Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Manu75    20/11/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non sono morta. Esordisco così per scusarmi di questa assenza ma, davvero, questo periodo si è rivelato infernale e ho fatto una fatica incredibile a ritagliarmi tempo per scrivere...spero di non metterci più così tanto ma, in ogni caso, sappiate che la storia arriverà alla sua conclusione.
Detto ciò, ringrazio, come sempre, chi ha recensito: Morgana89Black e Occhioni Azzurri, grazie ragazze!
Vi lascio al capitolo, a presto!



 

“Un gelido destino”

 

 

Sessantunesimo capitolo

 

 

(Presa di coscienza - prima parte)

 
 

Narcissa si torceva le mani mentre si guardava nello specchio del suo coiffeuse, sentiva il proprio cuore battere in profondità a ritmo accelerato.

Subito dopo la breve cerimonia, lei, Lucius e Abraxas avevano brindato a quell’unione, avevano chiacchierato ma, in realtà, erano stati i due uomini a parlare, lei era caduta in un pallido mutismo.
Il vino frizzante e fresco e la consapevolezza di aver, finalmente, mosso quel passo che l’aveva fatta diventare la Signora Malfoy, Lady di Malfoy Manor, le avevano offuscato ogni capacità di parola e qualsiasi lucidità di pensiero.
- Credo che mi ritirerò…- aveva sussurrato e suo suocero l’aveva abbracciata, rinnovandole la sua ammirazione e la sua gioia per quel matrimonio.
Lucius aveva schioccato le dita richiamando Kraffy, che si era precipitata con occhi sognanti verso la sua nuova padrona e l’aveva condotta alla nuova camera padronale.
Cissy aveva sentito gli occhi di suo marito seguirla, mentre abbandonava la stanza, ma non aveva osato restituirgli lo sguardo, avvertendo quella morsa che le attanagliava le viscere senza posa.
Il giorno dopo, la foto delle loro nozze avrebbe occupato tutta la cronaca mondana sulla Gazzetta del Profeta e su ogni altro quotidiano o settimanale dell’Inghilterra magica.
Il loro legame sarebbe diventato ufficiale, due casate così importanti unite finalmente sotto lo stesso stemma.
Una volta giunta nella suite, che era un piccolo appartamento sito secondo piano di Malfoy Manor e del tutto isolato dal resto della casa, la ragazza aveva chiuso la porta chiedendo a Kraffy di lasciarla da sola e ordinandole di raggiungere le cucine.
Finalmente Cissy era riuscita a respirare in modo profondo e, con un pizzico di curiosità, si era guardata attorno con attenzione.
Chiunque avesse arredato quel piccolo appartamento ne aveva curato ogni dettaglio e aveva fatto di tutto per venire incontro ai gusti della nuova Lady di Malfoy Manor: la tappezzeria era tutta sui toni dell’azzurro e dell’avorio, due tinte delicate e raffinate che alleggerivano l’ambiente, già luminoso grazie all’esposizione a sud.
Il salottino comprendeva una piccola libreria molto fornita, due poltrone accanto al caminetto e un sofà dall’aspetto comodo.
La camera da letto era dominata da un enorme letto in raffinato legno sbiancato, la cui testiera di seta cruda riprendeva i toni chiari e rilassanti dell’azzurro ma abbinato alla finezza del color tortora.
C’era opulenza, ovvio, ma anche una ricercatezza e una luminosità tale, nella scelta di ogni singolo particolare, che Narcissa era rimasta senza fiato.
Aveva l’impressione che ogni sforzo fosse stato fatto per compiacerla e per adeguare la suite alla giovane età della sua proprietaria, pur senza sminuirne il valore e la nobiltà.
Ogni cosa era stata approntata per quel giorno, eppure Cissy sapeva che Lucius non aveva avuto l’assoluta certezza che quelle nozze si sarebbero effettivamente celebrate.
Con un groppo in gola, e un sentimento più caldo nei confronti del suo neo marito, la giovane sposa  aveva aperto la porta che conduceva al suo guardaroba e poi, con mani leggermente tremanti, aveva scelto una splendida camicia da notte bianca, arricchita di pregiatissimo pizzo Chantilly.
Una volta indossato quell’indumento leggero, si era riflessa nel grande specchio stringendo le labbra e l’immagine che aveva visto riflessa era quella di una splendida e giovane donna, le cui forme venivano appena rivelate dal tessuto impalpabile: una visione di virginale bellezza.
Con il fiato mozzo, cercando di controllare i battiti del suo cuore, era rientrata nella camera da letto e si era seduta davanti alla specchiera, agguantando la spazzola e iniziando a pettinarsi i lunghi capelli, ripetendo quel gesto che, fin da bambina, aveva il potere di calmarla.

Ora i capelli erano perfettamente spazzolati, non riuscì a capire per quanto fosse andata avanti ma, ad un certo punto, posò la spazzola che stringeva convulsamente tra le mani e chiuse un attimo gli occhi, sospirando lievemente.
Quando li riaprì vide nello specchio il riflesso di Lucius, appoggiato allo stipite della porta che la osservava con gli occhi brillanti di ironia e qualcos’altro che lei non seppe cogliere.
- Cominciavo a chiedermi se non ti fossi già addormentata…- le disse, con un’espressione sardonica e la sua solita voce snob, appena velata di emozione - Non abbiamo ancora brindato alla nostra unione, io e te da soli…-
Narcissa arrossì e si sentì una sciocca, come sempre le accadeva quando si trattava di lui.
Si era già agghindata per la prima notte eppure la sera si stava appena approssimando, si era disposta ad aspettare come un agnello avrebbe potuto fare con il lupo affamato.
“Cos’è in me che non va?! Perché Lucius riesce sempre a confondermi e farmi sentire inadeguata?”
Lei, che del proprio sangue freddo aveva sempre fatto un vanto.
Suo marito pareva così tranquillo, indossava la sua camicia appena sbottonata sul petto e con le maniche arrotolate in modo negligente, i capelli erano sciolti sulle spalle e la sua posa era rilassata.
“Bene, stupida che non sei altro, ora devi alzarti da qui e andare a brindare con addosso solo questo straccio che ti copre appena…”
Non credeva di potercela fare, sarebbe morta per l’imbarazzo e avrebbe finito con il rovinare ogni cosa.
Non si decideva ad alzarsi, sentendo il volto in fiamme.
Osò scoccargli di nuovo un’occhiata attraverso lo specchio e vide che lui si stava trattenendo bellamente dal non riderle in faccia.
“Per Morgana, hai ventun anni! Non più undici…lui è tuo marito non un fidanzato sconosciuto!”
Sentendo il proprio orgoglio riemergere sotto strati di ansia e imbarazzo, Narcissa si alzò a testa alta e si voltò verso suo marito, avanzando verso di lui e superandolo per andare in salotto.
Ma Lucius non le fece varcare la soglia, la trattenne per un braccio e l’attirò a sé, le dita calde che stringevano il polso sottile di sua moglie, una mano che scivolò sul suo fianco per impedirle di scostarsi.
- Grazie per questa sfilata…- le sussurrò all’orecchio, la voce incrinata dall’ilarità repressa - Non so spiegarti quanto la tua ingenuità sia seducente ai miei occhi...amor mio…-
Il cuore di Narcissa martellava nel petto e le impediva di respirare ad un ritmo normale, sollevò gli occhi grigi su di lui e ciò che vide nello sguardo azzurro di suo marito le fece piegare le ginocchia.
-...Ma mai seducente quanto il tuo corpo stupendo, Narcissa…- proseguì Lucius con una voce calda e arrochita dal desiderio, senza più conservare traccia di derisione - Io volevo davvero brindare, ma tu ti offri così…-
- Non...certo...tu...sei…- la ragazza chiuse gli occhi, setacciando ciò che restava della propria mente liquefatta per trovare le parole.
Lucius la strinse maggiormente a sé, lasciandole il polso e posandole delicatamente la mano sulla nuca, persa tra i suoi capelli, per poi farla scivolare delicatamente lungo la spina dorsale, fino a giungere alla base della schiena, in una lenta carezza che sembrò incendiarle l’anima.
Improvvisamente la paura venne risucchiata da quella passione bruciante.
Narcissa si strinse a Lucius e sollevò la mano per delineare i lineamenti del suo volto, seguì con la punta delle dita la curva delle sue labbra e poi fece scivolare la mano lungo la mascella, accarezzandogli il collo e tuffandola tra i capelli biondi di lui.
In quel momento ogni remora, ogni recriminazione era del tutto scomparsa, esistevano solo loro due e quella barriera finalmente infranta.
Le mani di Lucius risalirono lungo la schiena, accarezzandole la pelle attraverso il leggero tessuto della camicia da notte e poi le circondarono il volto con dolcezza; le stuzzicò il labbro inferiore con i pollici, invitandola ad aprire la bocca e quindi si chinò su di lei per baciarla.
Fu un bacio diverso da ogni altro che si erano scambiati: non c’era fretta, non c’era violenza o rabbia, ma solo una calda sensualità.
La voglia di prolungare quel contatto all’infinito, di esplorarsi in profondità e, ormai, Narcissa era del tutto soggiogata da quelle sensazioni e inebriata da quell’intimità.
Era esattamente là che voleva stare: tra le braccia di Lucius.
Si sollevò sulle punte dei piedi per aumentare quel contatto, gli circondò le spalle con le braccia, mordendogli con insolenza quella bocca sfacciata, mentre lui le afferrava i capelli in un impeto di passione, costringendola a reclinare la testa per affondare ancora di più dentro di lei.
Erano ancora in piedi nello specchio della porta che divideva la camera e il salotto, Lucius si staccò per riprendere fiato, ansante e con gli occhi lucidi di desiderio.
- Finalmente sei solo mia...tutta per me...solo per  me…-
Era il solito Lucius arrogante ma Narcissa non voleva che fosse diverso, in quel momento.
La sua mano sinistra era ancora posata sul suo volto in un tocco caldo e tenero che smentiva la rudezza di quelle parole, ed era proprio questo che la faceva impazzire di lui: questa sua apparenza dura che copriva un animo più amorevole.
Narcissa gli impedì di ritrarsi e voltò appena il viso per potergli baciare il polso, dove la pelle diafana lasciava intravedere una vena che pulsava rapidissima.
Posò le labbra su quel piccolo lembo palpitante, tracciandone la linea con le labbra umide e poi con la punta della lingua, guidata solo da quel desiderio che ormai capiva di dover assecondare.
Lucius emise un sospiro spezzato, godendo di quel contatto e lasciò scivolare l’altra mano alla ricerca del seno, stuzzicando con insistenza il pizzo che rivelava senza mostrare del tutto.
Cissy si morse le labbra per non gemere e interruppe l’esplorazione della pelle di Lucius per qualche secondo, catturando di nuovo le sue labbra per poter sentire il suo gusto ancora e ancora.
Lucius gemette con più urgenza e la strinse a sé con forza, facendo aderire i loro corpi per qualche istante, in modo che Narcissa potesse capire quanto la desiderava.
Era tutto così bello e caldo che Cissy si chiese vagamente perché mai avesse avuto così tanta paura: ogni gesto era naturale e lei non vedeva l’ora di appartenere totalmente a suo marito.
Si staccarono ancora per poter respirare e Narcissa gli baciò il collo con voluttà, ormai priva di qualsiasi freno inibitore, le sue labbra scesero verso lo scollo della camicia.
All’improvviso sentì Lucius irrigidirsi e bloccare la mano che le aveva già fatto scivolare la spallina della camicia da notte, mettendole quasi a nudo il seno.
Leggermente stupita Narcissa sollevò il volto su di lui, e vide suo marito con gli occhi del tutto vigili e la mascella contratta, un’espressione fredda e dura che lei non seppe spiegare.
Finché i suoi occhi non caddero sul braccio che gli aveva baciato poco prima: era quello sinistro.
Il Marchio Nero spiccava nitidissimo sulla pelle bianca di Lucius, là dove, fino a pochi secondi prima, era poco più che un disegno sbiadito.
Narcissa si scostò da quel braccio come se potesse sentire quel simbolo osceno bruciare anche la propria pelle e si allontanò di un passo da suo marito.
Lui non fece nulla per trattenerla.
Ogni passione, desiderio e sensualità di quegli istanti era evaporata in un attimo.
Narcissa e Lucius si fissarono negli occhi solo per pochi secondi, e lei fu consapevole che il proprio viso lasciò trapelare ogni singola emozione: odio, rabbia, delusione e recriminazione su tutti.
Il volto di Lucius, se possibile, si indurì ancora di più, divenendo freddo come una superficie di granito. Lui srotolò nuovamente le maniche della sua camicia, richiuse il colletto e recuperò la sua elegante giacca da cerimonia, quindi, senza dire una parola, uscì dalla stanza chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.
L’Oscuro Signore reclamava la sua presenza e lui non poteva farlo aspettare.
Narcissa rimase a lungo nel punto esatto dove Lucius l’aveva lasciata, rabbrividì nell’aria fresca della sera e, come un automa, recuperò una vestaglia di pesante broccato, accese il camino con un colpo di bacchetta, e si sedette accanto al fuoco.
Fissò le fiamme senza vederle e rimase là, immobile, aspettando il ritorno di suo marito.

 
 

Una pungente aria di derisione.
Ecco quello che si respirava a casa Smith, quella sera.
Lucius appariva calmo e rilassato agli occhi di tutti, anzi, conservava la sua aria altera e snob, stagliandosi in mezzo ai suoi compagni di lotta con la schiena dritta e l’aria soddisfatta e appagata di un neo sposo che ha appena vissuto attimi d’amore intensi.
Ben presto, il suo incedere sicuro e la sua espressione trionfante, cancellarono il riso sui volti degli altri Mangiamorte.
Se Lord Malfoy era così quieto e sereno, significava che nulla era stato interrotto e che il matrimonio era stato consumato.
Nessuno poteva scalfire l’erede di Malfoy Manor, evidentemente, e ben presto la voglia di fare battute o di lanciare occhiate di scherno evaporarono in McNair, Rookwood, Crouch e persino in Tiger e Goyle.
In realtà, dentro di sé, Lucius bruciava per quel desiderio stroncato: sentiva sotto le dita il pizzo e la pelle calda di Narcissa.
Il tocco delle sue labbra, il suo profumo, quel bisogno del tutto insoddisfatto.
Sentiva la voglia di lei pulsare in profondità, nei suoi lombi.
Aveva davanti agli occhi lo sguardo che lei gli aveva lanciato: ora erano marito e moglie ma, in fondo, nulla era cambiato.
E poi era consapevole che, per quanto potesse ingannare i suoi compagni, c’erano almeno due persone che erano pienamente consapevoli di ciò che era stato interrotto e ne traevano un gran divertimento: il Signore Oscuro e Brigid.
La più grande consolazione di Lucius era che Severus non  fosse presente quella sera, il giovane era ancora disperso a Hogsmeade.
- Mio caro amico - gli si rivolse Lord Voldemort con un sorriso - Grazie di essere qui a brindare con noi alle tue nozze! Spero che la tua splendida sposa ci perdonerà per averti strappato a lei, ma l’unione di due grandi casate, rappresentanti autorevoli del sangue puro, è una gioia per tutti noi!-
Si alzarono i calici e tutti mormorarono un augurio.
- Mio Signore, mia moglie condivide e sostiene la nostra causa, ammira Voi ed è fiera di essere al mio fianco in questo momento così importante. Non c’è nulla da perdonare, ma solo gioia da condividere.-
Si levò un mormorio di approvazione, la situazione si era ribaltata, ora era lui a dominare gli altri Mangiamorte e a deriderli intimamente.
Una disfatta che era divenuta un trionfo assoluto.
Lo champagne raffinato aveva un gusto amaro come il fiele, per Lucius, ma lui lo bevve con un sorriso compiacente e umile stampato sul bel volto nobile.
Fu quasi certo di notare un lampo di ammirazione negli occhi dell’Oscuro Signore: apprezzava il suo saper fingere e la sua flemma.
Lord Voldemort godeva nell’aver disintegrato la sua prima notte di nozze e, forse, il suo intero matrimonio.
Lucius elargì sorrisi inscalfibili e sostenne con naturalezza la conversazione con tutti e, a notte inoltrata, quando la riunione si sciolse, ognuno era convinto che Lord Malfoy fosse un uomo del tutto soddisfatto, che aveva vissuto intense ore d’amore con una delle donne più belle e nobili di tutto il Regno Unito.
Brigid lo osservò per tutta la sera, con gli occhi scintillanti e la consapevolezza che quell’uomo, per poter raggiungere i propri scopi, doveva essere distrutto.

 

“Le fondamenta del loro rapporto devono crollare…ricordati che ci vuole un lavoro costante di erosione perché ciò che noi vogliamo si compia”

 

Rammentò ciò che sua zia Solange le aveva detto anni prima, dopo la festa con la sciarada figurata.
Quell’uomo era debole, non era potente come l’Oscuro Signore, non era forte e impenetrabile come quello Snape, non era abile come lo era stato Rosier.
Eppure sembrava animato da qualcosa che gli permetteva di schivare i pericoli, di sopravvivere laddove altri soccombevano.
Lucius Malfoy aveva qualcuno da desiderare, da raggiungere, da proteggere, da amare: sua moglie Narcissa.

 
 
Con un impercettibile sospiro, Lucius recuperò il suo costoso soprabito e si rivestì mantenendo la propria postura elegante: la tortura era finita, ora ne iniziava un’altra.
Doveva rientrare a casa e fronteggiare Narcissa e, si chiese, quale donna avrebbe perdonato il proprio uomo per l’ennesima doccia fredda, l’ennesima umiliazione subita?
- Ma guarda, il matrimonio non ti dona affatto, sai? Non mi sembri molto felice di rientrare a casa, Narcissa è così fredda a letto da farti preferire il gelido ingresso di questa casa al tepore del tuo talamo nuziale?-
Lucius arricciò le labbra in una piega di sarcastico disprezzo.
Si voltò, incontrando gli occhi scuri e lucenti di sua cognata Bellatrix.
La donna era sempre uguale a se stessa, solo più magra, più affilata e più oscura che mai.
I lunghi capelli scendevano in onde scure e ribelli a sfiorarle la vita, era truccata pesantemente per mascherare un colorito malsano e per cercare di riempire in qualche modo le guance scavate.
In quel volto scarno gli occhi e la bocca apparivano spropositati e quasi sgraziati.
Quella era la donna per la quale Evan si era rovinato del tutto.
Non poté non paragonarla alla visione di soave delicatezza che Narcissa gli aveva offerto poche ore prima.
- Invece ti sbagli, mia cara cognata, è proprio l’impazienza di giacere di nuovo tra le braccia della mia giovane e splendida moglie che mi anima e mi turba...temo che la troverò assopita, del resto l’ho lasciata in preda ad un piacevole stanchezza…-
Bella strinse gli occhi con malevolenza e lui sembrò riderle in faccia, un attimo prima di smaterializzarsi lasciandola sola e del tutto insoddisfatta.
Per quanto facesse e si sforzasse non riusciva a restare indifferente a quell’uomo.
La stizziva, la irritava eppure non c’era nessuno, al di fuori del Signore Oscure, che lei desiderasse così tanto e, la cosa davvero incredibile, era che non capiva il perché.
Sognava di possederlo e anelava di distruggerlo.
Alla fine sembrava che fosse sempre Lucius a vincere; rammentò, con un moto di rabbia, il loro ultimo incontro avvenuto al San Mungo, subito dopo la morte di Evan.
 
 

Dopo che si era congedata dal giovane Rosier in quel modo brusco, la notte stessa in cui lui era morto, Bella si era trascinata a casa, da Rodolphus.
Suo marito viveva nella costante paura e non aveva neppure osato esternare il proprio sconforto, se non dolore, per la morte dei propri genitori.
Bellatrix si era rivolta a lui bruscamente, odiando il dover dipendere da quell’uomo debole, eppure intimamente sollevata di avere qualcuno al quale appoggiarsi.
- Portami in ospedale…- gli aveva detto, sentendo la febbre divorarla di nuovo e rammentando le parole del Dottor Jones - Credo di aver avuto un aborto spontaneo...devo farmi medicare…-
Rodolphus aveva agito con insospettabile solerzia e sollecitudine e, oltre ad averla accompagnata, le era stato accanto per tutte le ventiquattro ore del ricovero successivo.
Aveva accolto con un pallido e immoto silenzio la notizia che sua moglie non avrebbe mai potuto donargli un erede e poi l’aveva aiutata a prepararsi per lasciare l’ospedale.
Entrambi sapevano che difficilmente la notizia di quella sterilità sarebbe rimasta tra le mura di quell’edificio e entrambi temevano il momento in cui l’Oscuro Signore avrebbe appreso il loro fallimento nel riprodursi e generare, quindi, un erede purosangue.
“Qualsiasi reazione possa avere non sarebbe comunque paragonabile a quella che scatenerebbe sapere che quel figlio era suo e che io l’ho ucciso…”
Lei non era un’occlumante esperta e, di fatto , non aveva mai avuto bisogno di nascondere qualcosa al Signore Oscuro, tranne certo aspetti sentimentali che lui di fatto non sembrava trovare importanti.
Ma, durante tutte quelle ore di ricovero, aveva sperimentato una tecnica che proprio il suo ex amante Evan le aveva insegnato: respiri lenti e profondi, occhi chiusi e labbra rilassate, ascoltare solo il suono del proprio cuore e del flusso sanguigno.
Sgomberare la mente e ripetere dentro di sé una sola e singola frase e, ad ogni parola, era come se un muro di mattoni si innalzasse attorno alla sua mente.
E così lei aveva fatto, per delle lunghe ore, in una sorta di trance non aveva fatto altro che ripetersi: “Il figlio di Rodolphus è morto, il figlio di Rodolphus è morto, il figlio di Rodolphus è morto…”.
Alla fine aveva avvertito davvero quella specie di protezione magica a sigillo dei propri pensieri, nulla che un esperto e determinato Legilimens non potesse sfondare ma sufficientemente resistente da resistere ad un’occhiata veloce.
Lei e Rodolphus avevano percorso in silenzio quei corridoi asettici, lui la sosteneva con delicatezza e Bella non aveva potuto fare a meno di chiedersi se la trappola del loro matrimonio gli fosse meno grama, ora che non aveva più una famiglia di origine nella quale rifugiarsi.
Ad un certo punto, quando ormai erano arrivati all’uscita, un forte strappo le aveva fatto lanciare un piccolo grido di sorpresa, si era ritrovata stretta contro la parete bianca di un corridoio, lontano da occhi indiscreti.
- Rod credimi, ti conviene lasciarci soli per un minuto, ti restituirò tua moglie in pochi istanti!-
Quella voce dura e gelida, priva del soluto accento lezioso, l’aveva fatta sobbalzare.
Era Lucius che la teneva premuta senza riguardo contro il marmo gelido, stringendola con una forza nervosa che rasentava la violenza.
- Muffliato!- aveva sussurrato lui con disprezzo e alterigia, rendendo il loro dialogo muto ad orecchie indiscrete.
- Attento Malfoy, questa potrebbe essere l’ultima cosa che fai!- gli aveva sibilato e poi aveva incontrato i suoi occhi azzurri ed era rimasta senza parole: non lo aveva mai visto così.
- Sempre le tue minacce, eh? Non è così, sgualdrina che non sei altro?- le aveva sibilato con odio - Cosa ci fai qui? Sei venuta a fingere di piangere sul suo corpo o volevi solo rimirare il frutto del tuo lavoro? Immagino tu sia soddisfatta, finalmente! Ce l’hai fatta a distruggerlo!-
Bellatrix l’aveva guardato con gli occhi spalancati, senza riuscire a nascondere il proprio sconcerto.
E allora, Lucius sembrava aver compreso che lo stupore della donna era genuino e aveva allentato la presa d’acciaio sulle sue braccia.
- Non lo sai...nessuno te l’ha detto?-
- Non so di cosa tu stia parlando…- gli aveva sibilato, riprendendosi un po’.
L’uomo aveva stretto gli occhi, studiando il suo viso pallido e provato e poi si era staccato del tutto da lei, come se toccarla fosse veicolo di una qualche forma di infezione.
- Evan è morto.-
Glielo aveva detto con un tono asciutto e impersonale, recuperando la sua proverbiale e gelida calma.
Bellatrix aveva avvertito un senso di incredulità profondo farsi largo nel proprio petto e nel proprio cervello: in fondo, non aveva mai creduto davvero che quel legame si sarebbe spezzato e, invece, Evan aveva deciso di reciderlo nel modo più definitivo possibile.
- Come?- gli aveva chiesto, senza mostrare emozione.
- In uno scontro con gli Auror, ora hanno la certezza della sua appartenenza ai mangiamorte, hanno visto il marchio. Tutti noi siamo più esposti…-
- Quel buono a nulla..- aveva sussurrato lei guadagnandosi uno sguardo così carico di disprezzo da sentirsi quasi colpita da uno schiaffo.
- Sei riuscita a farlo morire, in uno modo o nell’altro…- le aveva detto allora Lucius, fissandola negli occhi - Non riuscirai a fare lo stesso con tua sorella.-
Bella aveva sussultato leggermente.
- Questo pomeriggio, all’ora del tè, io manderò la carrozza dei Malfoy davanti alla tua casa londinese, insieme a del personale proveniente dalla mia casa, e tu, senza farli attendere, farai avere loro ogni bene personale di Narcissa e lascerai libera la sua domestica personale, la governante.-
Aveva cercato di protestare ma lui le era sembrato pericoloso e la debolezza la rendeva inerme davanti a quella furia.
- Ti consiglio vivamente di non fare brutti scherzi e di farti trovare a casa o, credimi, tu e tuo marito vi ritroverete sul lastrico in meno di ventiquattro ore, chiaro? -
Bellatrix aveva rinnovato dentro di sé l’odio per quell’uomo ma, di fatto, alle cinque del pomeriggio tutti beni appartenuti a Narcissa, e ancora ostaggio della residenza di città dei Black, e Dorothy erano stati portati via dagli elfi dei Malfoy e lei non aveva dovuto constatare, una volta di più, che sua sorella sembrava suscitare nelle persone un rispetto e un’ammirazione tali da renderla quasi inattaccabile.
Quando la porta si era richiusa alle spalle di Dorothy, che aveva cercato vanamente di contenere la propria gioia, lei non aveva potuto far altro che scagliare il proprio bicchiere di sherry contro il pesante pannello in mogano e cercare di ingoiare il proprio amaro risentimento.

 
 
 

- Devi restare piantata qui in mezzo?-
La voce di Brigid la riscosse dai propri pensieri e Bella si voltò infastidita e si ritrovò a fissare il velo nero che copriva i lineamenti della giovane donna.
- Sto dove mi pare e per quanto mi pare...tu, piuttosto, devi sempre strisciare ai piedi del Signore Oscuro? Non hai nulla di meglio da fare?-
Poté sentire una lieve risata di scherno attraversare quel velo e giungere a lei.
- Io non striscio, mi rendo utile e tu? Cosa fai per la nostra causa?-
- Sta attenta, prima o poi ti strapperò quel velo dal volto e potremo continuare questa conversazione fissandoci negli occhi…-
Bella si smaterializzò rapidamente, lasciando l’altra donna nel vestibolo.
“Tsk, lei vuole strappare, ferire, colpire, estirpare...solo violenza scorre in quelle vene, solo sangue nero…”
Brigid sospirò, brandire la bacchetta come un comune e volgare scissionista sarebbe stato semplice per raggiungere il proprio scopo, per finire quella donna volgare e ogni singolo Black, ma lei non poteva.
Gettò un’occhiata alle scale, sapendo che Barty sperava di incontrarla prima di andare via ma lei non aveva tempo nemmeno per lui, in quel momento.
Anche se anelava di vederlo e di farsi abbracciare, di provare di nuovo la sensazione di avere un posto nel mondo.
Ma non era con lui che poteva e doveva condividere ciò che aveva scoperto sull’Oscuro Signore, perché le loro strade e la loro meta erano inesorabilmente diverse.
Esitò ancora un attimo e poi, mordicchiandosi le labbra sottili, si smaterializzò anche lei, ignorando la fitta al petto che la incitava a correre da Barty e prendersi quella parte d’amore riservata a se stessa.
Perché lei non viveva e non agiva per se stessa e, se avesse dimenticato il proprio obiettivo, non avrebbe avuto nemmeno una vita da vivere.

 
 

Narcissa era rimasta rannicchiata sulla poltrona per delle ore, era quasi l’alba, eppure non avvertiva la stanchezza e non sentiva il bisogno di dormire.
Le fiamme si stavano estinguendo nel camino e le prime luci si insinuavano tra i pesanti tendaggi, Cissy sentiva le tempie pulsare e si chiese se Lucius non fosse già rientrato e la stesse evitando.
Si passò una mano sul volto stanco e poi sollevò lo sguardo, incontrando quello azzurro e trasparente di suo marito.
I due giovani si guardarono per un lungo istante, separati da pochi passi eppure distanti come non mai.
Narcissa avrebbe voluto chiedergli se stava bene, se era stanco, eppure non riusciva a parlare, come se la sua voce fosse stata congelata nel suo orgoglio.
- Così non va…-
La voce di Lucius era amara e soffusa di stanchezza.
Il cuore della ragazza rallentò i suoi battiti.
Lui mosse un passo verso il centro della stanza, il volto era tirato e ancora più pallido del solito, gli occhi spiccavano come due pozze d’acqua cristallina ma gelida.
- Non funziona, non va…- mormorò ancora, senza smettere di fissare sua moglie che gli restituiva uno sguardo immobile - Ti avevo avvisata, sapevi cosa ti aspettava. Questa è la vita che faccio, queste sono le mie priorità: prendere o lasciare.-
Narcissa si alzò lentamente dalla poltrona, i lunghi capelli biondi incorniciavano il viso che nascondeva in sé mille emozioni, le mani erano fredde e senza vita, impossibile dire se ci fosse ancora una stilla di sangue in lei.
- Forse hai ragione tu: così non va…-
Anche la sua voce era poco più di un roco sussurro.
- Almeno su questo siamo d’accordo - ironizzò Lucius, sfilandosi la giacca ormai sgualcita - Sei mia moglie e questa è la nostra suite, tuttavia io dormirò nell’altra stanza da letto di cui dispone questo appartamento e che avrebbe dovuto  diventare la nursery...Nessuno lo troverà strano, sapendo gli orari che faccio penseranno che non voglio disturbarti, l’apparenza sarà salva. Ora va a riposare…-
Narcissa avrebbe voluto trovare qualcosa da ribattere, eppure il modo in cui lui rinunciava e poneva, di fatto, fine al loro matrimonio prima ancora che iniziasse davvero, la stordiva e le causava una sofferenza così acuta da impedirle di ragionare.
Gli fece un cenno col capo e poi andò in quella che avrebbe dovuto essere la loro camera da letto.
Chiudendo la porta gli lanciò un ultimo sguardo e vide che Lucius le dava le spalle e si stava versando un bicchiere di whisky: lui, che beveva così di rado.
Cissy si appoggiò alla porta e, improvvisamente, fu scossa da singhiozzi silenziosi che le scuotevano persino l’anima, dovette premersi le mani sulla bocca con forza per impedire ai singulti di rompere il silenzio assoluto che la circondava.
Cadde in ginocchio, cercando di scacciare dalla mente i momenti di passione vissuti con Lucius e interrotti troppo presto e, dopo una lotta interiore contro se stessa, per impedirsi di correre da lui e supplicarlo di amarla e non lasciarla sola, si trascinò fino al letto, dove crollò esausta e si addormentò di schianto.
Così si concludeva la loro prima notte di nozze e iniziava la loro vita insieme.

 

Fine sessantunesimo capitolo

 

Angolino simpatico (ossia le note dell’autrice): si lo so...sono tanto ma tanto cattiva. Comunque, parliamo di Lucius: ma quant’è bello lui, eh? Nel corso degli anni (aiutatemi a dire quanti), ho sempre pensato che lui fosse poco adatto al ruolo di Mangiamorte cattivo, nel senso che Lucius vorrebbe esserlo, brama di esserlo, ma non fa per lui.
Lui è un politico, un affarista, un capofamiglia, non un bifolco mascherato. Per questo mi sono concentrata tanto sulla psicologia di questo personaggio, chiedendomi cosa l’abbia spinto a seguire questa strada e cosa potesse celarsi nel suo animo. Tutta questa analisi e la creazione della sua storia me lo ha fatto amare molto, anche se, alla fine, non è altro che un viaggio che mi sono fatta io…(dicesi trip).
Però c’è da dire che sono partita da quello che la Row ha scritto e messo sotto gli occhi di tutti: lui ama sua moglie e suo figlio e su questo non ci piove. Per quanto riguarda Cissy, io, fossi stata lei, avrei gettato il mio orgoglio nella spazzatura e mi sarei catapultata su quel gran pezzo di mio marito...ma vabbé, queste nobili sono così complicate!
 A presto con la seconda parte, farò il prima possibile, promesso!
ps: continuo a litigare con sto maledetto editor di html...fa tutto come vuole lui...quindi mi arrendo...spero che sia tutto ben leggibile.

 
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Manu75