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Autore: Lilith_and_Adam    13/11/2016    2 recensioni
Naruto è un ragazzo normale ossessionato dalla morte dei genitori e Sasuke è normale ragazzo invischiato nella Yakuza per colpa della sua famiglia. In una città che risucchia l'anima da ogni suo abitante si intrecceranno le storie di questi due ragazzi alle prese con una vita che non lascia spazio alla felicità.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Karin, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Suigetsu | Coppie: Hinata/Naruto, Karin/Suigetsu, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 4. Gli opposti di una serata perfetta.


Nei giorni successivi, Naruto e Hinata si videro varie volte dopo la scuola, a entrambi piaceva quella compagnia e Naruto stava perfino iniziando a calmarsi.
Sabato sera arrivò in un lampo. La macchina di Nagato si fermò di fronte l’enorme casa di Hinata. Quando Naruto suonò il citofono vicino al cancello, lei uscì salutando i genitori all’interno. Naruto pensò che era davvero bella, i capelli lunghi le incorniciavano il viso e l’aria era diversa da quando la vedeva uscire dalla sua scuola.
«C-ciao, Naruto-kun,» Il suo sorriso lo riportò alla realtà, quasi.
«Ciao. Sei bellissima...» Ma che ti viene in mente, idiota!
«G-grazie. È strano vederti senza l’uniforme e con i capelli tutti pettinati.» La sua risata era come musica, era raro che una ragazza gli piacesse a tal punto.
In macchina Nagato e Hinata conversavano educatamente, mentre Naruto riusciva solo a pensare che l’uniforme scolastica limitasse le forme di Hinata.
Quando arrivarono all’entrata del locale tutti pensarono che fosse un posto davvero di classe, con tanto di buttafuori e parcheggiatore.
«Zio, ma che lavoro fa il tuo amico?» Gli sussurrò Naruto.
«Il locale è suo.»
Entrando, Hinata gli si appiccicò al braccio, la musica calma ma allegra dava una bella atmosfera di festa. Nagato li guidò verso il bancone, dove era sicuro di trovare l’amico. Quando si incontrarono si diedero una forte stretta di mano da vecchi amici.
«Nagato! È bello vedere la tua brutta faccia di nuovo qui!»
«Non è che tu sia migliorato! Buon compleanno amico!»
«Nagato!» Konan uscì da dietro una gran folla andando ad abbracciarlo. «Che bello rivederti! Come va il lavoro?»
«Oh, dai! Non iniziare a parlare di lavoro, ti prego. Quando lo fai non la smetti più.» Ridendo Yahiko stropicciò i capelli a Naruto. «Questo deve essere Naruto. Identico a suo padre.»
Era bello vedere suo zio spensierato per una volta.
Mentre Naruto era impegnato in quei convenevoli, Sasuke uscì dal retro con il suo vestito migliore, dimostrava più anni quella sera. Karin e Suigetsu lo raggiunsero subito l’una avvinghiata al braccio dell’altro.
«Sasuke mi dispiace che stasera non potrò stare assieme a te.» Disse lei con voce ammaliante.
«Guarda che inizio a prendermela se fai così!» Suigetsu fece finta di essere arrabbiato.
«No tesorino mio, ci sei solo tu per me.» Il tono incredibilmente sarcastico di Karin lo fece irritare davvero.
«Ma voi due non la smettete mai?»
Suigetsu si avviò nella sala ridendo, mentre Karin rimase indietro un po’ incupita. «Sasuke... mi assicuri che...»
Lui le mise una mano sulla spalla, come se parlasse ad una sorella. «Si. Lascia fare a Itachi, è un maestro in quel genere di cose. Quando avrà finito non sapranno nemmeno come raccoglierlo da terra.» Capì dallo sguardo di lei che, forse, era stato un po’ troppo cruento, ma era la verità. O, forse, c’era qualcos’altro... «Tutto bene?»
Lei annuì. «Mi dispiace solo non poterlo fare con le mie mani.» Si ricompose e gli voltò le spalle tornando alla sua normale indole frenetica.
Appena lo vide, Yahiko chiamò Sasuke verso di sé.
«Eccoti, volevo presentarti un mio vecchio amico e questo è suo nipote.» Senza pensarci molto fece un lieve inchino presentandosi. «Nagato, lui è Sasuke, è il fratellino di Itachi. Te lo ricordi?»
“Fratellino?”  Sasuke arrossì leggermente con quell’appellativo, lo faceva sembrare un bambino dell’asilo.
Mentre i due uomini si perdevano nei loro ricordi giovanili, Sasuke e Naruto incrociarono i loro sguardi. A entrambi si gonfiò una vena sulla fronte.
«Perché sei sempre in mezzo e dappertutto?» Sasuke assunse un tono alquanto esasperato.
«Se sapevo che c’eri tu non sarei venuto.» Entrambi evitavano di guardarsi dritti negli occhi, sapevano che se lo avrebbero fatto non sarebbero esistite catene abbastanza resistenti per trattenerli. Per fortuna Suigetsu li interruppe.
«Sasuke, ho bisogno di te. Ora!» Sasuke annuì e lo seguì, felice di distogliersi da quella situazione.
«Tutto bene Naruto-kun?» Hinata gli accarezzò il braccio, aveva un’aria persa; in effetti nemmeno lui sapeva perchè quella faccia gli dava così fastidio.
«Si... solo, a volte mi irrita.»
«Sasuke-kun è fatto così, tende a far innervosire un po’ tutti, ma non credo sia colpa sua.»
«Non mi avevi detto di conoscerlo...»
«Bhè, non credo che abbiamo mai parlato di lui, in effetti.» Hinata rise. «Siamo andati alle elementari insieme. Non ci conosciamo bene, ma sono sicura che non deve essere stato facile per lui dopo la morte dei suoi genitori.»
Il discorso non continuò, Hinata si era accorta dello sguardo cupo che stava prendendo il ragazzo e non volle approfondire. Ognuno ha le sue motivazioni per essere arrabbiato, Naruto ci aveva pensato molte volte.
La serata, per loro, continuò felice. Si sedettero a bere qualcosa, lo sgabello alto fece leggermente aprire lo spacco al lato del vestito già un po’ corto di Hinata, Naruto pensò che era bellissima, ma la ragazza sentendo il suo sguardo addosso arrossì di colpo e di conseguenza anche lui. Non sapeva perché si sentiva così impacciato e preso da lei, forse la sua dolcezza o il fatto che sembrava essere l’unico elemento spensierato della sua vita al momento. Guardandola si sentiva felice.
 
Dall’altra parte del locale, Suigetsu e Sasuke stavano velocemente salendo le scale fino al secondo piano.
«Perché hai permesso che la prendesse?» Sasuke era furente.
«L’ho lasciata solo un attimo e lei è...»
Karin era immobile di fronte la porta, fremeva di rabbia e la mano gravava sul suo fianco sotto il peso della pistola che teneva. Suigetsu fu il primo ad andare da lei, le parlò all’orecchio cercando invano di farla calmare, ma lei aprì di colpo la porta.
Itachi teneva Orochimaru per i capelli, l’uomo aveva il volto tumefatto ma mostrava un ghigno, come per dire che tutto quello per lui non significava niente.
Nel vedere i tre entrare, Itachi si girò pulendosi le mani, lasciando l’uomo in ginocchio a riprendere fiato.
Karin si avvicinò velocemente puntando alla sua testa.
«Chi si rivede... la piccola Karin...» Orochimaru biascicava parole con la bocca piena di sangue.
«STA’ ZITTO!» Il braccio le tremava, non riusciva a farlo stare fermo. Sasuke le si avvicinò da dietro facendo scivolare la mano sulla sua e mettendo il dito sul grilletto.
Lo sparo echeggiò nelle orecchie dei presenti lasciando solo un flebile fischio che copriva la musica ovattata del piano di sotto.
«Mi hai sporcato la giacca.» Disse Sasuke mentre si puliva le gocce scarlatte dalla faccia. Il colpo non era partito da lui, ma da qualcuno alle loro spalle.
Madara uscì dall’ombra con un’espressione compiaciuta. «Questa dalla a me, piccola.» Le prese l’arma dalla mano come se stesse toccando qualcosa di disgustoso. «Sempre a giocare a fare i grandi, voi tre.»
Karin furente sfogò un pugno contro lo stomaco del vecchio che però le fermò la mano in tempo. «Come ha osato! Dovevo essere io a farlo! Dovevo essere io...» L’uomo la prese a sé come se stesse consolando una figlia.
«Ti aveva già portato via tua madre, non potevo permettere che ti togliesse anche quel po’ di libertà che avevi.»
Sasuke si avvicinò al fratello con un mezzo sorriso stampato sulla faccia. «Chissà perché le sue parole mi suonano familiari.»
Itachi sorrise leggermente. «L’uomo più vendicativo che conosco inneggia alla pace ora?»
«Andiamo, è solo una ragazzina.» Madara riprese in mano il suo fedele bastone da passeggio e sghignazzando si allontanò. «Zetsu, vieni a pulire questo casino.» Gli mise una mano sulla spalla. «Bentornato a casa Itachi!»

Nella sala al piano di sotto, uno stanco e sospirante Yahiko si lasciò andare sullo sgabello di fianco a Naruto.
«Siete stanco, capo?» Sasori gli portò due dita di scotch.
«Questo genere di cose mi stremano.» Bevve tutto in solo sorso, poi diede una piccola pacca sulla spalla di Naruto. «Ragazzo, non arrivare alla mia età!»
Hinata rise poi vide il volto di Naruto diventare un po’ cupo e fissare il fondo del suo bicchiere vuoto.
«Tu e mio zio vi conoscete da molto?»
Yahiko iniziava ad essere un po’ su di giri ripensando al passato. «Nagato e io ci conosciamo dai tempi dell’asilo! Mi ricordo che era piccolo così – fece segno con la mano all’altezza di quasi un metro – era un gran frignone!» Continuò a ridere anche quando Nagato gli apparve davanti con lo sguardo irritato.
«Se non sbaglio eri tu quello che continuava a trattarmi male.» Nagato si sedette vicino a lui con un sorriso rivolto al passato.
Yahiko bevve un sorso dopo che Sasori gli riempì di nuovo il bicchiere, continuava a sghignazzare. «Secondo me lo facevi a posta per farti coccolare da Kushina.»
Nagato rise. «E tu lo facevi perché avevi una cotta per lei!»
Yahiko vide lo sguardo geloso di Konan che beveva seduta dall’altro lato di Nagato. «È vero, avevi proprio una cotta per lei!»
«Cara, dai non fare quella faccia, era solo una cotta da bambini.» Yahiko si alzò ad abbracciare Konan indugiando un po’ troppo sul suo petto. Nagato continuava a ridere come Naruto non lo aveva mai visto. Quei discorsi sembravano trascendere le leggi del tempo, come se lì di fianco non ci fossero più tre adulti ma tre bambini. Il ragazzo indugiava ancora sul suo lungo bicchiere pensando che quella, con molta probabilità era la prima volta che sentiva nominare sua madre.
«E comunque Minato mia ha rovinato la festa.» Con un broncio infantile e un po’ brillo Yahiko tornò al suo posto aspettando l’ennesimo giro di bevute. Naruto si girò di scatto sentendo nominare suo padre.
Nagato rideva con le lacrime agli occhi contagiando anche Konan. «Mi ricordo! Quel giorno andasti diretto da lei per dichiararti e li trovasti mano nella mano.»
«E dicesti a Minato che un giorno o l’altro sarebbe stata tua, poi scappasti a casa con la coda tra le gambe.» Continuò Nagato.
Yahiko bevve un altro po’. «Sapete, sta iniziando a non essere più divertente.»
«Se non prendiamo in giro te non c’è gusto in queste rimpatriate.»
Poco dopo, per un attimo, tutti e tre alzarono il viso con lo sguardo malinconico, poi bevvero all’unisono, come per brindare al passato, o a quei vecchi amici.
Naruto si sentì un po’ sereno nel vedere suo zio così felice, ma non poteva fare a meno di porsi un mucchio di domande. Lui non parlava mai di loro in quel modo, anzi, lui non parlava mai di loro. Decise di scacciare via quel magone così prese la mano di Hinata e la fece ballare per tutta la serata.
I suoi sorrisi, i suoi capelli lungi che danzavano con lei, i suoi occhi che risplendevano con le luci, gli facevano svuotare la mente, forse lei poteva davvero essere la sua cura.
Non potè fare a meno di pensare se suo padre si fosse sentito mai così con sua madre, una voce nel cuore gli disse che per loro era così ogni giorno.
Salutarono e uscirono dal locale ancora felici e pieni di energie, speravano entrambi che quella sera non finisse mai.
In auto Naruto e Hinata continuarono a parlare, tanto da non accorgersi che Nagato si era fermato di fronte la casa della ragazza, o forse non volevano accorgersene.
Naruto la accompagnò di fronte al cancelletto in ferro, ancora le teneva la mano, come se fossero due ragazzini delle medie. Naruto si chiese solo più tardi se fu quel gesto a farla rimanere agitata per tutta la sera, ma Hinata, anche se incredibilmente tesa, era felice di sentire il calore della sua mano.
I fari dell’auto illuminavano l’uscio semiaperto mentre Naruto, d’istinto, mentre lei ancora teneva la maniglia della porta, le prese il viso tra le mani e la baciò.
Hinata si sentì quasi svenire e la mano scivolò via dal pomello quasi come se fosse senza vita, l’altra era inevitabilmente stretta alla schiena di Naruto.
Quando le loro labbra si staccarono, lui rimase a fissarla con uno sguardo serio perdendosi nei suoi occhi grigi.
Hinata riuscì a balbettare solo un lieve «B-buonanotte...» prima di correre dentro casa e scivolare vicino la porta sorridente e confusa allo stesso tempo.
Naruto sorrise alla porta chiusa sperando di riuscire a oltrepassarla, poi con le mani in tasca si girò e con lo sguardo sollevato al cielo si diresse di nuovo verso l’auto.
Quella fu una delle sere più felici della sua vita. Non ce ne sarebbero state molte altre così, quella è una città che fa pagare a caro prezzo la felicità.
 
   
 
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