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Autore: Eilan21    09/11/2016    8 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
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Quel bacio li condusse ad altezze vertiginose di passione, li rese incapaci di pensare, completamente schiavi del loro desiderio. Le loro labbra si incontravano con crescente bisogno, quasi con disperazione. Quello che stava accadendo tra loro non aveva nulla di razionale, nulla che appartenesse alla terra sulla quale poggiavano i pedi. No, Arianrhod e Gareth viaggiavano librandosi in aria, talmente lontani dal mondo che avrebbe guardato la loro relazione con perplessità da essere quasi invisibili ai suoi occhi.

Quando Arianrhod, ancora persa nella frenesia dei baci di Gareth sul suo collo, cominciò a spogliarlo il cavaliere tentò di protestare.

No… non possiamo. Io ho giurato di proteggerti, non potrei mai…”, trovò la forza di dire, tra un bacio e l'altro.

Ma Arianrhod gli poggiò un dito affusolato sulla bocca, zittendo ogni sua ulteriore protesta. Anche la misera barriera che Gareth aveva cercato di frapporre, cadde inesorabilmente

Con un piccolo sospiro, Arianrhod si staccò dalle sue labbra, facendo un passo indietro. Con un movimento armonioso abbassò la veste sulle spalle e la lasciò scivolare ai suoi piedi. A Gareth si mozzò il respiro in gola, mentre carezzava con lo sguardo le curve del corpo di lei. Era veramente troppo per la sua resistenza già ridotta allo stremo.

Poi Gareth scese a baciarla sul collo e sull’attaccatura del seno, piegandola all’indietro sul suo braccio. C’era in lui una fretta di rivendicarla sua, di lasciare errare le sue labbra a piacimento sulla bianca pelle di lei. In quel momento non esistevano differenze di rango, non c’erano né regine né cavalieri… c’erano solo Gareth, l’uomo, e Arianrhod, la donna. Lui si chinò e la sollevò nelle braccia, e i suoi occhi grigi incontrarono quelli di Arianrhod con un’intensità che le mozzò il respiro. La giovane fu vagamente consapevole del tremito che vibrava nelle salde braccia muscolose di lui, del suo movimento in direzione del cerchio di pietre, dove l’adagiò con delicatezza sul mantello che aveva lasciato cadere a terra. Erano in un mondo remoto, incuranti dell’oscurità della sera che aveva invaso la collina del Tor, delle grandi pietre rituali che gettavano la loro ombra su di loro, delle stelle luminose che vegliavano dal cielo.

E mentre la sera calava silenziosa e il buio oscurava ogni cosa, in cima al Tor il fuoco che era stato acceso avrebbe potuto illuminare l'intera volta celeste.


***

Amore mio…”, mormorò Gareth quando la passione fu consumata, affondando il viso nella massa arruffata e fragrante dei capelli di Arianrhod e aspirandone il profumo. Lei gli sorrise, felice come non lo era mai stata in vita sua, e gli passo le dita tra i corti capelli castani, saggiandone la morbidezza. Poi gli guidò la testa sul suo seno, dove lui giacque, ascoltando il battito del suo cuore.

Come ti sei fatto questa?”, domandò improvvisamente Arianrhod seguendo il contorno della cicatrice che Gareth aveva sul petto.

Un paio d'anni fa... fui ferito di striscio durante uno scontro”, spiegò lui.

Hai combattuto molte battaglie?”

Non ancora. Abbiamo combattuto più volte contro le bande di predoni e i sicari di Ale, ma non ho mai partecipato ad una battaglia vera e propria.”

E non sei spaventato all'idea?” Arianrhod appariva quasi stupita.

Gareth sorrise. “Come tutti, credo. Ma siamo addestrati per questo fin da quando siamo bambini, e ci insegnano che è inevitabile dover uccidere e veder morire... o morire noi stessi.”

Forse è questo il mio problema. Non sono stata addestrata per questo. Sai, quando Viviana ha scrutato nel Pozzo Sacro per me, mi ha descritto le battaglie che saranno combattute per consentire a me di tornare sul trono. E tremo al pensiero che qualcun altro a cui tengo possa morire per causa mia. Quante altre persone dovranno morire a causa mia?”

Per te, non a causa tua. Per te, perché ti sono devoti, Arianrhod” disse Gareth carezzandole una guancia.

Arianrhod si mise a sedere di scatto. “Ho paura che possa succederti qualcosa, capisci?”, esclamò prendendosi la testa tra le mani.

Gareth l'abbracciò, intenerito. La tenne stretto e le sussurrò in un orecchio: “Non accadrà.”

Anche questa è una promessa?” sussurrò lei.

Vorrei tanto poterti dire che lo è”, rise Gareth. “Ma stavolta dovrai solo fidarti della mia sensazione.”

Arianrhod gli sorrise in risposta, poi si rabbuiò di nuovo. Si strinse le ginocchia al petto, tremando leggermente per la sua nudità. Gareth l'avvolse premurosamente nel mantello, ma lei a malapena se ne accorse, rapita dai suoi pensieri.

Gareth, io non sono sicura di voler essere regina. Di voler scatenare questa guerra...”

Se non vuoi farlo per te stessa, fallo per tuo padre il re, per tua madre. Fallo per i tuoi genitori adottivi, che non siano morti invano. E fallo per il tuo popolo. In quanto al resto... non devi dubitare che sarai un'ottima regina. Dopotutto sei figlia di tuo padre. Il suo sangue scorre nelle tue vene e tu lo renderai fiero di te. Sarai la più grande regina che la Svezia conoscerà mai.”

Arianrhod gli sorrise, grata e gli posò un altro bacio sulle labbra. Gareth lo ricambiò ignorando quella voce, dentro di lui, che gli gridava che quello che stava facendo era una pazzia.


***

Era quasi l'alba quando Gareth aprì la porta del suo alloggio, cercando di non produrre il minimo cigolio, nemmeno il più piccolo rumore. Con un po' di fortuna, dentro stavano ancora tutti dormendo. Superò gli apprendisti druidi addormentati in punta di piedi. Anche Östen, la cui sagoma intravedeva nel buio, sembrava profondamente addormentato. Con un sospiro di sollievo giunse al suo giaciglio, proprio a fianco di quello dell'amico, e finalmente si sdraiò, le braccia dietro la testa e lo sguardo incollato al soffitto. Non aveva sonno; l'eccitazione di quella notte lo teneva ancora sveglio e vigile. Si sentiva felice, assolutamente sconsiderato e con il cuore leggero. Sapeva che non avrebbe dovuto fare quello che aveva fatto, ma il solo pensiero di Arianrhod nuda tra le sue braccia gli accendeva il sangue. Anche se non avesse mai potuto esserci niente tra di loro, almeno aveva avuto quel momento. Poi si passò la mano tra i capelli, nervosamente. Che idiota che era! Se anche non avesse potuto esserci? Non sarebbe mai potuto esserci niente tra loro, ed era un povero illuso solo per aver usato la formula dubitativa. Niente, né ora né mai. Cercò di imprimerselo nella mente, anche se poi la sua mente tornava invariabilmente alla notte appena trascorsa, a loro due in cima al Tor.

Probabilmente lei avrebbe finito per sposare suo fratello, o il figlio di un sovrano straniero, ed entrambi avrebbero preteso di governare in suo nome. E così l'indipendenza che re Jörundr aveva desiderato per sua figlia sarebbe svanita. E se avesse scelto di non sposarsi per mantenere il suo potere esclusivamente per sé? Non era poi così strano, la regina Boudicca* lo aveva fatto quando suo marito era stato ucciso dai romani. Ed anche Viviana e tutte le altre Somme Sacerdotesse seguivano questa consuetudine, e governavano da sole.

Dove sei stato tutta la notte?”

Quella voce familiare non era altro che un bisbiglio, ma fece ugualmente trasalire Gareth. Il cuore gli balzò nel petto per la sorpresa, come solo a un uomo con la coscienza sporca come si sentiva lui poteva capitare.

Nel giaciglio accanto al suo, Östen si era messo a sedere, e lo scrutava accigliato.

Gareth si mise a sedere a sua volta, fronteggiandolo.

Da quanto sei sveglio?”

Abbastanza per vederti rientrare dopo un'intera notte passata fuori” dichiarò l'amico pacatamente.

Io... non avevo sonno. Ho passeggiato.”

Davvero? Tutta la notte? Deve essere stata una passeggiata davvero lunga. Hai avuto il tempo di doppiare tutta l'isola”, commentò Östen divertito.

Ti prendi gioco di me?”

Certo, come tu di me.”

Che vuoi dire?”

Gareth non puoi ingannare me, ti conosco da una vita. Lo capisco se menti. ”

Come?”

Quando sei nervoso ti passi la mano fra i capelli. Lo hai fatto anche adesso.”

Gareth appoggiò i gomiti sulle ginocchia e nascose il viso tra le mani. Improvvisamente si vergognò di se stesso, di quello che aveva fatto, di come aveva approfittato di Arianrhod, della sua ingenuità e innocenza.

Non riuscì a pronunciare una parola, ma il suo silenzio fu rivelatore per Östen.

Cosa hai fatto?” disse in un sussurro. “La regina?”

Gareth si guardò intorno per assicurarsi che nessuno dei druidi si fosse svegliato, ma la stanza era ancora immersa nella penombra e tutti dormivano.

Non ne sono fiero, va bene?” replicò con la disperazione nella voce.

Östen mantenne il silenzio per qualche minuto, elaborando i propri pensieri. Gareth invece rimase a testa bassa. Non osava nemmeno guardare l'amico negli occhi.

Poi sentì un tocco gentile sul braccio, e quando alzò lo sguardo Östen aveva un'espressione comprensiva, con sua immensa sorpresa. Non che Östen non fosse comprensivo, anzi lo era fin troppo. Era l'uomo più buono che Gareth avesse mai conosciuto. Solo, non si sentiva degno di essere guardato con comprensione, e comunque non se lo aspettava.

La ami, non è vero?”

La domanda raggelò Gareth, ma si costrinse a rispondere.

Che gli dei mi aiutino... sì.”

Östen sospirò. “Sai che non potrà mai essere vero?”

Lo so, è stato uno sbaglio.”

Vuoi dire che avete...”

Sì”, Gareth ammise con riluttanza.

Allora non ci resta che sperare che nessuno lo scopra mai.”


***

E così il momento era infine giunto. Fra poche ore avrebbe lasciato Avalon, il luogo che nelle ultime settimane aveva imparato a chiamare casa. Ma sapeva che era inevitabile. Aveva parlato a lungo con il duca Fjölnir. Le aveva spiegato che la partenza non poteva più essere rimandata. Avrebbero dovuto approfittare della bella stagione, perché sarebbe stato impossibile salpare verso la Svezia se fosse sopraggiunto l'inverno. Se avessero indugiato troppo avrebbero dovuto rimandare la partenza fino al disgelo dell'anno successivo.

Arianrhod aveva chiesto un ultimo favore a Viviana: che, prima della sua partenza, potesse far realizzare per lei una cotta di maglia leggera, che non avrebbe faticato a portare nonostante la sua corporatura. Viviana aveva esaudito la sua richiesta, e i fabbri di Avalon avevano lavorato intensamente per due giorni per costruirla. Ed ora la teneva tra le mani, rimirandone l'incredibile leggerezza. Dentro di sé era ferma su questo punto: non si sarebbe presentata ai suoi uomini con sontuosi abiti femminili, né si sarebbe ritirata dalla battaglia se ci sarebbe stato bisogno di combattere.

Ma, per il momento, ripose la cotta di maglia nel suo baule da viaggio, insieme al medaglione e al coltello donatole dal Piccolo Popolo, agli abiti che il duca aveva portato con lei e a Bron, che posò in cima a tutto con un sospiro.

Fjölnir si affacciò sulla soglia proprio in quel momento, accompagnato dal figlio Domaldr, a cui fece però cenno di aspettarlo fuori.

Siete pronta?”

Sì, credo proprio di sì...” rispose Arianrhod gettandosi una rapida occhiata intorno.

Allora ho un'ultima cosa da darvi.” E così dicendo sfilò una spada che portava al fianco e gliela consegnò con solennità.

Arianrhod la impugnò, a bocca aperta: era la spada più bella che avesse mai visto. Era di una finezza, di una maestria impareggiabili. Nonostante suo padre adottivo fosse stato il fabbro più abile della provincia di Eburacum, quella spada non poteva essere paragonata al più bello dei suoi lavori. La lama era leggera, resistente e ottimamente bilanciata. Sull’impugnatura stava avvinghiato un drago d’oro lavorato nei minimi dettagli, che aveva due rubini al posto degli occhi. Altre gemme erano incastonate nell’elsa e nella parte inferiore della spada.

E’… è bellissima”, mormorò Arianrhod ammirata.

Fjölnir sorrise. “Fu fatta costruire dal nonno di vostro nonno Yngvi, e da allora è sempre appartenuta alla vostra stirpe. E’ l’unico pezzo del tesoro che mi sono permesso di portare via dal castello di Uppsala quando lasciai la Svezia, dopo aver dato l’estremo saluto a vostro padre. Ora vi appartiene, è vostra di diritto. Branditela in battaglia e la vittoria sarà vostra. Re Jörundr sarebbe stato molto fiero della sua unica figlia…”

Arianrhod non riuscì a trattenere una piccola lacrima, che le scivolò lungo la guancia.

Grazie…”, mormorò, mettendo la spada nel fodero che aveva al fianco. “E detto tra noi, Duca Fjölnir, anche voi dovreste essere molto fiero di vostro figlio Gareth.” E uscì, lasciando il Duca a riflettere sulle sue parole.



*Regina degli Iceni, vissuta all'incirca tra 30 e il 60 d.C., che guidò la più grande rivolta britanna contro gli invasori romani. Documentata abbondantemente da fonti romane, nel medioevo venne pressoché dimenticata, forse per il suo scomodo ruolo di donna indipendente e libera. Fu riscoperta e celebrata in epoca vittoriana come eroina dell'indipendenza del Regno Unito.



Angolo Autrice: Ciao a tutti! La partenza è rinviata, anche se di pochissimo... diciamo solo fino all'inizio del prossimo capitolo, in cui ci saranno i solenni addii. Il perno di questo capitolo è ovviamente la scena hot tra i nostri due... e niente, probabilmente ve lo aspettavate ^^ Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quanti! :*

Alla prossima

Eilan


   
 
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