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Autore: LaCantastorie    12/11/2016    0 recensioni
Francia, primi del Cinquecento. Nel baronato di Istres, un giovane rimatore compone una ballata in onore della fanciulla che ama: senza saperlo, con quei versi segnerà il suo destino...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Il rettile la squadrò da lontano, sospettoso; restio ad abbandonare la pozza di luce che aveva trovato dopo tanto girovagare, saggiò di nuovo l'aria con la lingua biforcuta, innervosito dall'attenzione che gli dedicava la ragazzina.
"Vattene, sciocca lucertola", pensò la giovane, e di scatto si alzò dalla sedia, spaventando l'animale.
Rahab avanzò verso il davanzale, seguendo il rapido fuggire dell'ospite indesiderato: spinse lo sguardo verso il basso, verso l'esterno della prima cerchia muraria del castello, adocchiando le bancarelle del mercato settimanale, i venditori, i tessuti esposti all'aria marina di Istres, la libertà dei passanti che andavano e venivano, ignari del loro futuro.
La porta di quella stanza, della sua prigione, era sprangata notte e giorno.
Un tuffo al cuore l'avvertì che il momento era vicino: l'unica sua gioia, in quella gabbia, era ascoltare i versi di un poeta di rione, le sue rime e il ritmo delle sue ballate, ma era scritto nel suo destino non poter strappare nemmeno una manciata di secondi di gioia alla maledizione che l'accompagnava dalla nascita.
Uno schiocco, due: al terzo, la serratura del portone che dava accesso alla sua camera si dissigillò, lasciando entrare un uomo di mezz'età dal fiero portamento, il suo aguzzino.
L'aveva salvata dal Tribunale dell'Inquisizione quando aveva appena cinque anni: aveva visto sua madre bruciare sul rogo, aveva respirato il fumo della sua pira, e un po' di quelle fiamme ora le aveva nel cuore...
<< Sire >>
Salutò con un leggero inchino, un movimento quasi impercettibile. Era grata a quell'uomo per averle salvato la vita, lo odiava per avergliela resa un inferno: giorno dopo giorno, l'odio non faceva che aumentare, mentre la gratitudine scemava sempre più.
<< Non sono più un padre, per te, mia piccola strega? >>
Le labbra del barone si incurvarono in un sorriso canzonatorio, ma Rahab non se ne curò: le bastò stringere gli occhi verdi come la giada e alzare il mento, per far scomparire quell'espressione di superiorità dal viso del nobile. L'aveva capito da tempo: i segreti che si tengono sottochiave... Si temono. E lei era il più grande segreto del barone di Istres, così come la sua più grande paura.
<< Nessuno vi chiamerà padre, mio signore. Voi non avrete eredi >>, affermò, calma come il mare nell'occhio di un ciclone.
<< Questo me l'hai già detto, vip... >>
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Rahab alzò un dito, camminando veloce verso il suo interlocutore: << Isobel, la vostra consorte, non sarà sterile. Non siete voi l'uomo che ama, non lo sarete nel tempo che verrà, e fino alla morte lei vi detesterà, anche se il suo odio non sarà mai eguale al mio >>, concluse, ormai a pochi passi di distanza dal "padre" adottivo.
Lo schiaffo la colse di sorpresa: fino ad allora, lui l'aveva costretta a privazioni alimentari, a non vedere mai la luce del sole, a indossare abiti che detestava, a predire il futuro contro la propria volontà, scatenando le sue doti profetiche nonostante il dolore... il dolore...
Ma non aveva mai alzato un dito contro di lei.
<< Uccidetemi, se volete. La verità non cambierà, poiché il solo futuro che mi si rivela è quello già scritto nei piani d'Iddio! >>
<< Del Demonio, vorrai dire! >>
Una mano le si agganciò al collo, premendole la giugulare: quando sentì di non riuscire più a respirare, Rahab si aggrappò a quelle dita troppo forti e tentò di strapparsele di dosso, senza riuscirvi; annaspò in cerca di ossigeno, ma soltanto quando le sue labbra assunsero una colorazione purpurea il barone la lasciò crollare a terra, a rantolare l'anima sul pavimento.
<< Prego solo che... >>
Il nobile signore d'Istres le voltò le spalle e uscì dalla stanza con uno svolazzo del ricco mantello, l'unica parte di lui che rimanesse nel campo visivo di Rahab.
<< ...quando morirai... >>
La chiave girò nuovamente tre volte nella toppa, sigillando l'ingresso per l'ennesima volta.
<< ...io potrò assistere, da viva... o da fantasma >>.

Guillaume, in quel momento, terminò di declamare la "Ballade d'Isobel", sorridendo all'ampio pubblico raccoltosi intorno a lui.

   
 
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