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Autore: cin75    08/11/2016    8 recensioni
SPOILER STAGIONE 12. WARNING!!!
Questa shot in due parti è direttamente collegata alla mia storia "Ora, Mary, lo sa!"
Buona lettura, friends!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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POV di Dean.

Il tuo cuore si era già spezzato in modo indicibile quando avevi appena quattro anni. Quando i tuoi occhi stamparono a fuoco nella mente l’immagine di tua madre attaccata al soffitto e immersa tra le fiamme.
Si era spezzato quando avevi visto il terrore sul volto di tuo padre che ti diceva di correre via da quella casa tenendo stretto al petto più forte che potevi il tuo fratellino.
Si era spezzato quando il male puro ti aveva portato via la donna più importante della tua vita , fregandosene del suo e del tuo dolore.
Hai sofferto così tanto da allora. Stai ancora soffrendo.

E poi…
E poi Amara te l’ha ridata.
I suoi occhi dolci, la sua voce calma e gentile, i suoi sguardi a volte sicuri a volte confusi e incerti puntati su di voi e su quella nuova vita. Puntati su di te.
 
La prima volta, Mary, era “andata via” non di sua volontà. Dolorosamente. Cruentemente.

E ora? Ora perché? Perché Dean ti ritrovi a fissare quella porta chiusa di quella stanza di nuovo vuota?
Lei se n’è andata. Di nuovo. E questa volta l’ha fatto di sua spontanea volontà. E senza voltarsi indietro.
Perché te lo ha fatto di nuovo? Perché ti ha spezzato ancora il cuore?
E perché questa volta sembra fare addirittura più male?
 
Ha solo detto “Devo andarmene. Ho bisogno di tempo!” e non ha avuto nemmeno il coraggio di guardarti in faccia , nemmeno di guardare Sam.
E quando lo ha detto, lo hai sentito.
Cavolo, se lo hai sentito!!
Hai sentito quel crack lancinante al centro del petto che continua snervante e  impietoso come la goccia di una tortura cinese infinita.
 
Voleva tempo.
Tempo per cosa? Per vedere il mondo in cui era rispuntata fuori? Per capire Internet? Per capacitarsi che gli angeli esistevano davvero? Per rendersi conto che la caccia ai mostri non era più come lei ricordava?
Tempo per cosa?
 
Voleva di nuovo il suo John. Voleva di nuovo i suoi figli.
Sul primo non avresti potuto farci niente, tuo malgrado. Ma per quanto riguarda voi. Beh!! voi eravate lì. Con lei.
Sì, è vero. Adulti e non più bambini.
Sì, è vero. Paradossalmente più grandi di lei. Almeno tu, per lo meno.
Sì, è vero. Non era il suo tempo , il suo mondo, la sua realtà.
Ma voi…tu e Sam, eravate e siete comunque i suoi figli.
A parte l’età, a parte il giustificabile disagio sulle abitudini, a parte le idee diverse su come affrontare un caso, tu e Sam siete comunque i suoi figli.
 
Non doveva andare via. Non doveva lasciarvi di nuovo.
E no!, non doveva abbandonarvi di nuovo.
Se voleva tempo, se voleva spazio, se non voleva cacciare ancora o di nuovo, poteva stare semplicemente nel bunker. Avrebbe avuto tutto il tempo e lo spazio di cui aveva bisogno. Poteva cucinare per te e Sam. Provare a fare quell’arrosto che aveva ammesso di aver sempre comprato.
Poteva imparare a conoscervi per quello che siete ora e non per quello che ricordava eravate.
Poteva fare tante cose, avere tante scelte. Avrebbe potuto avere mille modi per “cercare di capire”, per cercare di colmare il vuoto che sentiva dentro.

Perchè ha scelto così?
Perché ha preso l’unica scelta che una madre non dovrebbe mai fare?
Abbandonare i propri figli!!
 

Te lo chiedi e richiedi, mentre i tuoi pugni si serrano in una stretta dolorosa, mentre fissi il legno di quella porta ancora chiusa.
Senti nella gola ancora qualcosa che non sale e non scende.
 
Dean?
 
Provi ancora l’amaro in bocca che ti è rimasto da quando la porta del bunker ha cigolato facendovi sussultare e poi richiudendosi sul vostro dolore.
 
Dean??!
 
Il tuo nome, ripetuto con apprensione ma gentilezza ti riporta alla realtà. L’aria ritorna a riempirti regolarmente i polmoni. La rabbia sembra placarsi almeno per il momento.
Socchiudi appena gli occhi.
 
Dean!?” ancora.
 
Ti giri e lo vedi.
Vedi Sam, al tuo fianco. Solo ad un paio di passi distante da te.
Ti sta guardando e non ha bisogno di dire altro, perché ti conosce. Ti conosce meglio di chiunque altro al mondo e sa cosa stai pensando e cosa stai provando.
Forse perché, anche se in maniera più lucida e controllata, è quello che sta pensando e provando anche lui.
“Dean, vedrai che…”
“Perché lo ha fatto, Sam?!” gli chiedi atono, fermandolo e  sorprendendoti per un attimo di quel “Sam” pronunciato con tanta amarezza. “Perché se n’è andata? Potevamo aiutarla a capire. Potevamo spiegarle, starle vicino. Aiutarla in tutti i modi e in tutte le maniere possibili?” gli chiedi , sperando che tuo fratello abbia tutte le risposte di cui hai bisogno in quel momento.
“Dean, io…io non so se abbia fatto bene o male ad andarsene, ma….”
“Ma cosa , Sam?” sembri rimproverarlo. “Davvero pensi che abbia fatto bene?  Siamo i suoi figli. L’hanno strappata a noi quando ne avevamo più bisogno. E ora…ora che siamo di nuovo insieme, che possiamo aggrapparci a questa specie di miracolo prima che ci si ritorca contro, lei…lei ci lascia. Ancora. Di nuovo!” e poi ancora - perché devi tirarlo fuori prima che questo rancore ti soffochi del tutto. Hai provato a bere fino a crollare, ma l’unica cosa che hai ottenuto è che al tuo risveglio tutto fosse ancora lì, dentro di te, solo più amplificato dal dopo sbornia – “Potevamo essere una famiglia. Potevamo provarci , almeno. Poteva ingoiare un po’ di quella confusione, dopo tutta la merda che abbiamo ingoiato noi in questi trent’anni. Se n’è fregata di quello che abbiamo passato noi. Anche noi abbiamo perso papà e non solo lui. Bobby, Kevin, Charlie e tutti gli altri, ma abbiamo stretto i denti e abbiamo continuato nonostante il dolore. Lei no!! Lei è scappata. Lei ci ha tagliati fuori  dal suo di dolore!” quasi urli contro Sam perché lo credi dalla sua parte e nemmeno ti rendi conto della rabbia con cui ti sei espresso quando dici ancora : “Che tipo di madre fa una cosa del genere??!”

No!, non te ne accorgi. Non subito almeno.

Sam tace per un attimo e tu ti giri verso di lui e vedi il dolore e l’apprensione fargli luccicare gli occhi. Ha ascoltato in silenzio. Ti ha ascoltato in silenzio.
E per la miseria! , ti senti lo stronzo più stronzo che esista sulla faccia di questa maledetta terra.
Perché in un secondo, ti rendi conto che Sam ha più diritto di te a soffrire per la sua mancanza. Perché lui non l’ha mai conosciuta, non l’ha mai abbracciata fino a quel momento, non le ha mai potuto parlare se non in quelle settimane.
Tu sì. Almeno per poco tempo. Tu , sì.
Eppure lui sta provando a comprenderla. Lui può.
Tu no.
Perché non sei tu quello forte in queste situazioni.
 
Quel senso di colpa, ti fa calmare. Inizi a respirare più lentamente, più ritmicamente. Ti volti e ti metti di fronte a lui.
Sam ti fissa, amareggiato e davvero non sa come aiutarti perché capisce quanto sia grande il dolore che provi. E’ teme che sia troppo anche per lui.
“Perdonami!” gli sussurri. “Scusa, non volevo. Sono arrabbiato con lei e me la sono presa con te e non è giusto.”
Lui ti guarda e sembra tornare a respirare di nuovo.
“Non scusarti. So quanto lei sia importante per te. Lo so, credimi e lo capisco. Ma forse…ha …ha davvero solo bisogno di tempo!” cerca di mediare ancora.
Sorridi appena, ma lo fai solo per rassicurarlo, per fargli capire che non ce l’hai con lui, nonostante quello che pensa.
“Ok! Ci proverò. Sul serio, ci proverò. Farò come dici tu. Non mi piace, davvero non mi piace. Ma mi farò andar bene il fatto che abbia solo bisogno di tempo!” lo tranquillizzi e lo vedi sospirare sollevato.
 
Guardi un’ultima volta quella porta sempre e ancora chiusa, poi torni a fissare Sammy.
Sì, perché lui è Sammy. Ed è su di lui che devi contare sempre e comunque.
“Vediamo di rimetterci al lavoro!” gli dici mettendogli una mano sulla spalla e lui ti segue mentre ti avvii lungo il corridoio che vi porta alla sala principale del bunker.

Poi ad un tratto, senti che Sam si ferma. Solo qualche passo dietro di te. Ti volti e lo fissi perplesso. In attesa.
“Sammy, che c’è?!”
Sam per un attimo esita, ma poi sembra farsi coraggio.
“Lo so che ne ho fatte di stronzate in questa vita. Ne ho fatte tante e la maggior parte di queste sono piombate su di te.” inizia mentre tu ti senti sorpreso da quelle parole.
“Sammy, ma cosa…”
“Ma voglio che tu sappia una cosa, Dean. Voglio che tu di questa cosa, ora più che mai, ne sia fermamente certo.” Ti dice, chiedendo la tua piena attenzione.
“Ok! Ok, Sammy. Dimmi cosa….”
“Devi fidarti di me, Dean. Perché io non ti abbandonerò mai. L’ho fatto già una volta e il rimorso mi sveglia ancora , la notte. Ma non accadrà mai più. Te lo giuro. Io ci sarò sempre te, qualsiasi cosa accada. Chiunque o qualunque cosa questa vita ci metta di fronte. Non sarai mai da solo ad affrontarla.” e lo dice veloce, ma la sua voce è ferma e decisa.

Quelle parole ti entrano nelle orecchie, danno luce al buio dei pensieri su Mary , che albergano nella tua testa. Arrivano come un dolce sollievo al centro della tua anima e ti danno l’impressione di essere l’aria stessa che riempie i tuoi polmoni.

Stringi appena le labbra in un sorriso stentato.
Vorresti abbracciarlo, ma è troppo per voi, uomini duri.
Vorresti davvero abbracciarlo.
Ma non lo fai.
Così ti limiti ad annuire, anche un po’ imbarazzato e sai che devi dire solo una cosa.
Quella giusta. Quella su cui non avrai mai dubbi.

“Non ne ho mai dubitato, Sammy!”
 
 


N.d.A.: Ricordate di avere pietà e che non è bello sparare sulla Croce Rossa!!
Cmq, il prossimo capitolo sarà, ovviamente , il POV di Sam.

Baci, baci!!!

 
   
 
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