Otto parole per dire famiglia
Grazie, che è l’unica parola che non ha bisogno di essere pronunciata
Se Rufy entra correndo in cucina, il motivo normalmente è uno solo e Sanji comincia subito a cucinare. Cinque minuti dopo, il capitano corre fuori, riuscendo in qualche maniera a urlare qualcosa ad Usop anche con la bocca piena. Il cuoco sospira, ma sta sorridendo.
Rufy non ha detto una parola, ma un piatto vuoto è il miglior complimento, per un cuoco.
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Anche se la notte è fredda, i venti spazzano il ponte della Merry e su in coffa si gela, Usop non si preoccupa, sa che di lì a poco giungeranno un paio di coperte. Quando arrivano, il cecchino le prende senza una parola.
Dopotutto, se insieme alle braccia non sono fiorite anche delle orecchie, un motivo ci sarà.
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Quando Nami è esausta per aver passato tutta la notte a disegnare cartine, solitamente è anche molto più distratta, così, quando l’onda gigante si abbatte sulla tolda, rischia seriamente di finire in mare. Quando l’agitazione passa, gli altri vedono che Zoro è riuscito ad afferrarla in malo modo, a quanto sembra dalle urla. Se Nami è stanca è anche facilmente irritabile, e nessuno si meraviglia quando lo spadaccino riceve un bel pugno come ringraziamento.
Se il suddetto pugno è più leggero del solito, non è Zoro a commentarlo.
Note:
Sì, lo so, sono di nuovo in ritardo. Mi dispiace. Davvero.