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Autore: Indelible93    17/05/2009    4 recensioni
Il tempo di crescere è ormai giunto. L'amnesia è un grande vuoto che, Kagome Higurashi, energica ragazza diciassettenne, desidera colmare. Il ricordo sbiadito di una ragazzo dai capelli argentei che la salva dalla minaccia di un demone malvagio la tormenta ormai da anni. Il fratello, Miroku, donnaiolo ormai diaciannovenne, sembra anch'egli non essere del tutto immune al dolore che affligge la ragazza. Le giornate sembrano scorrere placidamente per la nostra Kagome, ma un nuovo incontro potrebbe stravolgere totalmente la sua esistenza e portarla a porsi tante domande. E sarà lei, con il suo intuito e la sua tenacia, a tentare di far luce sui suoi ricordi e a dare un volto al suo misterioso protettore.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando una sorta di calore le sfiorò la pelle candida, tutto intorno a lei iniziò pian piano a prendere consistenza e significato. 
Chiuse lentamente gli occhi per un' istante, portando una mano sul cuore, che le batteva forte in petto, e fece forza su se stessa per non scoppiare a piangere. 
Ogni qual volta ricordava qualcosa del suo passato e sprofondava nelle sue reminiscenze non riusciva a dare un volto al suo protettore. 
All'uomo che molto probabilmente le aveva salvato la vita, quella notte di tantissimi anni prima. 
L'amnesia era un grande vuoto, qualcosa che andava colmato. Più volte si era domandata cosa le accadesse in quello stato di semi-coscenza. 
Sembravi caduta in una sorta di trance, le aveva spiegato una volta Miroku. 
Imbarazzata. 
Si sentiva terribilmente imbarazzata e fragile. 
Odiava sentirsi debole.
- Kagome. -
Il respiro delicato di quella voce calda le sfiorò appena la pelle. 
Quella voce così familiare.. la riconobbe all'istante. 
Una mano gentile le ragalò una carezza tra i capelli, scostando con le dita affusolate alcune ciocche.
- Mi..ro..ku.- mormorò, stringendo il braccio che la sosteneva dolcemente per le spalle.
Riaprì cautamente le palpebre incontrando le iridi scrure del fratello, che la scrutavano con intensità. Distolse velocemente lo sguardo e lo fece vagare per la stanza incontrando l'attenzione di un'infermiera. 
Rimase in attesa, ma quella donna stranamente non accennò minimamente a rivolgerle la parola. 
Si limitò ad osservarla con una lunga occhiata inespressiva, poggiata alla vetrina di un armadietto. 
Sostenne il suo sguardo invadente per qualche istante, poi si arrese, vagamente incollerita. 
Quello sguardo, lo aveva visto fin troppe volte. 
Spostò la testa afflosciata sulla spalla del fratello e abbozzò un sorriso per spezzare quel silenzio imbarazzante.
-Stai bene?-
Kagome tacque per un'istante. 
Stava bene? 
Sembrava che le andasse a fuoco il cervello, ma a parte quello stava bene. 
Conclusione: stava dannatamente male. 
Non le riusciva bene mentire, ma cosa alquanto stupida, ciò non le impedì di provarci.
Finì per annuire e sospirare con aria colpevole.- Mi dispiace di averti fatto preoccupare. Comuque, adesso sto bene. -
Miroku si rabbuiò all'istante, stringendo con rabbia la mano a mò di pugno. 
Serrò la mascella e corrugò la fronte in un'espressione rabbiosa. 
Solo una volta l'aveva visto reagire a quel modo, ma il disprezzo che accendeva le sue iridi profonde, non erano rivolte verso di lei, bensì verso se stesso. 
- Come diavolo puoi dire una cosa del genere, eh? Sei pallida.- ringhiò, alzando notevolmente il tono della voce. - Di cosa devi dispiacerti proprio tu che non hai colpe? -
Kagome sussultò e per un' attimo una strana sensazione le invase i polmoni, impedendole di respirare. 
Il ricordo di quella notte di tanto tempo prima..
Affondò il viso sul suo petto.- Scusa.-
Vederlo reagire a quel modo le faceva male, ma ciò che più la feriva era non essere capace di confortarlo. 
Come avrebbe mai potuto spegnere la tristezza nei suoi occhi? 
Come avrebbe mai potuto impedirgli di rimproverarsi per non essere stato in grado di proteggerla a dovere, quella notte di tanti anni prima? 
La notte stessa in cui il loro padre morì, per salvarle la vita.
-Non devi scusarti. Non devi farlo, Kagome.- aggiunse lui poco dopo, stringendola a sè disperatamente.
- Perdonami. Sono solo uno stupido.- sussurrò, affondando il viso nella sua massa corvina.
Kagome gli sorrise tristemente e scuotendo lentamente il capo gli sfiorò una guancia.
Miroku tentò di sfuggire bruscamente alla sua stretta, ma Kagome lo trattenne con entrambe le mani.
- Miroku – esclamò. - Tu non hai fallito. Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere per scongiurare la mia amnesia, ma non c'è stato verso. -
Si guardarono per un interminabile istante, ma fu Miroku a distogliere lo sguardo per primo. 
Non riusciva a guardarla negli occhi. Quanta rabbia aveva dentro di sè?
- Avrei potuto fare di più invece.- le sussurrò in un orecchio.
Con delicatezza la prese tra le braccia e la invitò a tacere con un cenno veloce. 
Non aveva voglia di continuare quella discussione. 
- Puoi adagiarla lì. -
Kagome si voltò di scatto. Finalmente quella donna aveva smesso quella sorta di psico-analisi ed era tonata nelle sue vesti di infermiera.
Le sue braccia la strapparono delicatamente dalla stretta del fratello, per permetterle di accomodarsi sul lettino in pelle scura, coperto impeccabilmente da un rotolo di carta. Spostò lo sguardo sulla figura imponente del fratello che fissava, assorto in chissà quale pensiero, un punto impreciso della stanza.
- Non fare quella faccia.- lo rimproverò, portando le mani alle tempie. Avrebbe voluto evitare quel gesto istintivo, ma il dolore era fin troppo acuto. Anche solo tentare di ricordare le faceva male, anche se ciò che più la feriva era il non riuscirci.
Miroku sospirò pesantemente, lanciando una breve occhiata all'infermiera, che armeggiava tra gli armadietti.- Ti capita spesso di essere sopraffatta da questo strano dolore alla testa?- le domandò la giovane donna, scartando uno scatolo di farmaci. Ne estrasse un blister e fece cadere sul palmo della mano una piccola compressa.- Allora?- Inarcò un sopracciglio, fissando Kagome con interesse.
- A volte.- balbettò, strappando un breve sorriso a Miroku. L'infermiera invece la scrutò scettica, ma non tentò in alcun modo di obiettare. Fece un accenno veloce con il capo, portando uno ciocca dietro le orecchie e disse. - Prendi questo: è' un analgesico.-
- Grazie.- rispose Kagome, aprendo il palmo della mano.
La donna la fissò per un ultimo istante, poi spostò lo sguardo sul sorriso gentile di Miroku.- Credo che adesso tu possa tornare in classe. Appena la ragazza si sentirà meglio sarò io stessa ad assicurarmi che si rechi a lezione.-
Miroku annuì, allargandosi ad uno dei suoi più affascinanti sorrisi. Le prese la mano e posò gentilmente le labbra sulla sua pelle.- Come potrò mai ringraziarla? -
- Mi sono limitata a svolgere il mio lavoro.- rispose seccamente. Bruscamente sfilò la mano e gli voltò le spalle.- Torna alla tua aula e smettila una buona volta di provarci con me.-
Detto ciò, come una furia, sbattè la porta alle sue spalle.
- Ma che le hai fatto?-
Miroku assunse un'espressione ingenua.- Io?-
- Si, proprio tu. Non mi dirai che ti piace quella?-
Miroku si abbandonò ad una breve risata. Era bello riuscire a strappargliela, ogni tanto.- La tua amica è molto più carina.- mormorò, tornando a farsi stranamente serio.
Kagome istintivamente si portò una mano al collo, ma Miroku gliela trattenne. Con le dita afferrò il medaglione che portava al collo e si rattristì ulteriormente. 
- Miroku.- mormorò.
- Credo che per adesso tu non ne abbia poi così bisogno.-
Kagome sorrise.- L'ho tenuto per farti una piacere, ma sai benissimo che io non credo a queste cose. Da bambina ero affascinata da questo medaglione e dalle storie che inventavi sul suo conto. Dicevi che mi avrebbe protetta, ricordi?-
Annuì, sfilandoglielo lentamente. - E' così.- mormorò. - Non lo ha già fatto una volta?-
- Sei sempre stato un gran credulone, Miroku.-
Il ragazzo le sorrise tristemente, sfiorandole il viso con una carezza.- Può darsi.-
Le scoccò un veloce bacio sulla guancia e le scompigliò amorevolmente la massa corvina- Adesso vado. Tra non molto dovrebbe suonare la seconda ora. -

                                                                                     *****

Finalmente il dolore alla testa si era affievolito ed era pronta per recarsi a lezione. 
Mancava poco al suono della terza ora, dunque si incamminò velocemente per scale. 
Le sue mani s'impossessarono di alcuni libri, che quel giorno stesso avrebbe dovuto riportare in biblioteca. 
La data di scadenza era già passata da tre giorni e sicuramente si sarebbe presa una bella ramanzina. 
Con i polpastrelli sfiorò la copertina di quei libri, accennando ad un sorriso. 
La passione per i libri l'aveva eriditata dal padre..
Aumentò il passo, ma nello scendere l'ultimo scalino inciampò e perse l'equilibrio. 
Prontamente due braccia calde e forti la sostennero per la vita e l'attirarono a sè. 
I libri ricaddero ai suoi piedi e la mano che sosteneva il suo zaino cedette improvvisamente. 
Rialzò il capo, arrossendo di colpo.
- Dovresti fare più attenzione, ragazzina.- momorò la voce roca del giovane, che la fissava magneticamente. 
In un primo momento si ritrovò senza parole e, sopraffatta dal calore e dalla presa calda e possessiva del ragazzo, non si rese neppure conto di ritrovarsi tra le braccia di uno sconosciuto.
Intuendo i suoi pensieri, il ragazzo allentò la presa sulla sua schiena e la trattenne per i fianchi.
- Credi di poterti reggere in piedi da sola o hai ancora bisogno del mio aiuto?-
Kagome avvampò vistosamente e, portando le mani sul suo petto, si discostò bruscamente. 
Le braccia di lui si sciolsero velocemente da lei e raccolsero lo zaino e i libri che le erano sfuggiti. 
Quando rialzò il capo, si fissarono per un' interminabile istante, persi l'uno negli occhi dell 'altra.
- Grazie.- balbettò Kagome, prendendo tra le mani i libri che il giovane le aveva porto gentilmente. 
Quando tornò a specchiarsi nelle sue iridi scure, si accorse che si trattava proprio del ragazzo che aveva scorto poco prima tra la folla di studenti.
- Sei un nuovo studente?-
Il ragazzo si limitò ad annuire e a voltarle le spalle al suono della campanella, accennando ad un saluto veloce con il capo. 
Lo seguì con la coda dell'occhio per qualche istante, poi non seppe neppure lei per quale motivo lo fece, ma aggiunse. - Comunque, il mio nome è Kagome. Kagome Higurashi.-
Il ragazzo si voltò lentamente, annuendo più volte con il capo, mentre un sorriso vagamente compiaciuto gli sorgeva sulle labbra. 

                                                                  

  
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