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Autore: benzodiazepunk    17/11/2016    1 recensioni
Frank e Gerard, due ragazzi dalle vite completamente opposte che si incontreranno, o meglio scontreranno all'improvviso, negli anni '40 del XX secolo.
Il primo in cerca di indipendenza e di un posto nel mondo, il secondo scontento della sua vita e plagiato da un padre autoritario.
Quando poi la forte stratificazione sociale, i pregiudizi e una guerra imminente si aggiungeranno ai loro problemi, il loro incontro migliorerà o meno le loro vite?
---Aggiornamento ogni mercoledì---
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QUESTA STORIA NON MI APPARTIENE MA E' STATA SCRITTA DA MCRmichi UTENTE DI WATTPAD DA CUI HO AVUTO IL CONSENSO DI PUBBLICARLA SU EFP. TUTTE LE IDEE APPARTENGONO A LEI.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
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CAPITOLO QUARTO
 
 
 

Gerard era sempre stato soddisfatto della sua vita. Aveva sempre avuto successo in tutto quello che faceva. Gli studi erano andati alla grande, si era laureato in cinque anni esatti.

La sua vita sentimentale era sempre stata piena: aveva avuto almeno un centinaio di ragazze da quando aveva iniziato il college. Ma nessuna storia era stata seria. Gerard ci provava, ci provava davvero, ma non riusciva a far funzionare una relazione per più tempo di un paio di mesi. Ma questo non lo preoccupava, anzi non ci aveva neanche mai pensato, non gli poteva importare un bel niente. Tutto quello che voleva era sfogarsi ogni tanto, e a lui bastava entrare in un bar, appoggiarsi al bancone con un gomito, incrociare lo sguardo di una bella ragazza, e quella nel giro di un paio d'ore era stata catturata.

Tutto merito del suo bell'aspetto.

Gerard aveva un fisico perfetto: non troppo magro, non robusto, era semplicemente perfetto. Il suo viso aveva dei lineamenti molto fini, quasi femminili, non aveva barba, perché ogni mattina se la rasava meticolosamente: non voleva avere l' aspetto di un uomo adulto, aveva solo 25 anni. I suoi capelli, neri, gli piacevano piuttosto corti, anche se in alto erano più lunghi e ritti in alto.

In realtà la storia delle molteplici ragazze che aveva avuto, era stata più che altro un'idea di suo padre. A lui non interessava molto uscire con qualcuno, ma se suo padre credeva che dovesse farlo, probabilmente aveva le sue buone ragioni e Gerard era convinto che suo padre non sbagliasse mai.

Quella mattina, una tiepida mattina di primavera, Gerard si vestì molto elegante. Indossava un abito blu scuro, cravatta nera e in mano teneva una valigetta in pelle. Quello sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro, e doveva essere un successo. Non voleva deludere suo padre.

Non ci volevano più di venti minuti per raggiungere a piedi la banca di suo padre. Era un grande edificio grigio con un' enorme insegna lampeggiante in cima. Gerard era entrato più volte in quel palazzo quando era più piccolo, a suo padre piaceva fare sfoggio del suo più grande successo.

Usciti di casa, un'enorme villa a tre piani, padre e figlio attraversarono un viale alberato, la piazza principale, arrivarono nella via maestra della città, svoltarono l'angolo e si ritrovarono proprio di fronte al grande edificio.

"Buongiorno Signor Way"

"Salve Signor Way"

"Signor Way! È suo figlio questo?"

Mille persone li salutarono quando furono dentro e Gerard si ritrovò costretto a stringere una miriade di mani prima di riuscire a farsi spazio e raggiungere insieme a suo padre il suo nuovo ufficio.

"Eccoci qui figliolo" disse suo padre aprendo una porta al quarto piano.

"Non è grandissimo, ma è l'ufficio migliore, dopo il mio naturalmente"

Gerard entrò nella stanza. Il muro esterno non esisteva, perché al suo posto vi era un enorme vetrata che occupava tutta la parete. Da lì si poteva vedere tutta la città. Davanti alla 'finestra' c'era poi una scrivania antica, in mogano, con un'elegante poltrona che aveva l'aria di essere molto comoda. Dall'altra parte, di fianco alla porta e oltre il tappeto, vi era una grande libreria con affianco un armadio.

"Bene Gerard, io ti lascio al tuo lavoro. Ti ho già spiegato quali sono i primi passi che deve fare un manager il suo primo giorno. Ti auguro una buona giornata, se dovessi avere bisogno, sai dove trovarmi" e con questo richiuse la porta dietro di sé, lasciandolo solo.

Veramente non ricordava dove si trovasse l'ufficio di suo padre. Quell' edificio più che una banca sembrava un labirinto.

Il suo primo incarico era quello di dirigere la sezione 'sportelli'. Non era un gran posto, ma era solo all'inizio.

Suo padre gli aveva detto che per prima cosa, un manager doveva andare a conoscere i propri dipendenti se voleva diventare un vero leader. Ma Gerard non si sentiva un leader, lui era un tipo piuttosto insicuro e riservato, nonostante l'influenza esuberante e un po' arrogante di suo padre. Ma lui non era così, anche se aveva sempre finto di esserlo per ottenere approvazione dalla famiglia.

Dopo aver posato le sue cose, Gerard si mise le mani in tasca e cominciò a scrutare fuori dalla vetrata. Era proprio un grande spettacolo. Da lì poteva vedere anche casa sua.

Il resto della giornata fu occupata dal conoscere i suoi dipendenti, uomini e donne che stavano seduti agli sportelli e che passavano le loro giornate a risolvere i problemi degli altri. Le conversazioni furono tutte piuttosto banali, come "Buongiorno Signor Barnaby, io sono il Signor Way, il suo nuovo capo. Spero di essere all'altezza del mio predecessore. Se le facesse piacere, questo pomeriggio alle 18, al termine dell'orario lavorativo, farò una piccola riunione del personale per stabilire alcuni nuovi punti".

Gerard si era praticamente studiato a memoria questo discorso, e fu più difficile del previsto fare colpo sugli impiegati. Sembravano tutti un po' alienati e per nulla interessati al suo invito alla riunione. In effetti Gerard ci rimase un po' male, pensava che sarebbe stato accolto con maggior entusiasmo.

Alle 18 calò lo scenario che Gerard si era immaginato per tutto il giorno. Nel suo ufficio non si presentò nessuno a quell'ora, e nemmeno alle 18,15 o alle 18,30. Continuava a camminare su e giù per la stanza a testa bassa, continuando a guardare il suo orologio da taschino e mettendo la testa fuori dalla porta per vedere se stava arrivando qualcuno. Ma niente. Non si presentò proprio nessuno.

Alle 19 Gerard decise di lasciar perdere, ormai era evidente che non sarebbe venuto nessuno. Uscì dal suo ufficio e si incamminó verso l'ascensore.

Cosa diavolo aveva sbagliato? pensò guardando il suo riflesso nello specchio dell'ascensore. Lui era stato gentile e amichevole con i nuovi colleghi, ma loro non avevano ricambiato questo atteggiamento e lui non riusciva a capirne il motivo.

"SE LE FACESSE PIACERE?!" Strilló suo padre quando Gerard gli raccontò l'accaduto. "Tu sei il loro capo, non devi chiedere le cose, tu devi ordinarle!"

Il ragazzo rimase zitto fino a casa, mentre suo padre continuava a ripetergli quanto fosse stato stupido e che ora aveva perso la sua opportunità di essere rispettato. Ma lui non lo stava più ascoltando, sapeva da solo che aveva commesso un errore e non aveva bisogno della ramanzina.

Arrivati a casa, Gerard sparí in camera sua, per poi scendere nuovamente qualche minuto dopo pronto per una serata al bar. Da solo.

Prese le chiavi e salutando distrattamente sua madre, andò a rifugiarsi nel bar più lontano da casa sua. Per arrivarci dovette attraversare gran parte della città a piedi, ma non gli pesó: aveva bisogno di riflettere.

Arrivó in una zona un po' periferica e si infilò in un bar dal nome bizzarro: "Mangiate, parlate, però pagate" probabilmente voleva essere un richiamo a tutti quelli che, come lui quella sera, entravano per ubriacarsi e poi erano troppo andati per ricordarsi di pagare.

Quando aprì la porta, si rese subito conto che era un locale davvero di basso rango, ma in quel momento non gli importava proprio. Si avvicinò al bancone e si sedette su uno sgabello. Il bar era ancora semivuoto, d'altronde erano solo le 21, ad eccezione di due brutti ceffi seduti in un angolo buio, e di un tizio anche lui seduto al bancone che sembrava davvero a terra.

Gerard non era in vena di chiacchiere, quindi si mise il più lontano possibile da quell'uomo, anzi a guardarlo meglio sembrava un ragazzino.

"Un whiskey doppio per me" ordinò alla barista con sguardo eloquente.

Cominciò a bere, e bevette, bevette fino a quando non si ricordò più nemmeno come si chiamava.

"Hei amico!" Sentì una voce che pareva molto lontana. "Sembri quasi messo peggio di me. Ma cosa parlo a fare, anche io sono ubriaco" disse quel ragazzo dall'altra parte del bancone.

Parlava a testa bassa, con un sorriso un po' ebete sul volto. Gerard lo ignoró, ma il ragazzo se ne accorse e alzandosi lentamente dallo sgabello, si avvicinò a lui barcollando. Gli si sedette affianco, ma non sembrava voler parlare, forse voleva solo un po' di compagnia. Così Gerard pensò, se si può dire 'pensò' nelle sue condizioni, di provare ad allontanarlo con le buone.

"Senti ragazzo..." cominciò

"Ragazzo a chi? Non fare l'arrogante con me! Quanti anni hai, 12?" E dicendo così, lo sconosciuto gli mise un braccio attorno alle spalle guardandolo col suo solito sorriso ebete.

"Senti" disse Gerard prendendo il braccio e togliendoselo di dosso. "È stata davvero una giornataccia, in banca ho organizzato una riunione e nessuno si è presentato, e poi mio padre..." questo era l'alcool che parlava e non Gerard, che di sicuro non si sarebbe mai messo a parlare con uno sconosciuto, oltretutto di quel quartiere, del suo lavoro o di suo padre

"Hei hei hei hei! Non provare a vomitarmi addosso i tuoi problemi da ricco. Hai capito stronzetto?"

"Ricco? E come diavolo lo puoi dire?"

"Ma hai visto come sei vestito? Quel completo sarà costato minimo come tre delle mie paghe mensili. Ah no aspetta, io un lavoro non ce l'ho più!" E dicendo così il ragazzo scoppiò a ridere.

Gerard cominciava a pensare che quel tipo fosse completamente pazzo.

"Ho già i miei problemi, senza andare a pensare a quelli di uno stronzo ricco come te" e detto questo lo sconosciuto versò il contenuto del suo bicchiere sul vestito di Gerard.

Lì per lì rimase a guardarsi la cravatta sporca con un sopracciglio alzato, mentre l'altro cercava di trattenere le risate senza molto successo, poi di scatto sferrò un pugno dritto in faccia allo sconosciuto, che per poco non perse l'equilibrio.

Ma Gerard non aveva tenuto in conto che l'altro avrebbe potuto reagire.

Il ragazzo si scosse un po' e rispose tirandogli una ginocchiata nel punto più debole per un uomo. Gerard rimase senza fiato per dieci secondi, poi afferrò il bicchiere più vicino a lui e cercò di spaccarglielo in testa.

Ma, un po' per l'alcool che aveva in circolo e un po' per la ginocchiata ricevuta, gli colpì il braccio sinistro invece che la faccia.

Il bicchiere andò in mille pezzi, e il sangue cominciò a sgorgare abbondantemente dal braccio del ragazzo. Una grossa scheggia di vetro gli aveva aperto un grosso squarcio dalla piega del gomito fino al dorso della mano.

Il ragazzo rimase lì a fissarsi la ferita per qualche istante e lo stesso fece Gerard. Ma questo, resosi conto dell'accaduto, tirò velocemente fuori dalla tasca il portafoglio, ne estrasse una banconota che appoggiò sul bancone e, dando un ultima occhiata dispiaciuta al ragazzo, attraversó a grandi passi il locale e ne uscì.

Dannazione, non aveva mai fatto a botte con nessuno prima d'ora, e si sentiva proprio un vigliacco ad aver ferito così un ragazzo e ad averlo lasciato lì sanguinante.

Mentre pensava queste cose, si diresse velocemente verso casa nell'aria fresca della notte.






Note.
Mi devo scusare con voi tutti, perchè sembravo sparita. A mia discolpa posso dire che non è stata colpa mia, ma del sito o di internet o del mio pc, che non mi permetteva di caricare il capitolo e mi bloccava nella pubblicazione.
Scusatemi davvero, spero che tutto continui a funzionare ora che sembra andare.
In ogni caso, finalmente nella storia è avvenuto questo fantomatico primo incontro!
Si, okay, forse e dico forse non è stato esattamente l'incontro più idilliaco della storia e, forse e dico forse Gerard e Frank sembrano detestarsi giusto un po'.
Ma la storia è ancora lunga e chi sa cosa accadrà!
Oh beh, qualcuno effettivamente lo sa dato che su Wattpad la storia è più avanti rispetto a qui, per chi volesse un po’ di “spoiler” ;)
Anyway buona scrittura, buona lettura e see u next week (questa volta spero per davvero) 
🍵☕️
  
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