6.
-”Professoressa?”
-”Dimmi Scott.”
-”Mi chiedevo se potesse darmi qualche consiglio su come chiedere a una ragazza di accompagnarla al ballo.” il piccolo Summer era rosso fino alla punta delle orecchie.
-”E fammi indovinare la fortunata è Jean?” inevitabilmente il ragazzo divenne ancora più rosso e iniziò a balbettare.
-”Cccome ffa a sssaperlo?”
-”Non vorrei dirtelo ma si nota abbastanza. - l'insegnante guardò il suo studente con dolcezza carezzandoli la testa – Sii fiero dei tuoi sentimenti e secondo me sei anche ricambiato!” lui sollevò di scatto gli occhi sbarrati di stupore.
-”Dice davvero?” lei annui.
-”Perché non glielo chiedi proprio ora? E' li che si allena con l'arco.”
-”Ora??? E se finisco per dire qualche cavolata? E se mi dovesse rifiutare? E poi come glielo chiedo?” farneticava agitando le mani.
-”Scott, Scott calmati! Basta che vai li e che con gentilezza tu glielo chieda, devi essere solo te stesso e se ti rifiuterà anzi che dico il rifiuto non è contemplato soldato! - Scott rise sentendosi più leggero - Ah e guardala negli occhi e se non ti escono le parole fai parlare il tuo cuore o la tua mente visto che è una telepate.”
Ringraziando Law per i consigli si avviò verso Jean, il cuore li stava esplodendo nel petto e gli occhi li bruciavano. Presse un enorme respiro e la chiamò.
-”Ehi Jean! Bella giornata non trovi?” la ragazza schioccò una freccia che si conficcò nel centro.
-”Ora si. - Jean si voltò verso Scott sorridendo – Era tutto il pomeriggio che non ci riuscivo. Sei il mio portafortuna Summer.” era rimasto incantato dalla bellezza della compagna quando se ne accorse si grattò il collo imbarazzato.
-”Senti io volevo chiederti una cosa. Mi farebbe molto piacere se per te va bene questo è chiaro anche perché se non ti andasse bene per me farebbe lo stesso cioè ci rimarrei male ma me ne farei una ragione...”
-”Scott! Arriva al punto per favore.” Jean trovava molto divertente e simpatico Scott e si lo doveva ammettere le piaceva poi non ci volevano di certo i suoi poteri per capire che il compagno era interessato a lei.
-”Oh si certo scusa eheh quindi vorrestivenirealballoconme?”
-”Più lentamente Scott!” un piccolo risolino scappò alla ragazza.
-”Vorresti venire al ballo con me per favore?” lei lo guardò senza emozioni e molto lentamente prese l'arco e la borsa andandosene. Scott non capiva cosa era successo, più Jean si allontanava più il suo cuore si rompeva, non capiva perché non li avesse risposto e se ne stesse andando via così. E quando stava per chiamarla lei si girò.
-”Il mio vestito sarà rosa quindi vedi di vestirti abbinato. Alle 7:30 p.m. davanti al mio dormitorio e non fare tardi mi raccomando.” li dedicò il sorriso più bello che avesse visto nella sua giovane vita. Quanto uscì del suo campo visivo, Scott si mise a saltellare per il prato portando il pugno al cielo. Tutto sotto gli occhi di una professoressa impicciona che tutta soddisfatta si stava dirigendo verso l'istituto.
-”Sei brava a risolvere le situazioni amorose degli altri ma non le tue.” Raven sbucò da dietro un albero spaventando la povera Law.
-”Oddio la prossima volta avverti.”
-”Allora andrai al ballo con Erik?”
-”Perché dovrei? Siamo amici.” la donna in blu la guardò male.
-”Non credi veramente in quello che stai dicendo.”
-”E tu ci andrai con Hank?”
-”Si, gliel'ho chiesto ieri sera mentre tu eri con Erik a chissà cosa fare.” un sorrisetto malizioso solcò il volto di Raven, Lawrie si soffocò con la sua stessa saliva.
-”Immagino lo sappiate tutti. - sospirò sconsolata – Continua a essere il miglior sesso che abbia mai fatto.”
-”Ti credo. Un tempo ero una Erik dipendente, quell'uomo ha un fascino come dire magnetico! - le due risero – Però non farlo soffrire ti prego, ne ha già passate tante.” dandole una pacca sulla spalla la lasciò ai suoi pensieri.
-”Farò del mio meglio anche se non posso prometterti nulla, mi dispiace...”
-”Marmocchio fermati.” Erik ne aveva abbastanza avrebbe voluto passare il tempo a far capitolare la sua bella invece di stare dietro a una bambino e alla sorella ma doveva far luce su questa faccenda.
-”Vecchio lasciaci in pace.” Francis non sapeva dove nascondersi non ne poteva davvero più di quell'uomo che continuava a seguirlo.
-”Vuoi che ci pensi io Fra?”
-”Prima o poi si arrenderà. Rischia un infarto alla sua età.”
-”Mostriciattolo guarda che ti sento!”
-”Almeno non è ancora sordo.” Erik fumava di rabbia. In soccorso dei ragazzi arrivò Pietro.
-”Volete che vi porti via da questo scorbutico?”
-”Ce la caviamo benissimo da soli.” rispose la ragazza.
-”Potresti portare via lui.” rispose il bambino.
-”Woo Chri hai le tue cose da femmina per essere così acida? - Christine incrociò le braccia offesa – Poi lui me la farebbe pagare cara visto che è solo uno sbruffone.”
-”I giovani d'oggi non sanno proprio cosa è l'educazione. Sono qui per parlare con il piccoletto, voi altri potete pure andarvene. Non sono fatti vostri.”
-”Certo che sono affari miei! E' mio fratello e non lo lascio di certe nelle mani di un orso come te.”
-”Se rimane lei, rimango anche io.” disse il velocista.
Erik sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-”Rimane sempre il fatto che io non voglio parlarti.” le guanciotte di Francis si erano colorate di rosso irritato.
-”Non mi interessa. - ghignò l'adulto – Mi starai ad ascoltare che ti piaccia o no.”
-”E io me ne vado!” fece dietrofront ma non si poté muovere perché una forza invisibile lo teneva fermo, si trovò a muovere le corte gambette in aria.
-”Ehi lascia subito mio fratello!”
-”Forse è meglio che vada a chiamare qualcuno.”
-”Tu stai zitta e tu fermo dove sei se non vuoi che ti inchiodi a terra. Allora piccoletto prima cosa da imparare quando sei con me è mai e poi mai portarsi oggetti metallici, come la fibbia della tua cintura, e seconda cosa non darmi mai le spalle. Ora ti metto giù e risponderai alla mia domanda.”
Messo a terra Francis sibilò un “Finalmente”.
-”Andrò dritto al punto. Sai chi è tuo padre?” Francis si pietrificò, Christine iniziò a sudare freddo e Pietro non poteva credere alle sue orecchie.
-”Si.” la voce di Francis era dura come la roccia.
-”E sono io?” invece la voce di Erik era diventata più docile.
-”No, non vedo come sia possibile. Ora possiamo andarcene?”
-”Certo...”
-”Perfetto.”
Nella sua mente Erik non credeva a quel no, era troppo convinto che lui fosse suo figlio e lo avrebbe scoperto in un modo o in un altro. Sapeva cosa si sentiva ad avere il proprio bambino davanti agli occhi, quel legame speciale che unisce padre-figlio/a. Li manca il suo piccolo fiorellino, ogni giorno si pente di non aver saputo salvare lei e sua moglie. Le amava ancora così tanto.
-”Erik cosa ci vai qui da solo?” era Raven spuntata chissà da dove.
-”Stavo pensando. Ho appena chiesto a Francis se era mio figlio e lui mi ha detto di no ma so che mente, lo sento.”
-”Oh Erik in questa scuola ci sono più figli tuoi che studenti!” rise Raven, era una situazione troppo comica.
-”Ma davvero Erik non è tuo padre?”
-”E a te cosa interessa Pietro?”
-”Be' perché se fosse tuo padre... tu saresti il mio fratellino.” Francis e Christine si guardarono negli occhi e poi si rivolsero al ragazzo più grande.
-”Giuro che se lo dici a qualcuno ti soffoco nel sonno, fratellone.” gli sorrise dispettoso.
-”Un momento quindi sei suo figlio anche tu?”
-”Ahimè l'intelligenza l'ho presa tutta io.”
- - -
Scusate per l'immenso ritardo ma ero bloccata poi ho cambiato università e sto cercando di abituarmi ai ritmi.
Spero che questo capitolo di passaggio vi piaccia ( che non ci siano errori ) nonostante la lunghezza. Il prossimo, incrociamo le dita, sarà più lungo.
Un bacio e grazie a chi legge :)