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Autore: Levyan    18/11/2016    0 recensioni
Due anni dopo gli eventi dello speciale Omega Ruby e Alpha Sapphire, molte cose sono cambiate. E molte vecchie conoscenza avranno modo di reincontrarsi ad Holon, un resort per Allenatori in cui tradizioni e leggende sono sostituite da comodità e attrazioni. Sarà necessario far fronte ad un nuovo pericolo. Purtroppo non tutti gli amici che si hanno accanto sono sempre quello che crediamo siano.
Ma la follia è come la gravità, basta solo una piccola spinta.
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Levyanbräu (Pokémon Adventures)'
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Capitolo 1: Una Scatola Di Cartone pt. 1
 
 
Porto Alghepoli, Hoenn
19 giugno, un anno dopo
Due giorni al Campionato Internazionale
 
Sapphire stringeva tra le dita il ciondolo che le aveva regalato Ruby. Non sapeva quale strana forza l’aveva spinta a portarlo con sé, soprattutto dal momento che lei non portava gioielli come principio assoluto. Tuttavia si trovava lì, con una mano sul trolley che conteneva tutti i suoi bagagli e l’altra stretta sul cristallo blu che aveva appeso al collo.
La ragazza era tutta immersa nei suoi pensieri, quando vide in lontananza la sagoma di una persona che conosceva bene. Le andò incontro.
‒ Perché devo essere sempre io quella che aspetta?! ‒ domandò furente ad un assonnatissimo Emerald.
Il ragazzo eluse la sua frustrazione con indifferenza: ‒ Sbrighiamoci, o partiranno senza di noi… ‒ e la oltrepassò lasciandola con un palmo di naso.
I due salirono sulla M/N Providence, gigantesca nave, ultimo progetto del Capitano Remo. Quella era l’imbarcazione che li avrebbe condotti a Holon. I due Dexholder entrarono nelle loro cabine, o meglio, Sapphire entrò nella propria ed Emerald la seguì.
‒ Quanto lusso, sul ponte prima ho visto una tizia con un Furfrou dalla pelliccia più curata dei tuoi capelli ‒ la prese in giro il biondo.
‒ Non mi inquieta tanto quello ‒ fece lei guardando fuori dall’oblò verso l’infinita distesa azzurra del mare. ‒ quanto i giornalisti che si aggirano per tutta la nave, lo sai come funziona a Holon, sì?
‒ Finché non mi infastidiscono mentre combatto, possono farmi tutte le domande che vogliono, per quanto mi riguarda… ‒ mormorò Emerald.
‒ Il primo che prova a puntarmi una telecamera contro invece torna a casa dentro un salvagente ‒ sibilò la dolcissima Sapphire.
‒ Non dovresti preoccuparti così tanto ‒ suggerì lui.
‒ Sì, invece. Non sopporto la televisione ‒ dichiarò categorica.
I due cominciarono a scomporre le valige. Emerald tornò nella sua stanza. Si incontrarono poco dopo sul ponte, seduti al bancone del bar. Sapphire aveva in mano una granita celeste di un qualche gusto esotico e indefinibile, Emerald stava ancora aspettando il suo frappè al mango.
‒ Hai mica sentito Green, Gold e gli altri? ‒ domandò la ragazza.
‒ Green poco, Gold fin troppo… ‒ commentò ironico lui.
‒ Scemo. Intendo per sapere dove incontrarci e roba del genere ‒ chiarì Sapphire.
‒ Dai, arriveremo domani a notte tarda, abbiamo tempo per preoccuparci di certe cose ‒ rispose Emerald. ‒ Certo, un viaggio su una nave del genere dovrebbe durare un mese o giù di lì, hai visto che ci sono tre piscine diverse una delle quali con l’idromassaggio? Grazie ‒ la barista gli aveva servito il frappè.
‒ No, ero più interessata ai Campi Lotta in realtà ‒ rispose calma lei.
‒ Se fai sempre le stesse cose finirai per consumarti ‒ le puntò la cannuccia contro.
Sapphire non rispose. Emerald sospirò. Aveva intuito che qualche contorto pensiero si attorcigliava su se stesso nel complesso cervello femminile con cui stava conversando, ma l’ultima delle cose che aveva voglia di fare in quel momento era chiederle cosa non andasse.
‒ Qualcosa non va? ‒ domandò coraggioso.
‒ Ho dimenticato le Ball in cabina ‒ lo liquidò lei.
Emerald trattenne le esultanze e si concentrò sulla bevanda mentre la ragazza accanto a lei lasciava lo sgabello e il bicchierone di granita azzurra ancora mezzo pieno. Sapphire tornò bofonchiando nella sua stanza, la valigia era aperta ma ne erano stati estratti solo lo spazzolino, la cintura delle sfere e il portafoglio.
Senza guardare, come cercando di autoconvincersi che non stesse veramente cercando quell’oggetto, estrasse “casualmente” dalla valigia la bandana nera e blu regalatale da Ruby per il suo compleanno l’anno precedente. Rilesse la scritta lasciata dal ragazzo nella parte interna: “Chi è nato una volta sa già come risorgere”. Criptico, ermetico. Ci rimuginava sopra da una decina di mesi. Chissà cosa aveva voluto dirle, il signorino? La annusò come si annusa un tartufo pregiato e la ripose a posto scrollando la mano. Era tutto lì, tutta la sua vita: le sue vecchie bandane e quelle nuove, la sua Scheda Allenatore che citava le molteplici fatiche compiute nelle tante terre che aveva attraversato da quando aveva dieci anni, il suo Pokédex, emblema del suo ruolo nel complesso ecosistema dell’Allenamento Pokémon, simbolo del suo legame con la famiglia e con gli amici. Tutto dentro di sé, in un involucro fragile come una scatola di cartone.
Bussarono alla porta. Sapphire aprì sperando si trattasse di gente gradevole.
‒ Aspetti a iscriverti ai banconi di sopra per non scoraggiare tutti gli altri aspiranti partecipanti al torneo? ‒ le chiese con un sorriso luminosissimo Crystal, la sua collega e amica di Johto.
‒ Chris! ‒ la abbracciò lei, felice di vederla.
‒ Emerald mi ha chiamato poco fa perché si annoiava, è da prima di salpare che vi cerco, lo stordito non aveva capito che anche io mi sarei imbarcata qui ‒ la informò uscendo dall’abbraccio.
‒ Non lo sapevo neanch’io a dire il vero…
‒ Non fa niente, in mezzo a questo mare di gente ti ho trovata lo stesso. Allora, com’è andata a Sinnoh? ‒ le domandò tirandola fuori dalla sua cabina e portandola a camminare sul ponte, alludeva al viaggio nella regione del nord che l’amica aveva compiuto nei mesi precedenti alla conquista delle medaglie in compagnia di Gold.
‒ Ah… esilarante e imbarazzante allo stesso tempo.
‒ Beh, è Gold, è il suo marchio di fabbrica ‒ sorrise quella con un velo di malinconia.
‒ Iscrivermi, hai detto? ‒ cambiò argomento Sapphire.
‒ Sì, ci sono i banchi d’iscrizione alle Internazionali dall’altra parte, questa rotta è stata allestita in occasione del torneo, quindi…
‒ Tu hai già fatto?
‒ Non so se ho davvero voglia di partecipare, sono specializzata nell’indebolire i miei avversari senza mai mandarli davvero al tappeto ‒ rise.
‒ Lo so, lo so, ma per un’occasione del genere… per poter almeno dire di aver partecipato.
‒ Ma sì infatti, non vorrei perdermi questa occasione ‒ sorrise incrociando le braccia all’altezza del grembo. Aveva un corpo leggero, particolarmente snella, fatta eccezione per i fianchi e le cosce ben torniti, alta quanto Sapphire, avvolta in un vestitino leggero, portava i capelli legati una coda all’altezza della nuca.
Erano arrivate fianco a fianco fino ad una zona del ponte occupata da una intricata e rumoreggiante matassa intricata di popolo. Sia Sapphire che Crystal ebbero un moto di fastidio a quella vista. Aggirarono la folla. Dal poco che riuscivano a vedere sembrava che, al centro di quel maremoto di colli che si allungavano per vedere meglio, inviati di tutte le televisioni mondiali stessero intervistando, interrogando, infastidendo sia coloro che confermavano le proprie iscrizioni al Campionato sia gli inviati del comitato organizzativo.
‒ Tutta questa roba… ‒ fece Sapphire riferendosi al groviglio di persone. ‒ è la fila?
‒ No, scherziamo? Quasi tutti fan di Allenatori famosi, gli iscritti sono tanti ma non è che ogni singolo essere umano su questa nave ora voglia partecipare ‒ negò categorica Crystal.
‒ Meno male, e allora dov’è che comincia la fila?
Le due riuscirono a trovare, a malincuore dato che avrebbero preferito iscriversi in un altro momento, l’inizio della coda che contava davanti a loro ancora una dozzina di persone. Iscriversi non era un processo brevissimo, soprattutto per via degli invadenti e potenzialmente denunciabili reporter che ronzavano attorno agli Allenatori. Dopo alcuni minuti si aggregò alle ragazze, superando coloro che si erano a loro volta accodati dietro con la scusa che le due gli stessero tenendo il posto, Emerald.
Odio la televisione e vieni ad iscriverti a quest’ora? ‒ domandò pungente all’amica.
‒ Dove sei stato? ‒ gli chiese Crystal.
‒ Mi ha fermato un tipo, ha riconosciuto il conquistatore del Parco Lotta di sei anni fa, all’edizione inaugurativa.
‒ Sei diventato vintage, Rald? ‒ lo punzecchiò.
Il biondo le lanciò un’occhiata omicida.
‒ Dite che si sono rialzati gli standard dall’ultimo Torneo Internazionale? ‒ si intromise Sapphire mutando la conversazione. La risposta cedette alcuni secondi alla riflessione dei due interlocutori.
‒ Considera che l’ultima edizione si è tenuta prima della vera e propria formazione dell’Associazione Pokémon, la maggior parte degli Allenatori sapeva sì e no usare una MT… ‒ commentò Crystal. Lei era una maestra, ci teneva a certe cose.
‒ Ha ragione, se in questa edizione parteciperanno pure Capipalestra, Superquattro e Campioni un livello generale abbastanza alto è d’obbligo ‒ continuò Emerald.
‒ Ho letto che ogni Allenatore in base al proprio livello potrà saltare un determinato numero di gironi ‒ spiegò la castana. ‒ quelli che si presentano con otto o meno medaglie saranno i primi a sfidarsi, ai pochi che vinceranno tra loro si aggregheranno possessori di numero compreso tra nove e ventiquattro medaglie più i Capipalestra e gli Assi dei Parchi, nel terzo girone entrano i possessori di venticinque-quarantotto medaglie più i Superquattro e i conquistatori di almeno un Parco Lotta e infine nel quarto girone coloro che hanno quarantanove o più medaglie e i Campioni.
‒ Insomma, tu entri al quarto girone, giusto Zafferano? ‒ chiese Emerald.
‒ Sì e, cavolo… non chiamarmi in quel modo!
‒ Parti avvantaggiata, eh…
‒ Non metterla così, con questa tipologia di torneo l’Allenatore più forte del mondo anche se non ha una singola medaglia con sé può arrivare in finale, la difficoltà è crescente, ma per uno che sarebbe comunque arrivato agli ottavi di finale il primo, il secondo girone e così via sono ostacoli da saltare a piè pari.
‒ Ma tu devi fare meno lotte, matematicamente è scorretto.
‒ In realtà è lo stesso concetto della Torre Lotta che ti piace tanto, non conta il numero di lotte che fai se i tuoi Pokémon vengono ricaricati di volta in volta, e inoltre la difficoltà crescente serve a bilanciare gli scontri in base agli Allenatori.
‒ E poi lei avrà meno tempo per abituarsi agli occhietti e alle grida di quattrocentomila persone più spettatori da casa puntati su di lei, non è tutto oro quel che luccica… ‒ sussurrò Crystal in difesa dell’amica.
In quel momento l’ultimo Allenatore che separava Sapphire dal bancone iscrizioni se ne andò via con fare derelitto per la il troppo poco tempo che le telecamere gli avevano concesso.
‒ Nominativo? ‒ chiese un operatore con gli occhi puntati su un monitor mentre cinque o sei suoi colleghi operavano con quaderni, cellulari, altri computer e persino calcolatrici. Il bancone era ordinato, ma lo staff sembrava una brulicante famiglia di insetti.
‒ Sapphire Birch.
Beccata. Quello tolse gli occhi sottili dallo schermo e la fissò stupito abbassandosi gli occhiali. Il branco di giornalisti, fotografi e cameraman piovve su di lei come attratto magneticamente. Per fortuna avevano la decenza di non fare domande o commenti durante il processo di iscrizione e si limitavano a riprendere, scrivere appunti e fare foto. La ragazza si limitò a sembrare allegra e a non guardarsi intorno spaesata, le tornò difficile quando notò che alcune scene venivano mandate in diretta su dei megaschermi sparsi in punti strategici della nave sintonizzati su canali che seguivano l’evento del Campionato Pokémon Internazionale ventiquattro ore su ventiquattro, con commenti, supposizioni, opinioni di esperti e interviste, dirette e biografie sui partecipanti.
‒ Provenienza?
‒ Albanova, Hoenn.
‒ Età?
‒ Diciotto anni.
‒ Giorno di nascita?
‒ Venti settembre anno…
Andarono avanti con dati da carta d’identità che avrebbero potuto facilmente estrarre dalla sua Scheda Allenatore. La volevano tenere lì davanti per più tempo possibile, l’operatore doveva sentirsi una specie di ragazza in bikini pronta a dare il via alle auto di una corsa clandestina nelle vie notturne di Austropoli. E in effetti i reporter facevano a spallate per l’inquadratura migliore e la pole position per piazzare il proprio microfono davanti alla bocca di Sapphire. Innocentemente parlando.
‒ La Scheda Allenatore ‒ chiese il tipo.
Calò il silenzio più assoluto, la massa di gente che accerchiava la scena sembrava essersi messa in pausa come fosse un film, il brusio proveniente dal resto del ponte della nave si chetò, persino i frenetici inviati del comitato smisero di annotare cose, registrare dati e sistemare conti dietro il loro bancone.
‒ Medaglie ‒ domandò l’addetto alla registrazione cercando evidentemente di estrarre materiale per le telecamere, dal momento che aveva il suo completo ID cartaceo nella mano.
‒ Sessantaquattro, conquistatrice delle regioni di Hoenn, Kanto, Johto, Sinnoh, Sidera, Unima, Kalos, e Adamanta…
Panico. Urli, strepiti, fischi di apprezzamento, applausi e persino esternazioni tipo “Sapphire, sposami!” si levarono dalla folla in un clamore generale che fece perdere quasi tutti e due i timpani alla ragazza ma che allo stesso tempo le tinse gli zigomi tondeggianti della ragazza di un rosso intenso. Flash di macchine fotografiche a raffica mentre avvicinava la mano a quel faccino un poco timido e imbarazzato che fa strage di cuori in televisione.
Quando il caos si fu finalmente calmato, il tipo restituì alla ragazza la scheda non dopo averle rivolto altre due o tre domande che però non ottennero lo stesso successo della domanda sulle medaglie; tranne forse quella sulla classe Allenatore, la cui risposta “Dexholder” sapeva però di esotico e non di eccezionale come la esorbitante cifra di traguardi da lei conseguiti. La verifica del documento, della foto tessera per i connotati e della firma erano andate a buon fine. Sapphire si ritrovò in mano un pass magnetizzato che la definiva nientemeno che “Allenatrice Rango S” e sotto citava “Girone numero 4” con la coccarda del Campionato, il simbolo della regione di Holon, la sua foto e il suo nome.
Si sentì una giocatrice di basket professionista quando ebbe appena un doppio passo per allontanarsi dalla fila prima che…
‒ Come si sente ad essere una delle più giovani Allenatrici che abbiano raggiunto questo livello mai nella storia?
‒ Reputa che il Pokédex possa diventare uno strumento di ampia diffusione nel caso in cui un Dexholder si distingua particolarmente in questo Campionato?
‒ Cosa ne pensa degli Shedinja? Dovrebbero o no essere proibiti in un torneo ufficiale?
‒ A che gusti le piace il gelato?
A questa domanda fece una smorfia stranissima, tipo quelle che escono la mattina appena svegli ripensando al folle sogno appena girato testa che lentamente cade nel dimenticatoio.
‒ Per quale motivo ha scelto di non assumere alcun agente che curi la sua figura pubblica o gestisca la sua presenza mediatica
A quel punto ebbe quasi l’impulso di rispondere con un calcio fortissimo nel calcagno di quel giornalista, ma si trattenne. Muovendo la bocca come per tentare di rispondere qualcosa a quella tormenta di domande, si mosse ondeggiando in malo modo verso la sua cabina e senza aspettare Emerald e Crystal vi si serrò dentro tenendo fuori i simpaticoni grazie alle spesse porte d’acciaio della privacy. Non se ne pentì neanche quando vide coi suoi occhi in un servizio serale la faccia da ebete che aveva fatto mormorando qualcosa come “scusate, ho da fare” e chiudendo la porta della sua stanza sul naso di un reporter. Aveva avuto la conferma di ciò che più temeva, quel giorno. Lei non si era mai interessata a roba come pubblicità e immagine mediatica, ma con la fama che, volente o nolente, aveva ottenuto diventando una degli Allenatori più decorati al mondo, tutto l’interesse e la fame di scoop della stampa si era riversata su di lei. Non poteva più evitare niente di tutto ciò, non nell’aria di Holon, la regione dei VIP. Era un povero agnellino davanti alle telecamere, non osava rispondere più in malo modo dopo un incidente avuto a Kalos con un fotografo ossessionato da lei, ma non aveva idea di come gestire il grande carico di gente interessata a lei che aveva dato prova della propria esistenza in tale occasione.
Ne parlò a Chris e Emerald durante un rinfresco verso sera. La ragazza non aveva subito la stessa valanga dopo essersi iscritta, nel contesto del puro duello Pokémon non era tra i più temuti, ma dopo essersi fatta riconoscere e aver dato prova di avere un Pokédex qualche dozzina di giornalisti si era fiondato pure su di lei. Emerald invece, stella dei Parchi Lotta di tutto il mondo, aveva gestito l’eccesso di fama alla grande dimostrando esperienza e sangue freddo in quelle circostanze. Certo, non era stato assaltato da reporter rabbiosi come Sapphire, era comunque una star di secondo piano rispetto all’amica, ma aveva avuto lo stesso la sua fetta di attenzione.
‒ È perché hai anche il faccino dolce… ‒ tentò di sminuire Crystal addentando un muffin.
Sapphire la trafisse coi suoi occhi di ghiaccio della morte. Crystal guardò altrove.
‒ Dovresti godertela finché puoi, non duri più di tanto se sei solo brava ma non prendi nessun ruolo tipo… che ne so? Campione della Lega… ‒ mormorò Emerald in tono evidentemente cupo.
Sapphire avvertì la tonalità della sua espressione ed evitò di ribattere.
‒ Silver dovrebbe già trovarsi a Holon ‒ intervenne Crystal. ‒ Gold invece non ho idea di dove sia.
‒ Al posto giusto ‒ disse una voce dietro di loro. ‒ come sempre.
Gold comparve alle loro spalle con un sorriso a sessantaquattro denti stampato in faccia e un bicchiere lungo e sottile di Taittinger Nocturne pieno di bollicine. Crystal lo fissò sorpresa, Emerald e Sapphire accolsero l’amico.
‒ Come diavolo hai fatto a salire sulla nave? Al molo non c’eri ‒ domandò la catcher.
‒ Tartarughe marine ‒ rispose quello nascondendosi in tasca la Ball di Togebo.
‒ È legale per un Allenatore salire su una nave a metà del viaggio? Adesso non mi dirai che esiste una specie di tariffazione per passeggeri raccolti in mezzo alla strada, giusto? ‒ commentò Emerald.
‒ In realtà… ‒ Gold mostrò il biglietto mezzo stropicciato di categoria “Allenatore vagante”. ‒ è esattamente così.
Gold, coi suoi capelli che sembravano dover esplodere, la sua camicia dai mille colori molto poco discreta e la sua collana floreale, si aggregò al gruppo. Per prima cosa si recarono di nuovo al banco iscrizioni dove il ragazzo dagli occhi d’oro, investito come Sapphire dalla valanga di reporter, gestì il tutto con la massima freschezza, lasciando tutti gli inviati sazi di informazioni e ritrovando mezz’ora dopo i suoi tre amici al buffet al quale erano tornati causa noia e fame. Il resto del tempo scorse leggero tra un drink e un aneddoto circa l’ultima annata di viaggi interregionali condotti da Gold o Sapphire. Sul tardi ognuno tornò alla propria cabina e si gettò in branda in attesa dello sbarco che sarebbe avvenuto il giorno seguente.
 
Sapphire si alzò prestissimo. Il sole sorgeva placido e la nave solcava acque tanto calme da sembrare fatte di vetro. La ragazza uscì sul ponte, lo trovò gradevolmente deserto, incrociò giusto un paio di inservienti che con in mano stracci fradici che la salutarono sorridendo. L’avevano riconosciuta, la Conqueror, uno dei Dexholder.
Camminò ascoltando gli strilli dei Wingull a caccia della colazione, avvertì anche lei un certo languorino. Si era stretta la cintura delle Ball attorno agli shorts di jeans che portava sotto ad una canotta color papavero. Aveva intenzione di portare la sua squadra a scaldarsi i muscoli in uno dei rettangoli di Allenamento, ma pensò che avrebbe avuto tutto il tempo necessario anche dopo un buon cornetto e un cappuccino. Fece l’errore di rivolgersi al barista maschio tra i due che erano in servizio, il tipo la squadrò con fare seducente e le disegnò dei petali di rosa nella schiuma. Lei evitò il suo sguardo per tutto il tempo e, presa dalla fretta, fece pure esplodere una bustina di zucchero nel tentativo di aprirla.
Due minuti dopo aveva già sceso sul bordo di uno dei Campi Lotta. Lesse tutte le normative che la sensibilizzavano al rispetto dell’ambiente circostante e della quiete degli altri passeggeri evitando mosse quali Terremoto o Ondaboato. Si ritrovò a far lottare Toro, il suo Blaziken e Kiruru, il suo Gallade, in un silenzioso ma letale corpo a corpo in cui le sue indicazioni si limitavano a piccole correzioni della difensiva dell’uno o dell’altro. Si rallegrò del fatto che nessun fotografo fosse nei paraggi, quello sarebbe stato oro per loro ma l’avrebbe resa prevedibile agli occhi di eventuali futuri avversari. Andò avanti schierando Dono contro Aggron, ma li ritirò subito entrambi rendendosi conto che la più discreta delle loro mosse aveva fatto dondolare la nave. Fece tornare in campo Gallade e Blaziken, ma stavolta permise loro di affrontarsi nelle loro forme Megaevolute. Iniziava a permettersi l’utilizzo di mosse un po’ più distruttive quando la sua solitudine fu di colpo spezzata.
‒ Vacci piano con Psicotaglio, ti squalificano al torneo se spezzi in due i Pokémon dell’avversario ‒ e Gold per la seconda volta apparve all’improvviso alle sue spalle. Aveva un bicchiere di succo di pompelmo nella mano destra e nella sinistra un tovagliolo con scritto un numero telefonico, presumibilmente quello della barista.
‒ Era mica un complimento, quello? E che ci fai alzato prima di mezzogiorno? ‒ rispose lei con un sorriso seccato.
‒ Non so… era mica un buongiorno, quello?
Per un momento cadde il silenzio tra i due.
‒ Allora, che sei venuto a fare qui? ‒ domandò lei.
‒ Avevo voglia di passeggiare assieme ai miei Pokémon ‒ rispose Gold mettendo una mano sulla cintura delle Ball.
‒ Intendi renderti utile oppure posso continuare da sola in santa pace? ‒ chiese quindi Sapphire facendosi spuntare un velo di allegria sul volto.
‒ Fammi posto, dai.
E cominciarono a far lottare i loro Pokémon cercando di non demolire tutto ciò che avevano attorno. Gold dopo un certo tempo propose di mettersi in pratica in uno delle modalità di Allenamento che aveva maturato con Red in cima al Monte Argento molti anni prima: i due avrebbero dovuto scontrarsi con un Pokémon ciascuno sferrando le mosse più deboli e meno efficaci nei confronti dell’avversario. I due non tentavano questo esercizio per la prima volta, lo avevano già fatto a Johto e a Sinnoh, avendo viaggiato assieme in quelle regioni.
‒ Pilo, Fogliamagica!
‒ Togebo, Forzasfera!
Tropius fu colpito da una bolla di energia pura che gli scalfì appena le squame mentre Togekiss riuscì ad evitare la tempesta di foglie scatenatagli contro con un paio di vertiginose virate.
‒ Lo sai che quando lotti mi spaventi? ‒ fece ad un certo punto Gold cadendo in malo modo in mezzo alla situazione.
Sapphire prese una tinta indefinibile. ‒ Come scusa?
‒ Sei minacciosa, sembra che tu voglia saltare addosso all’avversario e addentarlo al collo furiosamente ‒ spiegò quello.
‒ Non capisco.
‒ A te piace lottare, giusto Sapphire?
‒ Certo che mi piace… ‒ rispose come fosse ovvio.
‒ Togebo, Ondashock!
Verdebufera!
Stavolta fu la mossa di Gold ad andare a vuoto, Sapphire riuscì a sballottolare il Pokémon avversario dall’altra parte del campo.
‒ Eppure sembra che tu faccia uno sforzo immane, lo sai? ‒ esordì una seconda volta il ragazzo.
‒ Scusami?
‒ Ti piace lottare, Sapphire?
La ragazza esitò. ‒ Gold, te l’ho già detto, la smetti di…
Forzasfera!
Fu colta alla sprovvista, Tropius incassò un secondo attacco.
‒ Pilo, rispondi con Energipalla!
‒ Togebo, difenditi!
La bolla di energia verde impattò contro il petto del Pokémon di Gold che resistette all’impatto senza cedere minimamente.
‒ Basta così, rientra ‒ e il ragazzo dagli occhi d’oro mise fine alla battaglia.
‒ Gold non puoi lasciare le cose così su due…
‒ Ho voglia di un gelato, forse torno tra un po’ ‒ e si congedò in fretta come era arrivato.
Sapphire rimase lì come un’idiota, con gli occhi fissi sulla porta dietro cui era sparito Gold.
 
Verso le nove e mezza, la ragazza di Hoenn si rese conto che il flusso di persone cominciava ad aumentare. Al quinto spettatore occasionale che si fermava lì nei pressi e cominciava a fissarla a bocca aperta come fosse una spogliarellista smise di far lottare i propri Pokémon e tornò nella sua cabina dove si rinchiuse in doccia.
Alle dieci era sul ponte e cercava le facce di Emerald e Crystal in mezzo alla folla. Non impiegò molto a trovare la Dexholder di Johto, il suo corregionale invece era praticamente invisibile tra tutte quelle persone. Vide che si trovavano davanti ad uno dei maxi schermi e lo fissavano parlottando tra loro con espressione atona. Trovandosi poco dietro di loro, istintivamente Sapphire portò lo sguardo alla trasmissione.
Al centro dello schermo c’erano una decina di personaggi che camminavano su un tappeto rosso in mezzo ad una pioggia di flash di macchine fotografiche e schiacciati da entrambi i lati da folle ululanti: i Campioni delle Leghe Pokémon. Davanti a tutti Red, che portava una casacca bianca e dei bermuda floreali, seguito da Ruby, con indosso una camicia bordeaux e dei pantaloncini neri, più dietro Camilla, Iris e tutti gli altri. C’era grande festa a Vivalet, la capitale di Holon, i massimi esponenti delle lotte Pokémon del mondo erano giunti nella regione. Subito dopo scorse una ripresa in cui tutti loro lasciano le impronte delle mani in un calco di cemento ancora fresco appena sotto la titanica statua di un allenatore che stringe in mano una trofeo che ricorda una Poké Ball e che dovrebbe essere proprio la coppa del vincitore del Campionato Internazionale. Stacco. Una anchor man cominciò a parlare del reale inizio dei festeggiamenti nella regione ospitante il torneo. L’interesse di Sapphire si disperse.
Stavano per sbarcare a Holon, mancava un solo giorno all’inizio di tutto. Era il momento di iniziare a percepire la tensione.
   
 
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