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Autore: Camipp    18/11/2016    1 recensioni
BELLARKE - POST 3x16
"Non era mai stata una persona che si faceva prendere dall’ansia, anzi, sapeva che molto spesso era stata accusata per la freddezza con cui prendeva le sue decisioni eppure, questa volta, era qualcosa di diverso.
«Ce la faremo anche questa volta.» disse con un bisbiglio Bellamy avvicinando la sua testa a Clarke.
Per l’ennesima volta si chiese come riuscisse Bellamy a leggerle dentro così bene. «Come fai sempre a capire quello che penso?» si lasciò sfuggire Clarke.
Sentì una lieve risatina provenire dal ragazzo. «Forse perché ti ho affidato la mia vita tante volte o forse perché solo con te riesco a venire a patti con i miei errori» rispose in un sussurro tornando serio.
Clarke si commosse a quelle parole perché le comprendeva e capiva, uno era lo specchio dell’altro eppure, lui, era riuscito ad andare oltre, a vederla veramente più di chiunque altro conoscesse o avesse conosciuto. Sentì fra le mani gli angoli smussati della scatola in alluminio che conteneva lo spirito di Lexa, nemmeno con lei era stato così."
Storia scritta da Avenal Alec e pubblicata con il permesso dell'autrice da Camipp.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Raven Reyes, Roan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

Cinque minuti e finalmente sarebbero arrivati ad Arkadia. Non vedeva l’ora di scendere dal Rover per allontanarsi dagli altri e soprattutto da Clarke. 

Era cominciato tutto due giorni prima, la mattina successiva alla riunione dei clan. Clarke non gli aveva quasi rivolto la parola, aveva ascoltato le decisioni prese dai clan poi si era allontanata e solo nel tardo pomeriggio era ritornata. Si era avvicinato a lui e gli aveva chiesto di accompagnarla ad Arcadia con il Rover. Bell avrebbe voluto parlare, ma Clarke non sembrava disposta a farlo e questa cosa lo impensieriva molto. 

Si era ripromesso, dopo quello che era avvenuto ad Arkadia, di non affidarsi più alle decisioni prese da altri. Ognuno di loro, da quando erano scesi sulla terra, aveva dovuto subire pressioni fuori dal comune e spesso la rabbia, il dolore, la paura avevano preso il sopravvento e offuscato il loro giudizio con conseguenze disastrose per tutti. 

Ora lui non voleva cadere più in quel tranello e sapeva che qualunque cosa stesse succedendo doveva capirla prima di affrontarla e Clarke non poteva farsi nuovamente carico di tutto. Sperava di poter parlare con lei durante il viaggio, perché nulla al mondo l’avrebbe tenuto nuovamente diviso da lei, non si aspettava però che altri sarebbero partiti con loro.

Diede una scorsa allo specchietto retrovisore del Rover tentando di capire perché Clarke avesse voluto che Emori, Murphy e Roan fossero dei loro. Il guerriero dell’Ice Nation avrebbe dovuto rimanere ancora a riposo, la pallottola non era stata mortale grazie alla giubba di cuoio che indossava sotto la pelliccia e che aveva in parte attutito il colpo, ma comunque portava ancora i segni del colpo. Non si fidava di lui e non lo voleva. 

Altra incognita era la presenza di Murphy e la sua compagna. John si era dimostrato affidabile quando avevano avuto bisogno di lui ma lo conosceva abbastanza per sapere che non era cambiato così tanto da potersi fidare completamente. 

Perché allora Clarke li voleva con , cosa sapevano che lui non poteva ancora conoscere

Si sentiva infantile ad irritarsi per cose del genere ma l’atteggiamento di Clarke, dopo quello che avevano superato insieme, lo feriva e rattristava. 

Per fortuna stavano finalmente varcando i cancelli di Arkadia e sarebbe potuto scendere dal Rover.

Quando fermò la macchina di fronte al piazzale d ingresso della zona dell’officina, aprì subito lo sportello e balzò fuori, RavenMonty e Harper che venivano loro incontro era la scusa ideale per pensare ad altro. 

 

Clarke osservò Bellamy andare incontro agli altri ragazzi, non sapeva esattamente cosa gli passasse per la testa ma poteva intuire i suoi pensieri, gli sguardi che gli lanciava di sottecchi erano eloquenti. Sapeva che si sentiva ferito dal suo mutismo ma lei non era ancora in grado di affrontare la cosa. 

Quando aveva saputo che un gruppo sarebbe partito per rintracciare Luna e che la restante popolazione aveva deciso di dividersi fra Arkadia e Polis aveva capito che, per i clan, le cose sarebbero andate per il verso giusto. Questo le aveva dato la sicurezza di poter affrontare il problema ben più grave. Non ne aveva ancora parlato con nessuno ma un piano aveva cominciato a formarsi nella sua mente o per lo meno un obiettivo concreto. Ne avrebbe voluto parlare con Bellamy ma sapeva che probabilmente le avrebbe fatto cambiare idea, tentando di convincerla a parlare con Abby e Kane per trovare una soluzione insieme ma, non sarebbe stato possibile, loro due dovevano concentrarsi sui clan tentando di costruire un futuro per tutti. 

Se si fosse saputo della minaccia Clarke non sapeva prevedere in che modo avrebbero reagito i clan e questo la spaventava. Prima doveva avere la certezza che le parole di ALIE fossero vere; Sapeva che in quanto AI era programmata per dire la verità se interrogata direttamente, di certo non poteva mentire ma ciò che non veniva detto non era una vera menzogna. Sperava che la realtà fosse meno pericolosa di quella descritta da ALIE mentre la manipolava per convincerla che la Città della Luce era l’unica soluzione possibile.

Ora, assieme agli altri, doveva scoprire l’intera verità. 

 

Vide Bellamy abbracciare Raven per poi salutare con una stretta anche Monty e Harper, li vide sorridere felici e scherzare per qualche battuta. Il suo cuore si fece pesante per ciò che avrebbe dovuto dire loro. Non voleva togliere nuovamente il sorriso dai loro volti. 

Sperava che Bellamy comprendesse che, se aveva deciso di non parlare, era per dargli ancora qualche momento di serenità e tempo per affrontare la perdita di Octavia, sparita ormai da diversi giorni.

Scese dalla macchina per ultima, Murphy stava accompagnando Emori dagli altri, la giovane grounder continuava a guardarsi intorno enon riusciva a mascherare del tutto lo stupore, il complesso di Arkadia appariva ancora più maestoso visto da vicino. Anche John osservava in giro interessato, non era più tornato al campo da quando era partito con Jaha e, da allora, molte cose erano cambiate. 

Clarke sentì una presenza accanto a sé, l Ice King non sembrava molto propenso ad avvicinarsi alla struttura, di certo la prima volta che era stato portato lì non era stato piacevole ma la ragazza sapeva che questa volta sarebbero stato tutto diverso, lui, nonostante tutto, era diventato uno di loro nel momento in cui aveva tentato di aiutarli per riprendersi Polis da ALIE ma soprattutto non le aveva lasciato scelta.

La giovane prese un respiro e fece un passo avanti, poi un altro. Presto ogni cosa sarebbe cambiata di nuovo e lei doveva avere la forza di guardarli negli occhi mentre diceva loro che sarebbero morti entro 6 mesi se non avessero trovato una soluzione. 

 

Bellamy vide avvicinarsi Clarke seguita a ruota dal grounder, e con un motto di stizza, voltò loro le spalle per entrare nell’hangar. Si odiava ma non ne poteva fare a meno. Lì sentì ridere ma non riusciva ad essere sollevato di averli trovati tutti sani e salvi, il mutismo di Clarke lo preoccupava perché aveva la certezza che ciò che dovevano affrontare era qualcosa di molto grande e pericoloso per tutti loro. 

Si guardò in giro, ogni cosa era esattamente come l’aveva lasciata, sapeva che erano passati pochi giorni eppure, nella sua mente, sembravano anni. Si avvicinò al banco di lavoro di Raven, era illuminato da una luce artificiale e la superficie del tavolo era ingombra di pezzi meccanici di ogni genere, toccò un pezzo particolarmente grande senza capire esattamente cosa fosse. 

«Stavo tentando di aggiustare una pompa di refrigerazione quando siete arrivati» spiegò Raven andandosi a sedere dietro il bancone e prendendo in mano il pezzo che lui aveva appena toccato. 

«Da quello che mi ha detto Abby avremo presto molta gente qui al campo e avere i macchinari funzionanti è una delle priorità».

Bellamy sapeva che Raven lo stava scrutando, era così visibile la sua tensione, si chiese?

«di certo per un meccanico come te, cose del genere saranno un gioco da ragazzi!»

«Beh negli ultimi tempi ho giocato con cose ben più complesse ma, staccare la spina con questi giocattolini, non è un male!» ribattésorridendo «tu invece come stai?»

Ecco la domanda a cui non poteva dare una risposta, tutti sapevano che Octavia se ne era andata dopo aver ucciso a sangue freddo Pike. Al solo ricordo si sentì rabbrividire, anche quello era stata colpa sua e ora Octavia era sparita chissà dove, da sola, piena di rabbia e dolore. Lui non era riuscito a proteggerla ed era stato la causa di tutto. Abbassò gli occhi e non rispose, non era ancora in grado di pensare alla sorella senza provare un profondo rimorso e l’arrivo degli altri gli permise di sviare la domanda.

Quando furono tutti riuniti attorno al tavolo di lavoro di Raven, Bellamy sentì chiedere Clarke dove fosse Jasper ma il silenzio calò fra loro.

«È nella sua stanza» rispose quindi Raven «quello che è successo lo ha segnato molto e non se la sentiva di vedervi, per ora».

Bellamy annuì, tutti sapevano che ruolo aveva giocato durante la battaglia con ALIE e le sue fragilità erano nuovamente emerse. Si chiese per un istante se dovesse raggiungerlo, ma poi si rese conto che non sarebbe servito a nulla. 

«Vi abbiamo preparato le stanze, se volete, potete portare dentro la vostra roba» disse Harper per spezzare il silenzio che era nuovamente calato dopo le parole di Raven.

Bellamy annuì grato, una notte di riposo avrebbe fatto bene a tutti loro ma, in quel momento, sentì Clarke parlare.

«Dopo dobbiamo parlare, è importante che lo facciamo prima che arrivino gli altri nei prossimi giorni » il suo tono era grave e l’attenzione di tutti si calamitò su di lei. 

«Ne possiamo parlare adesso se è così importante, non vorrai mica aspettare ancora?» si lasciò sfuggire Bellamy calcando sulle ultime parole e mostrando forse per la prima volta chiaramente quanto fosse inquieto.

Clarke aprì la bocca, la sua espressione sorpresa parlava per lei, la tensione serpeggiò fra loro e gli altri ragazzi si allertarono subito. Non era da Bellamy comportarsi in quel modo. 

«Beh io di certo prima voglio farmi una doccia e mettere qualcosa sotto i denti prima di dover, di nuovo, salvare il mondo» disse Murphy indifferente all’atmosfera che si era creata, poi senza altre parole si  avviò verso uno dei corridoi passando fra Bellamy e Clarke, Emori lo seguiva a breve distanza. 

«Se ci indicate la stanza dove dobbiamo andare non sarebbe male»continuò senza voltarsi. 

Harper scattò in avanti e li raggiunse mentre Roan sembrava non volersi allontanare da Clarke.

Bellamy continuava a fissare la ragazza sperando che gli rispondesse per le rime com’ era abituata a fare una volta ma lei invece abbassò lo sguardo. Il ragazzo non ne poté più e prese l’uscita dell’hangar, aveva bisogno di un po’ di aria.  

   
 
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