel mio quartiere.

La mia pausa durò almeno tre anni, ma al liceo, preso da una strana crisi di astinenza, decisi che era arrivato il momento di ricominciare.

Certo, senza di lui non era la stessa cosa, ma finalmente avevo ritrovato l’entusiasmo perduto e me ne feci una ragione.

 

Rivedere il suo volto dopo tanti anni mi fa quasi commuovere, ma allo stesso tempo innervosire; anche se non avrebbe materialmente potuto, mi sarebbe piaciuto rincontrarlo in un modo meno strambo.

Luca mi sorride con il suo solito vecchio sorriso a trentadue denti e mi poggia una mano sulla spalla.

«Mi dispiace di non avertelo detto prima, ma sai, quei cosi non mi davano tregua… in ogni caso, come stai? Cos’hai fatto in tutti questi anni?».

La sua domanda pare talmente inopportuna al momento, che preferisco rimandare la mia risposta in un contesto meno turbolento.

«Niente di ché, ma non importa adesso…forse è meglio che ce ne andiamo via da qui, prima che ritornino quegli energumeni». Luca annuisce e iniziamo a correre verso una scorciatoia che ci riporta al punto di partenza.

Mentre ci dirigiamo verso la piazzetta, per parlare seriamente delle varie questioni irrisolte, ci fermano dei poliziotti che cominciano a bombardare Luca con domande su una presunta banda di spacciatori che si aggirava da quelle parti. Luca risponde in modo molto nervoso e i poliziotti cominciano a sospettare qualcosa, così, con prontezza, cerco di aiutarlo rivelando agli agenti che effettivamente avevamo visto qualcuno di sospetto correre verso i vicoli dai quali arrivavamo.

I poliziotti ci ringraziano e si dirigono subito in quella direzione con la volante.

Mi giro verso di Luca per chiedergli spiegazioni, ma lui reagisce in un modo che non mi sarei mai aspettato: mi afferra per le spalle e inizia a scuotermi manco fossi una bustina di Oki.

«Raddo, non dovevi dirglielo, ora sono nei guai! Mi verranno sicuramente a cercare».

Poggio istintivamente entrambe le mani sulle sue spalle per fermarlo.

«Ma cosa vuoi che ne sappia? Sei scomparso nel nulla, non ti fai vivo per anni, mi trascini in queste situazioni assurde senza che io ti abbia nemmeno riconosciuto e credi pure che debba leggerti nel pensiero? E poi si può sapere che problemi hai con i poliziotti? Guarda che se li beccano, tu potresti non rivederli più!». Luca abbassa lo sguardo e comincia a frugare nelle tasche della tuta. Dopo aver cercato in mezzo ad un traffico di chiavi e fazzolettini usati, mi mostra il perché della sua ansia.

«Tu sei completamente pazzo!» esclamo, guardando attonito l’erba che tiene tra le mani. «Non aspettarti che io continui ad aiutarti».

«Ma, Corrado, è stato solo un piccolo incidente! Non vuoi tornare a parlare con me, come ai vecchi tempi?».

Ammetto che, gettata così, quella domanda mi confonde; certo che voglio tornare a parlare con te! Dobbiamo recuperare anni di assenza, tutte le mega partite che avremmo potuto farci! Per te, lascerei persino la mia squadra, perché adesso che sei di nuovo qui, possiamo giocare dove ci pare, anche nella squadra più insulsa del mondo!

Il mio buon senso mi ferma al volo, lo guardo un attimo e noto quanto sia cambiato:

Adesso è molto più alto di me — all’epoca eravamo della stessa altezza — ma adesso, a occhio e croce, dovrebbe raggiungere almeno il metro e ottanta. Ha la barba e i capelli lunghi, legati da un elastico, le spalle sono molto larghe, ma i fianchi stretti. Se non fosse per la forma degli occhi e per il volto, non l’avrei mai e poi mai riconosciuto.

Insomma, come posso fidarmi di qualcuno di cui non so più nulla? Anche se fisicamente è rimasto più o meno lo stesso, chissà cos’altro sarà cambiato in lui.

«Mi dispiace, Luca, ma io e te non abbiamo più nulla a che fare», faccio per andarmene, pregustando già l’amaro sentimento di sconfitta e delusione che mi pervaderà una volta tornato a casa, ma Luca mi trattiene prontamente per un polso e mi trascina fino ad un angoletto vicino.

«Ti prego, perdonami, so che non ti ho fatto proprio una bella impressione, ma ti giuro che sono sempre io! Non sai quanto mi sei mancato in tutti questi anni, quanto ti abbia pensato…facciamo pace?». Con una richiesta così infantile non riesco a non trattenere le risate. «è vero, non sei cambiato affatto, sei il solito marmocchio di sempre!».

Il suo sguardo è talmente serio da farmi sentire in imbarazzo per quella reazione.

«Va bene, Luca, facciamo così: vediamoci domani pomeriggio, alla stessa ora, alla piazzetta — se ricordi dov’è— così ti racconterò tutto».

Luca torna finalmente a sorridere e si congeda con una pacca sulla spalla.

Io invece rimango in quell’angolo a pensare a quante cose siano accadute fin’ora.

Una volta tornato a casa, mi fiondo subito nel letto e, dopo tanto tempo, mi addormento finalmente senza pensare ad altro.

 

Note della narratrice narrante:

alla fine siete arrivati a capire chi è Luca? Ahahaha, ho voluto svelarlo solo adesso perché, se l’avessi fatto nel capitolo precedente, probabilmente non mi avreste più seguita e vi sareste annoiati (genio del male); nello scrivere questo capitolo mi sono sinceramente venuti i feels, perché alcune cose sono abbastanza autobiografiche (cioè il tema dell’amico scomparso nel nulla durante la tua infanzia poi ritrovato a caso, cambiato, adulto e vaccinato…più o meno).

Spero continuerete a seguire The Wave per capire come si evolverà la storia! Detto ciò, grazie ancora per avere letto!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: MinervaDrago