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Autore: Venus80    13/11/2016    1 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi con un nuovo capitolo! Scusate la lunga attesa, ma ho avuto un periodo intenso a lavoro, dunque non mi rimaneva molto tempo da dedicare alla fanfiction!
 


Capitolo 13: Beorn
 
Un’immensa foresta con alberi altissimi e spessi attraverso i quali la luce filtrava rada; era tutto ciò che Evelyn vedeva attorno a sé. Disorientata, avanzava lentamente e con molta cautela; ad un certo punto, guardandosi intorno, notò una fitta rete di enormi ragnatele. Seguì con lo sguardo l’estesa matassa quando, ad un tratto, sentì in lontananza le voci dei nani che chiedevano aiuto e dei rumori di battaglia. Allarmata, si mise a correre verso il punto dal quale provenivano le voci e i rumori, però quando vi arrivò non trovò nessuno e le voci e i rumori erano stati rimpiazzati dal silenzio che faceva da padrone. Sconcertata, fece per rimettersi in marcia, ma improvvisamente la terra sotto i suoi piedi si sgretolò e precipitò dentro un fiume nel quale, con sua sorpresa, vide i nani e Bilbo; a poco a poco la corrente divenne sempre più forte trascinandoli via con impeto.
            Evelyn si svegliò di soprassalto respirando con affanno; si guardò intorno per verificare di non aver svegliato nessuno e vide che dormivano tutti beatamente. Poi chiuse gli occhi e fece dei profondi respiri per calmarsi. Quando il suo respiro si stabilizzò, aprì gli occhi e cercò di alzarsi, ma appoggiando la mano a terra di fianco a sé, si accorse della presenza di un foglio; lo prese in mano, lo osservò e riconobbe la scrittura di Kaytria:
 
Cara Evelyn,
 
non posso negare il mio stupore di fronte ad una notizia del genere, ma comunque non ti farò alcuna ramanzina! E sai perché? Perché Thorin è l’unico che è riuscito ad abbattere la barriera che ti eri creata contro il genere maschile e ha tutta la mia ammirazione.
 
Finalmente si è compiuto il miracolo!
 
Un abbraccio,
 
Kaytria  
 
Nel leggere le parole dell’amica, Evelyn non riuscì a trattenere un sorriso e ripensò a ciò che era accaduto con Thorin risvegliando in lei sensazioni che la fecero avvampare; allora decise di andare a cercare dell’acqua da utilizzare per calmare i suoi bollenti spiriti. Si alzò e, silenziosamente, si diresse in cucina dove, rovistando sugli scaffali, trovò una brocca con dell’acqua; se ne rovesciò un po’ sulla mano e si rinfrescò il viso.
All’improvviso sentì un rumore; si voltò e vide Thorin. “Thorin! Vi ho svegliato?!”, esclamò Evelyn. “No, non preoccuparti. Non riuscivo a dormire, perciò ero già sveglio da un po’”, dichiarò il re dei nani avanzando verso Evelyn. Quando le fu di fronte, le prese la mano sulla quale posò un dolce bacio provocandole un fremito. Poi diresse il suo sguardo sul volto di Evelyn, continuando a tenerle la mano, e le chiese soavemente, “Me lo faresti un favore?”. Evelyn sorrise e annuì. “Potresti darmi del tu?! Direi che, a questo punto, certe convenzioni sono inutili”, asserì Thorin mantenendo un tono gradevole. Evelyn lo fissò amorevolmente sorridendo e rispose, “Sì! In effetti, hai ragione”.  “Hai fatto un altro sogno?”, le domandò improvvisamente Thorin. Il volto di Evelyn si fece serio e perplesso e, dopo un momento di esitazione, replicò, “Già, eri sveglio! Mi hai sentita agitarmi nel sonno e svegliarmi di soprassalto?!”. A quel punto, senza proferire parola, il re dei nani l’accompagnò verso una sedia, dove la fece accomodare, e poi si sedette accanto a lei. “E questa volta cosa hai sognato?”, le domandò incuriosito. Evelyn si voltò verso di lui ed incrociò il suo profondo sguardo di un azzurro intenso. Thorin ed Evelyn rimasero per un po’ a fissarsi prima che lei iniziasse a parlare. “Beh, nel mio sogno mi trovavo in una foresta con alberi alti e folti. Poi notavo delle enormi ragnatele che si estendevano per una buona parte della foresta. Dopo sentivo dei rumori di battaglia e te e i ragazzi che chiedevate aiuto. Allora mi dirigevo verso il punto dove pensavo vi avrei trovato seguendo i rumori e le vostre voci, invece non c’era nessuno e all’improvviso la terra si è sgretolata facendomi cadere in un fiume nel quale c’eravate anche voi. E poi tutti insieme venivamo trascinati via dalla forte corrente”, raccontò Evelyn tutto d’un fiato.
Thorin la guardò con apprensione e asserì, “La foresta del tuo sogno è sicuramente Bosco Atro. E’ da lì che dovremo passare per arrivare ad Erebor”. “Beh, in quel posto accadrà qualcosa di poco bello. Le ragnatele, i rumori di battaglia, te e i ragazzi che chiedevate aiuto e il fiume che ci trascinava via non mi sembrano per niente segnali positivi”, replicò Evelyn con tono inquieto. A quel punto Thorin le prese la mano e, mentre le accarezzava il dorso con il pollice, le disse abbozzando un sorriso, “Abbiamo trovato tanti ostacoli nel nostro cammino, ma li abbiamo sempre superati. Supereremo anche ciò che ci aspetta a Bosco Atro e stai certa che farò di tutto per evitare che ti accada qualcosa”. Evelyn lo guardò con malizia e replicò fieramente, “Vorrei ricordarti che sono una strega perfettamente in grado di difendermi da sola!”. “Lo so, ma sento comunque il bisogno di proteggerti…è più di forte di me”, rispose il re dei nani con tono dolce.
Evelyn lo fissò incantata e schiuse le labbra per facilitare la respirazione resa difficoltosa dall’estasi che la pervase facendo battere il suo cuore all’impazzata. Thorin posò l’altra mano sulla guancia di Evelyn e avvicinò il suo volto a quello di lei; stava per sfiorarle le labbra quando Evelyn appoggiò la sua mano sul petto del nano e lo fermò allontanandolo un po’. Il re dei nani la guardò sbalordito e prima che potesse dire una sola parola, lei asserì con fermezza, “Thorin, potrebbe svegliarsi qualcuno e vederci!”. Il nano abbozzò un sorriso e affermò con decisione, “Sinceramente, non mi importa! So solo che voglio baciarti e ti bacerò!”. Detto ciò, congiunse le sue labbra con quelle di Evelyn, senza darle alcuna possibilità di replica, in un bacio passionale. Evelyn fu trasportata da un’onda di sensazioni piacevoli che per un attimo le fecero dimenticare tutto ciò di spiacevole che era accaduto e ciò che avrebbero dovuto ancora affrontare; in quel momento c’erano solo lei e Thorin.   
Quando interruppero il bacio, il nano accarezzò col pollice il labbro inferiore della bocca di Evelyn fissando il suo sguardo in quello di lei, sospirò e poi dichiarò, “Adesso è meglio se andiamo a dormire. Domani ci aspetta un lungo cammino”. Evelyn abbozzò un sorriso e rispose, “Sì, meglio andare a dormire”. I due si alzarono e si avviarono in silenzio ognuno al proprio giaciglio. Evelyn si sdraiò, chiuse gli occhi, si passò le dita sulle labbra ripensando a ciò che era appena accaduto tra lei e Thorin e con quel pensiero si addormentò.   
 
Evelyn fu svegliata da un vociferare continuo; si guardò attorno e notò che si erano già alzati tutti, tranne Bilbo che dormiva ancora. Si alzò, cercò di darsi una sistemata e si diresse verso l’ingresso dove si erano raggruppati tutti i nani. “Oh, Eve! Ben alzata!”, disse Gandalf vedendo sua nipote. “Buongiorno zio”, rispose Evelyn ancora un po’ assonnata. “Ma che sta succedendo?”, chiese incuriosita. “Succede che lì fuori c’è quel mutatore di pelle e stiamo cercando una soluzione per non farci ammazzare!”, rispose Bofur irrequieto. “Oh! Ma è ancora un orso?”, domandò con calma Evelyn. “No!”, replicò suo zio. “Beh, allora è già qualcosa. Almeno così si può sperare di ragionarci!”, dichiarò Evelyn allegramente. Tutti quanti guardarono Evelyn con austerità e, a quel punto, capì che non era il momento giusto per rallegrarsi, “Va bene, come non detto!”, esclamò con condiscendenza.
“Dovevamo darcela a gambe e filarcela dal retro!”, affermò inquieto Nori. Dwalin si piazzò con irruenza davanti a Nori e replicò severamente, “Ehi tu, io non scappo da nessuno, bestia o altro!”. Dwalin e Nori si misero a discutere, ma furono interrotti da Gandalf che li rimproverò, “Non serve a nulla litigare. Non attraverseremo le terre selvagge senza l’aiuto di Beorn. Saremo catturati prima di arrivare alla foresta”. In quell’istante arrivò Bilbo e, come lo vide, lo stregone disse, “Oh, Bilbo, eccoti qua!”.  Poi, avanzando verso l’uscio, asserì con risolutezza, “Ora, questo richiederà una gestione delicata…dobbiamo agire con molta prudenza”. Arrivò davanti alla porta, si voltò verso il gruppo e continuò, “L’ultima persona che lo ha spaventato è stata ridotta a brandelli”. Alle parole di Gandalf tutti si guardarono con apprensione. Nel silenzio totale, in sottofondo, si sentiva un tonfo continuo che si ripeteva ritmicamente ad intervalli regolari.
“Io andrò per primo e…ah, Bilbo?! Tu vieni con me”, dichiarò lo stregone facendo segno a Bilbo di seguirlo. “Oh, ehm…”, farfugliò Bilbo titubante mentre si guardava attorno. Fili, Ori e Thorin si voltarono verso di lui e Thorin gli fece un cenno con la testa per intimarlo ad andare con Gandalf. “Ehm, è una buona idea?”, domandò Bilbo perplesso e inquieto mentre avanzò verso lo stregone. “Sì!”, rispose Gandalf pacatamente. “Oh, vieni anche te Eve!”, disse poi lo stregone rivolgendosi a sua nipote. Evelyn abbozzò un sorriso e replicò quietamente, “Va bene!”.
Thorin non fu per niente contento della decisione di Gandalf e fissandolo con disappunto esclamò, “E’ proprio necessario che venga anche lei?!”. Evelyn lo fulminò con lo sguardo e fece per ribattere, ma venne interrotta da Fili che sostenne suo zio, “In effetti, non credo ci sia bisogno che venga anche Evelyn!”. Evelyn spostò la sua attenzione prima sul nano biondo e poi nuovamente su Thorin guardandoli con contrarietà. Poi, senza dire loro una parola, si voltò verso Gandalf e dichiarò fermamente, “Zio, possiamo andare!”.
Lo stregone osservò il re dei nani e suo nipote con un’espressione malandrina e dopo si rivolse al gruppo dandogli istruzioni su come procedere, “Voi altri invece restate qui e non comparite fino al mio segnale”. “Bene, aspettiamo il segnale!”, dichiarò Bofur visibilmente nervoso mentre dalla finestra controllava la situazione. “E niente mosse improvvise o rumori forti. E non stategli addosso. E uscite solamente in coppia”, avvisò lo stregone. Gandalf, Bilbo ed Evelyn stavano per avviarsi quando lo stregone si fermò, si voltò e asserì, “Oh, ehm, no anzi…Bombur, tu vali per due, perciò uscirai da solo”. Bombur annuì mentre sgranocchiava una carota. “E ricordate, aspettate il segnale”, rammentò Gandalf ai nani. “Il segnale”, mormorarono tra di loro i nani mentre Gandalf, Bilbo ed Evelyn uscirono fuori.
 
I tre procedevano lentamente, Gandalf in mezzo, Bilbo alla sua destra ed Evelyn alla sua sinistra. Beorn, intento a spaccare la legna, era un uomo molto alto e muscoloso con una folta e lunga capigliatura, le sopraciglia folte e la barba un po’ particolare: lunga ai lati del viso e corta sul mento. Gandalf si schiarì la voce e Bilbo gli domandò un po’ inquieto, “Sei agitato?”. “Agitato?!”, replicò lo stregone con fare irrequieto. Beorn spaccò un ceppo di legno e Gandalf sussultò. Evelyn guardò suo zio con preoccupazione e pensò sarcasticamente, Se addirittura mio zio è spaventato da quest’uomo, siamo messi proprio bene! Lo stregone ebbe un attimo di esitazione e poi rispose cercando di nascondere la sua agitazione, “Agitato?! Che sciocchezza!”.
Quando furono in prossimità di Beorn, Gandalf esordì, “Buongiorno!”, ma l’uomo ignorò lo stregone e seguitò nello spaccare la legna; sollevò la lunga ascia per caricare il colpo senza preoccuparsi minimamente del fatto che dietro di lui ci fossero lo stregone, Evelyn e Bilbo. Gandalf dovette arretrare per non essere colpito e poi provò nuovamente ad attirare l’attenzione di Beorn esclamando con un tono leggermente più alto e musicale, “Buongiorno!”. A quel punto Beorn si fermò, guardò con la coda dell’occhio e chiese con tono grave, “Chi sei tu?”. “Sono Gandalf, Gandalf il Grigio”, replicò Gandalf facendo un inchino. “E questa è mia nipote Evelyn”, proseguì indicando Evelyn che, a sua volta, fece un inchino. Invece Bilbo, che non era molto entusiasta all’idea di dover accompagnare lo stregone, preferì nascondersi dietro di lui. Beorn si voltò fulmineamente, continuando a tenere tra le mani l’ascia alla quale si appoggiò, e dichiarò fermamente con uno sguardo severo, “Mai sentito nominare!”. “Ehm…sono un mago. Avrai sentito parlare del mio collega Radagast il Bruno?! Risiede al confine sud di Bosco Atro”, affermò Gandalf con voce calma. “Che cosa vuoi?”, domandò Beorn con rigore. Intanto, Evelyn temendo che da un momento all’altro l’uomo avrebbe avuto qualche scatto d’ira, si teneva pronta per ogni evenienza. Lo stregone rispose abbozzando un sorriso, “Beh, semplicemente ringraziarti per la tua ospitalità. Avrai notato che abbiamo trovato riparo nel tuo alloggio qui ieri sera?!”. Gandalf con la mano indicò verso la casa e nel fare ciò si spostò lievemente indietro verso destra rivelando la presenza di Bilbo che fece capolino. Beorn lo guardò e domandò con austerità, “Chi è questo piccoletto?”. “Oh beh, lui sarebbe Mastro Baggins della Contea”, replicò Gandalf con posatezza. L’uomo si mise sulla difensiva brandendo l’ascia e chiese aspramente, “Non è un nano, vero?”. “Ma no! No, lui è un hobbit di buona famiglia e di impeccabile reputazione”, affermò lo stregone dando una pacca sulle spalle a Bilbo che abbozzò un sorriso per tentare di nascondere il suo timore. Allora Beorn si calmò, appoggiò l’ascia e asserì, “Un mezz’uomo, un mago e una strega! Come mai siete qui?”. “Oh beh, il fatto è che abbiamo avuto una brutta esperienza, ehm, con gli orchi sulle montagne”, cercò di spiegare Gandalf. “Perché vi siete avvicinati agli orchi? Che stupida cosa da fare!”, esclamò con fermezza Beorn. “Hai assolutamente ragione!”, replicò lo stregone con convinzione gesticolando con la mano. Ad un certo punto, si sentì un rumore di passi ed Evelyn, intuendo cosa stava accadendo, pensò con ansia, Ma non dovevano aspettare il segnale?! Gandalf, Bilbo ed Evelyn si voltarono e videro uscire Dwalin e Balin. Beorn si mise di nuovo sulla difensiva impugnando l’ascia. I due nani si presentarono, “Dwalin e Balin”. “Ehm, devo confessare che, ehm, parecchi del nostro gruppo sono in effetti nani”, spiegò Gandalf cercando di mantenere la calma. “Tu chiami due parecchi?!”, enfatizzò l’uomo con un tono irritato. “Beh, ora che la metti così, ehm, sì, sì, loro potrebbero essere più di due”, replicò lo stregone con qualche accenno di nervosismo. “Ehm!”, farfugliò mentre si mise a contare, ma sentendo altri passi sospirò rassegnato. Gandalf si voltò, mentre Evelyn teneva d’occhio l’uomo, per vedere di chi si trattava ed esclamò, “Oh, ecco altri della nostra allegra truppa!”. “E tu chiami sette una truppa?!”, asserì Beorn sempre più indispettito. Adesso ci ammazza!, pensò Evelyn con apprensione notando l’irritazione dell’uomo. Lo stregone si mise a ridere per cercare di smorzare la tensione, ma nella sua risata si percepiva dell’irrequietezza. “Cosa siete, un circo ambulante?!”, asserì l’uomo contrariato mentre Gandalf continuava a ridere nervosamente. Lo stregone sospirò ancora quando sentì che altri nani stavano uscendo dalla casa, cosa confermata dall’espressione di rabbia sul volto di Beorn. “Dori e Ori! Al tuo servizio!”, disse Dori facendo un inchino seguito da Ori. “Non voglio il vostro servizio!”, ribatté l’uomo con stizza. “Assolutamente comprensibile!”, dichiarò Gandalf voltandosi verso Beorn. Poi, notando nuovamente l’espressione di collera sul volto dell’uomo, lo stregone si girò verso il gruppo di nani e vide che Fili e Kili stavano uscendo dalla casa. “Oh, Fili e Kili! Me ne ero dimenticato!”, dichiarò Gandalf che a fatica riusciva a nascondere la sua agitazione. Ad un certo punto si sentì un rumore di passi accompagnato da un vociferare seguito dalla comparsa del resto dei nani che uscirono tutti insieme freneticamente. Meno male che avrebbero dovuto uscire in coppia e senza fare rumore!, pensò Evelyn indispettita. “Nori, Bofur, Bifur…”, lo stregone fece una pausa e poi sospirando rassegnato disse l’ultimo nome, “…Bombur”. Beorn, con uno sguardo severo, chiese, “Non c’è altro? Ce ne sono ancora?”. Ci fu un momento di silenzio prima che anche Thorin palesasse la sua presenza; si affacciò all’uscio con il suo solito atteggiamento altezzoso e si appoggiò allo stipite con le braccia incrociate sul petto mantenendo uno sguardo fiero. Alla vista di Thorin il volto di Beorn si distese e assunse un’espressione incuriosita.     
   
 
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