Capitolo 5 –
The Future Freaks Me Out
I rock too fast for love I’m footloose in my Velcro
shoes
What’s up with Will and Grace?
I don’t get drum and bass
The future freaks me out
The Future Freaks Me Out, by
Non ho più
parlato a Troy da quel giorno, avevo paura di farlo. Dopo che successe, dissi a
Sharpay e Tay dov’ero per telefono; loro arrivarono e dovettero letteralmente
tirarmi fuori dal bagno. Sharpay mandò via Ryan dal sedile del passeggero, e mi
ci fece sedere a me cosicché non dovessi mettermi vicino a lui nel tragitto
fino a casa.
Troy ha provato
a parlarmi il giorno dopo a scuola, il suo primo giorno, ma era un po’
impegnato ad essere trascinato in giro dalla squadra di basket. Loro gli
mostrarono ogni centimetro della scuola. Aveva già un fan club di ragazze che
pensavano che fosse un dio. Era un primato. Gloria a lui!
Quello stupido
imbecille di Chad gli ha dato il mio numero. Allora ha cominciato a chiamarmi
martedì, mercoledì e oggi, venerdì. Non lo capiva quando una ragazza cercava di
evitarlo? Bè, in realtà non conosco nessun’altra ragazza oltre a me che lo
eviterebbe. Il ragazzo non è niente male.
Non parlavo
ancora con Marcus e Lucas. Anche se devo ammettere che questa litigata ci stava
un po’ sfuggendo di mano. Ma non sarei stata io a scusarmi. Loro dovevano
farlo. Dovevano capire che non potevano controllarmi. Questo di solito ci
metteva Vince di mezzo, una cosa che mi faceva stare male.
Visto che non
ci parlavamo, ho chiesto a Sharpay di venirmi a prendere per andare a scuola.
Il che significava che avrebbe accompagnato anche Chad e Troy. Così questo mi
si è ritorto contro.
Serena e
Isabelle, con Kris ovviamente, erano tornati al college. Serena mi ha detto che
il suo matrimonio sarebbe stato quest’estate nel giardino sul retro. Io sarò la
damigella d’onore. Continuavo a pensare che avrebbero dovuto aspettare ancora
almeno un anno, ma contenti loro. Papà li ha gentilmente informati che non
pagherà per il divorzio. Carino, eh?
Ero qui,
davanti al mio armadietto e guardavo Sharpay che correndo verso di me sui suoi
altissimi tacchi, mi investì letteralmente.
“Potresti
toglierti da sopra di me almeno un po’, Shar?” chiesi da sotto di lei sul
pavimento. “Cosa diavolo ti ha reso così felice comunque?” chiesi. Era una
domanda stupida. Quella ragazza diventava felice così quando trovava le scarpe
che voleva in saldo. Non sto scherzando.
Sharpay, a
malincuore aggiungerei, si sposto e mi aiutò ad alzarmi. “Non crederai mai a
quello che è appena successo!” squittì lei. “Ok, allora eravamo tutti
dall’armadietto di Chad, mentre tu eri qui a deprimerti. Comunque, stavamo
parlando e indovina chi si avvicina a Troy?” chiese.
Io la guardai
semplicemente attonita. Sta parlando seriamente? Mi butta per terra nel
corridoio, si sdraia sopra di me, poi dopo essersi finalmente alzata si mette a
parlare di Troy. Vuole che la uccida?
Prima ancora
che potessi gridarle di tutto, continuò. “Allison Stanley si è avvicinata,” mi
disse.
Alzai gli occhi
al cielo. “Allora? Allison Stanley, capo cheerleader, si è avvicinata a Troy. Bella
storia. Perché dovrebbe interessarmi?” le chiesi, chiudendo il mio armadietto e
guardandola e aspettando che mi desse una buona ragione per non strapparle
immediatamente i capelli.
“Ha chiesto a
Troy di uscire,” proseguì. O mio dio, non ci credo! Come se mi importasse. Ok,
forse mi importa un pochino. Più di quello che dovrei. Più di quello che
vorrei. Maledetto Troy Bolton e tutti i ragazzi come lui.
“Sharpay,
seriamente, se non vai avanti con la tua storia ti ritroverai presto senza una
parte del corpo,” la incitai a continuare. In quel momento, volevo solo andare
a casa e urlare con la faccia nel cuscino. La vita e frustrante quando c’è un
ragazzo che ti manda strani segnali, e quando ci sei tu che non sai cosa
diavolo provi per lui. Escluso il fatto che mi sto innamorando di lui. Ma
questo non significa che devo stargli intorno ventiquattro ore su ventiquattro,
o che lo voglio. Ok, di nuovo, forse un po’ vorrei. Ma se gli sto lontano, può
aiutarmi. O forse potrei semplicemente impazzire e avere conversazioni interne
con me stessa.
Sharpay mi mise
le mani sulle spalle. “Le ha detto di no. Ad Allison Stanley, capo cheerleader,
la più-“ iniziò lei, ma io la interruppi.
“Si, grazie
Shar. Lo so chi è lei. Gli ha detto di no. Wow” le dissi in tono sarcastico. Ma
la verità era che quando mi disse così il mio cuore rischiò di saltarmi fuori
dal petto per la gioia. Sembrava che lui piacesse a tutto il mio corpo, eccetto
la mia testa. Essa voleva che lui stesse lontano da me cosicché non potessi
innamorarmi di lui. A nessuno ascoltava mai la mia testa. Nemmeno io a volte.
“Gabriella!”
iniziò a rimproverarmi. “Ma mi ascolti un po’? Gli piaci, ok? Gli piaci
davvero. Ha detto di no ad Allison Stanley per te!” mi disse.
Tirai la borsa
più su la borsa sulla spalla. Era una borsa enorme in realtà, ma conteneva
tutte le mie cose di scuola. “Non ha detto di no per me, Shar. L’ha detto
perché non vuole prendersi qualche malattia a trasmissione sessuale,” la
corressi io. Ed era vero. Allison è andata con quasi tutti i ragazzi del nostro
anno, e con molti dell’ultimo anno. Di cui due sono i miei fratelli, bleah.
“Quand’è che
riuscirai a vederti chiaramente?” mi chiese, ma prima che potessi risponderle,
ci raggiunse il resto del gruppo; che includeva Troy e la nuova ‘amica’ di
Ryan, Kelsi, che era una persona adorabile. Sto facendo il tifo per lui
affinchè le chieda di uscire. Starebbe benissimo nel nostro gruppo. Come anche
Troy, con mio dispiacere.
“Andiamo,
ragazzi. La partita inizia tra mezzora, noi dobbiamo andare negli spogliatoi, e
voi ragazzi dovete trovare dei buoni posti,” disse Chad col braccio intorno a
Taylor. È vero. I posti si riempiono rapidamente nella nostra scuola.
Annuii e
sospirai, oltre a mandare una lunga occhiata a Sharpay, facendole capire di
smettere di parlare di quello di cui stavamo parlando prima. Però conoscendola,
questo le farà solo venire ancora più voglia di dirlo ad alta voce. A Troy probabilmente
non importerebbe. Beato lui. Tutto quello di cui avrebbe da preoccuparsi
sarebbero i miei fratelli maggiori, che se lo venissero a sapere, lo
massacrerebbero di botte. Invece Vince, se gli chiedessi di uccidere Troy, non
ne sarebbe in grado. Vince è un ragazzo calmo, non un lottatore. In più Troy è…
bè diciamo che Troy si allena di più.
“Andiamo,”
borbottai, seguendo Chad e Taylor, che flirtavano uno con l’altra. Se state già
insieme, perché continuate a flirtare? Il sesso non è abbastanza? Chad e Taylor
lo fanno dall’inizio dell’anno. In realtà non volevo sapere i dettagli,
conoscevo Chad da quando avevamo otto anni, e Taylor da quando ne avevamo
cinque. Non voglio sapere niente su di loro che fanno… quelle cose. È infantile
lo so, ma è come immaginarsi i propri genitori che lo fanno. Disgustoso!
_
“Ho un piano
per te,” accennò Sharpay durante l’intervallo della partita mentre guardavamo
Allison e le altre cheerleader fare il loro ballettino.
Guardai Sharpay
con la fronte corrugata. Era stata un po’ troppo generica. “Cosa?” chiesi. Un
piano per cosa? Se è per avere Troy, le cavo gli occhi.
“Per mostrare a
Marcus e Lucas che non possono controllarti, e che sei abbastanza grande per
prenderti cura di te stessa,” mi spiegò. Oh, perché non l’hai detto subito?
Perché lei è Sharpay.
Annuii. “Ok.
Cosa?” chiesi. Sharpay a volte studiava dei piani fantastici. Specialmente
contro i gemelli, che quando avevamo quindici anni dissero a Sharpay che Felix
voleva uscire con lei. Diciamo che non è finita tanto bene alla fine. Lei porta
ancora rancore verso di loro da allora. Se c’è qualcuno che porta rancore,
quella è Sharpay.
“Chiaramente
vinceremo la partita perché i North High Raiders fanno schifo,” iniziò e aveva
ragione. Facevano schifo. Erano quarantotto a ventidue ed era solo il primo
tempo. “Questo significa che ci sarà una megafesta dopo,” continuò. Aveva di
nuovo ragione, ma io non andavo mai alle feste. Erano piuttosto irritanti.
Guardare dei liceali che si ubriacano e si baciano non era la mia idea del
divertimento. Chad ci andava perché era uno della squadra, Taylor ci andava perché
era la ragazza di Chad, e Sharpay ci andava ogni tanto. Di solito io e Ryan
passavamo la serata insieme finché non ritornavano anche gli altri.
“Giusto, Shar.
Ma questo come può aiutarmi? Io non vado mai alle feste,” le ricordai.
Lei annuì.
“Esattamente, non ci vai mai,” concordò. C’era un insulto nascosto nella sua
frase? Può darsi. Conoscendo Sharpay c’era. Ma lascerò correre da brava persona
quale sono e la farò continuare. “Se questa volta ci vai , e fai qualcosa
diciamo… di ribelle, dimostrerai loro che non ti controllano.” Finì lei.
Aspetta, mi sembra sospetto. Cos’altro vuole che faccia? Era un buon piano, ma
qualcosa mi diceva che aveva in mente anche qualcos’altro.
“Buona idea.
Ora dimmi, quale dovrebbe essere l’atto di ribellione?” chiesi, posando gli
occhi su di lei. Taylor era corsa giù dalla porta degli spogliatoi, per poter parlare
con Chad per i pochi secondi che le erano concessi.
Lei scrollò le
spalle. “Non lo so. Baciare un ragazzo, magari?” suggerì. Oh! Ecco. Voleva che
baciassi Troy davanti a tutti, inclusi i miei fratelli, che quindi lo avrebbero
preso a calci in culo ma avrebbero capito il messaggio. Aspetta! L’avrebbero
preso a calci, potrebbe funzionare. Era una cosa cattiva, ma poteva funzionare.
“Avrò bisogno
di qualcosa da mettere.”
-
Cos’ mi
ritrovai da Sharpay un paio d’ore dopo, a cercare nel suo armadio. Io e lei
abbiamo più o meno la stessa taglia, così potevano andarmi. Per ora, avevano
trovato una cortissima minigonna di jeans, in vero stile Sharpay con tutti gli
strass. Ora stavamo cercando una maglia.
“Non capisco perché non ti vuoi mettere
questa,” ripeté per la quarta volta. Se me lo ripete un’altra volta, le spacco
il suo telefonino rosa, unico nel suo genere. Non sto scherzando.
Sospirai e mi
girai verso di lei, indossando la gonna che mi aveva prestato e la canottiera
che avevo ancora addosso. “È un
reggiseno con i brillantini, Shar! Un reggiseno!” le ricordai. “Voglio far
capire loro che voglio più controllo della mia vita, non che sono una puttana.”
Sharpay aveva già trovato il vestito che avrebbe indossato stasera. Un vestito
di seta blu acceso che fasciava ogni sua curva. Le voci che corrono a scuola
dicono che Zeke Baylor le sta dietro. Lui è un tesoro, e sa cucinare.
Lei alzò gli
occhi al cielo. “Va bene, va bene,” borbottò e continuando a cercare in uno dei
suoi tanti armadi. Fu allora che la trovai. La maglia. Era una canottierina
fatta a baby doll. Si allargava sui fianchi, e copriva quasi tutta la gonna,
così si vedevano solo pochi centimetri di brillantini. Ma era perfetta. Il
tessuto che copriva il seno era bianco, il resto era rosso. Invece delle
spalline o delle maniche aveva due laccetti rossi che si legavano dietro il
collo.
Velocemente mi
sfilai la canottiera e indossai quella. La legai stretta e mi girai. Sharpay
stava ancora scavando in un altro armadio.
“Trovata!” le
dissi, lei si girò e sorrise.
“È perfetta.
Non mi ricordavo neanche più di averla,” disse. Lei probabilmente non si
ricordava metà della roba che aveva. Aveva quattro armadi. Avevamo già fatto i
miei capelli, lasciandoli ondulati e sciolti. Avevo un filo di trucco,
lucidalabbra, mascara e eye-liner. Contro la mia volontà, avevo i tacchi. Ma
faceva parte del gioco. Erano scarpe semplici, bianche, con un laccetto, e
cinque centimetri di tacco. Sharpay sorrise diabolicamente. “Andiamo.”
-
Parcheggiammo
la cabriolet rosa di Sharpay. Ryan, Troy, Chad e Taylor erano con il SUV che Ryan e Sharpay
condividevano. Quando spiegammo a Taylor
il piano, sorrise e disse che era con noi.
“Sei pronta,
G?” mi chiese Sharpay scendendo dall’auto e iniziando a camminare su per il marciapiede.
Feci un
profondo respiro. La verità era che non ero pronta. Non ero pronta ad entrare
lì dentro e baciare Troy, come l’altra volta. All’improvviso avevo paura, per me
e per lui. Era lui che avrebbe preso delle botte da Marcus e Lucas, non io. Io
mi sarei semplicemente sentita gridare contro. Girai la maniglia della porta e
l’aprii. “Non posso farci molto ormai,” farfugliai mentre entravamo.
Era una tipica
festa da liceali. Ragazzi che si baciavano e bevevano. Qualcuno che addirittura
andava al piano di sopra. Che schifo.
Ci addentrammo
nel cuore della festa, dove notai diversi ragazzi, soprattutto maschi, che mi
fissavano. Strano. “Ella!” gridò Chad non appena mi vide. Si avvicinò e mi
abbracciò. Ero sicura che avesse già iniziato a bere. “Sei venuta,” mi disse.
Annuii. “Si,
Chad. Dove sono Taylor e Ryan?” e Troy, sussurrò la mia mente. Male! Sei venuta
qui per una ragione. Baciarlo, e dimostrare ai tuoi fratelli che sei adulta
adesso. I miei nervi non ce la facevano più, ansiosi di vederlo. Non so perché.
Ho avuto il terrore di incontrarlo tutta la settimana. Forse era perché
finalmente stavo per mostrare ai miei fratelli che potevo badare a me stessa.
Forse perché ero io ad usare lui stavolta, non il contrario. O forse,
sottolineo forse, non vedevo l’ora di baciarlo per la prima volta dopo quattro
giorni.
Lui girò lo
sguardo. “Con Troy, da quella parte,” indicò in una direzione. Mi girai verso
Sharpay, ma se n’era già andata. Maledizione.
“Andiamo,”
farfugliai. Trascinando Chad nella direzione che aveva indicato. Chad è
incredibilmente maldestro quand’è ubriaco, giusto per informarvi. Non andrò mai
più a una festa, mai più. Neanche se mi pagassero, ok forse se mi pagassero si.
“Finalmente!” dissi felice appena vidi Taylor, che parlava con Marcus, o con
Lucas. Non bene. Gira. Non ero ancora pronta per affrontarli. Non dire niente
Chad, gli comunicai utilizzando la telepatia che si ha tra migliori amici.
“Tay Tay!”
strillò lui come una ragazza. Appunto. Idiota. Lo trascinai e o spinsi avanti
in direzione di Taylor. “Ecco il tuo ragazzo,” le dissi e mi passai una mano
sul collo.
Guardi con chi
stava parlando e solo allora notai Troy, entrambi i gemelli e alcuni ragazzi
della squadra di basket. Fantastico. Non ero ancora pronta per affrontarlo. O
per affrontare i gemelli.
“Ah, ciao,”
dissi con falso entusiasmo.
Marcus e Lucas
mi fissarono un attimo ma non dissero niente. Oh, sta funzionando.
“Accidenti,”
dissero un paio di ragazzi riferendosi a me, ma furono subito zittiti da degli
schiaffi di Marcus o Lucas. Mentre parlavo con Taylor, Allison Stanley si
avvicinò ed evidentemente ubriaca disse qualcosa nell’orecchio a Troy. Lui si
girò verso di lei e sorrise, andando via con lei. Marcus e Lucas erano poco
distanti e sorrisero compiaciuti in direzione di Troy.
Coglioni.
“Ho bisogno di
un drink,” borbottai e andai al barilotto più vicino. Taylor cercò di fermarmi,
ma Chad la trattenne. Non sapevo dove fossero Ryan e Sharpay e in quel momento
non mi interessava. Tutto quello che volevo era ubriacarmi e ignorare il peso
che sentivo sul cuore.
Appena fui un
po’ allegra, fu come se la mia mente fosse diventata più chiara. In teoria non
dovrebbe annebbiarsi ancora di più quando sei ubriaco? La mia no. Era
completamente chiara. Capii tutto. Perché avevo ceduto così facilmente al piano
di Sharpay di venire qui e baciare Troy. Perché ero scappata alla sala giochi.
Perché mi ha fatto così male quando Allison se l’è portato via. Perché stavo ignorando
i miei sentimenti per lui, e perché stavo cercando di ignorare lui in generale.
C’erano diverse risposte per tutti i perché. E lo stavo capendo solo adesso.
Sapevo che domani mi sarei ricordata tutte queste cose, e che non sarei più
stata in grado di nasconderle.
Il mio cuore e
i miei sentimenti erano completamente d’accordo, l’unica cosa che resisteva a
Troy era la mia testa. Che ora sapeva tutte le risposte. Domani avrei
affrontato tutto.
Stavo
appoggiata a un muro con il mio quarto bicchiere di birra. E fu lì che Troy mi
trovò mezzora dopo: appoggiata al muro con il bicchiere in mano, e una singola
lacrima che mi scendeva sulla guancia.
“Brie?” disse
con voce dolce e solo a vederlo quasi scoppia in lacrime. Il mio cuore
soffriva, ed era solo colpa mia. Mi venne vicino e asciugò la lacrima
solitaria, lasciando la mano sulla guancia. “Stai bene?” mi chiese, togliendomi
il bicchiere dalle mani, e io glielo lasciai fare. Mi mise le mani sui fianchi.
Scossi il capo.
“No. Non sto bene,” bisbigliai balbettando guardandolo con gli occhi spezzati.
Nel mio stato di ubriachezza sapevo esattamente cosa volevo. E me lo presi.
Premetti le mie labbra sulle sue, mettendo a tacere qualunque cosa lui stesse
per dire. Lui ricambiò immediatamente il bacio, e mi tirò un po’ più vicino a
sé. La mia bocca si muoveva perfettamente con la sua. Sentii i fuochi
d’artificio e i pizzicottini.
Ma poi lui si
staccò. Mi accasciai contro il muro sorpresa. Non mi voleva? Qualcosa dentro di
me mi diceva di si, ma allora perché si era staccato?
“Non posso
farlo,” mi disse, guardandomi dritto negli occhi. “Non così, non per vendicarti
con i tuoi fratelli,” aggiunse. Lo sapeva. Non sapevo come facesse, ma lo
sapeva.
Lo guardai, lui
fece un cenno con la testa da una parte, guardai in quella direzione e vidi
Lucas e Marcus che ci stavano tirando delle occhiatacce.
“Lo voglio,
tutto questo. Ma non così, mi dispiace,” disse e mi diede un bacio sulla
guancia per salutarmi, poi sparì. Cosa voleva dire? Tutto questo? Una relazione
o solo sesso?
Mi sentii
scivolare contro il muro, un’altra lacrima scendeva sul mio viso. Prima che
potessi raggiungere il pavimento, Marcus mi prese, facendomi alzare. Tutte le
emozioni che avevo trattenuto da quando avevo conosciuto Troy, l’essermi resa
conto che mi stavo innamorando di lui, e quello che ho realizzato stanotte,
uscirono fuori.
Scoppiai in
lacrime e poggiai la testa sulla spalla di Marcus.
“È tutto ok,
Gab. Siamo qui,” fu l’ultima cosa che sentii prima di svenire letteralmente. Ma
prima di farlo, realizzai che avevo bisogno dei miei fratelli. In ogni
situazione.
-
Xoxo
-
Fui svegliata
dal un mal di testa pulsante. Era come se qualcuno stesse continuando a darmi
delle martellate in testa. Sentii che qualcuno mi stava mettendo un paio di
pantaloni per dormire e una vecchia t-shirt.
“Qui sul
comodino c’è l’aspirina,” disse una voce, mi alzai a sedere e vidi Marcus e
Lucas seduti su una sedia in camera mia. Lentamente presi la medicina e mi
lasciai cadere nel letto, gemendo.
“Fa male,”
borbottai verso di loro. Li sentii ridere. Se non fossi così dolorante in
questo momento, loro sarebbero morti in due secondi e mezzo.
Sentii che
qualcuno si era seduto a fianco a me nel letto. “Ti ricordi niente della notte
scorsa?” chiese uno dei gemelli.
Corrugai le sopracciglia
e tutto mi cadde addosso. La realizzazione a cui ero arrivata ieri sera. Quello
che avevo inconsciamente soppresso da quando Troy si è trasferito qui. “Mi
dispiace,” farfugliai e aprii gli occhi
e li guardai entrambi. “Mi dispiace di essere venuta ieri sera, di essermi
ubriacata, di aver baciato Troy, e per essermi comportata male con voi la
settimana scorsa,” mi scusai.
Lucas annuì.
“Anche a noi dispiace. Anche se sei la nostra sorella minore la vita è la tua.
Devi viverla. Noi non possiamo controllarti. Ma sappi che quando ti diciamo di
cambiarti è perché tu non hai bisogno di mettere la roba che si mette Serena.
Tu sei meglio di così.” Si scusò per entrambi.
“Grazie,” dissi
loro. “Significa molto che voi pensiate questo di me.” Ora avrei fatto una
battuta sarcastica, ma avevo troppo mal di testa per provarci. Faceva troppo
male per fare qualunque altra cosa se non formare semplici parole.
“Quando siamo
venuti a casa la notte scorsa, Luke ha distratto mamma così non si è accorta
che eri ubriaca,” disse Marcus. Accidenti, avevo dimenticato il ritorno a casa.
“quindi sei in debito con noi,” aggiunse. Ah, questo è vero amore fraterno.
Annuii.
“Grazie.” Ero assolutamente in debito con loro.
“Ti lasciamo da sola per un po’. Ti suggerisco
di alzarti da letto entro un’oretta altrimenti mamma o papà si accorgeranno che
s’è qualcosa di strano,” disse Lucas e io annuii.
Quando chiusero
la porta andai verso il mio armadio e presi la felpa di Troy. La indossai e
sentii il suo profumo. In qualche modo, questo calmava un pochino il mio mal di
testa.
Ero spaventata.
Dell’amore. Di Troy. Di soffrire. E l’unica persona che poteva farmi
completamente cambiare idea era Troy. L’unico problema era che lui non lo
sapeva ancora.