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Autore: SerenaTheGentle    13/11/2016    0 recensioni
Alexandra Roberts, "Alex" per gli amici, ha 17 anni.
I suoi unici amici sono Mike e Jeremy, le stanno vicino da quando Jeremy non la spinse nella piscina di Mike durante una festa: da allora sono inseparabili!
Il suo unico desiderio è lasciarsi alle spalle la sua città e andare a studiare a Princeton per vivere la sua vita al meglio!
Peccato che la sua matrigna non le permetta un'esistenza normale: niente feste, niente uscite, niente vacanze.
Riuscirà Alex a liberarsi di questo peso e decidere della sua vita in piena libertà e autonomia?
***
Michael Wilson è il classico ragazzo americano che scherza e adora vivere! Nonostante la sua vita non sia sempre stata così felice, è riuscito ad andare avanti a testa alta.
Che succede però quando lo zio, unico tutore legale, vuole togliere al ragazzo ciò che di più prezioso ha, per un capriccio?
Riuscirà Mike a riprendersi ciò per cui ha lottato così tanto?
Riuscirà ad accettare una realtà che mai si sarebbe immaginato?
~rivisitazione moderna di "Cenerentola"~
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 4.
                
Alex camminava pensando alla sua futura punizione. Sapeva che tanto la matrigna avrebbe escogitato un altro modo per farla sgobbare, perciò perché prendersi la briga di comportarsi bene quando puoi farlo con sufficienza e ottenere lo stesso risultato?

Con questa filosofia abbastanza depressiva, la ragazza procedeva per la sua strada con rassegnazione. Delle urla alquanto ambigue le fecero voltare la testa. Quelle tre pesti dei fratelli di Jeremy non facevano altro che distruggere la loro babysitter: Evelyn.

Era una ragazza molto dolce, disponibile e sempre allegra, motivo principale per cui sapeva tenere testa ai fratelli Ranieri, ovviamente, tutti i fratelli Ranieri. Alex sapeva che Jeremy aveva una cotta per la sua amica, anche se lui ancora non lo sapeva, e sperava che un giorno avrebbe vinto le sue paure e le avrebbe chiesto di uscire insieme.

-Alex! – esclamò Evelyn trattenendo per il cappuccio Jared che, irrequieto come sempre, voleva correre verso casa e fare a gara con il fratello. La piccola Jane teneva la mano della sua tata, ma se avesse potuto avrebbe corso come i suoi fratelli.

-Evelyn! Ragazzi…- Alex abbracciò velocemente l’amica, mentre lei cercava di tenere buoni i fratelli più grandi.

-Jared piantala! Josh! Non dargli corda! - Evelyn era sempre autoritaria quando bisognava esserlo.

-Andiamo Evy! Vogliamo correre! Facciamo la gara! – Josh cercò di convincerla utilizzando la tecnica degli “Occhi-Dolci”, e lei, purtroppo o per fortuna, ci cadeva sempre.

-Alex scusami! Sono proprio dei ruffiani…- Evelyn calcò l’ultima parola e tutti e tre i bambini risero.

Alex, prima di salutare tutti, era stata invitata a dare il via. Mancavano solo cento metri alla casa dei Ranieri e poté godere quei piccoli pargoli che correvano felicemente. Una volta anche lei era felice in quel modo.

-Bene, siete pronti? – ad un cenno affermativo da parte di tutti e tre contò. –Uno, due, tre... Via! –

Jared partì prima del via, ma Josh lo riprese subito, Jane era dietro Evelyn, ma la ragazza diminuì il passo per farla vincere. Cosa non si fa per i bambini?

Un forte trambusto fece capire ad Alex che la strana comitiva era arrivata!

La ragazza proseguì per la sua strada e la prima cosa che vide entrando in casa fu solo un colore. Bianco.

C’era bianco dappertutto. Bianco sulle pareti, tende bianche, pizzi, merletti, stoffe e tessuti bianchi. Drappeggi, campioni di tessuti, scarpe, guanti, cappelli, fiori e addirittura posacenere di porcellana rigorosamente bianchi.

Le cose erano due: o aveva sbagliato casa, oppure la sua matrigna le stava combinando qualcosa di grosso.

-Alexandra. – parli del diavolo e spuntano le corna. Alicia la chiamava per nome intero solo quando qualcosa le dava fastidio. Come la sua sola presenza, ad esempio.

-Si, Alicia? – Alex la notò in mezzo a tutto quel casino davanti ad uno specchio sistemato in salotto, con la solita sigaretta in mano. La ragazza guardò disgustata la mise assurda della donna. Era coperta da un abito in seta bianca, con uno scollo a cuore e delle spalline molto fini, abbinato ad un paio di calze trasparenti e delle Jimmy Cho argentate. I capelli arricciati da bigodini di vari colori e il trucco leggero presagivano il peggio. Alicia sarebbe uscita quella sera.

La cosa che colpì maggiormente Alex, oltre all’orrore che i suoi occhi stavano vedendo, era la figura di un sarto, fornito di spilli e aghi, il quale stava definendo gli ultimi ritocchi al vestito “da sposa” di Alicia.

-Alexandra, ho bisogno che tu metta tutto apposto entro stasera alle nove. -  la matrigna si voltò appena, aspirò e diede delle indicazioni al sarto, un uomo basso e molto permaloso, che guadagnava sull’addome tutto ciò che perdeva sul capo, quindi anche incredibilmente grasso.

-Potrei sapere perché è proprio necessario che sia tutto pronto per le nove? E cosa cavolo stai facendo?– Alex era già abbastanza stizzita. Aveva capito che quello era un modo per “punirla” diciamo, ma questo era troppo.

-Sto rifacendo il mio guardaroba, non lo vedi? E poi abbiamo un ospite stasera? Che razza di domande cretine fai? – la matrigna le rispose in maniera seccata, senza vergognarsi davanti al sarto.

-Il guardaroba te lo sei rifatto due mesi fa Alicia! E quando pensavi di dirmi che abbiamo un ospite? - Alex era decisamente shockata.

-Alexandra! Mi sembri davvero una ritardata a volte! Ti ho detto adesso che abbiamo un ospite, quante volte te lo devo ripetere? – Alicia si sistemò una ciocca di capelli sulla spalla, liberandoli di un bigodino, e incominciò a spazzolarli.

Alex non ci vide più. Come cavolo avrebbe fatto a rimettere apposto tutto quel casino che la matrigna aveva causato in sole cinque ore? E poi, chi era questo ospite? Perché tutto quel disastro stava accadendo proprio a lei?

Domande senza risposte visto che Alicia non le rispose per almeno un minuto buono, come a valutare cosa dire alla figliastra.

-Alexandra, tu sei qui per fare quello che io ti chiedo. Sei sotto il mio affido, non puoi ribellarti al mio volere. In più, farai bene a comportarti in modo adeguato con l’ospite di stasera. – la donna diede un’occhiata alla sua silhouette e poi si avvicinò alla figliastra. - È una persona molto importante e non vorrei mai che per una sciocchezza il tuo posto alla Princeton dovesse rimanere solo un sogno. – guardò Alex negli occhi e, silenziosamente, la sfidò a ribattere.

Alex sapeva che il suo futuro dipendeva da quella strega e sapeva che avrebbe dovuto sopportare di peggio pur di non vederla mai più.
Tuttavia non poteva farsi mettere i piedi in testa da quella donna. Suo padre le diceva sempre che il Potente e il Cattivo andavano combattuti con tutti i mezzi possibili, a volte con gentilezza, a volte con crudeltà.

-Non sono una tua proprietà Alicia. Posso andarmene quando voglio. Non ho bisogno di te, come non ne aveva bisogno mio padre. So che siamo a corto di soldi e tu vuoi accalappiare un altro uomo bisognoso d’amore e logorato dal dolore come mio padre! – un rumore secco fece voltare il sarto che, nel frattempo, stava riordinando i suoi strumenti.

Alex sentì la guancia sinistra bruciare con forza e istintivamente si portò la mano dove la pelle stava prendendo un colore rossastro. Alicia le aveva dato uno schiaffo, ma non ferì la ragazza più di tanto, dato che non era la prima volta.

-Tu non puoi parlarmi così. Io sono tua madre. – con quel coraggio, si chiese Alex, osava pronunciare quelle parole?

-Tu non sei mia madre. – la ragazza si premurò di calcare ogni parola e dare giusto peso al loro significato. Quello che Alicia aveva appena detto era, per lei, una delle peggiori bestemmie e non le avrebbe permesso di ripeterlo ancora.

-Ti conviene non remarmi contro, ragazzina. – con queste parole la donna girò i tacchi e se ne andò su per le scale, seguita dal sarto che sicuramente avrebbe chiesto una somma alquanto sostanziosa per il lavoro svolto.

Pronunciando un “vaffanculo” abbastanza silenzioso, Alex uscì da quella che un tempo considerava casa sua e chiese a suo padre perché le aveva fatto quello. Perché l’aveva lasciata sola e perché si era lasciato imbambolare da una barbie siliconata?

-Alex dove stai andando? Devi aiutarci con i compiti! – Rosa non fece caso alle lacrime sulle guance della ragazza, mentre la sorella le chiese il perché della macchina di Gustavo, il sarto, nel loro vialetto.

-Vostra madre si è fatta rifare il guardaroba. – Alex era davvero sfinita, tanto che pronunciare quelle parole era davvero un peso.

-Cosa? Ma l’ha cambiato poco tempo fa! – Rossella era stupefatta ed Alex pensò per un momento che la sorellastra potesse condividere il suo stesso pensiero a riguardo.

-Non è assolutamente giusto! Se lo cambia lei dobbiamo cambiarlo anche noi! – rispose Rosa, e la ragazza capì che la gemella si riferiva solo a loro due usando “noi”.

-Abbiamo un ospite a cena. – Alex pensò che forse con questa informazione le avrebbe portate sulla sua strada. Ma in cuor suo sapeva di sperare invano.

-Davvero? Chi? È ricco? Ha figli? Perché non ce lo hai detto subito? –esclamò Rosa come se dipendesse la sua vita saperlo.

-Oh mamma! Dovremmo prepararci, truccarci, vestirci bene, aiutare la mamma a scegliere il vestito giusto! Andiamo Rosy! – Rossella intimò la sorella a muoversi, ma poi parlò ad Alex come la madre avrebbe fatto, con sufficienza. –Ovviamente tu dovrai aiutarci, quindi non perdere tempo e seguici! –

Alex si sentì umiliata ai massimi livelli e senza pensarci le mandò a quel paese entrambe e si mise a correre.

L’unico posto dove poteva rifugiarsi era da Jeremy. Solo per un momento voleva sentirsi veramente a casa, perché oramai a casa sua non poteva più farlo.

In quella corsa si ricordò dei momenti belli che aveva vissuto fino alla venuta di quella strega. Si ricordava di quando la portava a giocare a baseball, oppure quando durante le partite le permetteva di salire sulle sue spalle per vedere meglio; si ricordava dei giorni in cui la portava al locale e la faceva stare dietro il bancone a battere i conti; si ricordava delle favole che le raccontava quando era piccola e delle sere passate a ballare in salotto. Si ricordava tutti i bei momenti, che si fermavano all’età di undici anni. Dopodiché ogni ricordo appariva sfumato e pieno di pianti, pieno di fumo e cancellato dalla sua memoria.

Citofonò rumorosamente al campanello di casa Ranieri e un Jeremy sorridente e pieno di vita le aprì. Alex si sentì in colpa ad aver fatto svanire il sorriso del suo amico. Non voleva che si preoccupasse per lei, ma non poteva fare altrimenti quel giorno.

-Alex? – la chiamò Jeremy preoccupato e titubante. Sapeva che se lei era lì allora doveva essere successo qualcosa di tremendamente orribile oppure qualcosa di bello.  Ma sotto sotto aveva paura che qualcosa di bello sarebbe accaduto alla sua migliore amica solo quando sarebbe potuta andare via da quella città.

-Jeremy? – lo chiamò Evelyn arrivando con il mestolo ancora sporco di pomodoro e stupendosi anche lei dell’arrivo di Alex.

-Scusate ragazzi, non volevo interrompere. – la ragazza riprese a parlare, anche se con affanno ed Evelyn posò il mestolo per andarle a prendere un po' d’acqua. Entrata in cucina accese la tv ai bambini e ritornò in salotto dalla sua amica.

-Cosa è successo? – sentì dire da Jeremy. Sapeva che ci teneva moltissimo, ma a volte era gelosa di quel contatto tra di loro. A volte le sarebbe piaciuto essere al posto di Alex, solo per godere ancora del profumo dolce del ragazzo e bearsi dei suoi occhi. Non poteva mentire a sé stessa: si sentiva irrimediabilmente attratta da Jeremy, ma ancora non poteva considerarsi sul punto di non ritorno sulla strada dell’amore. Era meglio per lei non ritrovarcisi.

-Alicia è pazza. Si è fatta rifare il guardaroba e a casa ci sono milioni e milioni di campioni di centinaia di stoffe. Indovina il colore? – Alex sorseggiò un po' d’acqua lasciando la domanda in sospeso ed Evelyn azzardò un “Magari rosso?”, che fece strabuzzare gli occhi all’amica.

-Ma magari! No, è il bianco! – entrambe le ragazze fecero una smorfia disgustata, mentre Jeremy se le guardava come guardava Evelyn quando gli aveva confidato di odiare il burro di arachidi: decisamente confuso e impaziente di sapere il perché di quell’espressione.

-Che ha il bianco che non va? – chiese ed Alex pensò che a certe cose i maschi non potranno mai arrivare.

-Il bianco te lo metti quando ti sposi, con una gonna o un pantalone di jeans, te lo metti per un’occasione speciale oppure se hai una pelle scura! Non lo usi per rifarti il guardaroba! – esclamò Evelyn visibilmente scioccata.

-E quindi…? – incalzò Jeremy inconsapevole della gravità della situazione.

-Alicia si vestirà solo ed esclusivamente di bianco per almeno due/tre mesi. E sai cosa vuol dire? Vuol dire che io dovrò vederla tutti i giorni come l’ho vista il giorno in cui ha sposato mio padre. La devo vedere in quelle condizioni! Senza contare il fatto che il bianco a cinquant’anni suonati è veramente orribile! Non sei una ragazzina! – Alex diede man forte ad Evelyn ed entrambe sbuffarono sonoramente, come se la cosa fosse irrisolvibile.

-Sono convinto che non è questo il problema, giusto? – chiese Jeremy, sapendo che qualcos’altro turbava l’amica.

-Vuole che rimetta tutto apposto entro le nove di questa sera, e sai perché? Perché abbiamo un ospite. Non mi ha detto il numero di persone, né chi sono, né tanto meno che cosa ha intenzione di farci! – rispose Alex con acidità.

-Cosa intendi con “cosa ha intenzione di farci”? – le chiese curiosa Evelyn ed Alex le raccontò di come aveva accusato la matrigna di aver rovinato la sua vita e di aver accalappiato suo padre solo perché ricco e pieno di soldi.

-Vuole solo trovare un altro marito per risollevarsi dalla crisi economica che stiamo passando a causa sua, ma io non la aiuterò! – la ragazza bevve un altro sorso d’acqua e poi si asciugò le lacrime. –Forse adesso è ora che vada. Non me lo perdonerà mai se non metterò tutto apposto e poi potrebbe rendere la mia vita peggiore di così. –

-Alex, non le puoi permettere di fare questo! Un momento dici che le darai filo da torcere, il momento dopo cambi idea perché temi che sarà lei a dartene a te! – la riprese Jeremy con decisione.

-Vorrei vedere tu al mio posto! Devo solo farle da schiava per un po' e poi sarò libera. Avrò diciotto anni e non mi potrà impedire di vivere dove mi pare, con chi mi pare e soprattutto lontana da lei! – rispose con maggior decisione la ragazza all’amico, non facendosi intimorire dal suo sguardo.

-Devi promettermi che non ti farai mettere sotto da lei come ha fatto tuo padre. – Jeremy la prese per le spalle e la guardò dritto negli occhi. –Promettimelo! –

 
-Te lo prometto. – gli sorrise Alex abbracciandolo.
   
 
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