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Autore: Isbazia    11/11/2016    7 recensioni
Lexa Woods vive con Anya e Lincoln in piena città. Un'improvvisa vacanza in montagna la porterà a conoscere gli amici di Octavia, tra cui una bellissima ragazza bionda con gli occhi azzurri.
(Liberamente ispirata al brano Mind Over Matter dei PVRIS)
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Lincoln, Octavia Blake
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lexa POV

Due giorni terribili. Non credo di essermi mai sentita così tesa e di malumore in tutta la mia vita. Eppure sono stata parecchio male in passato, per i motivi più disparati, ma la sensazione spiacevole che ho avuto in corpo in questi ultimi giorni è stata diversa. Non so dire cosa sia nello specifico, ma passo dal sentirmi ferita all’essere ansiosa, dal fastidio all’abbattimento totale. Nonostante Clarke abbia cercato di giustificare la sua assenza e totale mancanza di disponibilità, non riesco proprio a tranquillizzarmi. L’arrivo inaspettato di Finn ha scosso un po’ tutti, soprattutto lei, e lo capisco, anche se faccio un po’ di fatica ad accettarlo. So che lei ha definitivamente chiuso con lui, so che ha voltato pagina e non vuole più avere nulla a che fare con lui, ma so anche quanto ha sofferto per la loro storia, per come sono andate le cose, per come sono finite...più o meno. So bene il tipo di legame che abbiamo io e Clarke, dentro di me so che tra noi c’è qualcosa di profondo, ma non riesco a scacciare via la paura che ho di perderla. D’altronde, ci conosciamo solo da quasi due settimane, potrebbe sembrare troppo poco a chiunque. Vorrei davvero non pensarci, ascoltare solo quello che sento nel cuore, ma a volte il potere della mente è talmente forte da farti percepire reale anche la più improbabile delle cose.

Il mio cervello ha sempre avuto questo problema, quando entrano in gioco l’ansia e la paura riesco a convincermi di qualsiasi cosa, e stavolta credo di essermi convinta che tra Clarke e quel Finn ci sia ancora qualcosa in sospeso. Anya ha cercato di farmi ragionare il più possibile, e c’era anche riuscita, ma a me basta un niente per farmi sprofondare nel baratro del dubbio. La cosa che non sopporto poi è l’astio ridicolo che ho sviluppato per Clarke ogni volta che mi arriva un suo messaggio, anche se la maggior parte delle volte si scusa per non avere tempo per vederci e per la situazione che si è inevitabilmente creata con la presenza di Finn a Mount Weather. Capisco bene il peso di tutto quello che sta succedendo, ma il mio malessere si accentua ancora di più ogni volta che mi dice che è meglio se non vado a trovarla a lavoro ‘per evitare ulteriori situazioni di disagio’. Non ha tutti i torti, ma penso pure che tra un paio di giorni tornerò in città e non possiamo nemmeno passare il tempo che ci rimane insieme. La cosa mi fa imbestialire. L’unica cosa che mi tira un po’ su sono i momenti in cui Raven passa il suo tempo qui allo chalet, facendo impazzire Anya, aggiornandoci il più possibile su tutto quello che succede alla Sky Crew, aggiungendo spontaneamente qualche dettaglio dell’aria che tira in casa sua. Sebbene il suo principale scopo sia quello di rallegrarmi un po’ con gli aneddoti più divertenti della giornata, parlare di Clarke e di quanto per ora non sia più tanto in sé non mi aiuta affatto. Dalle sue parole ho evinto che nemmeno Clarke sta vivendo questa cosa tanto bene, torna a casa stressata, sta sempre sulla difensiva, non affronta più le sue lezioni con l’entusiasmo di sempre.

“È come se si fosse spenta” aggiunge Raven, guardando un punto fisso tra le sue dita intrecciate a quelle di Anya.

Mi si stringe il cuore a quelle parole. Immaginare Clarke senza quel suo caratteristico perenne sorriso stampato in faccia mi rattrista parecchio. Sospiro, cercando di distogliere lo sguardo dalle due ragazze di fronte a me. Il modo in cui si stringono l’una nell’altra, in cui si godono la reciproca presenza, mi causa una spiacevole sensazione nello stomaco, e non posso non mandare giù il nodo che mi si è automaticamente formato il gola. Clarke mi manca, terribilmente tanto.

“E Finn?” mi azzardo a chiedere dopo qualche secondo di silenzio, cercando di sembrare il più neutrale possibile. Anya mi rivolge uno sguardo preoccupato, mentre Raven sembra più dispiaciuta che altro.

“Sta sempre in giro, pronto ad avvicinarsi a lei non appena Clarke finisce un turno”. Deglustico, mantenendo lo sguardo fisso su Raven, che nota la mia tensione e continua. “Ma lei lo congeda subito, non ha mai sopportato la sua insistenza. Dopo la loro discussione di martedì, Clarke gli ha chiaramente detto che non sarebbe più tornata sull’argomento, ma lui non sembra darsi per vinto” ci spiega. Avverto una nota di fastidio nella sua voce, non deve piacerle molto Finn, o almeno, non più. Ma credo che sia principalmente una sorta di inevitabile senso di protezione per la sorella, dopo tutto quello che ha vissuto con lei.

“Non pensi che dovresti andare da lei?” interviene ad un tratto Anya, con un tono un po’ insicuro. Sia Raven che io le rivolgiamo lo sguardo, entrambe sorprese.

“È l’unica cosa che mi ha chiesto di non fare, non ho intenzione di aggiungere problemi” le rispondo, sentendo il mio stomaco contorcersi. Scuoto leggermente la testa e distolgo lo sguardo.

“Lexa, l’unico problema qui è questo ragazzo. Sono sicura che la tua presenza non potrà mai essere un problema per Clarke, lo vediamo tutti quanto ci tiene a te” cerca di spronarmi lei, utilizzando uno dei toni più dolci che abbia mai sentito.

Le sue parole non sembrano poi così insensate. È vero che Clarke non mi ha mai dato motivo di pensare che non apprezzasse la mia compagnia, o la mia vicinanza, anzi. Allora perché evitarmi per due giorni interi? Perché scrivermi quei messaggi? Perché chiedermi di starle lontana? Fondamentalmente è quello che ha fatto, seppur con parole diverse. Non capisco.

“Se posso dirti la mia, credo che nemmeno Clarke capisca bene di cosa abbia veramente bisogno adesso. È stata del tutto sopraffatta da questa situazione, e scommetto che ti sta tenendo lontana perché cerca di proteggerti” sbotta Raven, quasi come mi avesse letto nel pensiero.

“Che vuoi dire?” le chiedo confusa, ma molto interessata alla sua teoria. Lei mi rivolge uno sguardo incerto e sospira pesantemente prima di cominciare a parlare.

“Quando lei e Finn hanno cominciato ad avere seri problemi, le cose erano talmente tese che chiunque gli stesse vicino rischiava di beccarsi i peggiori insulti, se non peggio. Purtroppo Finn ha sempre avuto problemi di autocontrollo, e ci sono delle cose che lo fanno scattare, e diciamo che lo rendono una persona non particolarmente piacevole…” spiega lei, spostando lo sguardo tra me ed Anya. “L’ultima volta che ho assistito ad uno di quei momenti mi sono beccata uno spintone non proprio delicato solo per aver cercato di mettermi tra di loro”. Il suo sguardo ora si è abbassato, perso tra le coperte sopra le sue gambe, e la sua voce si è affievolita. Anya le si è avvicinata ancora di più, stringendole dolcemente il braccio. “Per fortuna non ha mai fatto del male a Clarke. È sempre stato come se nella sua testa tutti stessimo cercando di portargliela via, come se lei fosse un oggetto prezioso a cui nessuno poteva avvicinarsi, nonostante lui non ne avesse per niente cura ormai”.

Il vuoto che mi si è creato nello stomaco comincia a farmi male. Mi accorgo di aver trattenuto il respiro per quasi tutto il tempo. Dentro di me sento crescere la rabbia e il disgusto. Com’è possibile che una persona del genere riesca ad atteggiarsi con tanta tranquillità dopo tutto quello che ha fatto? Con quale coraggio si presenta qui, come se nulla fosse? Fin dal primo momento in cui l’ho guardato in faccia ho sentito che qualcosa in lui non andava, senza nemmeno sapere chi fosse. E purtroppo o per fortuna il mo istinto non sbaglia mai. Con velocità inaspettata mi alzo dal letto senza dire una parola. Anya e Raven scattano sorprese e mi guardano confuse.

“Cosa fai?” mi chiede Anya, con tono decisamente preoccupato.

“Non ho intenzione di starmene qui a far passare il tempo inutilmente, sapendo con che razza di essere Clarke deve avere ancora a che fare” le rispondo, mettendomi velocemente scarpe e cappotto, senza preoccuparmi di darle le spalle.

“Ma sono già le sette, e fuori è parecchio buio da un po’. Magari non la trovi nemmeno a lavoro” tenta di controbattere lei, ma non riesco a dare retta nemmeno ad una parola di quello che mi dice. Non mi importa quanto buio sia fuori, quanto tardi possa essere. So che lei sarà lì, e so che ci sarà anche lui ad aspettare la chiusura della struttura, ormai è ovvio.

Prima di uscire rapidamente dalla stanza, noto l’espressione compiaciuta sul volto di Raven e non posso che caricarmi ancora di più di coraggio. Questa situazione non va bene. Clarke non sta bene, io non sto bene, e questa lontananza non fa che peggiorare le cose, invece di alleggerirle. È assurdo sperare che le cose si sistemino da sole, soprattutto quando il problema principale è un ragazzo emotivamente instabile e parecchio insistente. Non esiste che Finn si avvicini ancora a Clarke, questa cosa deve finire, e deve finire adesso.

Metto in moto la macchina con decisione e parto verso la Sky Crew. Fuori sembra passata la mezzanotte per il buio che c’è, ma non faccio troppa fatica a trovare il sentiero che porta alla mia destinazione. Le luci dell’edificio principale e delle altre strutture tutte attorno sono ancora accese e mi fanno da guida fino allo spiazzo del parcheggio. Ci sono ancora diverse macchine posteggiate, tra le quali riesco a riconoscere quella di Carke. Perfetto, è ancora qui. Non perdo tempo a scendere dalla macchina e a farmi strada verso la struttura. Controllo l’orario in velocità e noto con sollievo che sono le sette solo adesso, e quindi Clarke sarà ancora probabilmente al noleggio. Accelero il passo e cerco di mantenere la mente lucida. Non so bene cosa sto facendo, non so cosa le dirò appena la vedrò, non so bene quali siano le mie intenzioni. Non so nemmeno se riuscirò ad anticipare Finn ed impedire un ulteriore confronto. L’unica cosa di cui sono certa è che voglio vedere Clarke, ne ho bisogno. Ho bisogno di sapere che sta bene, ho bisogno di vedere con i miei occhi le sue condizioni. Voglio prendere una posizione decisa in tutta questa situazione. Voglio starle accanto. Voglio essere con lei in tutto questo, voglio aiutarla, rassicurarla, proteggerla. Il suo bene è l’unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento.

Appena metto piede dentro il noleggio, quello che vedo mi scatena un intero incendio dentro.

“Allontanati subito da lei”.

 La mia voce esce quasi come un ringhio. Il mio sguardo è puntato su Finn, che si è voltato verso di me al suono della mia voce. La sua mano stringe il braccio di Clarke, che approfitta della sua distrazione per scrollarsi dalla presa. Entrambi mi guardano sorpresi, ma Clarke ha una strana luce negli occhi. Sul suo volto leggo preoccupazione. La situazione è evidente: Finn è riuscito ad arrivare prima, o forse è stato qui tutto il tempo ad aspettare che Clarke finisse di lavorare; lui ha cominciato ad ossessionarla per qualunque cosa stia cercando di ottenere da lei ed è così che sono arrivati a scontrarsi. Non so con quale forza io stia riuscendo a mantenere la calma. Non riesco nemmeno ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se solo non avessi deciso di venire fin qui ed entrare in questa stanza.

“Lexa…” riesce a dire Clarke con un fil di voce, guardandomi negli occhi. Istintivamente scatto verso di lei e mi metto tra i due, non considerando minimamente l’altra presenza nella stanza.

“Stai bene?” le chiedo preoccupata, squadrandola velocemente dalla testa ai piedi per assicurarmi che sia tutto ok.

“E tu chi diavolo sei?” sento alle mie spalle. Il mio corpo si irrigidisce d’un tratto e il mio sguardo si fa sempre più duro. Serro la mandibola e mi volto lentamente per trovarmi faccia a faccia con Finn, che mi osserva infastidito, con uno strano sguardo, quasi animalesco.

“Finn, non cominciare” mi anticipa Clarke, afferrandomi per il polso e cercando di farsi vedere da dietro la mia spalla. Il contatto mi fa venire i brividi e quasi non mi accorgo che il mio cuore ha cominciato a battere freneticamente. Ma non posso distrarmi in questo momento. La mia attenzione ritorna rapidamente sulla persona davanti a me, il mio sguardo rimane duramente puntato su di lui, e il mio coro si mantiene immobile tra i due.

“Credo che dovresti andartene” gli dico in tono calmo, ma gelido. Lui per tutta risposta si lascia andare ad una risata completamente priva di umorismo e comincia a scrutarmi attentamente.

“Lexa, non c’è bisogno…” prova a dirmi Clarke, avvicinandosi a me.

“E io invece credo che sia tu quella che deve togliersi dai piedi, sai, non abbiamo finito” comincia lui, tentando di farsi spazio, spingendomi di lato. Il suo tentativo però va a vuoto. I tanti anni di arti marziali mi hanno dato una forza abbastanza notevole, sufficiente da mettermi di prepotenza davanti a lui e bloccarlo sul suo posto, prima di poter fare qualsiasi altro passo verso Clarke. L’espressione sul volto del ragazzo si fa incredula, ma al tempo stesso furiosa.

“Ma che diavolo…”

“Sta’ lontano da lei” gli dico seriamente, non distogliendo lo sguardo da lui nemmeno un secondo. Il suo viso si irrigidisce, la sua mandibola si serra visibilmente e la tensione gli si posa tutta sulle spalle. Il suo sguardo si sposta da me a Clarke, come se cercasse di trovare un modo per uscire vincitore da questa situazione.

“Finn, è meglio se te ne vai, davvero… non abbiamo più niente da dirci” interviene Clarke, mantenendo un tono di voce tranquillo, ma decisamente esausto. Dalle sue parole traspare stanchezza e mi si forma un nodo alla gola a pensare a tutta la pesantezza che sicuramente sta provando in questo momento. La sua mano non ha ancora allentato la stretta sul mio polso e in qualche modo gliene sono grata. Anche in una situazione spiacevole come questa, sentirla così vicina a me mi fa stare bene. E forse riesce a dare un po’ di sollievo anche a lei, che sembra volersi aggrappare con tutte le sue forse a qualcosa. A me.

L’espressione di Finn muta lentamente, da furiosa e impaziente a confusa e sconfitta. Sembra quasi un’altra persona, come se quel demone rabbioso che sembrava essersi impossessato di lui lo stesse lasciando andare, rivelando un ragazzo sprovveduto, con nient’altro che delusione negli occhi.

“Al diavolo” commenta lui dopo parecchi secondi di tensione silenziosa, scuotendo la testa e allontanandosi verso l’uscita, per poi sparire nel buio della sera.

Alla chiusura definitiva della porta mi volto verso Clarke, osservandola con ancora un po’ di preoccupazione, ma decisamente più tranquilla ora che siamo rimaste solo noi due. Lei mi guarda e sospira. I suoi occhi sono tristi e lucidi, quel blu meraviglioso viene gradualmente offuscato dalle lacrime che cominciano a formarsi. La presa sul mio polso si indebolisce, fin quando non sparisce del tutto. Per un attimo mi si ferma il cuore. L’assenza totale di contatto mi impietrisce, mi sento quasi sgretolare lentamente, mentre penso che forse ho sbagliato ad intromettermi, forse ho oltrepassato dei limiti a cui non mi sarei neanche dovuta avvicinare. Ma non ho tempo di rimuginare troppo su questi pensieri che all’improvviso Clarke si sporge verso di me e affonda il viso sul mio petto, appoggiando alla stessa altezza i suoi pugni stretti. Inizialmente rimango un po’ sorpresa, ma non appena la sento trattenere i primi singhiozzi non perdo tempo a cingerla in un abbraccio, stringendola a me come se avessi paura che potesse scivolare via da un momento all’altro. La sua reazione è di totale liberazione, comincia a piangere silenziosamente, ma ad ogni singhiozzo corrisponde un sussulto del suo corpo che mi provoca delle fitte nel cuore. La mia mano ha cominciato ad accarezzarle dolcemente i capelli, mentre appoggio delicatamente il mento sul suo capo, dondolando impercettibilmente sul posto.

“Va tutto bene, Clarke” le sussurro.

//

Sebbene abbia deciso di ordinare un po’ di tutto, dai cheeseburger ai tacos, dalla pizza al cinese, Clarke non ha ancora toccato nulla. Non ha aperto bocca per tutto il tragitto in macchina, nemmeno alle diverse fermate che ho deciso di fare per occuparmi della cena. Il volto perennemente rivolto verso il finestrino, con lo sguardo perso su quel poco che si riusciva a vedere del paesaggio grazie alle luci lungo i viali. Il silenzio assordante che traspariva abbandono totale alla stanchezza. Non mi sono voluta azzardare a interrompere quel silenzio nemmeno una volta. I suoi occhi rossi e gonfi mi hanno trattenuta dal fare qualsiasi commento o domanda al riguardo. Forse è proprio questo che intendeva Raven con “è come se si fosse spenta”. E la sensazione che provo è di totale impotenza.

Arrivate davanti casa sua, scendiamo dalla macchina, lei si porta avanti, con le chiavi già in mano, pronta ad aprire la porta. Io la seguo lentamente, mantenendomi sempre un paio di passi indietro, incerta su come comportarmi. Il sacchetto con la cena in una mano e lo sguardo basso, un po’ in imbarazzo per tutta la situazione. È stata una serata piena di emozioni, anche tra le più terribili. Clarke è visibilmente provata, ha prosciugato quasi tutte le riserve di lacrime che aveva in corpo, e nonostante tutto si è ricomposta con una forza incredibile. Non pensavo che l’avrei mai vista in queste condizioni, ma ora più che mai sento che il mio posto è accanto a lei, in qualsiasi momento. Anche se lei dovesse respingermi ed escludermi nel tentativo di proteggermi, non la lascerei sola nemmeno un istante. Non lo vorrei fare nemmeno adesso in realtà, anche se so bene quanto sia esausta e quanto le farebbe bene una bella dormita. Però ho già fatto abbastanza per stasera, non ho intenzione di oltrepassare altri limiti senza che ce ne sia davvero la necessità, rischierei solo di peggiorare ulteriormente le sue condizioni, ed è l’ultima cosa che voglio.

Al click della serratura alzo lo sguardo, pronta a congedarmi in qualsiasi momento, porgendo lentamente la busta con la cena verso di lei. Clarke osserva il mio gesto e poi alza lo sguardo su di me. Senza dire nulla mi prende la mano e mi trascina dentro con lei.

Note:
Chi non muore si rivede lol sembra passato un secolo dall'ultima volta che ho aggiornato, e fondamentalmente è quasi come se lo fosse.
Purtroppo sono stata a lungo trattenuta dallo studio, impegnata con diversi esami, e non ho avuto nemmeno il tempo di pensare ad altro.
Ieri sera mi sono presa di coraggio (dopo aver finito gli esami e due giorni di pausa lol) e sono riuscita a rimettermi in pista ;)
Spero davvero che l'attesa infinita non abbia smorzato gli animi e che questo capitolo sia degno di questa ripresa tardiva :)
Fatemi sapere che ne pensate, qualsiasi cosa abbiate da dire (anche insultarmi per avervi temporaneamente abbandonati lol) sono pronta ad ascoltarvi!
Ringrazio tutti quelli che non hanno mai perso la speranza, e chi continua a seguire questa storia, con passione o meno :) grazie davvero! It means a lot to me <3
Alla prossima XO
   
 
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