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Autore: Lady Lara    19/11/2016    4 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XLV Capitolo
 
Cuore traditore
 
Camelfort, Cornovaglia. Tanto tempo fa …
 
Da basso si sentivano voci maschili, risate improvvise e sguaiate, accompagnate dal clangore di spade …
Se la curiosità era donna, come asseriva un vecchio modo di dire, in quel momento la curiosità aveva  lunghi capelli neri e ondulati che ricadevano sulle aggraziate spalle di una giovane di circa venti anni. La sua figura snella, vestita di un lungo abito celeste, si stagliava contro la finestra aperta, mentre la sua sagoma era circondata dall’alone della luce del sole di una tarda mattinata primaverile. I suoi occhi, dello stesso colore dell’abito che indossava, guardavano gli uomini che in quel momento eseguivano il loro allenamento nell’atrio della Rocca di Camelfort.
 
La possente e profonda voce di Re Artorius riecheggiava smargiassa nel cortile, mentre si esercitava nelle varie discipline di lotta che preferiva, dalla lotta corpo a corpo alla scherma.
 
– Valerius! Stai invecchiando cugino! Possibile che tu sia già senza fiato?!
– Argh! Parli bene tu! Sei sempre stato più robusto di me! Ti piace  vincere facilmente!
– Non dire sciocchezze Valerius! Ti stai rammollendo! Non vedi che pancia  hai messo su? Tua moglie ti fa mangiare troppo vecchio mio, questa è la verità! Se c’era Cillian al tuo posto, nonostante non sia più robusto di me, mi avrebbe steso comunque, grazie alla sua agilità!
– Quello è poco ma sicuro Artorius! Il tuo Primo Cavaliere è l’unico che riusciva a metterti al tappeto! Peccato che non sia qui ora, ci divertiremmo! Sono undici anni che non lo vediamo, magari anche lui ha messo su pancia!
– Conoscendolo mi sembra difficile! Troppo virtuoso Lancillotto! Niente stravizi a tavola, ben poco sidro …
- Dici anche poco sesso?
 
Artorius rise fermandosi e abbassando la spada.
 
– Conoscendo mia cugina Milehna ... innamorata di lui fino all’osso … non credo che possa difettare in quello!
 
Questa volta risero entrambi e si accostarono alla panca di legno per prendere due panni di lino e asciugarsi il sudore.
 
– Peccato che non abbia fatto in tempo a tornare per sua madre …
 
Artorius a sentire quelle parole di suo cugino si accigliò.
 
– Non me ne parlare … ho commesso la leggerezza di sminuire la preoccupazione di Gwyneth per la salute di Donna Eva e non l’ho fatto avvisare in tempo … Mia moglie ancora non me lo perdona e sono passati quasi otto mesi dal funerale … Comincio ad essere stufo ora!
– In che senso cominci ad essere stufo?
– In che senso puoi immaginare? In quel senso no?!
– Dai amico! Non mi dire che ti ha messo in punizione?!
 
Valerius scoppiò a ridere.
 
– Proprio tu che non riesci a starle lontano?!
– Smettila di ridere Valerius! Non mi far pentire di avertelo detto!
 
Artorius era scuro in viso e Valerius ridiventò bruscamente serio. Sapeva che suo cugino si era innamorato della Principessa Sassone a prima vista, era pazzo di lei e non riusciva a nascondere il desiderio nei suoi confronti. Spesso, anche davanti ai suoi cavalieri, l’aveva visto baciare la sua sposa con passione, creando in lei un disagio e un imbarazzo che le faceva imporporare le guance vistosamente. Finiva con metterla ancora più in imbarazzo quando poi le diceva che con quel rosso sulle gote lo stuzzicava ancora di più! Alcune volte era successo che Cillian si fosse voltato verso gli altri per far cenno di abbandonare la sala e lasciarli soli.
Valerius condivideva il pensiero di Cillian, lui aveva molto riguardo nei confronti della Regina e in effetti nemmeno a Valerius il comportamento di Artorius, nei confronti della sua sposa, sembrava particolarmente rispettoso in quel modo! L’idea che Gwyneth adesso gli si negasse per tenerlo in punizione … sicuramente era dura da digerire per lui!
 Il fedele cugino del Re preferì non fare altri commenti e, lasciate le spade al giovane Palafreniere Sam, iniziarono la lotta Greco-romana.
 
I due uomini si soppesavano e si attaccavano, avvinti in prese ferree, con lo scopo di buttare a terra l’altro. Sam intanto aveva riassettato i loro abiti, pronti per essere nuovamente indossati dopo l’esercizio.
 
 Il giovane era entrato a servizio di Artorius all’età di dodici anni. Allora, rosso di capelli e pieno di lentiggini, lo avevano soprannominato Semola. In quegli anni, da semplice scudiero, era diventato il Palafreniere ufficiale del Re, ora aveva circa ventitré anni e spesso il suo Sire ancora lo chiamava Semola.
 Mentre i due uomini lottavano e sudavano copiosamente per lo sforzo, emettendo versi simili a grugniti, il giovane si accorse della stupenda visione alla finestra  degli appartamenti della Regina. Sorrise alla ragazza e lei ricambiò il sorriso distendendo le sue labbra rosse come una ciliegia, che a Sam ricordavano la forma di un cuore. Aveva una sorta di venerazione per quella “Fata”, come lui amava definire la giovane Morgana. Era la nipote di Lady Elenoire, era stata di aiuto alla zia nell’accudimento di Donna Eva durante la sua malattia; Sam  l’aveva conosciuta in quel periodo, poi era tornata da sua madre, nel villaggio vicino e, da pochi mesi, per volere della Regina, era tornata per aiutare la zia nelle sue mansioni.
Sam ricordava ancora con  emozione la prima volta che si erano appartati in giardino e le aveva rubato un bacio. Non era stato l’unico! Quella sera al chiaro di luna, se ne erano scambiati altri. Morgana gli aveva detto che per lei era la prima volta che baciava un ragazzo, ma aveva imparato in fretta e desiderosa di continuare quella pratica si era mostrata estremamente passionale. Il giovane avrebbe voluto continuare e approfondire con ciò che ne sarebbe conseguito, per quanto era giunto all’apice dell’eccitazione, ma Lady Elenoire era scesa a cercarla e lui aveva dovuto nascondersi in fretta e furia dietro un cespuglio, mentre la ragazza rispondeva alla zia e risaliva negli appartamenti occupati dalla povera Donna Eva.
 Alla morte della madre di Sir Lancillotto, la notte prima che ripartisse, Morgana era andata da lui. Lo aveva cercato nelle stalle, dove sapeva che accudiva fino a dopo cena i cavalli reali. Voleva salutarlo in modo da lasciare ad entrambi un dolce ricordo; aveva voluto essere sua, anche lei provava per lui un sentimento di tenero affetto e attrazione. Si erano adagiati sul fieno del soppalco del fienile, tra quell’odore di erba asciugata dal sole e l’odore della loro giovane pelle nuda. Nonostante fosse la prima volta per Morgana,  ne rimase entusiasta, fu passionale, intraprendente e volle ricominciare nuovamente dopo aver esperimentato il massimo del piacere. Il ricordo di quella loro prima volta lo aveva accompagnato nella nostalgia durante i mesi seguenti, finché lei era tornata per volere di sua Maestà Lady Gwyneth.
 
Guardando sognante verso la stupenda giovane mora, Sam non si accorse che i due uomini avevano finito con il loro allenamento. Artorius si era appena sciacquato di dosso il sudore, bagnandosi all’acqua del catino e, asciugandosi con il panno di lino, gli si stava accostando per indossare i suoi abiti.
 
– Eih! Bello addormentato!
 
Gli batté l’asciugamano sul petto,  apostrofandolo ironicamente in quel modo, notando il suo sguardo e il sorriso idiota sulle labbra. Il giovane si riscosse e afferrò l’asciugamano per un pelo. Il Re prese la borraccia dell’acqua e se la portò alle labbra, mentre incuriosito guardava verso il punto in cui lo sguardo di Sam era stato puntato fino a pochi secondi prima. Asciugandosi la bocca con il dorso della mano fece un sorriso sghembo e uno sguardo ammiccante alla giovane mora.
 
“Il giovanotto ha la vista buona … non è niente male la donzella …”
 
Continuò a guardarla con quello sguardo, tra l’ammirazione e l’ammiccamento, mentre si rivestiva. Lei non distolse lo sguardo, non si imbarazzò affatto, anzi, lanciò ad Artorius un’occhiata seducente, dipingendosi sul viso un sorriso di sfida. L’atteggiamento colpì e incuriosì Artorius.
 
“Mmm … non avevo mai notato fino ad ora quel tuo sguardo intrigante mia bella Morgana…”
 
Dal canto suo la giovane nipote di Lady Elenoire era stata a quella finestra apparentemente per flirtare con Sam, aveva riallacciato con lui quella relazione che era nata pochi mesi prima per semplice curiosità sessuale. Mentre il giovane era molto preso da lei, per Morgana non era lo stesso. Sam era stato un piacevole diversivo, in quella rocca dove passava la  maggior parte della giornata al capezzale di una malata. Aveva scoperto con lui il piacere dei sensi, ma era un altro l’uomo che le aveva fatto scoprire il significato del desiderio.
 
 Aveva notato immediatamente l’avvenenza del Sovrano e giorno dopo giorno era diventato per lei una sorta di ossessione. Sapeva perfettamente che era sposato e che i suoi istinti nei confronti di quell’uomo non erano leciti, eppure non poteva far a meno di guardarlo, cercarlo tra i suoi soldati e sbirciare da quella posizione quando, bello come il sole, a dorso nudo, si allenava con Valerius o con qualche altro cavaliere. Quei suoi bicipiti muscolosi e tonici, luccicanti per il sudore, i pettorali possenti coperti da una peluria dorata … trasudavano virilità e sapere che era il Re le dava un maggiore senso di potenza.
Immaginava la sensazione che avrebbe provato ad accarezzare quel corpo virilmente attraente e si scioglieva per l’eccitazione a pensare alla possibilità di essere a sua volta da lui accarezzata e posseduta. Voleva piacergli e voleva che lui la desiderasse, ma sapeva che Artorius era molto innamorato della Regina. Aveva sentito dalle Dame di corte come repentinamente avesse chiesto la mano della Principessa Sassone a suo padre, avendola vista solo una volta e per pochi minuti!
 
Tra le Dame il Re era molto ammirato, ricordava i commenti che avevano fatto pochi giorni prima durante il ricamo,  anche in presenza della Regina, che sorrideva con un’espressione di compiacimento.
 
– Artorius è sicuramente il cavaliere più attraente tra i Celti!
– Come Re è perfetto anche per la sua avvenenza!
– Siete una donna fortunata Maestà!  
– Ricordate quando cavalcava con Sir Lancillotto signore?
– Chi potrebbe dimenticarli!
– Si! Vero! Le ragazze non sapevano chi dei due guardare, se il biondo o il moro!
 
Morgana non aveva mai visto il “leggendario” Sir Lancillotto e aveva chiesto chi fosse. Gwyneth in persona le aveva risposto.
 
– Non avevi mai sentito nominare il Primo Cavaliere del Re Morgana? Il suo uomo migliore! Coraggioso, leale, intelligente e dotato di ottime capacità diplomatiche … da undici anni è in missione nella Terra di Eire … Donna Eva era sua madre …
 
La giovane aveva visto la Regina abbassare tristemente lo sguardo al nominare Donna Eva, sapeva che le era molto affezionata, l’aveva vista piangere per lei e dalla stessa Eva aveva sentito il nome di suo figlio “Cillian”, ma non lo aveva mai chiamato Lancillotto.
 
- È un uomo così bello come dicono le Dame Maestà?
 
Gwyneth era arrossita leggermente e aveva risposto che era una questione di gusti, lei comunque aveva sposato Artorius ed era contenta così.
 
– Lo credo bene Maestà! Quale donna non sarebbe contenta con un uomo così e innamorato perso per giunta?!
 
Lady Elenoire era intervenuta per togliere dall’imbarazzo la sua Regina, mentre Lady Grace aveva ripreso a parlare di Sir Lancillotto.
 
– Mia cara Morgana avresti dovuto vederlo! Anche lui un fusto! Leggermente meno alto di Sua Maestà, ma egualmente atletico, agile come un felino … molto bello e … soprattutto affascinante!! Con quegli occhi penetranti … azzurri in un modo raro … si … si figliola … un regalo della dea madre per i nostri occhi di donna!
– Fortunata Lady Milehna che se lo è preso!
– Suvvia mie Dame! Basta spettegolare di uomini! Siete tutte sposate in fin dei conti … a parte la nostra giovane Morgana!
 
Gwyneth era intervenuta per interrompere quel discorso di pettegolezzi, prima che degenerasse, conosceva le Dame e quanto erano ciarliere, diventando spesso maliziose e sboccate.
A Morgana era rimasta una certa curiosità sul valoroso cavaliere bruno dagli occhi penetranti, ma l’attrazione per Artorius era talmente forte in lei che non si soffermò in quel pensiero più di tanto.
 
Mentre era stata affacciata a vederlo allenarsi, non aveva sentito bene i discorsi tra i due uomini, ma aveva sentito bene Valerius parlare di punizione della Regina verso suo marito e aveva capito in che modo lo stava punendo già da varie settimane. Nella sua mente passò il pensiero che un uomo, privato di un bisogno primario, diventa più sensibile a quell’esigenza … poteva essere una buona occasione per far breccia nel suo cuore o … nel suo letto! Con questo pensiero, quando lui aveva guardato verso di lei, con quello sguardo improvvisamente interessato, lo aveva sostenuto e sporgendo il petto in avanti aveva sfoderato il suo sguardo più ammaliante, in combinazione con un sorriso di ironica sfida. Era sicura di averlo intrigato in qualche modo e ne ebbe conferma nel momento in cui lui, dopo aver distolto lo sguardo, con una scusa fece in modo di guardare nuovamente in alto verso di lei. Era solo questione di tempo … Artorius sarebbe stato suo!
 
***
 
Gwyneth era nella sua stanza, non era giorno di udienze e dopo aver condiviso la prima colazione con suo figlio e suo marito, si era ritirata nei suoi appartamenti.
 Da quando aveva scoperto la bugia di suo marito, la tristezza l’aveva invasa, sia per la delusione che lui le aveva provocato, sia per la presa coscienza che Cillian non sarebbe tornato e i suoi begli occhi verdi sembravano aver perso la luce che li contraddistingueva. Era rimasta talmente delusa dal comportamento di Artorius che da mesi non lo faceva entrare nella sua camera da letto.
 Quella mattina, come al solito, appena alzata era andata sul terrazzo del mastio. Era ormai un rituale quotidiano a cui non riusciva a rinunciare. Si era chiesta se il cigno al quale aveva affidato il ciondolo, donatole da Donna Eva, avesse preso veramente la via della Terra di Eire. A pensarci in quel momento si era resa conto di quanto fosse stata irrazionale, aggrappata ad una fantasticheria magica. Pensava di aver fatto veramente una sciocchezza,  il ciondolo non sarebbe mai arrivato da Cillian e lei aveva perso l’ultimo ricordo di Donna Eva. Si era sentita in colpa, tanto più che la madre di Cillian le aveva fatto quel dono dicendole di conservarlo gelosamente!
 
Pensando con rammarico a quella che lei aveva considerato una sorta di madre, ricordò che aveva trovato nel suo cassetto, insieme al sacchettino di velluto rosso contenente il ciondolo, un pacchetto di lettere, tenute in ordine con un nastro azzurro. La stanza di Donna Eva era rimasta intatta, aveva voluto che restasse così. Nonostante fosse stata pulita,  la cassettiera conteneva ancora gli effetti di Eva e nessuno aveva potuto aprirla, poiché la chiave era conservata dalla stessa Gwyneth. Nel momento in cui ricordò delle lettere decise di scendere in quella stanza, di prenderle e conservarle nella sua.
 
Seduta sul suo letto, ora,  guardava il pacchettino avvolto con il nastro azzurro. Sapeva chi aveva inviato quella corrispondenza, già la scelta del nastro, da parte di Donna Eva, era significativa, poiché  ricordava il colore degli occhi dell’unico sopravvissuto dei suoi tre figli. Gwyneth non riuscì a trattenere un triste sospiro. Sospirava in quel modo molto spesso in quegli ultimi mesi e quando succedeva in presenza di Artorius egli ne era infastidito.
 
La tentazione di leggere quelle lettere era molto forte, ma contemporaneamente non sapeva se avrebbe retto l’emozione di vedere la calligrafia di Cillian. Sciolse il fiocco del nastro e ordinò sul letto le lettere, dalla prima all’ultima, in ordine cronologico. Era tutta la corrispondenza che lui aveva inviato alla sua anziana madre in quegli undici anni. Gwyneth si rese conto che lì dentro c’era tutta la narrazione della vita che egli aveva condotto fino alla morte di Eva. Se avesse letto avrebbe visto scorrere davanti ai suoi occhi le immagini di cosa aveva vissuto in quegli anni lontano da lei il suo vero amore.
 Era lecito entrare nelle confidenze di un figlio con sua madre? No, non era lecito! Lo sapeva benissimo. Quelle lettere dovevano accompagnare Eva nell’ultimo suo viaggio, con lei sulla barca … bruciate! Era stata la stessa Regina a decidere cosa degli averi di Eva l’avrebbe accompagnata, ma non era riuscita a lasciar andare con lei quei fogli di pergamena.
 
La sua mano tremante si avvicinò alla prima lettera, esitò e si tirò indietro richiudendosi a pugno. Poi la determinazione di leggere prese il sopravvento e con sicurezza e rabbia verso se stessa, per la sua pusillanimità, aprì la pergamena ingiallita.
 
 Vedere la scrittura di Cillian la catapultò con il ricordo al loro vecchio capanno, quando, insieme, guardavano i suoi disegni e i suoi appunti del progetto del marchingegno che avrebbe trattenuto Excalibur nella pietra e l’avrebbe rilasciata con il movimento giusto. Riconobbe la sua calligrafia ordinata e precisa, una calligrafia che lo rispecchiava perfettamente. Quella lettera era stata scritta poco dopo la sua partenza, undici anni prima. Gwyneth lesse avidamente quanto Cillian confidava a sua madre.
 
Madre cara,
Sono trascorsi cinque mesi dalla mia partenza e quando queste mie parole ti giungeranno, saranno passati almeno altri due mesi. Non sai quanto mi manchi e quanto rammarico mi porto dentro per non essere riuscito a convincerti a venire con me e Milehna. Ci stiamo ambientando, i nostri fratelli dell’Isola di Eire ci hanno accolto con calore. Ho iniziato il progetto per una stazione di scambio, sul fiume che scorre in questa fertile zona del nord.
 Vorrei che tu fossi qui, vedresti quanto è meravigliosa quest’isola e quanto mi ricorda le favole che mi raccontavi da bambino sui folletti di questo incantato paesaggio. Il motivo maggiore per cui vorrei che tu fossi qui è per condividere con te una grande gioia. Spero che tu sia seduta comodamente in questo momento, perché ti devo annunciare che presto diventerai nonna!
Aspettiamo un bambino Madre cara e appena finiremo la costruzione della stazione commerciale, spero che Artorius mi dia il permesso di tornare, così potrai tenere tra le braccia il tuo nipotino. Milehna è convinta che sarà un maschietto, ma io sarò comunque contento anche se si sbagliasse  e dovesse nascere una bambina.
Madre cara, è così cambiata la mia vita! Non avrei mai creduto un anno fa che sarei diventato il Primo Cavaliere del Re. In fin dei conti sono rimasto nel cuore il pastore che ero, non avevo quest’ambizione. Ho lasciato la mia terra con una moglie che non avrei mai immaginato al mio fianco, una donna che è una piacevole sorpresa e sa essere un’ottima moglie. Eppure Madre mia, la nostalgia mi assale. Non solo di te, ma anche della mia vecchia vita, i giorni passati nella radura con il gregge, nel silenzio e nella pace di quei prati. Non sai quale tesoro prezioso ho trovato in quei luoghi e in quella pace, era tutto ciò che veramente desideravo al mondo ed è tutto ciò che non ho più e che non potrò mai più avere. Mi sanguina il cuore al pensiero di aver perso tanto dei desideri umili e semplici del ragazzo che ero. Ora ho in apparenza molto, presto anche il tesoro prezioso di un figlio, ma questa non è la vita che volevo. Sono forse un ingrato per le fortune che mi sono capitate, ma l’onore e la responsabilità, come mio padre Eduard mi ha insegnato, sono i primi valori che un vero uomo deve avere. È ciò che sto perseguendo Madre adorata, non ha importanza quanto io possa soffrire per il mio egoismo e i miei desideri delusi. Ciò che potrò fare per il nostro popolo è più importante. Spero di renderti orgogliosa di me.
Scrivimi presto. Fammi avere tue notizie. L’inverno è vicino, so che hai tutto ciò di cui hai bisogno, ma io non sarò lì a proteggerti. Artorius mi ha promesso che non sarai sola. So che Gwyneth farà in modo che le parole del Re non cadano nel vento. È la donna migliore che io abbia mai incontrata. La donna più fiera e generosa sulla quale io abbia mai posato lo sguardo. Fidati di lei Madre, conosco il suo cuore, so quanta luce trasmette, pensala come una figlia, ha perso sua madre che era molto piccola, ti affido con il pensiero a lei e ti chiedo di esserle a tua volta vicina.
Con tutto il mio affetto.
Il tuo devotissimo figlio
Cillian

 
Gwyneth strinse al petto la pergamena, mentre le lacrime le scendevano calde lungo le gote. Cillian in quella lettera era felice per la sua futura paternità, era giusto così, ma confessava a sua madre la nostalgia della sua vita passata. Lei sapeva a quale tesoro, trovato e perduto nella pace della radura e dei pascoli, si riferiva, era lo stesso tesoro che aveva trovato e perduto lei … il loro amore …
 
Cillian diceva chiaramente che l’onore e la responsabilità dovevano essere prioritari. Lo erano stati. Avevano pensato ambedue al bene del loro popolo, ma questo aveva loro negato la possibilità di stare insieme come avevano progettato proprio unendo la loro gente. Il destino li  aveva beffati. Tutto ciò che avevano fatto per il loro amore si era riversato sugli altri e li aveva privati di loro stessi.
Ciò che la commosse ancora di più, fu il pensiero finale di Cillian. Aveva affidato lei e sua madre l’una all’altra, come figlia e madre. Altre lacrime scesero e bagnarono la pergamena. Eva non aveva conosciuto il suo nipotino, non lo aveva mai tenuto tra le braccia, ma aveva goduto del principino, considerandolo come un nipote. Artorius aveva mantenuto l’ordine per Cillian di restare nell’Isola Verde. Ma il desiderio di Lancillotto, di far sentire Gwyneth e sua madre meno sole, considerandosi come madre e figlia, si era realizzato.
Anche da lontano la pensava, come lei pensava a lui. Rilesse quella lettera innumerevoli volte e ogni volta vi colse una diversa sfumatura.
Per quella mattina non ne volle leggere altre, le riordinò e riallacciò con il nastro azzurro e le nascose infondo ad un cassetto.
 
 
I giorni passavano e la quotidianità scorreva negli impegni di governo, familiari e materni. Artorius trovava ogni occasione per avvicinarsi a sua moglie, dai piccoli gesti gentili, allo sfiorarla in una carezza, al regalarle un fiore raccolto nel giardino. Lei continuava a punirlo rifiutandoglisi. Le Dame di Gwyneth coglievano gli sguardi in cagnesco tra la Regina e il Re, la tristezza reciproca e l’infelicità che diventava sempre più profonda e palpabile. Le donne si guardavano l’un l’altra e si facevano cenni di diniego con il capo. Anche Morgana guardava e, nel profondo, alimentava sempre di più le sue speranze e i suoi desideri illeciti.
 
L’unica gioia che compariva negli occhi dei sovrani era dovuta all’amore che nutrivano per il loro figlio quasi dodicenne. Quando erano con lui riuscivano a nascondere il loro malcontento e in quei momenti Artorius riusciva a far accettare le sue carezze e i suoi baci, su una guancia, a sua moglie. La desiderava come sempre, in verità più di sempre e più lei lo rifiutava e più lui si sentiva impazzire.
L’ennesima sera che lei lo lasciò fuori dalla sua stanza, Artorius si trascinò avvilito nella sala della tavola rotonda. Si tolse la tunica e rimase con la camicia e i pantaloni. Il suo mescitore aveva lasciato una brocca di vino rosso. Se ne riempì un generoso  calice in vetro soffiato, si buttò sul suo seggio e sorseggiò forzatamente quel liquido alcoolico. Voleva ubriacarsi, voleva affogare la mancanza di Gwyneth nell’oblio dell’alcool …
 
Qualcuno bussò alla porta e Artorius diede il permesso di entrare. Rimase decisamente sorpreso nel vedere la giovane Lady Morgana, affacciarsi con sicurezza di sé nella stanza.
 
– My Lady?!
– Scusatemi l’ardire Sire, vi ho visto passare nel corridoio e non mi siete sembrato molto in forma … forse quel vino vi scalderà di meno di quanto potrebbe fare un massaggio ..
 
Artorius rise, iniziando a subire i primi effetti del vino.
 
– Vi state proponendo per un massaggio Morgana?
 
La ragazza gli si parò davanti, con sguardo ammaliante e  un’espressione ammiccante rasentante la sfida.
 
– No Maestà, se lo gradite avevo intenzione di farvi preparare un bagno caldo con erbe aromatiche rilassanti, il massaggio ve lo farebbe come al solito il vostro valletto personale, ma … se preferite …
 
Parlandogli con voce sensuale iniziò a girargli intorno e, all’ultima parola, gli mise la mano destra sulla spalla, posizionandosi dietro di lui e iniziando a massaggiargli le spalle delicatamente. Era da tanto, da troppo tempo, che Artorius non sentiva su di sé mani femminili. Morgana scese sui suoi pettorali, insinuando inizialmente i pollici nello scollo della camicia, poi inserì completamente le mani sotto la stoffa, massaggiandogli delicatamente i fasci muscolari del collo, le clavicole e scendendo di nuovo sui pettorali villosi e forti. La reazione fisica dell’uomo fu immediata, accecato dal desiderio represso da tanto e liberalizzato dall’alcool, afferrò un polso della ragazza e la tirò davanti a sé. Morgana finì in ginocchio tra le gambe di Artorius. Ma quella posizione non le si confaceva. Ancora guardandolo seducentemente si rialzò sinuosamente e si allontanò da lui guardandolo fisso negli occhi. Il suo sguardo era un chiaro invito per il Re. A sua volta lui si alzò dal seggio e velocemente incastrò la ragazza tra sé e la tavola rotonda. Premendola al tavolo con il bacino. La sua mano destra corse lungo l’ alto collo candido della giovane, fino ad afferrarle la mandibola e a sfiorarle le rosse labbra, schiuse in un sorriso, con il polpastrello del pollice. Lei sporse il petto più verso di lui, poggiando le mani sulla superficie della Tavola Rotonda. Con la mano sinistra Artorius le afferrò il fianco. La sovrastava per altezza e i loro occhi erano fissi gli uni in quelli dell’altra, mentre le loro labbra erano sempre più vicine. La mano destra del Sovrano passò dalla  mandibola alla nuca di Morgana. I suoi occhi grigio-verdi viaggiarono sul volto della bellissima e sensuale nipote di Lady Elenoire. Si soffermarono sulle sue labbra, videro il sorriso di sfida e in un impeto di puro istinto sessuale si impossessò di quella bocca sorridente, affondando la lingua in essa per assaporarla a fondo. Lei gli concesse un’iniziale partecipazione, lo assaporò a sua volta, illudendolo, ma era troppo facile così per Morgana, non voleva essere solo un momento fugace per lui. Portò la sua mano alla nuca dell’uomo e gli afferrò i capelli tirandoli forte, facendolo gemere di dolore e staccarlo da lei. Il dolore lo rese cosciente della situazione, la guardò dalla testa ai piedi, vide ancora il suo sorriso beffardo e il suo sguardo di sfida, il suo corpo longilineo e la scollatura che faceva intravvedere la sommità del suo seno. Il desiderio lo accecò di nuovo e nuovamente si avventò sulle labbra di Morgana. Questa volta lei lo morse al labbro inferiore, tanto da farlo sanguinare e allontanarsi con un rantolo.
 Artorius era eccitato e furente. Si portò il dorso della mano alla bocca e si avvide di sanguinare. La guardò con rabbia, stringendo i denti, poi rimase spiazzato, quando vide che lei si portava il dito medio all’angolo della bocca, dove era rimasto un po’ del suo sangue. Si asciugò così dal sangue di Artorius, si guardò il polpastrello e con quei suoi occhi di ghiaccio, puntati in quelli del Re, si portò il dito alle labbra aperte e lo leccò con la punta della lingua, lo succhiò assaporandone il gusto e poi si passò la lingua lentamente lungo il  labbro superiore, fissandolo seducentemente. Il Re sentiva le proprie pulsazioni correre all’impazzata, non poteva resisterle, la sua voce diventò roca e ancora più profonda.
 
- Stai giocando con me Morgana? Vuoi giocare con il tuo Re mia bellissima?
 
Lei non rispose, ma si mosse sinuosa lungo il bordo del tavolo, continuando a sostenere il suo sguardo.
 
– Giocheremo a modo mio allora!
 
Velocemente e con decisione Artorius le strappò il corsetto, mettendole in mostra le rotondità dei seni. Si gettò avido su di essi, mentre l’afferrava per i fianchi e la sedeva sulla tavola. La reclinò sulla superficie e le portò la gonna su per le gambe.  Lei si rimise seduta e a sua volta gli afferrò il colletto della camicia e lo baciò irruentemente. Lui si sciolse da quel bacio per guardarla ancora in viso.
 
– Sai bene cosa stai facendo Morgana! Non sono il tuo primo uomo vedo!
– So benissimo cosa sto facendo!
 
Rispose lei in una sorta di sibilo. Dopo, velocemente, portò le sue agili e affusolate mani a liberarne la virilità, da troppo tempo repressa;  il suo tocco lo fece gemere di piacere e automaticamente iniziarono una danza sfrenata di  incontri e affondi. Artorius le teneva i fianchi con fermezza, stringendo la sua carne e si spingeva con forza in lei. Morgana lo prendeva per il collo e lo mordicchiava sulle labbra, succhiando i graffi che gli aveva fatto con i denti e poi spingendogli il capo verso i suoi seni.
 
La porta si aprì piano. Il giovane Sam doveva riordinare le armature nella loro teca, non si aspettava che ci fosse qualcuno nella sala della Tavola Rotonda a quell’ora. Rimase paralizzato sull’uscio per quanto vide! Artorius non si accorse di lui, accecato dal bisogno e in pieno amplesso. Morgana si aggrappava alle sue spalle, accarezzandole e facendogli scivolare sulle possenti braccia la camicia bianca, mentre le sue candide cosce erano avvinghiate al suo bacino. Vide con la coda dell’occhio aprirsi la porta, non si scompose e continuò a muoversi all’unisono con l’uomo che aveva tra le gambe. Continuò a guardare Sam, mentre un sorriso di scherno e vittoria si dipingeva sul suo volto bellissimo e diabolico.
 
Sam richiuse la porta. Sentì una forte nausea salirgli dalla bocca dello stomaco. Il suo cuore era in frantumi, ma più che il dolore provò il senso di schifo per Morgana, quella che considerava una “Fata”, si era rivelata ai suoi occhi per quello che veramente era: una “strega malefica”.
 
In un ultimo, reciproco, assalto Artorius e Morgana raggiunsero il soddisfacimento. Lei si ricompose velocemente, mentre Artorius, tornato a sedere sul suo seggio la guardava. L’espressione vittoriosa di Morgana lo colpì come uno schiaffo in pieno volto. Non era lui che aveva posseduto lei … si rese conto che era precisamente il contrario. Lei era andata da lui  con quello scopo. Aveva soddisfatto il bisogno di Artorius ma anche il suo. Si chiese da quanto lei lo meditasse e realizzò che era da tanto che se la ritrovava intorno con quello sguardo. Aveva ceduto al suo diabolico fascino. Aveva ceduto per i suoi istinti bestiali, aveva tradito Gwyneth, pur amandola intensamente. Disse a se stesso che era la prima e l’ultima volta, Morgana sarebbe stata rispedita dalla sua famiglia, non voleva nuove tentazioni, la sua carne era debole e si rese conto che la sua volontà lo era anche di più.
 
 
 Passarono giorni, settimane, mesi …
 Nei tre anni seguenti Morgana era riuscita nei suoi intenti di continuare ad avere l’oggetto dei suoi desideri.
 Tra Artorius e Gwyneth le cose non miglioravano e lei, che alla fine il Re non aveva allontanato, era colei che consolava le sue notti vuote, riempiendole con il suo corpo caldo e con le sue sapienti carezze.  Era diventata la concubina del Re! La sua “favorita”!
Tutti a palazzo ormai sapevano. Tutti tranne Gwyneth e suo figlio. Artorius continuava a comportarsi come al solito con loro e Gwyneth continuava ad avere il suo atteggiamento sempre più triste e depresso. Non aveva più lettere da leggere di Cillian, le conosceva ormai a memoria. Non sentiva più nessun desiderio nei confronti di suo marito e non se ne curava, il fatto che lui avesse smesso di bussare alla sua porta la sera, era per lei un sollievo.
Le Dame guardavano con disprezzo Morgana e con compassione Gwyneth, sua zia la rimproverava, ma non diceva nulla alla Regina, consapevole che avrebbe potuto peggiorare la sua depressione.
Artorius, dal canto suo, aveva sempre avuto un forte bisogno sessuale, che aveva vissuto e soddisfatto con sua moglie, unito a lei anche dall’amore tenero e profondo che nutriva nei suoi confronti. Morgana era diventata la sua ossessione sessuale. Lo soddisfaceva completamente per quei bisogni, ma per lui non era altro che quello. I suoi pensieri continuavano ad essere rivolti a Gwyneth, ogni giorno più assente. Gli mancava, non più per quanto otteneva da Morgana, gli mancava per la sua essenza, per il conforto che gli sapeva dare, per il suo consiglio, per la sua saggezza, per il suo amore nei confronti del popolo. La vedeva sorridere solo nelle udienze con i sudditi e con il loro figlio ormai quindicenne.
Artorius voleva risvegliare sua moglie, voleva riportarla alla felicità che avevano vissuto, ma non sapeva come fare! La notte continuava a passarla tra le lenzuola del letto di Morgana, con lei che si avvinghiava al suo corpo maschio e pretendeva ogni giorno più spazio nella sua vita.
 
– Devi deciderti Artorius! Sono stufa di essere la seconda donna! Devi ripudiare Gwyneth! Sono io la donna che possiedi tutte le notti, ho diritto di essere la tua donna ufficialmente, la tua nuova moglie! Lei non è più nulla per te!
– Non è più nulla per me?!! La mia Gwyneth tu pensi non sia più nulla per me?!! È mia moglie! È la madre di mio figlio! È la mia Regina! La Regina amata dai tre Popoli di Avalon per la sua saggezza e bontà! È una donna straordinaria! Non ho motivo per ripudiarla! Non ti ho mai detto di amarti Morgana, hai avuto quello che volevi! Ed io ho avuto lo stesso da te! Non ti ho mai fatto promesse perché non avevo promesse da farti, non ti ho illusa, tra noi è stato ed è solo sesso, puro e semplice selvaggio sesso!
– Dunque non mi ami?!
 
Artorius rise amaramente.
 
– Non ti amo! Come tu non ami me Morgana! Tra noi c’è stato desiderio ma non c’è mai stato amore! Pensavo amassi Sam, ma non hai mai amato nemmeno lui, ami solo te stessa Morgana! Tu hai usato me ed io ho usato te! Non sarai mai la mia Regina, non sei all’altezza di Gwyneth!  Non intendo continuare questa relazione, traviseresti soltanto!
 
L’atteggiamento di Morgana e le sue richieste avevano avuto su Artorius l’effetto dell’acqua gelida. Lo avevano risvegliato dalla malia sessuale con cui lei lo aveva catturato e imprigionato. Prima di lei non aveva mai tradito sua moglie e se Gwyneth non si fosse intestardita a rifiutarlo, non ne avrebbe mai avuto bisogno. Per quanto bella e affascinante Morgana potesse essere, nel cuore e nella mente di Artorius c’era posto solo per Gwyneth. Era ora di ricordarlo anche a sua moglie!
Si rivestì velocemente dei suoi abiti e uscì dalla stanza della giovane donna battendo la porta. Aveva deciso che quella sarebbe stata l’ultima volta che passava la notte con lei, avrebbe ripreso sua moglie, anche con la forza se era necessario!
 
Con questa determinazione e un vigore nell’anima che non sentiva da tanto, nemmeno tra le braccia di Morgana, si diresse alla stalla, si sellò il cavallo e corse al galoppo nella luce dell’aurora.
Spronò il cavallo alla corsa, voleva arrivare al lago di Avalon, desiderava bagnarsi in quelle acque, desiderava nettare il suo corpo e la sua anima, voleva rinascere per far rinascere con lui anche Gwyneth. Deviò verso il vecchio rifugio di Merlin, gli mancava il “Vecchio Pazzo”, come lo chiamava scherzando, gli mancavano i suoi rimproveri e le lavate di capo che gli aveva dato tante volte da dopo la morte di suo padre Vinicius. Vide la casupola del Druido … Quell’uomo era sempre stato un mistero per lui, solo Cillian riusciva a capirlo, non si era mai saputo spiegare il perché e, cosa strana … da quando Cillian era partito, ormai quasi quindici anni prima, Merlin era scomparso!
Osservò quello che restava della casupola in pietra … le mura … la porta chiusa, il tetto sfondato e, cosa pazzesca … un albero alto e robusto che in quei quindici anni aveva messo radici dentro la casa, sfondandone il tetto e uscendo da esso.
Era un albero magnifico! Artorius non ne aveva mai visto uno uguale e non ne conosceva il nome. Pensava che tra i vari semi che il Druido raccoglieva e conservava, il seme di quell’albero doveva essere finito sulla terra battuta del pavimento e lentamente aveva germinato. La visione era suggestiva. Chissà dove era sparito Merlin! Ma probabilmente, innamorato come era degli alberi, sarebbe stato contento di sapere che ora uno di essi era inquilino della sua vecchia dimora!
Spronò nuovamente il cavallo lasciando quel luogo che aleggiava di un’antica magia e in poco tempo giunse al lago. Si spogliò velocemente dei suoi abiti e, incurante della temperatura gelida dell’acqua, si tuffò in quello specchio puro, cercando in esso la purezza che il suo cuore traditore aveva perso, tradendo non solo Gwyneth ma anche se stesso. Nuotò vigorosamente e ad ogni bracciata si sentiva rinfrancare maggiormente, non sentiva il freddo, sentiva solo il desiderio di ricominciare. Pensò alla rinascita e mentre nuotava, gli si presentò chiara l’idea che gli avrebbe restituito la sua Gwyneth.
 
Come di corsa si era allontanato da Camelfort, ancora più velocemente vi fece ritorno, spingendo il cavallo oltre i suoi limiti.
Sam era sveglio da un pezzo e si era accorto che il Re aveva avuto idea di cavalcare di prima mattina. Lo vide rientrare di corsa e saltare giù dal cavallo che ancora non si era fermato. Gli andò incontro per prendere alle briglie il suo destriero. Vide negli occhi del suo Sire una luce che non gli apparteneva più da tre anni a quella parte. Non sapeva a cosa era dovuta. Sapeva della sua relazione con Morgana fin dall’inizio. Non odiava il suo Re, lui poteva prendersi quello che voleva, riguardo a Morgana non l’aveva di certo forzata, era stata lei a proporsi, ricordava fin troppo bene la situazione e il suo sguardo di scherno e vittoria. Non le aveva più rivolto, da allora, né sguardo né parola, la considerava indegna e non aveva avuto più posto nel suo cuore. Da circa due anni Sam aveva sposato la giovane Lily, l’aiutante della cuoca di palazzo, era felice con lei e con la loro meravigliosa piccola Gwyn, di appena sei mesi, le avevano dato il nome della Regina, onorati del fatto che era stata proprio Lady Gwyneth ad aiutare Lily nel difficile parto.
Sam seguì con lo sguardo Artorius che si era allontanato facendogli un cenno significativo riguardo al cavallo e un saluto, ricambiò il saluto con un inchino.
 
Artorius corse per le scale della fortezza, sapeva quale era la sua meta! Superò vari corridoi e arrivò alla porta che da anni lo separava  da sua moglie. Il sorriso e la sicurezza di sé vacillarono nel momento in cui con le nocche della mano stava per colpire la porta. Si chiese se Gwyneth fosse già sveglia, conoscendola lo era di sicuro, era molto mattiniera, le piaceva salire presto sulla torre del mastio e respirare l’aria della prima mattina, sicuramente era già stata sulla torre ed era rientrata. Si decise e bussò energicamente. 
 
– Chi è?
– Gwyneth sono tuo marito … aprimi per favore!
 
Il tono era stato autoritario e Gwyneth incuriosita non lo fece attendere e aprì restando sull’uscio.
 
– Posso entrare mia Regina?
 
Lei non rispose, lo guardò in viso interrogativa e lo lasciò passare. Egli si guardò intorno nella loro stanza nuziale, una stanza in cui non dormiva da circa quattro anni. Nulla era cambiato nell’ambiente. Inspirò l’odore che la permeava, era il profumo di sua moglie, un odore così familiare e a lui caro. Sapeva di buono, di puro, di pace … per lui era sempre stato l’odore che associava all’amore per lei.
 
– Cosa è successo Artorius? Cosa ti porta qui così presto?
–Tu Gwyneth!
– I-io?!
– Si mia Regina! Tu! Sei mia moglie Gwyneth come io sono tuo marito … è ora che questa situazione finisca! Non ce la faccio più a vederti sempre così triste! Avrò fatto i miei errori … lo ammetto! Ma basta ora! Voglio che riprendiamo la nostra vita coniugale, ho bisogno di te, il giorno come la notte. Non voglio più che ti neghi a me!
 
Mentre parlava Artorius camminava per la stanza, sicuro di quello che stava dicendo e determinato ad ottenerlo.
 
– Eravamo felici e voglio che torniamo ad esserlo. Tu non mi sorridi più, non hai più accettato una mia carezza … ti vedo sorridere solo con nostro figlio e con i nostri sudditi … a me non riservi più nulla! Possibile che tutto sia dovuto al mio comportamento scellerato, lo ammetto, verso Eva e Cillian?!
 
Camminando intorno alla stanza e gesticolando si accostò al cassettone di Gwyneth. Il primo cassetto era aperto e casualmente vi notò un pacchetto di lettere avvolte da un nastro azzurro. Riconobbe lo stemma sulla ceralacca spezzata: un cigno in volo con un bastone uncinato tra gli artigli. La voce gli morì in gola e gli sembrò che il cuore si fermasse. Poi la gelosia lo accecò. La rabbia gli montò fino agli occhi, arrossendo. Prese il pacchetto con la mano e lo sventolò sotto gli occhi di Gwyneth.
 
– E queste cosa significano?! Questo è quindi il vero motivo del tuo allontanamento?! Cillian! E mi avevi fatto credere che non eri la sua amante?! E io idiota, cieco d’amore ti ho voluto credere! Pensavo di averlo allontanato in tempo … invece … Dei del cielo … non posso crederci! Vi scrivete di nascosto!
 
Guardò le lettere e si rese conto che era corrispondenza di anni.
 
– Vi siete scritti in tutti questi anni e io non ho mai sospettato nulla …
- Non è come pensi Artorius …
 
Gwyneth gli aveva risposto con estrema calma.
 
– Leggi quelle lettere se vuoi … nessuna di esse è stata scritta a me …
- Che stai dicendo?!
 
Artorius sciolse il nastro e ne aprì alcune. Si vergogno di se stesso. Le lettere erano tutte indirizzate a Donna Eva. 
 
– Mi chiedo perché le hai conservate e non le hai messe sulla pira di Eva, sarebbe stato giusto …
 - Hai ragione Artorius … sarebbe stata la cosa migliore … Era un ultimo ricordo che univa lei e suo figlio … non si erano potuti rivedere … le ho conservate …
 - Gwyneth … è solo per Eva o anche per Cillian?
 
Gwyneth non aveva nessuna voglia di mentire e rispose la semplice verità.
 
- Le ho conservate anche in ricordo di un caro amico … un uomo che ho stimato moltissimo e al quale ho voluto bene … Un uomo che come ti ho detto … non sarebbe mai stato l’amante della moglie del suo migliore amico …
 
Artorius si era voltato e le dava le spalle, a testa bassa. In lui tanti sentimenti contrastavano in quel momento. Dalla gelosia alla vergogna. Era geloso di sua moglie anche senza un vero e proprio motivo ed era lui che l’aveva tradita veramente!
 
– Torna ad essere mia moglie Gwyneth!
 
Si voltò verso di lei.
 
– Ora!
 
Si getto verso di lei afferrandola per la vita e baciandola con foga. Lei si divincolò da quell’abbraccio.
 
– Lasciami!
 
La rabbia prese nuovamente il sopravvento in lui.
 
– Voglio un altro figlio da te Gwyneth! Il momento in cui sei stata più felice con me è quando abbiamo avuto nostro figlio! Adesso volente o nolente mi darai quello che ti chiedo. Tornerai ad essere felice e io con te! Se non mi obbedirai come marito, mi obbedirai come tuo Re. Ho detto “ORA” e “ORA “ sarà!
 
La prese con forza per l’esile vita e ricominciò a baciarla con desiderio. Lei non corrispondeva.  Si distaccò da lei, la guardò negli occhi e con sguardo duro l’afferrò per i polsi.
 
– E’ tuo dovere soddisfarmi moglie!
 
La prese in braccio e la portò sul letto. Non fu tenero con lei come lo era di solito. Ora la pretendeva anche con la forza. Aprì il suo abito velocemente, strappando non curante i lacci e la stoffa, impaziente di possederla nuovamente. Lei rimase inerme ed esposta. Artorius si gettò selvaggiamente su di lei, baciandole le labbra e il seno. Era affamato di lei da anni, non gli sembrava vero di poterla avere di nuovo tra le braccia. Poi la guardò in viso, guardo i suoi occhi verdi e vide che erano lucidi e pieni di lacrime. Gwyneth lo avrebbe lasciato fare … lo sapeva … solo perché era un ordine!
 
Artorius si rialzò, non si era ancora nemmeno svestito, guardò il corpo di Gwyneth disteso sul loro letto, così candido, aggraziato e desiderabile. La coprì con i lembi strappati.
 
- Non sono l’uomo che ti sto mostrando Gwyneth … non lo sono mai stato … non ti voglio contro la tua volontà … non servirebbe a riportarti da me … ci allontanerebbe ancora di più. Io ti amo immensamente Gwyneth … non ti farò mai una cosa del genere … pensavo veramente che avere un altro bambino ci avrebbe riunito … che saresti stata nuovamente felice … non so quando tutto si è spezzato … non so, ma so di aver avuto le mie responsabilità … ti chiedo di perdonarmi … ti chiedo … se puoi … di tornare da me di tua volontà … mi manchi terribilmente … non mi manca solo il tuo corpo Gwyneth, mi manchi tu … la tua essenza … Vado via ora … perdonami  per prima … perdonami per qualsiasi cosa io abbia fatto … ti prego solo di non lasciare che io cada nuovamente tra le braccia di un’altra donna che non sei tu …
 
Artorius si avviò verso la porta con il chiaro intento di andarsene. L’ultima frase si era fermata nella mente di Gwyneth.
 Suo marito aveva avuto un’altra donna in tutto quel periodo?! Era stata lei ha gettarlo tra le braccia di un’altra! Si chiese cosa avesse fatto a tutti e due. Suo marito l’aveva tradita e lei? Quante volte lo aveva tradito? Se non con il corpo con la mente? Non era stata una buona moglie, come lui non era stato completamente un cattivo marito. L’aveva sempre amata con devozione, lei non l’ aveva mai ricambiato fino in fondo perché nel suo cuore da sempre c’era Cillian. Se non l’avesse mai conosciuto non sarebbe stato difficile ricambiare Artorius.
 Quanto il suo cuore era traditore? Forse lo era più di quello di suo marito!
 
– Chi è lei?
 
Artorius si bloccò con la mano sul chiavistello. Si voltò con un sorriso mesto.
 
– Che importanza ha Gwyneth … non la amo … non l’ho mai amata … ha solo riempito un bisogno istintivo che con te era sempre stato dettato dall’amore …
 
Si voltò di nuovo e fece per riaprire la porta, quando sentì Gwyneth muoversi dietro di lui e abbracciarlo. La guancia di lei si era poggiata sulla sua schiena, mentre gli circondava la vita con le braccia.
 
– Resta Artorius … non te ne andare …
 
Il biondo Sovrano non poteva credere alle sue orecchie. Da quanto voleva sentirsi dire quelle parole da sua moglie?! L’emozione gli inumidì gli occhi. Le prese le mani liberandosi del loro abbraccio, si voltò verso di lei e le prese il viso tra le sue. La sua voce, di solito sicura e tonante, vibrò di emozione e paura.
 
 – Me lo stai chiedendo veramente Gwyneth?!
– Si mio caro … sono stata in collera con te per troppo tempo … ti ho allontanato facendoti più male di quanto tu ne avessi fatto a me e facendo del male ad entrambi. Non voglio continuare così nemmeno io … sei mio marito … è vero, voglio che continui ad esserlo e io voglio essere tua moglie …
- Mia adorata Gwyneth …
 
Artorius commosso le baciò le mani e stringendole tra le sue con voce sommessa le disse:
 
- Amore mio … sono un re … ma sono in realtà un uomo debole … pieno di difetti e fallace … ho fatto tanti errori con te, forse ne farò ancora, anche non volendo, ma la cosa di cui sono sicuro è che ti amo dal primo momento che ti ho visto e conoscendoti, con il tempo, ti ho amato ancora di più. Perdonami per tutte le mie debolezze e i miei errori …
- Tu perdona me Artorius!
 
Fu spontaneo il loro abbraccio, come lo fu il languido bacio che unì le loro labbra. Non riuscirono a resistere oltre, i loro corpi si scaldarono nel desiderio reciproco. Il loro talamo nuziale li aspettava da tempo e finalmente Gwyneth tornò ad essere la sposa di Artorius e lui ad essere l’ardente sposo di Gwyneth. Non fu solo un atto istintivo anelato da tanto il loro, fu semplicemente la tenerezza dell’amore. Gwyneth non ebbe bisogno di pensare a Cillian perché ormai lui era parte integrante di lei. Era nel suo cuore e sapeva che ci sarebbe rimasto, come lei era nel suo, ogni lettera che aveva letto lo aveva detto tra le righe. Poteva amare suo marito tenendo la mente libera per pensare soltanto a lui. Avevano deciso di ricostruire la loro vita coniugale e quella mattina fu il nuovo inizio anche di una nuova “piccola vita”.
 
 
Penisola di Storybrook, novembre 1726
 
Come ogni sabato mattina in casa Dulittle aleggiava odore di pane fresco. Domitilla si era alzata presto e aveva acceso la fornace nella sua cucina e quando la brace aveva infuocato per bene i mattoni di terra cotta del forno, aveva inserito l’impasto lievitato. Suo figlio Jason sicuramente aveva fatto tardi la sera prima, amava restare a giocare a scacchi con Erik dopo cena. Non lo aveva sentito rientrare, ma era sicura che, quando il profumo del pane fresco fosse arrivato alle sue narici, sarebbe sceso in cucina e come al solito l’avrebbe presa per la vita, sorprendendola alle spalle e le avrebbe dato il bacio del buon giorno su una guancia. Era sempre stato un figlio affettuoso e rispettoso, non era riuscita a spiegarsi cosa gli era passato per la mente con Anny. Sapeva che Jason aveva un’infatuazione per la bella figlia di Angus e che voleva chiedere al padre di poterla frequentare assiduamente, ma non avrebbe mai immaginato che arrivasse a mancare di rispetto alla ragazza in un modo così volgare!
 
Domitilla sospirò, pensando che l’avventatezza della gioventù poteva far commettere errori grossolani anche ai ragazzi migliori.
 
 – Buon giorno cara! Jason non si è ancora alzato?
 – Matteus … buongiorno marito caro … no … nostro figlio deve aver rincasato tardi ieri sera … sai come finisce di solito con Erik … non si stancherebbero mai di giocare a scacchi!
– Si, lo so … ma forse è il caso di chiamarlo, ho intenzione di discutere con lui su alcuni introiti dell’emporio che sono rimasti in sospeso, lo potremmo fare durante la colazione.
– Allora vai a chiamarlo! Ho già l’ acqua sul fuoco per il te, finisco di apparecchiare …
 
Domitilla si accostò alla sua credenza in legno massello e prese il vassoio d’argento che suo marito le aveva regalato per il loro venticinquesimo anniversario di nozze. Matteus mise il piede sul primo gradino per salire al piano superiore, quando dovette fermarsi poiché qualcuno aveva bussato con impeto alla porta di casa.
Non erano ancora le otto del mattino, chi poteva essere? Guardò allo spioncino e riconobbe una divisa militare. Che novità c’erano? Forse erano stati individuati altri sgherri di Rumbl? Egli faceva parte della Guardia Nazionale, doveva essere informato!
Aprì la porta e oltre al soldato che aveva individuato dallo spioncino, con sua sorpresa si trovò davanti il Colonnello August in persona.
 
– Colonnello! Buongiorno! Non mi aspettavo voi in persona!
– Posso entrare Matteus?
 
La cera del Colonnello era cinerea, Matteus lo fece accomodare in salotto, ma l’ufficiale rimase in piedi dicendo all’uomo di sedersi. Fu un bene che lo facesse poiché, alle parole che il Colonnello gli disse, probabilmente sarebbe caduto in terra.
 
Domitilla stava arrivando con il vassoio tra le mani, su di esso erano sistemate teiera e tazze. Arrivò nel momento preciso in cui August disse:
 
- Un’ora fa, al parco di San Patrizio è stato rinvenuto il corpo esanime di Jason … mi dispiace …
 
Il suono del metallo e dei cocci che si frantumavano in terra, fece voltare l’ufficiale e il soldato che l’accompagnava.
 
 – NO! No …no! Il mio bambino sta dormendo ancora … ha rincasato tardi ieri sera … non è lui … non è lui … lui è nella sua camera!
 
Domitilla si stava illudendo che fosse veramente così. Matteus per lei trovò la forza di alzarsi e la prese protettivamente tra le braccia. Domitilla non era più in sé, insisteva a dire che non era il suo bambino, il suo sguardo era allucinato, poi alle parole di suo marito che le diceva sottovoce di calmarsi, obbedì, lo guardò negli occhi, vi lesse la verità e perse i sensi.
 
La povera donna fu adagiata sul divano. Il soldato andò a chiamare Lady Agata Fergusson su richiesta di Matteus. Era la loro brava vicina di casa, molto amica di Domitilla, le sarebbe stata vicina mentre suo marito e i due militari si recavano sul posto dell’omicidio.
 
– Siete sicuro di sentirvela Matteus? Non è un bello spettacolo. Ha ricevuto una pugnalata alla schiena e poi gli hanno tagliato la gola …
 - È mio figlio Colonnello … il mio unico figlio … è l’ultima volta che lo vedrò … non posso non andare da lui …
 
Il riconoscimento era in effetti superfluo. Il giovane era stato identificato già da August, arrivato con i suoi soldati appena avvisato. Matteus si comportò con grandissima dignità, ma era chiaro che avesse il cuore spezzato. Pur se i suoi occhi non versavano lacrime erano spenti di ogni luce. 
 
La notizia dell’assassinio brutale di quel bel giovane si sparse per tutta Storybrook nel giro di poche ore, la stessa Rosalind Stone e le sue due figlie ne rimasero molto turbate, non avevano trattato gentilmente il ragazzo durante la settimana, ma non avevano nulla contro di lui, anzi alle gemelle piaceva molto, non nascosero la pena e il dispiacere e con la genitrice furono tra le prime a far visita ai genitori del defunto.
 
Padre Charles O’Danag fu tra i primi ad essere informato, il cadavere, trovato poco distante dalla Chiesa, fu portato proprio nella sua Sacrestia. Si rammaricò di non aver insistito per farlo restare protetto presso di lui, ma Jason aveva voluto assolutamente tornare dai suoi cari genitori. Al Parroco non rimase che organizzare il funerale, la famiglia Dulittle era Cattolica, la funzione sarebbe stata celebrata il giorno dopo, domenica, alle 10,30.
 
Matteus fu riaccompagnato a casa dal Colonnello August. L’uomo era curvo nella sua tristezza, sembrava che un macigno gli pesasse sulle spalle. Con suo figlio erano morte tutte le sue speranze per il futuro, i suoi progetti … i suoi sogni …
Rientrò in casa e dovette fronteggiare la disperazione profonda di sua moglie. La donna piangeva in silenzio. Sapeva che suo figlio aveva incontrato il Duca Mc Cassidy sulla sua strada e quell’incontro era stato l’inizio della sua fine.
 
– Moglie mia … vedrai  … giustizia sarà fatta … almeno questo ci è dovuto …
- Giustizia sarà fatta Matteus, ma il “mio bambino” non tornerà più da me …
 
Matteus avrebbe voluto gridare, rompere ogni oggetto di quella casa che ormai gli sembrava inutile, quanto la sua stessa vita, ma sapeva che doveva essere forte per sua moglie. Lei ora era tutta la sua famiglia. Domitilla lo guardò negli occhi, si asciugò i suoi. Vi lesse lo stesso suo dolore, lei doveva essere forte per lui, quel dolore non doveva spezzarli, dovevano andare avanti, perseguire la giustizia. Si alzò e si rifugiò tra le braccia di suo marito.
Lady Agata Fergusson abbassò lo sguardo e con il tatto e l’educazione che la distingueva, si allontanò per lasciarli soli in quell’abbraccio che solo loro due potevano condividere.
***
 
Il significato di quanto era successo era chiaro.
Emma e Belle ascoltavano il racconto di August. La loro preoccupazione si rifletteva sui loro bei volti femminili.
 
– Purtroppo mie care, questo significa che Rumbl non è partito con Chapitrion, è rimasto a Storybrook. Dovrò rinforzare le squadre della ronda, tenerle attive giorno e notte. Non abbiamo idea di dove si sia nascosto quell’assassino …
 - Se Killian non fosse partito …
- Sai bene che Killian stesso era consapevole di andare incontro all’ignoto, avevamo ipotizzato anche che Rumbl potesse essere ancora qui. In mare siamo sicuri che ci sia il suo complice e catturarlo, vivo o morto, è compito del tuo Capitano!
– Lo so perfettamente August ma non mi sento al sicuro, temo per Henry … penso sia meglio che Killian torni, che abbia avvistato o meno Barba Nera.
– Ha detto che comunque avrebbe fatto in modo di tornare nel giro di un paio di settimane …
- Forse ho il modo per farlo tornare prima …
 
Emma non finì di formulare il suo pensiero, lasciando sia August che Belle con lo sguardo interrogativo, si alzò dalla sedia velocemente e egualmente velocemente percorse il tratto che dall’ufficio di August portava verso la prima torre, da lì passò nel terrazzo e vi trovò Henry che giocava con Neal. Betty arrancava su per le scale chiamando il bambino.
 
– Henry tesoro! Hai visto Fuffy?
– No Betty, non lo vedo da ieri, ho giocato con lui in giardino, poi ha visto un topolino che correva verso la siepe ed è corso via per dargli la caccia.
– Quel gatto è una disperazione! Mai che si trovi al suo posto! Ho trovato due topi in dispensa, se lo trovo lo chiudo lì dentro finché non avrà fatto per bene il suo lavoro, altrimenti niente crema per lui questa sera!
 
Fuffy era il grosso gatto rosso di Betty, aveva il pelo lungo e un musetto grazioso, passava la giornata a dormire, ma se si accorgeva di un movimento sospetto apriva un occhio e al momento giusto saltava giù per correre a caccia. Era un peccato che preferisse la caccia all’aperto invece che quella in dispensa!
 
Nonostante le preoccupazioni, Emma non riuscì a non avere un sorriso nei confronti di suo figlio e della  buona Betty. Si soffermò un paio di minuti a parlare con loro e  Neal, poi scese verso le scale che portavano in giardino. Doveva raggiungere Frate Benedictus.
 
Il Frate non era tra le sue piante in giardino e come sospettò Emma era impegnato nel suo laboratorio, tra alambicchi e provette. Lo vide di spalle, si era tirato su le ampie maniche del saio e armeggiava sul bancone. Lo vide voltarsi di profilo e spingere in alto lo stantuffo di una siringa. Un liquido rosso zampillò brevemente dall’ago, poi lo vide chinarsi sul tavolo e usare la siringa su qualcosa.
 
– Mio Dio Fra Benny! Ma quello è Fuffy?! Betty lo sta cercando per tutta la rocca! Se scopre che lo stai usando per un tuo esperimento ti rincorrerà con il mattarello per tutto il palazzo, sai quanto gli è affezionata, lo chiama addirittura “figliolo”!
– Dai dai Emma! Stai tranquilla! Non gli sto facendo nulla di male! Devo vedere quanto dura l’effetto soporifero di queste dosi di farmaco … lo terrò qui tre quattro giorni!
– Tre-quattro giorni? Beh io non ho visto nulla! Ma sappi che prima o poi Betty arriverà qui e allora saranno problemi tuoi!
 
Benedictus fece un cenno con la mano per dire che non aveva importanza, era più importante l’esperimento. Emma ne era consapevole, ma conosceva anche Betty e sapeva che non era tipo da restare buona e zitta, specie se si trattava di qualcuno o qualcosa a cui lei teneva particolarmente.
 
– Allora Emma, parlami della disgrazia capitata!
- Già hai saputo?
– No, non ho saputo nulla, ma sei arrivata come una furia … qualcosa di drammatico è successo, ma non si tratta del tuo innamorato o non avresti perso tempo a chiedermi di Fuffy! 
– Jason è stato assassinato …
 - Rumbl è ancora qui quindi!
– Esattamente …
- E tu vuoi avvisare Killian e chiedergli di tornare quanto prima …
 - Si! Come al solito mi leggi nei pensieri! Credi che sia possibile usare i piccioni? In fin dei conti sono stati sulla nave … c’è qualche possibilità che possano raggiungerlo?
 
Frate Benedictus non rispose e rimase a pensare, guardando negli occhi Emma.
 
 – Mmm è molto difficile figlia mia. Un conto è partire dal mare per la terra ferma, è più istintivo per i nostri piccioni, ma partire da terra per andare verso il mare, non sapendo a che distanza e se ci sono punti dove fermarsi e riposare … il piccione potrebbe morire per la fatica o  tornare indietro alla prima occasione …
- Proviamo Fra Benny … ti prego proviamo!
– Mmm … un tentativo possiamo farlo con il piccione dalla testa nera …
- Si! Certo! Quello più affezionato a Killian … Lady Barbra lo ha chiamato!
– Non mi dire?!
 
Emma arrossì inconsapevolmente, in un attimo le passarono davanti agli occhi tanti momenti con Killian sulla Jolly Roger, dal primo approccio con i piccioni, all’essersi infettato la ferita alla mano proprio a causa di quello dalla testolina nera e poi tutto quello che ne era conseguito, il loro avvicinamento, l’attrazione tra loro, la scoperta della verità su Lady Barbra, le loro confessioni reciproche, il loro amore …
Quel piccolo pennuto aveva avuto la sua importanza, era stato un involontario piccolo Cupido. Forse ora poteva essere il messaggero che serviva ad Emma.
 
Senza pensarci oltre, la Principessa si avvicinò allo scrittoio di Fra Benny, prese un piccolo pezzo di carta e scrisse un messaggio a Killian, poche ma significative parole:
 
“La tua famiglia ha bisogno di te”
 
***
 
Meroledì mattina, 10 giorni dalla partenza della “Stella del Mattino”
 
Il giorno del ritorno del Capitano Jones era sempre più vicino. Eddy guardava l’azzurro orizzonte marino, perlustrandolo alla ricerca del pennone di una nave che conosceva ormai da anni e che aveva rappresentato per lui, fino a quel momento, la sua casa.
Non poteva negare a se stesso di essere  preoccupato per gli uomini che in quegli anni erano stati la sua famiglia, soprattutto il Capitano … Killian, come lo chiamava ormai da un pezzo, l’uomo che sarebbe diventato suo cognato se sua sorella Milah non fosse stata uccisa dallo stesso mostro che aveva assassinato anche Jason Dulittle. Nonostante quel giovane fosse stato il suo rivale in amore e si fosse comportato in modo pessimo con la sua promessa sposa, non era felice della sua morte. Quando avevano duellato per l’onore di Anny  lo aveva risparmiato, dandogli la possibilità di ravvedersi e continuare degnamente la sua vita, aveva solo ventiquattro anni in fin dei conti e tanto tempo davanti a sé per capire gli errori commessi. Lo stesso Capitano Jones aveva abbassato il rischio del duello per evitare che i due ragazzi si uccidessero inutilmente. Qualcun altro, invece, si era arrogato il compito di decidere il destino del giovane.
Mister Matteus Dulittle aveva trovato sulla scrivania del figlio una lettera che non aveva fatto in tempo a recapitare. Era indirizzata ad Angus O’ Danag. Jason gli chiedeva perdono per il suo comportamento deplorevole nei confronti di sua figlia, aveva parole di tenerezza per lei, le augurava felicità per il vicino matrimonio e si congratulava dicendole che aveva scelto qualcuno migliore di quanto poteva essere lui.
 
Eddy strinse i pugni e serrò la mascella. Rumbl aveva veramente tanto da pagare, sia per la giustizia umana che per quella divina.
Concentrato nei suoi pensieri ma ormai abituato e allenato ad essere all’erta, si accorse dei leggeri passi che arrivavano alle sue spalle. Si voltò sperando che fosse Anny, ma al suo posto vide avanzare verso di lui la Mademoiselle francese che i suoi suoceri ospitavano alla locanda da qualche giorno.
 
– Bonjour Monsieur Eduard!
 –Bonjour Mademoiselle!
– Parlate francese?
– Oui Mademoiselle!
– Avete viaggiato molto nonostante la vostra giovane età! Come avete imparato la mia lingua?
– In verità me l’ha insegnata una persona speciale!
– Una donna che avete amato?
 
Eddy sorrise, sicuramente aveva un grande affetto e stima per Emma, ma per lui definirlo amore era improprio, l’amore nel suo cuore e nel suo pensiero era rappresentato da Anny.
 
– No Mademoiselle, semplicemente una persona che stimo molto!
 
La donna si rese conto che non avrebbe saputo altro sull’argomento, il ragazzo era piuttosto riservato. Cercò un altro argomento.
 
– Vi ho visto così assorto nel guardare il mare … aspettate l’arrivo di qualcuno? Di un amico?
 – Ci si può aspettare sempre l’arrivo di qualcuno in un porto … non credete Mademoiselle?
– Si … ovviamente …
 
Decisamente il giovane era piuttosto laconico, tentò ancora.
 
– Sapete … Monsieur O’Danag ieri mattina ha parlato con la cuoca della Rocca per vedere se potranno assumermi come sua aiutante …
 
Il giovane la guardò interrogativamente.
 
– Scusatemi se mi confido con voi … sono arrivata da così poco tempo … non conosco nessuno, non ho amici …
 
Si avvicinò ancora di più a Eddy, in una distanza un po’ troppo intima per i gusti e l’educazione del giovane.
 
– Conoscete le persone che abitano alla Rocca? Sapete se troverò qualcuno che parli francese?
– Alla Rocca abita il Duca Mc Cassidy con sua moglie, non ho una profonda conoscenza di loro, sono qui da poco anche io, ma sono sicuro che se pur non troverete nessuno che parli francese, non avrete problemi, visto che voi parlate perfettamente anche l’inglese!
 
Decisamente non sarebbe riuscita a far breccia con il giovane Eddy, un vero peccato! A malincuore si vide costretta a riprendere il piano di  seduzione nei confronti di Angus, era sicura che lui si sarebbe mostrato più loquace.  Il giovane era molto innamorato, era chiaro, si era accorta dai suoi movimenti che non gradiva averla troppo vicino, tentar di sedurlo sarebbe stato controproducente.
 
***
 
Angus O’Danag realizzò cosa aveva combinato troppo tardi per ripensarci.  Si girò verso la sua destra e guardò lo splendido corpo dalla pelle nera che ancora era avvinghiato al suo fianco. Non gli era mai capitata una cosa del genere, così improvvisa, istintiva, accecante. Era stato un grandissimo errore! Sentì un macigno posarglisi sul cuore, un cuore traditore. Quello altro non era che il peso del tradimento!
Aveva tradito sua moglie Mary, la donna della sua vita, la donna che amava fin dalla gioventù, la donna con la quale aveva diviso e condiviso gioie e dolori, salute e malattia, povertà e ricchezza, la donna che era sempre stata il suo scopo di vita.
 Si chiese con vergogna come avesse potuto arrivare in così poco tempo a quel momento …
 
 
Angolo dell’autrice
Carissimi amici di lettura e di penna, questa domenica saremo orfani di OUAT, ce ne faremo una ragione! Spero di farvi compagnia e non far arrabbiare nessuno con questo capitolo! Ho affrontato il tema del tradimento come avete visto. Mi farebbe piacere sapere quali sentimenti la lettura vi ha suscitato e cosa pensate dell’argomento.
Osservate cosa vi ha colpito maggiormente e se vi va ne parleremo.
Ringrazio i numerosi lettori che continuano a seguire fedelmente e “con pazienza”, per le Long in effetti non è facile averne. Spero che ancora troviate avvincente la storia, anche se in questo momento Emma e Killian sono lontani nel corpo ma vicinissimi nell’anima. Un grazie di cuore a chi mi lascia i suoi commenti, sono sempre interessanti e hanno dato vita a dei dialoghi amichevoli che mi hanno fatto scoprire delle belle persone. Un abbraccio affettuoso a tutti.
La vostra Lara
 
 
   
 
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