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Autore: Sarah M Gloomy    10/11/2016    0 recensioni
Terzo libro della serie The Exorcist. Amabel e gli altri esorcisti hanno appena esorcizzato uno spirito di ottavo livello e, ancora spossati, sono costretti a confrontarsi con una persona che ha avuto un ruolo fondamentale nel loro passato. Johannes, o una persona che gli somiglia molto, si trova davanti a loro e sembra intenzionato a ripristinare il vecchio Ordine. Altro sta succedendo e Bel non sa a chi chiedere aiuto, perché oltre a salvare gli spiriti, la città e le persone che ama, deve salvare anche se stessa da un passato che tenta di ucciderla.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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         È arrivata una circolare, imponendo a tutta la scuola di fare un pomeriggio per un non so quale corso di preparazione. Per la quinta questo è normale. Molti pomeriggi, attività extrascolastiche permettendo, gli studenti più grandi simulano le prove d’esame, o si preparano per la carriera universitaria. Noi, poveri studenti più giovani, li sbeffeggiavamo.
Dopo quella circolare, ci ritroviamo a dover passare quel mercoledì pomeriggio a scuola. Sfortunatamente, non ho neppure più la scusa di saltare per l’allenamento. Peccato.
Mi siedo sulla sedia di legno duro intorno a un tavolo, aprendo il contenitore del pranzo. L’aula studio, di norma silenziosa e immacolata, è all’opposto della sua natura. Essendo l’unico posto abbastanza grande per contenerci tutti, e avendo pure le macchinette per caffè e merendine, è l’unico posto della scuola che ci permette di spiluccare qualcosa da mangiare. Strano a dirsi, ma essendo il luogo in cui si dovrebbe studiare ha le sedie più scomode dell’intera scuola.
Julia si siede vicino a me, aprendo il sacchetto del panino. Come me sembra aver passato una notte burrascosa. O forse la giornata di ieri ha lasciato il suo segno. Mary si avvicina a noi, sorridendo. Sembra essere tornata la ragazza di sempre, quella prima che io esorcizzassi suo fratello in coma. Si siede davanti a noi. Il suo cambiamento, quella mattina, era stato evidente. Sorride, scherza, fa pure le battute sul fatto che io e Julia ancora ci parliamo. Magari invece di aver esorcizzato la città abbiamo pure fatto ascendere i brutti pensieri. Apre il suo contenitore, il mio naso viene aggredito dal forte odore del peperoncino. Ha origini brasiliane, ma secondo me … qualcosa deve essere pure messicano. Un occhio ignobilmente mi inizia a lacrimare. «Oh, avanti! Non fate quella faccia. Sembra che non vogliate passare il pomeriggio a scuola.»
   «In effetti …» Biascica Julia. «… non voglio passare un pomeriggio a scuola.»
Mary ridacchia. «Sarà divertente.»
Distolgo l’attenzione dalle mie crocchette di pollo. «Stare a scuola non è mai divertente.»
Attacca qualsiasi cosa abbia nel piatto. Davanti a lei ha una bottiglietta d’acqua. «Beh, forse non proprio divertente. In ogni modo ci prepariamo meglio per il compito di domani.»
Abbandono la forchetta nel contenitore con un cionk sospetto. Di fianco a me, sento lo sgranocchiare della carta, come se Julia l’avesse stretta tra le mani. La sua voce è flebile. «Compito?»
Nella mia testa c’è pure l’eco. Di che compito sta parlando? E poi, finalmente, emerge quel giorno di due settimane fa. Io, durante l’assemblea di istituto, con un libro di letteratura mai aperto. Ricordo pure la botta di culo durante l’interrogazione: mai un sesto livello è arrivato più benvoluto. Dannazione. Vorrei dire che ho aperto il libro durante questa settimana ma, no, per niente. I giorni mi stanno passando ignobilmente davanti. Apro la bocca, giustamente secca. «Oddio, letteratura.»
Julia mi fissa. «Domani c’è il compito di letteratura? Non so neppure che cosa stiamo facendo in classe!»
Sono completamente solidale con lei. Non so dove diavolo siamo arrivati. Mi sembra di essermi persa un’intera settimana di scuola, senza aver la minima idea di come ho fatto. Oh, sì. Una vaga idea del perché me la sia persa c’è. Dubito che la docente capisca che ho avuto dei problemi dell’Altro Mondo!
Qualcuno mi colpisce alla testa con una mano, mi giro per vedere dei ragazzi alle mie spalle che parlano. Quando ritorno a fissare Mary, però, il posto di fianco a lei è stato preso da quel simpaticone di Jamar. Anche la mia amica lo fissa sbalordita. Jamar è un bel ragazzo, più o meno le stesse che filano Chase gli sbavano dietro. Solo che, beh, non ha proprio una buona reputazione. L’unica che non sembra sorpresa della sua presenza è Julia. Il che mi ricorda che devo dirle che ho esorcizzato la figlia che ha partorito nel passato. Dirlo davanti al padre, però, non è particolarmente intelligente. Mi ucciderebbe per essere stata complice e, poi, ammazzerebbe pure la madre di sua figlia. Li fisso distrattamente, cercando di capire se quella relazione che Lartia mi aveva assicurato essersi conclusa, continua nel presente con Julia.
Jamar sorride a Mary. «Ciao bellezza»
Julia bisbiglia appena «No», e l’attenzione del ragazzo si scosta dalla nostra amica. Pessima entrata in scena per il caro lussurioso. Lo conosciamo fin troppo bene che, anche se dall’aspetto sembra un bravo ragazzo, l’unica che può soffrire qui è solo la nostra amica. Deve aver avuto ginnastica durante la mattinata, perché ricordo molto bene Damine, e di certo non era il tipo da mettersi la tuta. Piuttosto, era uno di quelli che andava nei bordelli a passare il tempo, cercando di plagiare la lussuria del signorotto del villaggio con la più disperata delle donne.
Jamar si sistema meglio sulla sedia, strizzandomi l’occhio. «Mi ero completamente dimenticato che oggi avevamo pomeriggio. Non ho niente da mangiare. Ehi, Ju, mi dai il tuo panino?»
Di risposta Julia addenta un grosso morso, sfidandolo a reclamarlo. Il ragazzo scosta la sua attenzione su di me. Con un sospiro gli passo il piatto. Mi è passato l’appetito. Come faccio a studiare durante la notte tutto quanto? Jamar prende il contenitore senza fiatare, alzando leggermente un sopracciglio. Gli svuoto il pollo in testa se ha pure da ridire su quello che mangio. Mary mi guarda con gli occhi sbarrati. A lei è sfuggita la nostra insana amicizia con il male primordiale.
   «Sembra che tu abbia visto un fantasma.» Jamar ridacchia alla sua battuta, ingoiando intera una crocchetta.
Julia sbuffa. «Domani abbiamo il compito di Letteratura e non sappiamo neppure l’argomento.»
Ottima sintesi. Jamar alza le spalle. «Che problema c’è? Basta che lei vada dal suo ragazzo e gli fa gli occhi dolci.»
È troppo lontano perché io possa mollargli un calcio. Quel che è peggio, Julia annuisce e bisbiglia qualcosa di tanto simile a un «Giusto, è vero».
Distolgo l’attenzione da Jamar, scrutandola torva. Io le paro il culo, nel passato e nel presente, e lei ha pure il coraggio di fare la donna vissuta? Bella amica che mi ritrovo. Mary ridacchia. Sono attaccata da tre angoli diversi e non so esattamente con chi prendermela, se con l’autore della discussione, la spalla o l’osservatrice. Il ragazzo abbozza un sorriso. «Parli del diavolo … ciao Chase. Stavamo parlando che la tua ragazza domani ha un esame e non è preparata. Non sa neppure l’argomento!»
Chase si ferma vicino a noi. Non alzo lo sguardo finché non vedo la sua ombra sulla mia mano. Solo allora incrocio la sua attenzione. Per la prima volta, se fossi Pinocchio a questa affermazione avrei il naso chilometrico per l’affermazione, ho l’istinto di baciarlo. Non un bacio casto, sulla guancia. Ho l’irresistibile necessità di avvicinarmi a lui e di rompere quella distanza tra di noi. È più forte di me. Tento di resistere, incrociando i piedi sotto al tavolo. Se ci fosse stata un’emergenza, un terremoto o un incendio … ecco, sarei morta di certo, inciampata dalla mia stessa protezione. Con gli occhi faccio cenno di andare via, ma lui continua a fissarmi. Si mordicchia il labbro e, al diavolo ogni nostro desiderio di stare lontani. Scosto un po’ la sedia e lo vedo avvicinarsi di un passo. Da qualche parte, Jamar parla. «Avete bisogno di un po’ di privacy?»
È stato rotto qualcosa. Io distolgo lo sguardo, lui arretra di un passo. Mary alza un sopracciglio, controllando alternativamente me e Chase. È a lei che Chase si rivolge. «Su che cos’è l’esame?»
   «Ehm … Dante e Petrarca.» Pigola la mia amica. Julia sbuffa. Troppi svenimenti per un ragazzo, per i suoi gusti. Di risposta alzo lo sguardo verso Jamar. C’è troppa attrazione nell’aria perché non ci sia il suo zampino. E lui gongola.
Magari è sfuggita qualche notizia importante: ecco, noi siamo esorcisti. In quanto tale, abbiamo dei vizi che ci guidano, che la cristianità ha definito i sette vizi capitali. Otto, se si tiene conto che io, esorcista della menzogna, faccio parte del club. Essendo molto legati alla nostra natura, io ho la capacità di percepire e in parte anche condizionare le parole di una persona. Se uno mente, io lo so. Se ho bisogno che qualcuno menta … beh, devo lavorarci un po’ su, ma dovrei essere in grado di usarlo a mio vantaggio, anche se la natura della menzogna è al di fuori del mio controllo. Jamar, esorcista della lussuria, è in grado di attivare l’attrazione carnale degli altri, con la premessa che ci deve essere un qualche tipo di interesse alla base. A me già piace Chase, quindi deve aver fatto una fatica infima. Sì, apprezzo di più Julia: per lo meno se mi incazzo con qualcuno lo posso gestire.
Con un sospiro guardo Chase, che apparentemente sembra essere all’oscuro dell’intromissione di Jamar sulla mia libidine. «Se vuoi io ti …» E poi lo capisce. È un qualcosa di impercettibile, appena di qualche secondo. Il ragazzo distoglie lo sguardo da me, fissando un punto alla mia sinistra, esattamente dove si trova Jamar. «Sì. In bocca al lupo e studia bene.»
Si permette di darmi una pacca sulla spalla prima di scappare senza molta dignità. Mary è un po’ sconcertata. «Ehm. Credo di essermi persa qualcosa di importante.»
   «Non sai quanto.» Sghignazza Jamar.
Mi sistemo sulla sedia e, casualmente, un mio piede colpisce esattamente la gamba di qualcuno. Lo intuisco dall’imprecazione. E, davvero, se lo merita.
   
 
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