Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    09/11/2016    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cena si svolse in un'atmosfera rilassata e cordiale. Tutti si sentivano a proprio agio, perfino Harlock. Mayu era visibilmente su di giri per la passeggiata in città e raccontò eccitata di tutti gli strambi personaggi che aveva incrociato e degli acquisti che aveva fatto insieme a Kei e Meeme.
Clarice ascoltava divertita e raccontò a sua volta le sue esperienze appena atterrata in quel posto così pittoresco. Racconti che coincidevano alla perfezione con quanto Jack aveva riferito al capitano, parlando di lei.
La donna impose a tutti di darle del tu e di chiamarla per nome. Ben presto monopolizzò l'attenzione. Al suo carisma del resto era impossibile sfuggire. E ben presto, come Harlock aveva temuto, Kei e Mayu si scatenarono.
“Com'era Harlock... intendo, da ragazzo?” chiese la bionda, non riuscendo più a frenare la curiosità.
Clarice sembrava aspettarsi quella domanda.
“Oh, era il mio studente migliore. Sempre attento, educato, diligente. Uno dei pochi che amava la mia materia. Capirete, in quel tipo di scuola... Ma lui era proprio appassionato e curioso. Spesso ero costretta a invitarlo a casa mia il pomeriggio, per rispondere a tutte le sue domande! Sfortunatamente per me, amava molto di più volare tra le stelle e quindi, dopo il diploma, è andato all'Accademia e io l'ho perso! Me l'aspettavo, è ovvio, sapevo che sarebbe andata così... ma mi è dispiaciuto lo stesso!” concluse guardandolo con affetto.
“E... come si comportava con le ragazze?” intervenne Mayu, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del capitano e anche di Kei.
Nonostante i loro rapporti fossero migliorati, ogni tanto la ragazzina non resisteva alla tentazione di punzecchiarla e soprattutto di aizzare la sua gelosia. Inoltre, sperava, in quella circostanza particolare, di scoprire qualche altarino, da sfruttare a suo vantaggio, la prossima volta che il padrino avesse avuto qualcosa da ridire sul suo comportamento. Ma rimase molto delusa.
Clarice alzò le mani scuotendo la testa.
“Ah, no, di questo non so nulla. Quella era una scuola tutta maschile. Di ciò che succedeva fuori da lì, sono totalmente all'oscuro!”
Harlock guardò Mayu con un sorrisetto, sottintendendo ben ti sta!
La ragazzina si rannuvolò, ma il suo malumore scomparve all'istante quando venne a sapere che Clarice sarebbe stata con loro per un po'. La donna l'aveva già conquistata, e Harlock ne fu molto soddisfatto. Era sicuro che avrebbe esercitato un'influenza benefica su di lei, come a suo tempo l'aveva avuta su di lui.
Le tre donne si congedarono con grandi abbracci, anche se sapevano che si sarebbero riviste il giorno dopo, e Harlock riaccompagnò a casa Clarice, dicendole che sarebbe tornato a riprenderla il pomeriggio seguente con tutti i suoi bagagli. Prima di allontanarsi con la navetta, guardò ancora una volta la vecchia casa e si chiese se Clarice fosse al sicuro. Su Tortuga, in realtà, pur essendo (o, meglio, proprio perché era) un covo di briganti, non accadeva mai nulla. Ma forse questa volta c'era in ballo qualcosa di diverso. Chi dava la caccia a quel codice non era certo un delinquente comune. Forse avrebbe dovuto convincerla a passare la notte sulla sua astronave, ma non aveva voluto spaventarla... Nonostante l'ora tarda, chiamò Jack.
“Ehi - sbraitò subito il pirata - Ti sembra l'ora di scocciare la gente?”
“Non mi dirai che eri già a letto a dormire! - lo provocò Harlock - Stai proprio diventando vecchio!”
“Sono, anzi, ero, a letto, ma chi ti dice che non fossi in dolce compagnia? Beh, ormai mi hai disturbato, quindi... che vuoi?”
“Vorrei che mandassi qualcuno a sorvegliare la casa della signora Jones. Solo per questa notte, e senza farsi vedere, lei non sa nulla e non voglio che si preoccupi. E voglio essere avvisato subito se nota qualcosa di anomalo. Pagherò il disturbo, naturalmente.”
“Sorvegliare? Da quando qui facciamo sorvegliare case, di anziane signore, per di più? Io starò diventando vecchio, ma tu stai diventando paranoico!”
“Domani mattina vengo a trovarti e ti spiego tutto. Adesso però fammi questo favore!”
“Ma non puoi mandare uno dei tuoi uomini? O sono diventati una manica di rammolliti pure loro?”
“Preferisco di no. Voi conoscete tutto e tutti a Tortuga, siete in grado di individuare al primo sguardo se un brutto ceffo non è dei vostri. E poi in questo momento non voglio scatenare pettegolezzi sulla mia astronave.”
Sentì un rumoroso sospiro.
“E va bene, vedo di trovare qualcuno che non sia troppo ubriaco!”
“Ti ringrazio. A domani!”
Harlock ritornò sull'Arcadia. Sapeva che Jack sarebbe stato di parola. Sicuramente era una precauzione inutile, ma così si sentiva più tranquillo.
Kei lo aspettava a letto, ancora sveglia.
“Donna notevole - commentò mentre Harlock si preparava a raggiungerla - Intelligente, colta, brillante... Ma sospetto che delle tue attività extra scolastiche sappia molto più di quello che vuole lasciar credere...”
Il capitano sorrise sornione. Clarice non l'avrebbe mai tradito, di questo era certo. E comunque, per quanto fossero in confidenza, non andava certo a raccontarle le sue esperienze sentimentali!
“Ma si può sapere perché tu e quell'altra siete così ossessionate da cosa facevo più di vent'anni fa?”
“Oh, non temere... parlerà, prima o poi. Basteranno pochi giorni in mia compagnia... la complicità femminile ha un grande potere!”
“Non ne sarei così sicuro, al tuo posto!”
Harlock le chiuse la bocca con un bacio, mettendo così fine alla conversazione.

Il mattino dopo, Harlock fece un giro della nave insieme a Maji e Yattaran, per valutare le eventuali riparazioni da attuare, approfittando di quella sosta. Poi chiamò Clarice per assicurarsi che fosse tutto a posto e infine, quando giudicò che l'ora fosse ragionevole, andò a trovare Jack.
Il suo vecchio amico aveva scelto Tortuga come base ormai da molti anni ed era diventato un punto di riferimento per tutti. Di qualunque cosa (o persona) uno avesse bisogno, Jack era in grado di procurarla. Dietro adeguato compenso, beninteso. Del resto, doveva pur campare! Gestiva tutti i suoi traffici da una specie di ufficio, polveroso e caotico, in uno dei tanti edifici un po' cadenti della città. In realtà, il capitano voleva vedere Jack non soltanto perché gli aveva promesso una visita, ma anche per sottoporgli i suoi dubbi in merito alla vicenda di Clarice. Alcune cose non gli tornavano.
Davanti a una bottiglia di rum, nonostante l'orario poco consono, si scambiarono notizie e battute salaci, poi Jack affrontò l'argomento.
“Allora, mi vuoi dire una volta per tutte che cosa hai a che fare tu con quella vecchia pazza?”
“Smettila di chiamarla così! Non è così vecchia e soprattutto non è affatto pazza! È una mia cara amica e gradirei che tu la trattassi con rispetto!”
“Mmmh, i tuoi gusti in fatto di donne sono decisamente peggiorati con il tempo! Ma... contento tu!”
“Non fare l'idiota! La conosco da oltre vent'anni, sì, anche se avevamo perso i contatti da tempo. Era una mia insegnante alla scuola superiore.”
Harlock gli raccontò brevemente la storia di Clarice e del perché si trovasse lì. Jack era un filibustiere, ma di lui ci si poteva fidare. Soprattutto perché sapeva che Harlock lo avrebbe fatto a fette con la gravity-sabre, se avesse sgarrato.
“Ora - cominciò a ragionare ad alta voce il capitano, esponendo le sue perplessità - non sappiamo chi vuole mettere le mani su questo codice e perché. Ma non si tratta certo di sprovveduti o di delinquenti comuni. Sapevano dove abitava Clarice e qual era il suo ufficio in università. Quindi, è anche probabile che la sorvegliassero. Lei è una donna in gamba, ma mi sembra strano che quelli non siano riusciti a seguirla fin qui... Anche perché una persona che viaggia con tutto quel bagaglio difficilmente passa inosservata! Per questo ti ho chiesto di far sorvegliare casa sua stanotte. Temo che in realtà siano qui e stiano solo aspettando il momento propizio per agire... Oggi pomeriggio Clarice si trasferirà sull'Arcadia e sarà definitivamente al sicuro, ma quelli potrebbero darci comunque delle noie...”
“Capisco i tuoi dubbi, Harlock, ma... non hai chiesto direttamente a lei come è arrivata fin qui, e che precauzioni ha usato per far perdere le proprie tracce?”
“No, non ne ho ancora avuto l'occasione, ma lo farò.”
Jack si appoggiò con i gomiti sulla scrivania e si sporse verso di lui, fissandolo nell'occhio.
“Ti farò una domanda scomoda, Harlock, ma, con la vita che facciamo, del tutto lecita. Ti fidi di quella donna? Sei assolutamente sicuro che non sia lei ad averti attirato in una trappola o qualcosa di simile? In fondo, non la vedi da molti anni...”
Harlock scosse la testa con convinzione.
“No, questo non è possibile. Clarice non farebbe mai nulla di simile!”
Il vecchio pirata ritornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona.
“Bene. Meglio così. Ma... che cosa ti aspetti che ti dica? Vuoi sapere se nei giorni scorsi è arrivato su Tortuga qualcuno di sospetto? Non mi risulta, ma posso informarmi meglio. Dammi al massimo 24 ore, e ti richiamo.”
Harlock si alzò e gli porse la mano.
“Grazie, Jack. Sei un vecchio bastardo, ma sei sempre un amico!”
“Bel modo di ringraziarmi! Beh, tu salutami tutti. E la prossima volta vieni a trovarmi con Kei, almeno avrò qualcosa di interessante da guardare, mentre tu spari le tue stronzate!”
Il capitano si portò due dita al sopracciglio e uscì ridacchiando. Il loro rapporto era fatto così. Se ne dicevano di tutti i colori, ma si stimavano e si rispettavano a vicenda.

Harlock rientrò sull'Arcadia appena in tempo per beccare Kei e Mayu che invece stavano per scendere.
“Ehi, voi due! Dove state andando?” chiese severamente.
“Kei mi porta fuori a pranzo!” trillò la ragazzina.
La bionda invece gli sorrise con aria innocente, e il capitano ebbe la netta sensazione che gli stessero nascondendo qualcosa, ma non aveva argomenti per trattenerle. Quindi le incastrò in un altro modo.
“Beh, visto che manca ancora un po' al mio appuntamento con Clarice, vi accompagno. Dove si va?”
Prese alla sprovvista, nessuna delle due osò replicare. La delusione che per un istante si dipinse sul loro volto, però, lo convinse del tutto che ne stavano per combinare una delle loro. Probabilmente non avrebbe mai scoperto di cosa si trattasse, ma non aveva importanza.
Pranzarono in una specie di tavola calda tutto sommato decente, poi il capitano fu trascinato in giro per negozi e botteghe stravaganti, dove le ragazze entravano e uscivano, spesso senza aver comprato nulla. Il sospetto era che stessero cercando di esasperarlo o di prendere tempo. E in effetti si avvicinava l'ora di andare da Clarice.
“Vai pure, Harlock - gli disse Kei con voce flautata - Noi finiamo il nostro giro e tra poco rientriamo anche noi, non temere.”
Il capitano si era già stancato di fare il cane da guardia, in più odiava la confusione e quindi fu in realtà sollevato di avere una scusa per andarsene lontano da lì.
Aveva fatto preparare una navetta di quelle adibite al trasporto merci e aveva chiesto a Yattaran di mandargli un uomo che lo aiutasse a caricare i bagagli di Clarice.
“Ah! - commentò il pirata, fregandosi le mani - La signorina allora entrerà a far parte della ciurma!”
“Questo lo vedremo” tagliò corto il capitano.
Yattaran si chiese come l'avrebbe presa Kei, ma non si azzardò a esprimere questo pensiero ad alta voce.
Clarice era pronta. I bagagli più leggeri erano già accatastati sotto il portico, e lei era seduta sui gradini, con dei fogli in mano e l'aria assorta. Quando sentì arrivare la navetta, si alzò in piedi agitando la mano felice. Harlock balzò elegantemente a terra, mentre Ryo, il pirata che lo aveva accompagnato, fissava la donna con gli occhi spalancati e non accennava a muoversi. Con i compagni aveva fantasticato per giorni su questa cara amica del capitano... ma quella poteva essere sua madre!
Il quale capitano aveva intuito benissimo quali pensieri stessero passando per la testa del suo sottoposto e se la rideva tra sé e sé.
“Ehi, Ryo! Che fai, lì imbambolato? Dobbiamo caricare tutti i bagagli della signora!”
L'uomo si riscosse e scese a sua volta dal mezzo.
Clarice si presentò dandogli la mano e sorridendogli con gentilezza. Un altro aspetto del suo carattere che Harlock aveva sempre ammirato era proprio il suo modo di trattare tutti con la medesima cortesia, dall'illustre accademico al fattorino.
“Piacere, Clarice Jones. Prego, da questa parte. Ci sono ancora un paio di bauli.”
Il paio di bauli si rivelarono in realtà una mezza dozzina, per di più pesantissimi, senza contare un numero imprecisato di borse di varie dimensioni. Alla fine, come il cielo volle, tutto fu stipato sulla navetta. Clarice lasciò le chiavi nella toppa della casa, secondo le indicazioni del proprietario, e i tre partirono alla volta dell'Arcadia. Quando entrarono nell'hangar e scesero, Clarice e Ryo erano già diventati buoni amici.
“Ti accompagno nel tuo alloggio - le disse Harlock - Ho scelto la cabina più spaziosa, ma... per il resto, temo dovrai accontentarti. Ma puoi personalizzarla come vuoi, naturalmente!”
“Ma, caro, lo sai quante volte ho dormito in una tenda o in baracche peggiori di quello che ho appena lasciato, no?”
Ryo era sempre più sbalordito. Ma chi era questa strana signora, che tra l'altro trattava il capitano con tanta familiarità?
“Farò trasportare lì tutti i tuoi bagagli più tardi” continuò il capitano facendole strada.
La cabina destinata a Clarice era situata a poppa, in un piccolo corridoio tranquillo non lontano dall'alloggio di Harlock. Era spartana, come tutte le altre, ma era più ampia e aveva anche la doccia privata. Di fianco, c'era un altro piccolo locale inutilizzato, che Clarice avrebbe potuto adibire a studio, se la sua stanza non fosse bastata a contenere tutte le sue scartoffie. La donna ne fu subito entusiasta e non smetteva di ringraziarlo. Il capitano, imbarazzato, la invitò a bere qualcosa nella sua cabina, in attesa che gli uomini portassero i bagagli. Così avrebbe anche potuto controllare se Kei e Mayu fossero rientrate. Ma di loro non c'era traccia, e Harlock cominciava a innervosirsi.
Un'ora più tardi, si sentirono le loro risate dal fondo del corridoio e le due ragazze fecero irruzione nella cabina, bloccandosi di colpo appena videro Clarice seduta alla scrivania insieme al capitano. La donna le accolse con un sorriso, e Mayu andò addirittura ad abbracciarla, lasciando i presenti piacevolmente stupiti.
“Cos'avete combinato, voi due?” chiese Harlock con aria indagatrice.
“Oh, niente di che. Abbiamo solo comprato dei costumi da bagno nuovi - rispose la ragazzina con noncuranza - A proposito, quando si va su Ombra di Morte?”
Non ne avrebbe parlato in presenza di un estraneo, ma aveva ormai compreso che Clarice era una dei loro, e che il capitano si fidava di lei.
“Ombra di Morte?” chiese Clarice un po' perplessa da quel nome poco invitante.
“Ho promesso a Mayu che l'avrei portata un po' al mare e … beh, è inutile che ti spieghi di cosa si tratta, lo vedrai presto.”
Harlock pensò che in realtà quel soggiorno su Ombra di Morte cascava a meraviglia: così i misteriosi inseguitori di Clarice non li avrebbero trovati per un bel pezzo, e loro avrebbero potuto studiare meglio la situazione. E Yattaran, che non sapeva stare troppo a lungo senza fare nulla, avrebbe potuto dare una mano alla studiosa a esaminare il codice in tutta tranquillità.
“Ah, prima che mi dimentichi - esclamò Clarice battendosi una mano sulla fronte - Ho sentito il giovane Daiba, per rassicurarlo. Ero rimasta d'accordo con lui che lo avrei avvertito quando fossi riuscita a incontrarvi.”
Kei trasalì quasi impercettibilmente, ma Clarice se ne accorse.
“Sta bene - proseguì, come anticipando una domanda - E vi manda i suoi saluti.”
Anche Harlock si era accigliato.
Clarice si alzò.
“Bene! Credo sia ora che vada a prendere possesso della mia stanza! Kei, cara, mi accompagneresti? Così ti chiedo alcune spiegazioni sugli aggeggi che ci sono dentro, non vado troppo d'accordo con la tecnologia...”
“Ottima idea - le incoraggiò il capitano - Ci vediamo per cena, signore!”
Anche Mayu se la filò in camera sua e lui rimase da solo a finire il suo vino.
Tadashi... Era stato l'unico a non voler tornare sull'Arcadia, l'unico che era riuscito ad adattarsi a una vita normale. A volte gli mancava, quella testa calda. Si augurava solo che fosse davvero felice.

Clarice aveva davvero bisogno di aiuto per imparare a gestire i benefits tecnologici della sua cabina, dove intanto era già stata trasferita la maggior parte del suo bagaglio, ma in realtà voleva anche avere l'opportunità di parlare con Kei da sola.
Dopo le spiegazioni della bionda, la guardò con simpatia.
“Kei, ho un altro messaggio da parte di Tadashi, questa volta destinato soltanto a te.”
Kei arrossì suo malgrado, e Clarice ebbe così conferma di quanto sospettava. Quella bella ragazza, con il suo legame con Harlock, doveva essere la principale ragione per cui il giovane aveva deciso di non riunirsi ai suoi amici e di restare sulla Terra.
“Mi ha chiesto prima di tutto come stavi, come ti avevo trovato... secondo le mie impressioni, almeno, visto che non ci conoscevamo. E poi mi ha detto di portarti i suoi saluti e di perdonarlo per non essere riuscito ad aiutarti quando eri in prigione... aveva mosso tutte le sue conoscenze, ma non era venuto a capo di nulla... Ma poi ha avuto la certezza che Harlock sarebbe venuto a liberare te e i vostri compagniOh, tesoro, non volevo turbarti!” esclamò la donna quando vide l'espressione contrita sul viso di Kei.
“È... è una lunga storia...”1 mormorò.
“Ma non c'è bisogno che mi racconti i fatti tuoi, ci mancherebbe! Tadashi mi ha chiesto di fare questa ambasciata, e ho capito che non era necessario che Harlock ne fosse al corrente.”
“Sì, grazie, sei stato molto gentile... Harlock sa tutto, in realtà...”
“Ma la decisione di condividere con lui questa cosa spettava solo a te.”
“Ma... lui come sta?”
“Bene... almeno, credo. Non abbiamo avuto il tempo di conoscerci a fondo. Ero amica di suo padre, ma non ho mai saputo molto di lui, in effetti...”
“Harlock mi ha detto che suo padre è mancato in circostanze tragiche, mi dispiace molto... Ma... sai se... sta con qualcuna? Se ha una fidanzata?”
“Non lo so, cara, mi dispiace. Le poche volte in cui ci siamo incontrati era da solo, ma questo non significa nulla... Ma sono sicura che se la sta cavando benissimo!”
“Sì, lo credo anch'io. Grazie, Clarice. Ci vediamo più tardi. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiamami pure con l'interfono.”
Kei si avviò lentamente verso la cabina di Harlock. Sua e di Harlock.
Tadashi mancava anche a lei, a volte. Le mancava come amico, però, e quindi era meglio che le cose restassero com'erano. Era sicura che Harlock lo avrebbe accolto ancora a bordo a braccia aperte, pur essendo a conoscenza della loro relazione. Era un uomo estremamente razionale e non soffriva certo di gelosia retroattiva. Ma lei si sarebbe sentita troppo a disagio. Non andava fiera di come si era comportata con lui, anche se non aveva potuto fare diversamente.

 

 

 

 

1 Vd. “Ora che è tutto finito”

  
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