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Autore: Elsinor    09/11/2016    5 recensioni
La vita non ti sorride quando sei un Magonò, e il giovane e irriverente Silas lo sa bene, tra Burrobirre, lavori ingrati ed elfi domestici più ricchi di te. Ma se sei un Magonò e ti ritrovi con il soffio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sul collo?
È ora di scoprire cosa si può fare senza magia e cosa si può fare con, cosa si può fare da soli e cosa si può fare insieme a qualcuno, specie se quel qualcuno è un mago brillante e vanitoso come Alec Kingsman.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Ed eccomi seduto sul letto, perché tre sedie non le avevo, a prendere insieme al mio cugino scemo e a un ficcanaso zelante il tè più deprimente della mia vita.
Ma com'ero finito in quell'assurdo, insensatissimo e immenso casino?

Aveva ragione Lloyd, ero solo un Magonò, non un fottuto Auror. Chi mi credevo di essere, a pensare di andare a caccia di maghi oscuri?
Dall'esterno non apparivo nient'altro che una versione squilibrata del vecchio Mundungus Fletcher (un bastardo come pochi, mai scommettere con lui sul Quidditch). Cominciavo davvero a sospettare di essere pazzo: dopotutto il Mangiamorte l'avevo visto solo io e un elfo domestico alcolizzato.
Pensare che lì dov'ero seduto solo la notte prima avevo passato qualche ora senza pensare a niente...né ai Mangiamorte, né all'essere un Magonò senza un soldo e senza un posto nel mondo. Solo ad Alec e al suo odore, ai suoi occhi e alla sua pelle, ai capelli che gli stavano meglio incasinati e al modo in cui mi guardava e toccava e baciava come se fossi, in quel momento, una cosa davvero preziosa.
Pur di tornare indietro, non avrei cambiato niente, neanche l'andare in bianco per il troppo whisky.

«Non hai neanche un biscotto?» chiese Chip, infelice, girando il cucchiaino nella tazza di tè. L'aveva preparato lui, ignorando le manopole della cucina a gas e facendo tutto a colpi di bacchetta.
«No, ma ho delle blatte. Vedi se riesci a catturarne una e sgranocchia chiudendo gli occhi.»
«Eheh, è uno scherzo che ho fatto, in passato» commentò Chip ridacchiando stupidamente «le ho trasfigurate in biscottini e...ah, tranquillo, non le ho date al tuo amico Kingsman. Lui si sarebbe accorto che si muovevano ancora un po', era in allerta dopo la faccenda del libro di Trasfigurazione orgasmico.»
«Non vogliamo abusare della sua ospitalità» intervenne Lloyd, seduto composto con la tazza in una mano e il piattino nell'altra «vogliamo solo aiutarla.»
«Ce l'ha lei la bacchetta?» chiesi brusco.
Chip alzò la mano «Io. Ci ho fatto un Prior Incantatio per avere qualche indizio sul tizio a cui l'hai fregata, ma ho trovato tutti incantesimi piuttosto ordinari.»
«Tipo?»
«Be', l'ultimo era un Silencio, poi Alohomora...»
«Ti sembrano ordinari?»
«Di Alohomora io ne faccio uno al giorno, di Silencio, be', ne subisco...»
«Ok, non stento a crederlo.»
«Vero che quest'ultimo non è un incantesimo facile, ma fa sempre parte del Fattucchiere Ordinario, insomma.»
Lloy si schiarì la voce.
«Chiedo scusa, ma non serve battibeccare: il signor Hare sa meglio di chiunque altro a chi ha preso la bacchetta.»
Feci una risata lugubre «Magari! Senta, signor Talpa, mi denunci e mi mandi ad Azkaban: almeno mi godrò un po' di pace e pasti gratis.»
«Non scherzi su Azkaban, ragazzo mio» replicò Lloyd, guardandomi gravemente dall'alto della seggiolina «dovrebbe sapere che laggiù i pasti sono a base di disperazione, e lei è così giovane, la disperazione non dovrebbe neanche sfiorarla.»
«E lei è un mago. Non può dirmi cosa cazzo dovrei provare.»
Chip si metteva sempre a ridacchiare quando qualcuno diceva "cazzo", e neanche lì fece eccezione. Smise sotto lo sguardo di pacato rimprovero di Lloyd.
«Io ho dei figli, signor Hare. Le parlo da padre. Se sono venuto qui al di fuori del mio lavoro e mi sono quasi rotto le ossa sotto il suo ombrello da guardia, non è perché mi compiaccio di punire un ragazzo, ma perché voglio convincerla a fare la cosa giusta.»
Chip intervenne, con voce insolitamente cortese «Silas?»
Alzai dal tè a lui un'occhiata astiosa «No, non ho neanche il latte.»
«Mh. Noti qualcosa di diverso nei miei occhi?» mi guardò, il sorrisino stupido fisso, gli occhi come sempre tondi e verde sporco.
«No. Se ci hai fatto un incantesimo, l'hai fatto male.»
Chip distolse lo sguardo da me e lo vidi abbassare la bacchetta che aveva dissimulato con la manica.
«Ehi! Tua madre te l'ha detto mille volte che non devi stregarmi!»
«È una storia veramente strana, signor Lloyd» spiegò Chip senza darmi retta «sembra che mio cugino abbia rubato la bacchetta a un tizio travestito da Mangiamorte al cimitero.»
«Credo che mi licenzierò: in confronto al seguire il signor Kingsman, il funzionario che utilizzava illegalmente una Giratempo per incontrare moglie e amante è una faccenda pulitissima.»
«Alec non c'entra niente» borbottai «ma tanto non mi serve l'aiuto di voi due. Lasciate la bacchetta e andatevene fuori dai piedi.»
«Silas...Silas!» Chip fece due tentativi di dare al mio nome un'intonazione bonaria e condiscendente «Siamo pur sempre della stessa famiglia. Sarà stato solo un tizio travestito, certo potrebbe avercela con te perché l'hai steso, eheh. Mi occuperò io di restituire la bacchetta.»
Sgranai gli occhi.
«Sono stato a Corvonero anch'io, no? Un modo lo trovo. Quel tizio sarà incazzatissimo a quest'ora, non sai cos'è per un mago stare senza bacchetta!»
«Già, figurati lo strazio di non poterla usare per far risorgere Voldemort!» sbraitai.
Chip sobbalzò così forte da versare il tè, il signor Lloyd fece cadere direttamente la tazza, mandandola a spaccarsi sul pavimento.
«Volevo dire: Voi-sapete-chi.» mi corressi a denti stretti. Pensai che tanto valeva che almeno qualcuno lo bevesse, il tè, così avvicinai la tazza alle labbra.
«FERMO!» gridò Chip, e mi ritrovai d'un tratto a bocca asciutta. Mio cugino aveva estratto la bacchetta veloce come un fulmine e mi aveva fatto evanescere il tè da sotto il naso. Avevo fatto in tempo a mandar giù solo un goccio.
Stavo per dire «Cosa...?» o imprecare, o entrambi, ma all'improvviso una grande arsura mi attanagliava la gola. Diventò un bruciore, poi un pizzicore, poi fu come avere ingoiato una Manticora.
Chip imprecò e si avventò su di me, tirandomi su dal letto di peso «Signor Lloyd, prenda una bottiglia dalla cucina e ci travasi un po' di quel tè che è caduto per terra. Quando ha finito, ci raggiunga velocemente al San Mungo. Io la precedo, così ottimizziamo i tempi.»
Abbassai lo sguardo sui frammenti di porcellana sparsi sul pavimento e vidi che dove era colato il liquido le piastrelle erano stinte, così come i decori sulla porcellana. Carino, peccato che stessi morendo.
«Ha intenzione di Smaterializzarsi portandosi dietro il ragazzo?» sentii chiedere Lloyd, allarmato.
«Certo, vede alternative? A dopo.»
Neanch'io ne vedevo, per la verità non vedevo niente, a parte il pavimento, perché il dolore era arrivato allo stomaco e mi aveva piegato a metà. Praticamente mi teneva in piedi la stretta sul braccio di mio cugino. Subito dopo mi sembrò che la sensazione di quella stretta mi si propagasse centuplicata da capo a piedi, strizzandomi come salsiccia in un budello.
Ero convinto che sarei crepato prima di percepire la fine di quell'orrore, ma la stretta venne meno e mi ritrovai a fissare un pavimento diverso, molto più pulito del mio. Chip c'era riuscito.
«'Sera» lo sentii dire con prontezza «possiamo passare? Mio cugino è stato avvelenato e sarebbe urgente.»
«C'è la fila...» borbottii tutto intorno.
Mi sembrò che la Manticora mi risalisse in una vampata dallo stomaco alla gola, così aprii la bocca e lasciai che si liberasse. A giudicare da sapore, colore e consistenza, quella che spruzzò fuori era una bella boccata di sangue (o mie viscere liquefatte).
Tacquero i borbottii e io e Chip fummo spediti di volata al terzo piano.
A quel punto non sentivo neanche più i piedi toccare terra, può darsi che mi avessero sollevato, in effetti. Sputai, cercando di liberare la bocca, e mormorai a Chip «Gli specchi...»
Ma Chip non mi filava di striscio, stava rispondendo ai Guaritori che facevano domande su quel che avevo bevuto e cos'era successo.
Avrei gradito svenire, ma successe solo dopo che mi ebbero allettato, ficcato in gola una pozione (scoprii di non riuscire più ingoiare, me la spinsero giù loro con qualche magia o, come ebbi l'impressione, stringendomi forte il collo con mani muscolose) e abbandonato a sprofondare in un mondo irto di dolore e sussurri maligni di ombre.














Angolo dell'autrice: purtroppo la storia finisce qui. Grazie a tutti quelli che COL CAVOLO, ma vi pare? La storia prosegue nel prossimo capitolo, più avvelenata che mai! Preparate i plaid, il tè...ehm, magari la cioccolata calda, perché da qui ci si incammina inarrestabili verso lo sprint finale. Continuate a seguire, posate i pomodori che stavate per lanciarmi, recensite e pregate per Silas!
   
 
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