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Autore: _BlueLady_    18/11/2016    4 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ CAPITOLO 26 ~
 
- Una festa inaspettatamente carica di sorprese quella di ieri sera, non sei d’accordo con me Auler?-
Il giovane alzò le iridi scure e profonde dal libro che stava leggendo, per concentrare la sua attenzione sulle parole della sorella che gli sedeva di fronte. Gli occhi della marchesa brillavano di intensa soddisfazione. Era certo di non averla mai vista così placida e appagata in tutto il tempo in cui aveva avuto l’occasione di starle vicino, ed erano parecchi anni, considerato che avevano condiviso un’intera vita insieme. Gli risultava alquanto insolito, eppure Sophie gli sembrava addirittura felice nella sua soddisfazione.
La guardò negli occhi un istante, scorgendo in essi un barlume di superba realizzazione.
- Tutto è andato secondo i piani – le rispose quasi disinteressato, tornando ad abbassare lo sguardo sul libro.
Sophie mugugnò soddisfatta, inarcando la bocca in un sorriso: - Più di quanto mi aspettassi – asserì, gustando il suo appagamento fino in fondo.
- Quindi?- le domandò il fratello, voltando una pagina che sibilò sotto l’attrito delle sue dita.
- I tasselli cominciano ad incastrarsi tra loro – sentenziò Sophie, alzandosi lentamente dalla comoda poltrona di morbido velluto – Rein Sunrise è completamente abbandonata a se stessa, disorientata, sfiduciata… il mio racconto ha certamente contribuito a scombinarle ancora di più le idee. Hai notato la tensione che scorreva tra lei e il visconte, prima di deliziarci le orecchie con la sua esibizione al pianoforte?- (*)
- E’ stata una performance impeccabile – asserì il giovane accompagnando la sua affermazione con un cenno della testa.
- E’ stata una performance illuminante – puntualizzò la marchesa, voltandosi verso il fratello – Come non percepire tra quelle note e quegli accordi aspri, tutta l’amarezza e l’abbandono provati in seguito a una delusione d’amore? – gongolò, lieta che i fatti avessero preso una piega così intrigante.
- Credi che, nel corso del loro successivo colloquio, si sia esposta con Shade dicendogli che è a conoscenza del fatto che non è il visconte di Moonville?- le domandò.
Sophie gli sorrise, costringendolo ad abbassare il libro e a guardarla dritto negli occhi: - Ne sono più che certa – gli soffio perfida, tirando le labbra in un sorriso – Una donna ferita è capace di tutto, una donna ferita per amore lo è ancora di più. Se la scoperta della farsa di Shade non era bastata a farle perdere il controllo, certamente il venire a sapere che Eclipse è un delinquente senza scrupoli né religione è servito ad innescare il resto. Rein Sunrise, data la sua giovinezza ed inesperienza, è facile preda delle emozioni, e con quest’ultima pugnalata al cuore è definitivamente crollata sotto il nostro controllo –
Auler non poté impedirsi di rabbrividire sottostando ai freddi e spietati ragionamenti della sorella.
- Dunque, qual è la prossima mossa?- chiese.
Sophie sghignazzò malignamente tra sé e sé, inumidendosi le labbra con la punta della lingua.
- Subito dopo l’incursione in casa nostra, abbiamo ritenuto necessario sorvegliare la villa dei Sunrise ventiquattro ore su ventiquattro con un chiaro obiettivo in mente: accertarci che Eclipse non tornasse a far visita alla giovane detentrice dell’Occhio della Notte per avvisarla del pericolo e, nel caso si fosse presentato, eliminarlo una volta per tutte – ragionò a mente fredda, affacciandosi alle vetrate che davano sul giardino – Nel corso della nostra vigilanza, siamo fortuitamente venuti a conoscenza di due particolari: il primo è che la giovane Rein Sunrise è innamorata del nostro ladro abile e scaltro – sorrise - Il secondo è che, effettivamente, la giovane custode è lasciata sola e senza protezione a custodire il gioiello – (**)
Il tonfo sordo e ovattato che il libro produsse quando Auler lo chiuse interruppe i ragionamenti della marchesa.
- Il dado ormai è tratto – mormorò il giovane, conscio che ormai non si poteva più tornare indietro – Non c’è più tempo -
- Tornerai a villa Sunrise stanotte, e ti impossesserai del gioiello a qualsiasi costo – gli ordinò a bruciapelo la donna, con un tono che non ammetteva discussioni – Non mi interessa quali mezzi userai, basta che riporti qui l’Occhio della Notte –
- Ma… come farò se Eclipse dovesse sopraggiungere all’improvviso? Non possiamo dare per scontato che non si presenti più a sorvegliare il gioiello – tentò di aprirle gli occhi, un groppo in gola ad appesantirgli la coscienza e un vuoto alla bocca dello stomaco.
Sophie lo fulminò freddamente con lo sguardo, estraendo dal cassetto di un mobile vicino una pistola che pose nelle mani del fratello con una risolutezza raggelante.
- In quel caso, sarà la tua occasione per ucciderlo – gli soffiò all’orecchio, accecata dall’odio.
Auler percepì il vuoto allo stomaco farsi sempre più grande, fino ad inghiottirlo.
- U-ucciderlo?- biascicò, insicuro e spaventato.
- Sarà la tua occasione per redimerti dal tuo ultimo fallimento – asserì fredda la marchesa, alludendo all’episodio avvenuto in camera sua dieci giorni prima – Vedi di non sprecarla –
 
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Il sole tornò a tramontare ancora una volta sulla contea Dewdrop, incendiando i campi accarezzati dal vento di una coperta di fuoco, un maestoso manto rosso che presto avrebbe lasciato spazio alle tenebre della notte.
Rein osservava quello spettacolo talmente bello da togliere il fiato dalla finestra della sua camera. Non aveva cenato quella sera, ma i crampi della fame erano lungi dal farsi sentire.
Osservando la sfera di fuoco all’orizzonte tuffarsi tra le fronde degli alberi per poi riemergere soltanto il mattino successivo, si lasciò sfuggire un sospiro dalle labbra, che aveva il sapore di consapevolezza e disillusione.
Tentava con tutta se stessa di dimenticare gli eventi accaduti la sera precedente, al ballo a Villa Aqua, ma più si sforzava di cancellare dalla memoria ogni singolo minuto di quella serata, più la verità le pioveva addosso violenta come grandine, amara come fiele, crudele come frecce avvelenate.
Non solo era venuta a conoscenza che Eclipse era un delinquente senza scrupoli né religione, violento e assetato di sangue pur di placare la sua avidità – e questo bastava e avanzava per umiliarla nel profondo, visti i sentimenti che aveva nutrito per quel ladro sporco e tentatore – ma lo stesso Eclipse di cui era tanto innamorata, altri non era che Shade Moonville, il visconte temuto e rispettato da tutti – un uomo senza identità né dignità, dato che si spacciava per qualcuno che non era mai esistito.
Due duri colpi da digerire, e nonostante cercasse con tutta se stessa di dimostrarsi all’altezza della situazione, riuscire a sopportare tutto quel dolore a volte le riusciva così impossibile da pensare che l’unica via di fuga da tutto quel marcio che vegetava silenzioso alle radici di quella società ipocrita, potesse essere la morte.
Ci aveva pensato parecchio, nel corso di quella giornata, ai mezzi a cui avrebbe potuto fare ricorso per un tentato suicidio. Lo aveva pensato la mattina, appena alzatasi dal letto, e nel primo pomeriggio, mentre passeggiava placidamente nel giardino assieme a Fine, la quale non cessava di raccontarle di quanto la sua vita fosse perfetta e meravigliosa in quell’istante, animata da un entusiasmo e da un amore che toccavano quasi le corde della commozione. Rein, al contrario, gioiva per la felicità della sorella, ma sotto a quella maschera di finta soddisfazione si sentiva morire. Sotto lo sguardo vivace e ignaro della sorella, che le si era avvicinata per abbracciarla in un impeto di eccitazione estrema, aveva pensato ad un modo pratico e veloce per farla finita.
Dapprima era soltanto un’idea, un capriccio silenzioso partorito dagli angoli più bui della sua mente, poi quel pensiero era cresciuto sempre di più, echeggiando forte nella sua testa, ribollendole nell’animo, nelle vene, pungendole gli occhi fino a bruciarle le tempie.
Poi però Fine aveva sciolto la presa sul suo corpo, e la purezza, il candore, l’innocenza con cui l’aveva osservata l’avevano fatta vergognare del pensiero avuto poco prima.
Si era sentita terribilmente meschina ed egoista a pensare di essere disposta a lasciare Fine senza una spiegazione, soltanto perché era incapace di maturare una delusione.
Ripensandoci, forse nemmeno avrebbe avuto la forza e il coraggio di compiere un simile gesto. Quello che era concepito come un capriccio sarebbe rimasto tale, e lo avrebbe custodito gelosamente per sé, perché rivelarlo sarebbe stato ancora più umiliante della consapevolezza di essersi innamorata ingenuamente di un criminale.
Il sole aveva ormai terminato il suo lento declino tra le fronde, e Rein decise che era ormai arrivato il momento di coricarsi per mettere fine ai suoi tormenti almeno per quella giornata. Chiuse la finestra per la prima volta da quando Eclipse l’aveva varcata la prima notte in cui si era introdotto nella sua camera: era certa che quella sera non sarebbe venuto a farle visita e, anche se si fosse presentato, non sarebbe stata in grado di sopportare la sua vista senza lasciarsi sopraffare da quelle emozioni da cui tentava disperatamente di fuggire.
Eclipse non sarebbe più stato il benvenuto in casa sua, i vetri chiusi della sua camera rappresentavano un chiaro segnale di avvertimento.
Stava giusto per distendersi a letto, quando un colpo secco alla porta la costrinse a tornare sui suoi passi.
Non appena si accostò allo stipite per aprire, trovò dall’altra parte due occhioni cremisi ad osservarla spauriti ed esitanti, come a voler chiedere scusa di quella brusca intrusione.
- Rein… posso entrare?-
- Stavo per andare a letto, Fine… sono molto stanca – la liquidò con due parole, odiandosi per la freddezza dei sentimenti con cui si mostrava a lei, ma troppo esasperata per poter intrattenere qualsiasi tipo di conversazione.
- Capisco – si ritrasse Fine, ferita dal suo atteggiamento distaccato – volevo solo sapere se stavi bene. Oggi pomeriggio mi sei sembrata molto assente, e ho temuto che potesse avere a che fare con…-
- È tutto a posto, Fine, davvero – e nel dirlo le si incrinò un poco la voce – Solo, la serata di ieri mi ha tolto qualsiasi energia, e ho bisogno di un buon sonno ristoratore per riprendermi completamente –
- Se hai bisogno di confidarti sono qui – le rispose la gemella tastando cautamente il terreno per non vederla scappare via come un cerbiatto spaventato – Lo sai che su di me puoi contare, Rein –
La turchina le sorrise amorevolmente: - Lo so - disse, ma non era ancora pronta per il confronto, non quella sera. La cicatrice avrebbe dovuto rimarginarsi ancora prima che fosse in grado di parlarne a Fine senza scoppiare a piangere alla prima parola.
Fine comprese che Rein aveva bisogno dei suoi spazi, e che voleva essere lasciata sola.
Si allontanò dalla porta, pronta a dirigersi in camera sua, mentre la sorella accennava a tornarsene a letto.
- Mi manchi, Rein – soffiò tra le labbra, ma abbastanza forte perché Rein potesse sentirlo e abbandonarsi ad un sussulto suscitato dalla tenerezza di quelle parole.
Si voltò verso Fine, regalandole uno dei suoi sorrisi più sinceri, poi chiuse la porta, rintanandosi di nuovo nel suo mondo di speranze e sogni infranti.
“Anche tu, Fine” pensò tra le lacrime, prima di addormentarsi.
 
Erano circa le due di notte quando un’ombra scura riuscì a forzare la serratura della finestra, intrufolandosi abilmente nella stanza di Rein, silenziosa come un gatto nella notte.
Il pallido candore lunare illuminava in controluce la sagoma dell’uomo che si stava cautamente avvicinando al letto della turchina che giaceva ancora addormentata, rivelandone i contorni massicci e ben definiti.
L’uomo avanzò ancora di qualche passo, osservandosi intorno come per accertarsi che non vi fossero nient’altri che loro due, fino a raggiungere l’estremità opposta del letto a quella in cui riposava Rein.
Si chinò cautamente su di lei, come per accertarsi che stesse realmente dormendo.
Rein, avvolta nelle tenebre del suo sonno senza sogni, spalancò gli occhi di botto allarmata e confusa non appena avvertì un’insolita pressione premere contro i bordi del letto, mentre l’istinto le suggeriva di prepararsi ad affrontare un pericolo sconosciuto.
Non appena aprì gli occhi limpidi come due pozze d’acqua, supina sul letto, sussultò nel constatare che ad osservarla, esattamente sopra di lei, stava un uomo dai tratti inquietanti, che si ergeva minaccioso pronto ad aggredirla.
Tentò di ritrarsi spaventata con un urlo, ma l’uomo le tappò prontamente la bocca con una mano e riuscì a bloccarle qualsiasi via di fuga, costringendola a rimanere paralizzata e schiacciata contro il cuscino, gli occhi accesi di terrore.
- Vedete di non fare rumore o saranno guai per entrambi – udì soffiarle all’orecchio una voce suadente e malleabile, dal tono caldo e rassicurante – Sono spiacente di avervi spaventata, non era nelle mie intenzioni –
Rein, ancora scossa dall’angoscia provata l’attimo prima e con gli occhi che ancora tentavano di abituarsi al buio per poter riconoscere i lineamenti del volto dell’uomo che le stava di fronte, non poté evitare al suo cuore di perdere di un battito non appena riconobbe i toni familiari di quella voce echeggiante nel silenzio della stanza.
Avvertì pian piano la presa della mano sulla sua bocca sciogliersi, lasciandole libertà di parola, e i battiti accelerati del suo cuore, assieme al respiro affannato conseguenze dello spavento appena preso, parvero pian piano diradarsi.
- Eclipse…- sussurrò non appena il volto dell’uomo si fece visibile ai suoi occhi sotto i raggi lunari.
Il giovane sciolse la presa su di lei, liberandola dal peso del proprio corpo sopra il suo.
Senza darle tempo di proferire qualsiasi altra parola, il ladro diresse la propria mano in direzione della maschera strappandosela dal volto, e rivelando sotto di essa lo stesso paio di occhi color tenebra con i quali si era scontrata già parecchie volte prima di allora, e che non lasciavano più spazio a qualsiasi dubbio.
Ad osservarla, a pochi centimetri dal suo volto, pieno della sua superbia, stava Shade Moonville.
Se ancora poteva nutrire qualche dubbio, quella verità rivelatale ancora una volta così spietatamente non lasciava spazio a qualsiasi ripensamento.
Il cuore di Rein vacillò per un istante, e la giovane si sentì mancare la terra da sotto i piedi.
- Siete proprio voi, dunque – proferì con amarezza, ancora incapace di associare le due figure alla stessa persona.
Il ladro annuì colpevole. La freddezza con cui aveva osato mostrarsi a volto scoperto di fronte a lei le risultò spietatamente offensiva.
- So che con ogni probabilità sono l’ultima persona che avete desiderio di vedere attualmente, e comprendo perfettamente il motivo – asserì risoluto il giovane, senza cessare di guardarla negli occhi – Tuttavia, sebbene consideriate la mia visita qui a dir poco oltraggiosa dopo tutti gli eventi accaduti, ho le mie ragioni per presentarmi a voi ancora una volta –
Rein lo ascoltò senza distogliere lo sguardo, sentendo il cuore e la mente farsi sempre più pesanti ad ogni parola che gli usciva di bocca.
- Ancora avete il coraggio di presentarvi qui, dopo tutte le menzogne che mi avete rifilato in questi ultimi mesi?- gli soffiò inviperita e sprezzante, mettendosi a sedere sul letto – Avete ragione: siete l’ultima persona che ho desiderio di vedere. Del resto, la finestra chiusa avrebbe dovuto rappresentare un chiaro messaggio per voi. Ma noto con profonda delusione che nemmeno questo siete stato in grado di fare: di rispettare la mia decisione di non volervi più accogliere in casa mia. D’altronde, come biasimarmi? Mi seducete a un ballo in maschera donandomi un gioiello da tenere strettamente in custodia, tornate ogni notte a rinnovare la vostra astuta promessa di non lasciarmi mai sola al mio destino, e nel frattempo andate in giro ad aggredire giovani nobildonne e tentare di ucciderle pur di appropriarvi di oggetti non vostri. Non solo: approfittate del mio amore per scampare alla denuncia, giocate con i miei sentimenti fino allo stremo, e fate questo non solo nel corso delle vostre visite notturne, protetto dalla vostra maschera di pece, ma vi prendete gioco di me anche alla luce del giorno, intrattenendovi in intriganti conversazioni in mia compagnia, rendendovi ammirevole e degno di nota ai miei occhi, per poi pugnalarmi appena vi volto le spalle con altrettanta astuta crudeltà – l’impeto con il quale gli stava sputando in faccia tutta la verità non le impedì di lasciarsi sfuggire un singhiozzo soffocato, gli occhi devastati dalle lacrime.
- Certo, a voi la cosa risulterà ridicola, se non addirittura comica: quale sciocca fanciulla si lascerebbe mai ingannare fino a questo punto? Chi può riporre tanta fiducia in una persona che nasconde il proprio volto con una maschera, tale da innamorarsene? Non è certo colpa vostra: siete perfettamente coerente con ciò che siete. La colpa è mia. Sono io che mi sono lasciata ingannare così ingenuamente, io ho voluto essere così cieca, così scioccamente priva di senno. Mi merito tutto quello che sto provando ora, per non essere stata prudente quando ancora potevo salvarmi. Ormai è troppo tardi, e devo fare i conti con un dolore che mai avrei immaginato di poter sopportare. La colpa è mia, che ho messo da parte il mio orgoglio in nome di un amore vano, futile e inesistente. Sono io che vi ho permesso di usarmi a vostro piacimento senza alcun tipo di scrupolo, dunque è verso di me che dovrei portare rancore. La colpa è solo mia –
Il giovane la osservò impassibile farsi piccola piccola mentre si accartocciava su se stessa sotto il peso di quell’umiliazione.
- Speravo che, almeno in nome della purezza del sentimento che mi legava a voi, sarei stata ricambiata con un minimo di rispetto. Avete usato me e i miei sentimenti a vostro piacimento nei panni di Eclipse, ma che abbiate voluto prendermi in giro anche nei panni di Shade, questo proprio non lo tollero. E adesso vi ripresentate qui da me, dopo tutto quello che è accaduto ieri sera al ballo, perfettamente consapevole del mio stato d’animo, e ancora avete il coraggio di mostrarmi le vostre ragioni per essere qui questa notte! – esclamò, in preda ad una rabbia incontenibile – Sì, visconte, o chiunque voi siate: considero la vostra presenza qui più che oltraggiosa, e sono sicura che saprete perdonarmi se, con il poco rispetto per me stessa che mi è rimasto, vi ordino di sparire dalla mia vista in questo istante, e di non presentarvi mai più in camera mia. Almeno questo me lo dovete… non vi chiedo altro. Ma, per favore, abbiate pietà di me almeno in questo istante: andatevene. Non cercatemi più – riuscì a proferire tra i singhiozzi, sussurrando piano per non farsi sentire dal resto della casa.
Shade la osservò ancora muto e impassibile sgretolarsi di fronte ai suoi occhi.
Il cuore si fece pesante, la bocca secca, una rabbia violenta e incontrollabile a ribollirgli le vene nel vedere a cosa la sua meschinità aveva ridotto quella fragile fanciulla.
I singhiozzi di Rein riecheggiarono nella stanza ancora per qualche minuto, prima che quel pianto sommesso fosse interrotto dalle sue parole, pronunciate con estrema serietà e rimorso.
- Accetto tutte le offese che mi sono state rivolte e amaramente prendo atto del vostro stato d’animo. Non era sinceramente mia intenzione portarvi a un simile sconforto. Se solo avessi potuto immaginare come si sarebbero svolti gli eventi dalla sera in cui vi ho donato il gioiello, sicuramente vi avrei risparmiato questo immenso dolore – la risata soffocata e disillusa di Rein in seguito alle sue parole lo pugnalò dritto al cuore – Cercate di capire che se ho deciso di ripresentarmi a voi ancora una volta non è certo per arrecare ulteriore danno alla vostra persona –
- E cosa vi vieta di prendervi ancora gioco di me, dopo tutto questo tempo passato a macchinare alle mie spalle? Risulto davvero ridicola a tal punto da meritarmi ancora un trattamento simile?- fu la risposta tagliente e avvelenata che ricevette – Non intendo più ascoltarvi –
- Dovete invece. Si tratta della vostra incolumità –
- Avete perso qualsiasi tipo di interesse da parte mia. Non ho intenzione di avvelenarmi ancora l’anima in nome di un amore inesistente –
- Signorina Sunrise, vi prego…-
Nell’udirsi nominare con tono di supplica, a Rein sfuggì l’ennesimo sorriso tra le lacrime.
- Non mi è stato concesso neanche di sapere chi siate veramente. So soltanto che siete una menzogna, dal principio alla fine – asserì flebilmente, accennando ad alzarsi dal letto per uscire dalla stanza e allontanarsi dalla sua vista, ma fu prontamente afferrata per il polso dal giovane, che la costrinse a voltarsi verso di lui e guardarlo ancora negli occhi, bloccandole qualsiasi via di fuga.
- Proprio per questo sono qui stanotte. Siete a conoscenza di troppi dettagli perché io possa ignorare ancora questa scomoda situazione – e, nel proferire tali parole, accennò con l’altra mano ad estrarre qualcosa dal pesante mantello, mentre non mostrava segni di voler lasciare andare Rein, né di distogliere le iridi dalle sue. Rein sgranò gli occhi, ormai in trappola, conscia che di lì a poco Eclipse, Shade, o chiunque quel giovane fosse, avrebbe estratto una pistola o un coltello, pronto a farla fuori perché era ormai venuta a conoscenza di troppe scomode verità per poterla lasciare ancora incolume e in vita, senza che facesse parola con nessuno di quanto aveva scoperto fino a quel momento.
Tentò di divincolarsi con tutte le sue forze dalla presa, per sfuggire al suo infausto destino.
- Lasciatemi! Lasciatemi andare ho detto! – strattonava inutilmente, costringendo Shade ad afferrarla ed immobilizzarla sul letto, perché non tentasse di fuggirgli ancora.
- In nome del cielo, cercate di capire che se sono qui adesso non è per uccidervi, ma per salvarvi la vita! – asserì freddo e spazientito, a un soffio dalla sua bocca – Non so fino a che punto abbiano manipolato la vostra mente, ma sono deciso a scoprirlo. E per farlo, ho bisogno di rivelarvi tutta la verità – e, nel dire quelle parole, mentre lottava disperatamente per trattenere Rein sotto al suo corpo che ancora si divincolava inutilmente, estrasse da sotto il mantello un manoscritto vecchio e malandato, che odorava di polvere e umidità, sulla cui copertina era inciso uno stemma familiare, e sotto di esso spaziava a chiare lettere il nome Windsworth. Il libro era chiuso da una serratura dotata di quattro loculi disposti a croce, in cui, a intuizione, si doveva inserire la chiave necessaria per aprirlo e leggerne il contenuto.
- Cos’è?- mormorò Rein in un misto di sorpresa e smarrimento, cessando di divincolarsi.
- È il diario di mio padre – fu la risposta secca e decisa del giovane sopra di lei. 



Angolo Autrice:

(*) L'esibizione di cui parla Sophie è avvenuta nel capitolo 23, ricordate?
(**) L'aggressione è avvenuta nel capitolo 20. Dopo l'incursione di Eclipse in casa di Sophie in cui è riuscito a rubarle un gioiello, i due marchesi hanno spiato le mosse di Rein appostandosi nel suo giardino, e origliando anche la conversazione tra Rein e Fine avvenuta nel capitolo 21, in cui la turchina confessava alla sorella i propri sentimenti per Eclipse.

Beh, non ce l'ho fatta ad aspettare stavolta e ho aggiornato prima del solito. Applausi per me!!
Che dirvi, dopo aver letto questo capitolo mi odierete ancora di più, perchè infarcisco sempre la storia con nuovi particolari, e simando sempre il momento della verità... ma su, dai, non siate adirate perchè dal prossimo capitolo saprete tutto, e questa volta per davvero!
Ormai siamo davvero agli sgoccioli... il mistero è stato quasi svelato, ma ho in serbo per voi ancora qualche sorpresina...
Mi piacerebbe davvero sapere cosa pensate possa succedere ora, e soprattutto quale pensate possa essere la storia di Shade.
Spero di stupirvi con altri colpi di scena, perchè se fino ad adesso pensavate di aver visto tutto, vi sbagliate di grosso! Sto preparando i fuochi d'artificio!!
Ringrazio tantissimo le mie fedeli lettrici che mi seguono, i lettori silenziosi, e tutti quelli che notano la mia storia. Spero di soddisfare sempre la vostra curiosità e di regalarvi qualche piacevole minuto di lettura.
Con questo aggiornamento festeggio anche le 110 recensioni!! Mamma mia, che traguardo! Tripla cifra! Sono emozionatissima! Grazie davvero a tutti per aaver fatto della mia storia quello che è ora, spero davvero di non deludervi proprio adesso!
Ci rivediamo al prossimo aggiornamento che, lo confesso, non vedo l'ora di postare!
Baci sparsi

_BlueLady_

 
  
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