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Autore: Nene_92    12/11/2016    14 recensioni
 INTERATTIVA - (ISCRIZIONI CHIUSE )
(la storia fa parte della serie "Grimm")
 
Inghilterra, 2022
Eleonore Grimm, durante un pomeriggio passato con i nipoti, racconta loro la fiaba di Cappuccetto Rosso. Quello che non si aspetta è di trovare, in mezzo al diario di Jacob, una misteriosa lettera che sembra essere indirizzata proprio a lei.
 
Durmstrang, 1802
Per la prima volta nella storia, Hogwarts viene lasciata fuori dal Torneo Tremaghi.
Quell'anno infatti, a giocarsi la Coppa saranno gli Istituti di Durmstrang, Ilvermony e Murrinh-Patha.
Tra i tanti studenti desiderosi di partecipare, si trovano anche loro: Jacob e Willhelm Grimm, i famosi fratelli delle fiabe "horror" babbane.
Hanno solo 17 anni, non sono ancora famosi. O almeno non lo sono ancora nel mondo babbano, visto che nel mondo magico la loro famiglia è invece nota da secoli come "il terrore dell'Europa".
Eppure, gli eventi che li travolgeranno quell'anno, saranno proprio lo stimolo che li porterà a scriverle.
.
Volete sapere come? Non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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3 - Partenza
Visto che nel sondaggio ha stravinto il Preside di Ilvermony, il capitolo inizierà proprio con questa scuola! ^-^
Buona lettura! ;)



- Partenza! -




30 Settembre 1802, Nord America, Istituto di Ilvermorny

 

Il giorno della partenza arrivò quasi senza preavviso.
L’annuncio, da parte del preside, della partecipazione di Ilvermorny al Torneo Tremaghi sembrò essere un fatto accaduto giusto qualche giorno prima.
Il tempo corse senza aspettare nessuno e, con un pallido sole che dava la sensazione di un clima prettamente estivo, i ragazzi scelti per la delegazione dell’Istituto cominciarono a raggrupparsi nel cortile della scuola come ordinato da David poco tempo prima.

 

“Hai preso tutto?”
“Sì”
“Ti sei ricordata di mettere in valigia quello che ti ho detto ieri sera?”
“Sì”
“Hai fatto quello che ti dissi un po’ di tempo fa?”
“Sì”
"E non è che per caso hai…”
“SI’, SI’, SI’! Ho preso tutto e se non la finisci di assillarmi ti faccio mangiare da Boo!” Il lupo che camminava pigramente a fianco di Livvy, al sentirsi nominare, alzò leggermente il capo verso la padrona, aspettandosi di ricevere qualche tipo di ordine o, magari, qualche ricompensa inaspettata.
“Uffa ma io volevo chiederti se per caso avessi visto Pat in giro” Rispose Camille incrociando le braccia al petto facendo finta di arrabbiarsi con l’amica.


Sarebbe stato un buon tentativo il suo se non fosse stato per il fatto che la ragazza non era mai riuscita ad astenersi dal parlare per oltre due minuti netti.
A memoria di Livvy una volta riuscì a non proferir parola per persino tre minuti interi, un record! Ma per lo sforzo la faccia le era anche diventata di un colorito violaceo poco rassicurante.

“Patton? Ah…” La Tuonoalato rimase un attimo senza parole, sia perché non si aspettava un cambio di discorso senza un vero collegamento di qualche tipo, sia perché non aveva la più pallida idea di dove si fosse cacciato quel Wampus fin troppo chiacchierone.
“SCOTCH NO! TORNA QUA!” A distogliere la ragazza dai propri pensieri ci pensò Scotch, il bracco tedesco di Camille che, alla vista dei gatti di Amos e Tyler, si fiondò, con la lingua di fuori, verso i due poveri felini che si aggrapparono terrorizzati alle gambe dei rispettivi padroni.
“ELIZAAA! Aaah stacca i tuoi artigli dalla mia povera carne!”

Scotch, preso ormai dalla frenesia del momento, era intento solamente a saltellare intorno ai due ragazzi, abbaiando come un matto. E nel frattempo Eliza e Bios, rispettivamente i gatti di Amos e Tyler, miagolavano e cercavano un riparo arrampicandosi sui corpi dei propri padroni.

“Ehi che succede qua?! Io e Sogno siamo qui tutti per voi!”
La situazione cominciò a degenerare nel momento in cui Pat ebbe la geniale idea di correre verso i suoi amici con il proprio corvo appoggiato sul braccio destro.

Insomma, la classica scena dell’eroe che salva i malcapitati… 
O almeno poteva essere così se non fosse successo che il Wampus, troppo impegnato a esporre al vento le capacità deduttive del proprio corvo, inciampò nei sui stessi piedi finendo rovinosamente con la faccia per terra.

“Non sapevo che avevamo delle mucche nell’Istituto! Alzati Powell, non vorrai far perdere alla delegazione un membro ancor prima di partire? Sarebbe un peccato!” Il commento pungente da parte di Liam non tardò ad arrivare e, sotto lo sguardo attento del Caposcuola, Livvy andò ad aiutarlo a rialzarsi.
Patton e William rimasero per qualche secondo a guardarsi, il mondo intorno a loro quasi scomparve in quel lasso di tempo, e nessuno proferì parola.


Non era saggio andare contro un Caposcuola e, soprattutto, era inutile rischiare la pelle poco prima di partire per un viaggio come quello che si doveva affrontare da lì a poco. Entrambi ne erano al corrente e quello sguardo valse più di tutti gli insulti e cazzotti che si sarebbero potuti tirare in un altro contesto.

 
“Oh Jackson, certo che ci sono le mucche nella nostra scuola! O meglio, c’erano, poi beh… La peste bovina se le portò tutte con sé circa dieci anni fa!” Il preside di Ilvermorny aveva quella strana capacità di spuntare fuori dal nulla che lasciava sempre tutti a bocca aperta. Persino in quel caso tutti ebbero un colpo al cuore sentendo la voce di David provenire dove, fino a poco prima, non c’era nessuno.Un vero peccato perché facevo un latte buonissimo che gli elfi domestici utilizzavano in cucina” L’uomo, senza far particolarmente caso a Pat con dei filamenti di erba tra i capelli, Scotch che leccava a più non posso Bios o a Cammie che gli rivolse uno sguardo sbalordito, continuò a parlare tranquillamente osservando distrattamente degli uccellini cinguettare sul ramo di un albero poco distante.

Per il preside dalla giacca bordeaux quella era una stupenda giornata e niente poteva guastarla.

“Preside, mi scusi, ma perché ci ha fatto riunire qui e non, ad esempio, nel suo studio?” Le parole di Tyler caddero a pennello nel momento in cui David, continuando a fregarsene di quello che facevano i suoi studenti, cominciò ad ascoltare con ancor più attenzione il canto dei piccoli uccelli che tanto lo stavano catturando.
“Jones, è sorprendente come te e Jackson vi completiate a vicenda senza volerlo… Rispondendo alla sua domanda, questo è il mio vero studio” Il preside si rivolse allo studente con uno strano scintillio negli occhi, un scintillio che compariva solamente quando era veramente entusiasmato da qualcosa. “Vede, è inutile rimanere chiusi dentro quattro mura quando qua fuori c’è tutta questa bellezza pronta ad essere ammirata. Soprattutto se vista dall’alto!”

Il discorso cominciò però a far spazientire Livvy che non ne vedeva l’utilità pratica per poter partire alla volta dell’Europa. “Signore… Ehm preside.” Provò ad attirare l'attenzione del Preside. Non era facile sovrastare la voce dell’uomo che, ancor del tutto preso dal proprio racconto, agitava le braccia indicando ogni particolare “Ma tutto ciò a che serve per il nostro viaggio? Murrinh Phata si sarà sicuramente già messa in viaggio!” Finalmente riuscì ad attirare l’attenzione di David che l’ascoltò senza battere ciglio.

Era possibile che quell’uomo trovava sempre il pretesto per poter parlare a braccio senza seguire un nesso logico?
Per Livvy era altamente snervante e la ragazza non si era mai fatta problemi a dire le cose come le pensava, anche se ciò poteva comportare di sembrare guastafeste o chissà cosa.

“Ragazzi miei, se siete stati scelti proprio voi tra tutti quelli che si son proposti in questi due mesi ci sarà un buon motivo, no? Beh comunque signorina Ravenwood Duchannes mi cominciavo a domandare quando mi avrebbe finalmente interrotto… Ce ne ha messo di tempo!”

L’occhiolino che le rivolse il preside ottenne solo l’effetto di far spazientire ancor di più la ragazza ma, essendo pur sempre una studentessa, si dovette mordere la lingua per non rispondere una seconda volta.

“Con cosa viaggeremo?” Per fortuna la domanda di Tyler salvò la ragazza dal proseguimento del discorso e, con un cenno del capo, lo ringraziò per l’aiuto.

“GIUSTO!” David scattò come una molla indicando dapprima il Caposcuola per poi correre verso la piccola casupola dove di solito si tengono gli attrezzi da giardinaggio ed altre cianfrusaglie.

I minuti passarono e i ragazzi diedero voce alle più disperate congetture, dal ‘È caduto nel vecchio gabinetto risucchia-tutto smontato dal quarto piano’ al ‘Si è messo ad osservare le venature di un asse di legno’.
Si poteva dire qualsiasi cosa ma, alla fine dei conti, l’uomo era in quello sgabuzzino da quasi mezz’ora.

BOOOOM!

Con un gran fracasso il vecchio sgabuzzino si smontò a pezzi come se fosse un castello di sabbia e, al suo posto, comparì una vecchia carrozza con tanto di primo piano dotato di balconcino e finestrelle.

“Perché so già che vomiterò lungo il tragitto?” Il borbottio di Liam fu sentito da tutto il gruppo nonostante lo avesse detto a bassa voce.

“Caricate tutto a bordo che si parteeee!” La voce del preside raggiunse i ragazzi da dentro la diligenza e loro, dopo essersi scambiati uno sguardo preoccupato, cominciarono ad avvicinare valigie, borse, gabbie e quant’altro verso il mezzo di trasporto dalla dubbia entità.
Nessuno dei diretti interessati seppe perfettamente quanto tempo ci volle per sistemare tutto al proprio posto, ma non si seppe neanche come fosse stato possibile inserire quella moltitudine di valigie dentro a quella piccola diligenza.

“Momento momento momento… Cammie! Tu ti sei portata sei valigie, due borse e una valigetta?! Si può sapere quanti negozi hai svaligiato?!” Solo quando si arrivò a mettere l’ultimo bagaglio Amos, con un rivolo di sudore che scendeva giù per la tempia, si accorse del quantitativo di roba portato dalla Serpecorno.
“Uh si! Ho portato giusto l’indispensabile per poter vivere come una ragazza normale” Camille, con il faccino d’angelo che tanto la contraddistingueva, cercò di giustificare la gran mole di oggetti portati con sé come se fossero solamente uno zaino e un piccolo borsellino.
“Ma cosa... ?! Patton ha solo un borsone e Livvy ha meno della metà della tua roba!” Se la mascella di Amos avesse potuto staccarsi e cadere a terra l’avrebbe fatto, peccato che fosse attaccata al resto del corpo.
“Beh non salite a bordo? Di sicuro i Grimm ci aspetteranno con un comitato di benvenuto!” Da quando aveva tirato fuori quell’arnese David, se avesse potuto essere mai ancora più su di giri rispetto a prima, lo sarebbe stato sicuramente.
“Ma ci entriamo qua dentro? Mi sembra un po’ piccolo come posto per noi… E il bagno? Manca il bagno!” Livvy non resistette più ad astenersi a fare qualche domanda e, indicando impaziente tutti i difetti, si rivolse al preside sperando di avere successo.
“Oh in effetti quando la progettai anni orsono l’idea di fare un unico spazio non era malaccio… poi mi sono accorto di qualche problema di fondo. Beh… Prenda appunti signorina! I Grimm saranno ben lieti di prestarmi qualche attrezzo per fare le modifiche necessarie!” Il sorriso a trentadue denti di David voleva essere rassicurante ma fece solamente roteare gli occhi alla ragazza mentre, dietro di lei, Camille e Patton si rotolavano dalle risate vedendo l’amica che usciva un’altra volta sconfitta da un discorso col proprio preside.
“Ma almeno faccia un incantesimo per far ingrandire la nostra cabina! E' troppo piccola! Non siamo solo noi studenti! Abbiamo anche gufi, cani, lupi, corvi, gatti, barbagianni e non so cos'altro al seguito!” La studentessa non demorse e, lontano dalla sua vista, Cammie la imitava con il trio composto da Tyler, Amos e Patton che tratteneva a stento le risate.
“Vede signorina, questa macchina va a magia. Voleremo per tutto il continente, l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo, non posso permettermi di fare magie proprio adesso, visto che me ne servirà un grosso quantitativo. Se i mei calcoli sono esatti dovrei avere forza a sufficienza per portarvi giusto fino al cortile della scuola di Durmstrang!”

Il ragionamento dell’uomo non poteva essere contestato, ma sapere di dover volare con quel trabiccolo e, per di più, con alla guida quel mentecatto non era molto rilassante.

“BENE! Ora, se nessuno ha da obiettare, io mi metterei in volo! Il cielo è limpido e la mia bellezza non vede l’ora di farsi un giretto!” Dopo aver atteso qualche secondo, quasi per mettere alla prova la pazienza della propria alunna, diede un paio di colpetti al fianco della diligenza per poi saltare agilmente al proprio posto nella parte anteriore del mezzo.
“Se arriviamo sulla costa oceanica sarà già un mezzo miracolo.” Commentò Liam trovandosi, per la prima volta dopo chissà quanto tempo, in accordo con Livvy e il resto del gruppo.

Di sicuro i Grimm avrebbero apprezzato l’originalità della scuola di Ilvermorny… 

O forse no.


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30 Settembre 1802, Nord Est Europa, Istituto di Durmstrang




Reyna lasciò andare mollemente le braccia lungo il corpo, tornando in una posizione di rilassamento dopo le due ore di lezione passate in tensione.
Senza fare troppo caso a ciò che stava facendo - si sentiva veramente a pezzi - lasciò sfuggire dalle labbra un sospiro di sollievo molto rumoroso: quel giorno sembrava che il professor Volkov - l'insegnante di Incantesimi - non avesse requie. Aveva passato le due ore della sua lezione ad agitarsi freneticamente, in un ripasso sfrenato di tutto ciò che avevano studiato fino a quel momento. Non lasciando ai suoi studenti neanche il tempo di respirare.

"Stanca?" Domancò Helene, seduta come sempre al suo fianco, mentre era intenta a riordinare i fogli di pergamena sui quali aveva preso disordinatamente appunti.
"Non si vede?" Fu la risposta sarcastica della kelpie prima di buttare anche la testa all'indietro per iniziare a stiracchiarsi. Sentiva tutti i muscoli del corpo rattrippiti.
La folletto si limitò ad annuire distrattamente, continuando la sua opera di riordino. "Beh, almeno questa era l'ultima lezione della mattina. Adesso abbiamo il pranzo e un'ora di sano quieto vivere." Commentò incoraggiante.

"Meno male! Sarei capace di addormentarmi sul banco... o di mangiare una sedia!" Fu la risposta "In effetti ho un dubbio esistenziale: ho più sonno o più fame? Meglio mangiare o dormire?" Chiese con finta aria meditabonda, portando il pollice e l'indice sotto al mento.
Helene, davanti alle domande esistenziali - e alle smorfie - dell'amica, sorrise divertita "Il dubbio più arcano del mondo: essere tramite il cibo o non essere mediante il sonno? Shakespeare sarebbe fiero di te!" * La prese in giro bonariamente.

Stava per convincerla ad alzarsi in piedi per dirigersi effettivamente nella Sala del Ristoro, quando il Preside entrò nell'aula senza neanche bussare.

Immediatamente, tutti gli alunni - compresa Reyna - balzarono in piedi di scatto, facendo stridere le sedie sul pavimento.

"Ho un annuncio da fare per alcuni di voi. Coloro che non chiamerò, potranno recarsi immediatamente a pranzo." Annunciò l'uomo, facendo scorrere lentamente lo sguardo su ognuno di loro.





Trystifer si era inizialmente sorpreso quando aveva sentito il suo cognome uscire dalla bocca del Preside: era convinto che il Grimm neanche sapesse della sua esistenza.
Ma poi, man mano che l'uomo continuava ad elencare nomi, si era reso conto di una cosa: gli unici che Elijah stava facendo rimanere all'interno dell'aula erano i "mezzo sangue".
Poco dopo di lui infatti, era stato chiamato anche Christopher e successivamente Levi.

Quando anche l'ultimo cognome della lista - Zambrezchy un altro mezzo sangue - venne chiamato, il preside rivolse loro un sorriso soddisfatto.
"Bene, ci siete tutti." Disse appoggiando sulla cattedra un'ampolla di vetro contenente materiale gassoso e un coltellino da caccia. "Adesso verrete qua uno alla volta, vi pungerete il dito indice e farete colare una goccia del vostro sangue all'interno dell'ampolla."

"Potrebbe spiegarci il motivo, professore?" Domandò Levi con un filo di voce. Finita la domanda, si guardò attorno stupito, quasi come se non potesse credere nemmeno lui di essersi azzardato a porla.
Elijah lo scrutò intensamente per qualche secondo, poi - inaspettatamente - sorrise. "Ma certo!" Rispose serafico. "Come dovreste ormai sapere, domani arriveranno le delegazioni dalle altre scuole. E le iscrizioni al Torneo saranno aperte. Io non permetterò che un mezzosangue si avvicini al Calice di Fuoco.
Il Campione della Scuola sarà un purosangue." Affermò alzando man mano il tono della voce. " E il sangue che mi fornirete servirà per costruire una anerkengunn."

Sia Levi che Trystifer dovettero trattenere Christopher per un braccio, per impedirgli di scattare contro il Preside. Ma neanche loro poterono evitare la frase che il ragazzo pronunciò "Perchè non prendere il sangue di tutti gli studenti a questo punto? Tanto lo sappiamo che farà di tutto per far diventare campione Jacob!" Pronunciò sarcastico.

L'uomo si limitò a guardarlo con sufficienza, prima di pronunciare con tono beffardo "Non ho bisogno di questi trucchetti, a differenza di quello che potrebbe pensare lei signor Flangan. Jacob sarà scelto come Campione, su questo non ho dubbi, ma solo perchè ha tutte le capacità che servono." Affermò convinto. "Adesso, se nessun altro ha qualcosa da obbiettare, vi voglio in fila indiana davanti alla cattedra." Concluse senza scomporsi. "Adesso!" Ripetè appena più forte, con un tono che non ammetteva repliche.

Trystifer, gettando un'occhiata a Chris con la quale lo ammoniva e lo invitava a non proseguire oltre con la polemica, eseguì l'ordine, trascindo dietro di lui entrambi gli amici.

Cinque minuti dopo, Chris stava chiudendo la porta dietro di lui, quando la voce del Preside lo bloccò a metà. "Flangan! Si consideri fortunato! In qualsiasi altra occasione l'avrei messa in punizione per la sua sfrontatezza. Ma oggi sono magnanimo, perciò per questa volta farò finta di nulla. Venti punti in meno ai Kelpie." Concluse prima di chiudergli la porta in faccia con un gesto della mano.

Chris rimase per qualche secondo immobile, a fissare la porta, prima che Levi gli poggiasse una mano sulla spalla per dargli qualche pacca consolatoria. "Avremmo dovuto aspettarci una cosa simile. Dai, andiamo a pranzo! Se insisti finisci solo nei guai!"

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30 Settembre 1802, Australia, Istituto di Murrinh - Patha



"Ehm... e questo cosa sarebbe esattamente?"

La domanda era stata formulata a voce alta solo da Kathleen ma in realtà era stata pensata più o meno da tutti. D'altra parte, non succedeva tutti i giorni di trovare un enorme canguro di legno nel cortile della scuola.

Charlotte, avendo udito le parole della sua studentessa, sorrise divertita. "Questo, signorina Lohan, sarà il nostro mezzo di trasporto per arrivare a Durmstrang." Spiegò.

"Un canguro di legno gigante?" Le fece eco Kyle "Non è che arriveremo fino in Prussia saltellando, vero?" Chiese incredulo.
"Precisamente signor Anderson!" Fu invece la risposta della Preside, che finse di non notare il tono scettico del ragazzo.

Quando tutti gli alunni selezionati si trovarono a poca distanza da lei, Charlotte battè le mani due volte velocemente. E il marsupio del canguro si aprì verso l'esterno, ribaltandosi e mostrando una scala che si allungò fino ai piedi della donna.
La donna puntò la bacchetta verso il mucchio di bauli posizionati accanto a lei e, dopo aver pronunciato la formula 'baule locomotor' ed essersi sollevata leggermente la gonna - mettendo così in mostra gli stivaletti color blu elettrico - si diresse a passo deciso dentro la pancia del canguro.

Gli studenti rimasero a fissarla stralunati per qualche secondo, prima che la sua voce li raggiungesse. "Allora, ci vogliamo muovere? La strada da fare è lunga e conosco il preside di Durmstrang! Ha un pessimo carattere!"



- * -


"Voi state scherzando spero!" Esclamò Kyle dopo essere entrato nello scompartimento del 'canguro' che gli era stato assegnato.

Okay, quella Preside era davvero strana, ma addirittura metterlo nella stessa cabina con altre quattro ragazze gli sembrava un tantino esagerato.

Tanto per essere sicuro di essere entrato nel posto giusto, fece dietro front e fissò incerto la porta di legno.
Nulla da fare: la pergamena contenente il suo nome e cognome spiccava proprio sul foglio, sopra a quello di tutti gli altri.
Anzi, altre.
Perchè subito dopo comparivano i nomi di Clementine Flecther, Kathleen Lohan, Eloise Manson ed Elizabeth Miller.

"Anderson!" La voce della Preside lo fece sobbalzare. "Sta avendo difficoltà a trovare il suo posto?" Domandò la donna, avanzando verso di lui.
Cercando di riacquistare il suo solito contegno, Kyle respirò a fondo. "No, professoressa. Il mio posto l'ho trovato subito. Mi stavo solo chiedendo... come mai io sia finito in uno scompartimento di sole donne."

Charlotte, davanti a quella constatazione, rimase completamente impassibile. Ma il ragazzo era pronto a scommettere tutti i suoi beni che stesse ridendo sotto ai baffi.
Impugnandolo per le spalle e pilotandolo di nuovo all'interno della cabina infatti, la donna dichiarò "I nomi per le cabine li ho estratti a caso. Ma si rilassi Anderson! Il viaggio sarà brevissimo, glielo assicuro! Non ve ne accorgerete neanche."

Chissà perchè, una vocina però diceva a Kyle l'esatto opposto.


- * -



Kathleen e Clementine, di fronte alla faccia sconvolta di Kyle, scoppiarono inevitabilmente a ridere.
Prima che
uno scossone e uno stridio fastidiosissimo catalizzassero la loro attenzione.

Tre secondi dopo, si ritrovarono tutti quanti gambe all'aria.

Il canguro si era attivato, compiendo il primo salto di quel lungo percorso.

"Siamo sicuri di riuscire ad arrivare vivi fino in Prussia?" Domandò Kathleen con voce preoccupata, quando riuscì finalmente a rialzarsi in piedi.
"Fino a ieri ti avrei risposto di sì." Le rispose Clementine, alzandosi a sua volta, prima di venire nuovamente atterrata da un altro scossone. "Ma adesso non ne sono più così sicura... Non ci rimane da fare altro che pregare."


Quando - dopo parecchi minuti che a tutti i presenti parvero ore - la situazione venne stabilizzata, i ragazzi riuscirono finalmente a sedersi composti sui sedili di pelle.
Fu allora che capirono per quale motivo la Preside aveva usato quel mezzo per spostarsi.

E la prima ad accorgersene fu Clementine. "Guarda Kath!" La invitò eccitata, avvicinandosi al finestrino. "Siamo nel bel mezzo dell'oceano!"
Leggermente titubante - quasi come aspettandosi altri scossoni che però non avvennero - la yowie si avvicinò all'amica per guardare fuori. E non potè far altro che sorridere.

Il canguro stava attraversando a grandi balzi l'oceano, lasciando dietro di sè una scia bianca di schiuma. E i suoi piedi a malapena sfioravano l'acqua, passando velocemente da un'onda all'altra.

"Ehy! Ma là c'è già la terra ferma!" Strillò eccitata la Serpente Arcobaleno, indicandola con l'indice. 
"Se non sbaglio di grosso, quella dovrebbe essere la costa dell'Indonesia." Spiegò Kathleen sorridendo: dopo varie insistenze, aveva convinto la Preside a renderle noto tutto il percorso che avrebbero dovuto compiere. E poi se lo era studiato. Da buona Yowie, la sua sete di conoscenza era infinita. "Successivamente dovremmo fare un altro pezzettino di oceano e atterrare sulle coste dell'India." Continuò a spiegare, mentre l'eccitazione aumentava.


- * -


"Tutto bene Elizabeth?" Domandò Eloise, vedendo la sua amica rannicchiata sul sedile.
La bunyip, dopo aver sollevato il volto bianco latte, annuì debolmente.

Le prime scosse alle quali erano stati tutti sottoposti le avevano messo lo stomaco sotto sopra, ma pian piano si stava riprendendo. Nonostante condividessero la stessa cabina, percepiva le voci di Kathleen e Clementine - che stavano chiacchierando vicino al finestrino - come se provenissero da un luogo molto lontano, anzichè da solo mezzo metro di distanza.

"Perchè non vieni a vedere anche tu?" La invitò a quel punto Eloise, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. "Fidati che ne vale la pena!" La incoraggiò. "E sono sicura che se vedi quello che sta scorrendo fuori, ti dimenticherai in un secondo tutto il resto!"

Davanti allo sguardo felice ed entusiasta dell'amica, Elizabeth non potè far altro che sorridere a sua volta e accettare quella mano con entusiasmo.

Quando raggiunse il finestrino, il canguro superò con un salto l'ultimo pezzo di terra dell'Indonesia, ricominciando ad attraversare il mare, che quel giorno si presentava come una distesa d'acqua cristallina.

E ad Elizabeth venne quasi voglia di tuffarcisi dentro.


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Settembre 1802, Nord Est Europa, Istituto di Durmstrang



Sascha aprì gli occhi di scatto.
Il suo sonno era stato appena interrotto da una fitta di dolore più forte delle altre.

Nonostante fosse passato quasi un mese, non si era ancora abituata alla prigionia.
L'unico lato positivo - sempre se poteva essere considerato tale - era che nessuno le aveva ancora fatto del male. Dopo che Elijah l'aveva sbattuta dentro alla gabbia, nessuno si era più preoccupato della sua presenza lì.

Aveva gridato, urlato fino a diventare rauca.
Aveva provato a liberarsi, scoprendo però che la gabbia era costruita con un materiale che non poteva toccare: ogni volta che ci provava, la sua pelle si riempiva di vesciche.
Così si era arresa, limitandosi ad accettare i pasti che le venivano forniti regolarmente tre volte al giorno. Era con quelli che scandiva la giornata.

Solo la sera prima c'era stata una novità: Elijah si era ripresentato, le aveva puntato contro la bacchetta e - mentre lei sentiva venir meno tutta la sua forza di volontà - le aveva infilato un collare di cuoio al collo. Poi l'aveva trascinata in una foresta.
"Il collare non puoi toglierlo: ogni volta che ci proverai si stringerà solo di più attorno al tuo collo. Mi serve per ritrovarti domattina, quindi non pensare di poter scappare. Approfitta della luna piena per sfogare i tuoi istinti."
Le aveva spiegato secco prima di sparire di nuovo.

Poco dopo i ricordi di Sascha della sera prima si interrompevano - lo sapeva anche lei che ciò era dovuto all'emersione della bestia.

Si era risvegliata al mattino, rabbrividendo per il freddo e le ferite, sporca di sangue, terra e foglie.
A coprirla c'era solo il mantello di Elijah, che la guardava con le braccia incrociate, seduto su un tronco tagliato di un albero. Quando aveva capito che si era finalmente svegliata, l'aveva presa e riportata nella gabbia.
Senza dire una parola.


Trattenendo le lacrime per il dolore che quei movimenti le causavano, Sascha cercò di rannicchiarsi su se stessa. Nella sua testa rimbombava una domanda: per quanto tempo ancora avrebbe subito quella prigionia senza senso?

Non poteva sapere che solo poche sere dopo avrebbe avuto la risposta.


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* giusto per essere chiara: non è che mi metto a far citare autori babbani a Durmstrang a caso! In questo mio universo Shakespeare è un mago!



Image and video hosting by TinyPic ecco a voi il mezzo di trasporto di Ilvermony!


Lo so, a questo giro è comparso solo Elijah, ma nel prossimo (l'arrivo a Durmstrang) i miei OC compariranno molto e il capitolo era già parecchio lungo, quindi ho preferito fare così.

DOMANDA DELLA SETTIMANA:

Quale sarà l'impatto dei vostri personaggi con la scuola Europea e con i Grimm?


  
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