Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    16/11/2016    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera del suo arrivo sull'Arcadia, il capitano aveva invitato a cena (si fa per dire, visto che lei si nutriva solo di alcool) anche Meeme. C'era stato un momento di imbarazzo quando l'aliena si era presentata nel suo solito modo: “Sono la donna che ha dedicato la sua vita ad Harlock” e Clarice, che pure era di larghe vedute, aveva sollevato appena un sopracciglio, gettando nello stesso tempo un'occhiata interrogativa a Kei, la quale però non aveva tradito la minima emozione. Ma si era ripresa subito e aveva ricominciato a chiacchierare amabilmente con tutti. Harlock aveva però capito l'equivoco e si era ripromesso di chiarire al più presto con la vecchia amica che era sì un poco di buono, ma non era bigamo.
L'altra persona che il capitano volle che Clarice incontrasse subito dopo era la vera istituzione dell'Arcadia, ovvero Masu. Dovevano avere suppergiù la stessa età, anche se in realtà nessuno sapeva con certezza quanti anni avesse la cuoca di bordo. Eppure, senza sapere bene perché, Harlock non si sentiva tranquillo e volle quindi preparare il terreno. Prima di cena, quindi, si recò nelle cucine, cosa che non faceva quasi mai, tanto che Masu si allarmò.
“Capitano! È accaduto qualcosa?”
“No, nulla, Masu-san.”
“La cena di ieri non è stata di gradimento della sua... ospite?”
Aveva pronunciato la parola “ospite” con un tono sarcastico.
“No, era tutto perfetto. Proprio di lei volevo parlarle... Clarice starà con noi per un po'...”
“Lo so, l'ho sentito dire dagli uomini, con commenti annessi che non sto a riferirle.”
Harlock pensava che Ryo avesse ormai divulgato la vera identità di Clarice, ma evidentemente si era sbagliato. Forse anche il giovane pirata voleva godersi le facce dei compagni quando l'avessero conosciuta.
Masu si piantò davanti a lui con le mani sui fianchi.
“Capitano, non sono fatti miei, ma... le sembra il caso di tenere a bordo una sua ex fidanzata? Sono sicura che lei è animato dalle migliori intenzioni, ma … non mi pare rispettoso verso Kei, ecco! E non è nemmeno un buon esempio per Mayu!”
Harlock capì che le congetture dell'equipaggio erano andate oltre le sue previsioni e si lasciò andare a una sana risata. Era un evento così raro che Masu temette seriamente che stesse capitando qualcosa di grave.
“Masu, Clarice non è una mia ex fidanzata! È stata una mia insegnante quando andavo a scuola, eravamo buoni amici. In questo momento ha bisogno del nostro aiuto. Tutto qui.”
“Ah! Beh, in tal caso... meglio così. Quindi sarà una signora... di una certa età - Masu parve riflettere tra sé per qualche istante, poi lo fissò di nuovo con aria sospettosa - Non è che vorrà insediarsi qui in cucina? Lo sa che non voglio estranei tra i piedi, quando lavoro!
Ecco, come pensavo.
Harlock sorrise.
“Non ha nulla da temere da questo punto di vista, Masu-san. Credo che Clarice non abbia mai cucinato più di un uovo sodo in vita sua, e non penso intenda darsi alla gastronomia proprio adesso.”
Era vero. Clarice e suo marito erano dei buongustai, ma, quando vivevano alla base militare, avevano una cuoca, e poi andavano spesso al ristorante. Harlock non aveva mai visto la sua insegnante trafficare con pentole e padelle, ma solo con la sua amata caffettiera.
“Vorrei presentargliela. Quando ha tempo, naturalmente.”
“Mmmh... Sì, certo. Magari domani mattina, dopo la colazione della ciurma, potrei avere 5 minuti.”
“Bene, grazie. A domani, allora.”
Harlock ritornò in cabina divertito. Aveva la netta sensazione che Masu fosse un po' gelosa della nuova arrivata. Ma era sicuro che Clarice avrebbe conquistato anche lei.
Nemmeno Masu disse nulla al resto della ciurma. Forse voleva punirli per i loro commenti, che lei giudicava immorali.
L'incontro tra le due donne andò benissimo. Clarice dissolse la diffidenza di Masu facendole i complimenti per la sua cucina e dichiarando, nello stesso tempo, la sua totale inettitudine nelle attività domestiche di qualsiasi tipo.
Harlock la accompagnò poi all'infermeria, augurandosi che il medico di bordo non fosse già troppo sbronzo. Il dottor Zero potrebbe essere suo coetaneo, rifletteva intanto... e Clarice è vedova da tanto tempo... chissà che non possa nascere qualcosa... Ma che diavolo vado a pensare? - si rimproverò subito dopo - Mi metto a fare il paraninfo adesso? Mi ci manca solo quello!
Per sfortuna il dottore stava dormendo della grossa su uno dei lettini, abbarbicato a una bottiglia, e Harlock non se la sentì di svegliarlo, per non rischiare di peggiorare la situazione.
“Malgrado le apparenze - tentò di giustificarlo, imbarazzato - è un ottimo medico, sa risolvere qualsiasi problema!”
Clarice annuì, chiaramente poco convinta. Il capitano si insultò mentalmente per non aver organizzato l'incontro per tempo, come con Masu... conoscendo il soggetto!

Il prossimo sarebbe stato Yattaran. E con lui il capitano era sicuro che la notizia avrebbe fatto il giro dell'astronave, vista l'incapacità del suo primo ufficiale di tenersi un cece in bocca.
Il capitano lo convocò nel suo alloggio e, contrariamente al suo solito, lui arrivò subito, nascondendo a stento la curiosità. Clarice non c'era ancora, e quindi Harlock lo invitò a sedersi, con l'idea di chiedergli come procedevano gli interventi di manutenzione dell'Arcadia. Ma Yattaran continuava a dimenarsi sulla sedia e quasi non lo ascoltava.
Perché diamine è così agitato? Sembra un adolescente in calore! Forse è il caso che si trovi una compagna anche lui!
Poi se ne venne fuori con una domanda che lo lasciò di stucco.
“E... com'è il tatuaggio di Kei?” gli chiese strizzandogli l'occhio.
Adesso sta esagerando! Da quando si permette tutta questa confidenza?
Harlock aggrottò le sopracciglia. Era assolutamente certo che Kei non avesse alcun tatuaggio, in nessuna parte del corpo. Sapeva benissimo, tra l'altro, quanto lui detestasse i tatuaggi.1 Ma, in ogni caso, la faccenda non riguardava né Yattaran né nessun altro e il capitano decise di farglielo capire una volta per tutte. Lo fissò con aria truce.
“Che ne sai tu?” gli chiese severo.
L'ufficiale capì di aver osato troppo.
“No... niente... è che - cominciò a balbettare - uno dei ragazzi ha visto Kei e Mayu entrare nel laboratorio di un tatuatore e allora...”
Ecco dove avevano intenzione di andare, quelle due!
Ma, se non era stata Kei a farsi un tatuaggio, l'alternativa era una sola... Harlock inorridì dentro di sé all'idea e si ripromise di dare una bella strigliata a entrambe. Ma cosa aveva fatto di male?
Con grande sollievo di Yattaran in quel momento qualcuno bussò e subito dopo entrò Clarice, trafelata.
“Eccomi eccomi! Scusate il ritardo, ma non ricordavo più il codice per aprire la porta, me lo dovrò scrivere da qualche parte...”
“Ti presento la professoressa Clarice Jones” disse Harlock con chiara soddisfazione.
All'ufficiale, che si era alzato meccanicamente appena aveva sentito aprire la porta, cadde la mascella. Si mise a fissare impietrito e a bocca aperta la matura signora che gli porgeva la mano.
“Clarice Jones” ripeté la donna, un po' perplessa da quello strano atteggiamento.
“Ya... Yattaran” fu solo in grado di farfugliare con un filo di voce.
“Yattaran e....?”
“Solo Yattaran.”
Che strano posto, pensò Clarice. Nessuno, a parte Kei e Mayu, sembra avere un nome e un cognome... o l'uno o l'altro... e chi ha entrambi, non vuole usarli......
“Yattaran è il mio primo ufficiale e, malgrado le apparenze, è un vero genio nel campo meccanico e informatico - proseguì Harlock, che se la stava spassando un mondo - Bene, ora che avete fatto le presentazioni, devi sapere, Yattaran, che la professoressa Jones è una stimata ricercatrice e archeologa. In particolare adesso si sta occupando di una certa questione, di cui ti parlerà lei stessa appena potrai. Vorrei che tu le fornissi un computer un po' più potente rispetto a quello che ha potuto portare con sé, e ti mettessi a sua disposizione per qualsiasi esigenza. Adesso che staremo qualche giorno su Ombra di Morte dovresti avere un po' di tempo da dedicarle, no? Sono sicuro che le sue ricerche intrigheranno parecchio anche te!”
“Ma certo! Nessun problema, madame! Sarà un piacere. Anzi, se permettete, vado subito a cercare un computer adatto. Capitano, signora Jones, i miei saluti!”
Yattaran saltò su dalla sedia, fece un frettoloso cenno di commiato all'indirizzo dei suoi interlocutori e sparì come se fosse stato inseguito da tutti i diavoli dell'inferno.
Clarice rivolse un'occhiata perplessa ad Harlock, che si strinse nelle spalle.
“È un ottimo elemento - lo giustificò - Non potrei fare a meno di lui, ma è un po'... originale. Poi, come ti dicevo, qua non siamo molto abituati a trattare con le signore. Devi scusarlo.”
In realtà, si stava chiedendo anche lui che cosa gli avesse preso per filarsela in quel modo. Forse la delusione?
Clarice non era certo una che si formalizzava, anzi, l'idea di potersi avvalere dell'aiuto di un esperto informatico la stuzzicava molto, era sicura che avrebbe potuto raggiungere ottimi risultati e molto più rapidamente che non da sola.

Yattaran percorse i corridoi che conducevano al suo alloggio imprecando tra sé e sé e senza degnare di uno sguardo chiunque incontrasse. Non solo l'amica del capitano si era rivelata una vecchia carampana, rifletteva, ma gli toccava pure occuparsi di lei! Finalmente poteva godersi un po' di riposo su Ombra di Morte e dedicarsi ai suoi modellini, e invece avrebbe dovuto lavorare! Ma purtroppo erano ordini del capo... non era possibile sottrarsi, non senza un valido motivo! Intanto, però, l'avrebbe fatta pagare a Ryo, e anche molto cara, per non avergli detto la verità,!

Quella sera cenarono ancora tutti insieme, lui, Clarice, Kei, Mayu e Meeme. Non parlò molto (tanto le altre sopperivano abbondantemente alla sua scarsa loquacità), ma fissò per tutto il tempo con aria severa ora Kei ora Mayu, con il malcelato intento di innervosirle. Le due probabilmente se ne accorsero, ma fecero finta di nulla e, appena finito di mangiare, la ragazzina sparì in camera sua con una scusa. Anche Clarice si ritirò, lamentando una certa stanchezza, in realtà per non fare il terzo incomodo.
Harlock e Kei andarono a letto.
“Vediamo un po' questo tatuaggio...” la provocò lui, tirandole la succinta camicia da notte.
“Quale tatuaggio?” strillò lei di rimando.
“Dimmelo tu...”
“Non ho nessun tatuaggio, e tu lo sai benissimo!”
“Ma... Yattaran mi ha chiesto com'era e io non ho saputo rispondergli...”
“E ci mancherebbe altro! Come si permette, poi, quello là? Non l'hai sbattuto in cella?”
“Per così poco... Il fatto è che qualcuno ha visto te e Mayu entrare nel laboratorio di un tatuatore...”
“I tuoi uomini sono diventati più pettegoli di una manica di bottegaie! Dovrebbero vergognarsi, oltre a imparare a tenere il becco chiuso!”
“Non cambiare discorso - Harlock si fece d'improvviso serio - Se non l'hai fatto tu, il tatuaggio, evidentemente l'ha fatto quell'altra! Che, ti ricordo, ha appena 15 anni e non può fare certe cose senza il MIO permesso! Quante volte te lo devo ripetere?”
“Ma quanto sei antiquato! E tutto per un tatuaggio? Ancora un po' e quella poverina dovrà chiedere l'autorizzazione pure per respirare!”
“Senti, mi fa piacere che voi due siate tornate amiche, davvero, ma la sua tutela ce l'ho io, nel bene e nel male. Cerca di tenerlo bene a mente, per favore. E ora, dimmi, dove se l'è fatto fare 'sto tatuaggio, quella sciroccata?”
Kei incrociò le braccia, offesa. Fu tentata di non rispondergli per ripicca, ma non voleva mettere ulteriormente nei guai Mayu.
“Da nessuna parte. Siamo andate lì solo a prendere qualche informazione. Abbiamo guardato dei disegni e poi ce ne siamo andate. Dillo a quel ficcanaso di Yattaran!”
Harlock si sentì sollevato... sempre che quella fosse la vera versione dei fatti!
“E comunque non puoi dirle sempre di no su tutto, su qualcosa devi cedere, altrimenti si metterà a fare le cose di nascosto!”
“Da quando sei un'esperta di educazione e psicologia?”
“Uso solo il buonsenso e un po' di sensibilità. Poi, dopotutto, non è passato così tanto tempo da quando avevo la sua età...” aggiunse con aria dispettosa.
“Sì, certo, come no? E adesso fammi controllare se davvero non hai nessun tatuaggio, neppure piccolo piccolo!”

Il giorno dopo Harlock decise di lasciare Tortuga. Prima che a Mayu venisse in mente qualche altra bella pensata. Lo sapeva, che sarebbe stato un errore portarla lì! Avrebbero completato la manutenzione della nave su Ombra di Morte.
Mentre a bordo fervevano i preparativi per la partenza, contattò Jack per sapere se aveva saputo qualcosa sui misteriosi persecutori di Clarice.
“Non mi risulta alcun tipo sospetto - fu la risposta - La tua amica è arrivata con un cargo spaziale... Conosco il comandante, e non c'era nessuna recluta tra l'equipaggio, quindi tutto regolare. Come poi abbia fatto a scovarlo e convincerlo a prenderla a bordo, per me è un mistero, lui non me l'ha voluto dire! Quando l'avrai scoperto, fammelo sapere, che voglio farmi quattro risate!”
“Noi stiamo per ripartire, Jack. Ma se vieni a sapere qualcos'altro, ti prego di riferirmelo, anche se magari a te non sembra importante.”
“Te ne vai di già? Peccato, non ho avuto modo di salutare la tua signora... Allora buon viaggio e... alla prossima!”
“A presto, Jack. E... grazie di tutto.”

Una volta nello spazio, abbastanza lontani da Tortuga e da ogni altro luogo abitato, furono attivate le consuete procedure per avvicinare Ombra di Morte. Clarice era molto incuriosita da tutto ciò e Harlock le spiegò a grandi linee di che cosa si trattasse.
“Trascorreremo lì qualche giorno di vacanza... e nello stesso tempo nessuno ci troverà, se qualcuno ti avesse per caso seguito dalla Terra... A proposito, non mi hai ancora raccontato come sei arrivata fino a Tortuga...”
“Oh, è stato determinante l'aiuto del giovane Daiba. Mi ha procurato un biglietto per Neoterra a nome di Clarice Jones... mentre io in realtà, con dei falsi documenti d'identità, mi sono diretta su Ermete, dove ho cercato un tuo amico2, il quale a sua volta mi ha trovato un passaggio su un cargo merci diretto a Tortuga... Non erano persone dalle facce raccomandabili, ma ho capito presto che in questo ambiente basta fare il tuo nome e nessuno ti torce un capello...”
Harlock socchiuse l'occhio sorridendo tra sé. Aveva pensato che Clarice si sarebbe trovata a disagio su una nave pirata, ma ancora una volta si era sbagliato... sembrava che lei non avesse alcun problema a raggirare la legge e ad avere a che fare con avanzi da galera ben più pericolosi della ciurma dell'Arcadia.
Restava però il problema di come gestire la vita quotidiana. Non era pensabile che Clarice, per quanto fosse alla mano, prendesse i pasti alla mensa comune, dove regnava sempre una confusione indescrivibile e poco adatta a una signora. E lui e Kei, quando erano in servizio, spesso mangiavano in modo veloce e informale... e, a volerla proprio dire tutta, per quanto fosse affezionato alla sua vecchia amica, Harlock non amava molto avere estranei nel suo alloggio. In quel caso avrebbe potuto fare uno sforzo, ma non sapeva se ci sarebbe riuscito. E Kei, poi, come l'avrebbe presa? Già avevano così poco tempo per starsene da soli in santa pace! Mayu non faceva testo, visto che raramente stava a bordo per periodi lunghi, e non era prevedibile: a volte cenava con loro, a volte in mensa con gli altri, a volte preferiva starsene da sola in camera sua.
Alla fine si risolse a parlarne con lei, appena entrati dentro il finto asteroide. Clarice aveva assistito alle manovre di atterraggio dalla plancia ed era rimasta a bocca aperta davanti all'incredibile visione che si era offerta ai suoi occhi. Si era rivolta al capitano.
“Ma... è pazzesco! E tutto questo è davvero... finto?”
Harlock annuì compiaciuto.
“Un giorno ti racconterò anche questa storia. Intanto, puoi fare quello che vuoi... puoi andare al mare, se ti fa piacere, o restare qui e dedicarti ai tuoi studi... gli uomini sono in libera uscita, ma la mensa e gli altri servizi funzionano regolarmente. Io poi non mi allontano mai a lungo dall'Arcadia. Se preferisci pranzare con Kei e me, sappi che non c'è alcun problema, ma se decidi diversamente ti farò portare i pasti nella tua cabina...”
“Grazie, siete davvero tanto carini, ma io sono una vecchia signora e sono ormai abituata a stare da sola, quindi... accetto volentieri il servizio in camera!”
Harlock non seppe mai se Clarice davvero preferisse quella soluzione o il suo fosse un atto di discrezione verso lui e Kei, ma comunque gliene fu grato.
“Bene, darò disposizioni in merito. È probabile che i ragazzi organizzino qualche festa sulla spiaggia, in questi giorni, in tal caso ti consiglio di partecipare, perché sono molto divertenti.”
“Lo farò con piacere!”
La ciurma dell'Arcadia si era già rumorosamente riversata sulla spiaggia. Kei gli si presentò davanti in canottiera e shorts. Lei adorava il mare e prendere il sole... tanto quanto lui detestava spogliarsi in pubblico e starsene per ore immobile ad abbronzarsi. Al massimo si concedeva qualche nuotata solitaria.
“Mi raggiungi più tardi?” gli chiese.
“Sì, può darsi” rispose lui distratto, perché intanto aveva visto Mayu scendere dall'Arcadia con un costume da bagno... assolutamente inappropriato!
Se la prese con Kei.
“Ti sembra il modo di vestirsi, anzi, di non vestirsi?” sibilò, indicandole la ragazzina.
La bionda alzò gli occhi al cielo.
“Ah, ma sei fissato! È un due pezzi, mai visto uno?”
“Due centimetri quadrati di stoffa cuciti insieme me lo chiami costume tu?”
Kei sbuffò.
“Esagerato! Sei davvero insopportabile! Beh, io vado. La cosa non mi riguarda, l'hai detto tu stesso, se ben ti ricordi! Ci vediamo dopo!”
Harlock cercò di calmarsi. Quasi quasi rimpiangeva l'epoca lontana in cui le donne non mettevano piede a bordo delle navi pirata, in quanto considerate portatrici di sventura!





 

 

 

1 Allora, spiego il motivo di questa mia idea della fobia di Harlock per i tatuaggi (c'era anche in “Fuorilegge”, cap. 12). I tatuaggi sono qualcosa che facilmente si associa ai pirati. A (quasi) tutti i pirati. Ma non ad Harlock. E non sono evidentemente l'unica a pensarla così, perché non ho mai visto un disegno o una fan-art in cui lui ne abbia uno. Cicatrici sì, tante, ma tatuaggi zero. Ma lui è un pirata “di buona famiglia”, con dei trascorsi militari ecc. ecc. (Poi magari ci sbagliamo e là sotto c'è di tutto, chi può dirlo?).

2 “Legami di sangue”, cap. 27

  
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