Quando una
sorta di calore le sfiorò la pelle candida, tutto intorno a
lei iniziò pian piano a prendere consistenza e
significato.
Chiuse lentamente gli occhi per un' istante, portando una mano sul
cuore, che le batteva forte in petto, e fece forza su se stessa per non
scoppiare a piangere.
Ogni qual volta ricordava qualcosa del suo passato e sprofondava nelle
sue reminiscenze non riusciva a dare un volto al suo
protettore.
All'uomo che molto probabilmente le aveva salvato la vita, quella notte
di tantissimi anni prima.
L'amnesia era un grande vuoto, qualcosa che andava colmato.
Più volte si era domandata cosa le accadesse in quello stato
di semi-coscenza.
Sembravi caduta in una
sorta di trance, le aveva spiegato una volta
Miroku.
Imbarazzata.
Si sentiva terribilmente imbarazzata e fragile.
Odiava sentirsi debole.
- Kagome. -
Il respiro delicato di quella voce calda le sfiorò appena la
pelle.
Quella voce così familiare.. la riconobbe
all'istante.
Una mano gentile le ragalò una carezza tra i capelli,
scostando con le dita affusolate alcune ciocche.
- Mi..ro..ku.- mormorò, stringendo il braccio che la
sosteneva dolcemente per le spalle.
Riaprì cautamente le palpebre incontrando le iridi scrure
del fratello, che la scrutavano con intensità. Distolse
velocemente lo sguardo e lo fece vagare per la stanza incontrando
l'attenzione di un'infermiera.
Rimase in attesa, ma quella donna stranamente non accennò
minimamente a rivolgerle la parola.
Si limitò ad osservarla con una lunga occhiata
inespressiva, poggiata alla vetrina di un armadietto.
Sostenne il suo sguardo invadente per qualche istante, poi si arrese,
vagamente incollerita.
Quello sguardo, lo aveva visto fin troppe volte.
Spostò la testa afflosciata sulla spalla del fratello e
abbozzò un sorriso per spezzare quel silenzio imbarazzante.
-Stai bene?-
Kagome tacque per un'istante.
Stava bene?
Sembrava che le andasse a fuoco il cervello, ma a parte quello stava
bene.
Conclusione: stava dannatamente male.
Non le riusciva bene mentire, ma cosa alquanto stupida, ciò
non le impedì di provarci.
Finì per annuire e sospirare con aria colpevole.- Mi
dispiace di averti fatto preoccupare. Comuque, adesso sto bene. -
Miroku si rabbuiò all'istante, stringendo con rabbia la mano
a mò di pugno.
Serrò la mascella e corrugò la fronte in
un'espressione rabbiosa.
Solo una volta l'aveva visto reagire a quel modo, ma il disprezzo che
accendeva le sue iridi profonde, non erano rivolte verso di lei,
bensì verso se stesso.
- Come diavolo puoi dire una cosa del genere, eh? Sei pallida.-
ringhiò, alzando notevolmente il tono della voce. - Di cosa
devi dispiacerti proprio tu che non hai colpe? -
Kagome sussultò e per un' attimo una strana sensazione le
invase i polmoni, impedendole di respirare.
Il ricordo di quella notte di tanto tempo prima..
Affondò il viso sul suo petto.- Scusa.-
Vederlo reagire a quel modo le faceva male, ma ciò che
più la feriva era non essere capace di confortarlo.
Come avrebbe mai potuto spegnere la tristezza nei suoi occhi?
Come avrebbe mai potuto impedirgli di rimproverarsi per non essere
stato in grado di proteggerla a dovere, quella notte di tanti anni
prima?
La notte stessa in cui il loro padre morì, per salvarle la
vita.
-Non devi scusarti. Non devi farlo, Kagome.- aggiunse lui poco dopo,
stringendola a sè disperatamente.
- Perdonami. Sono solo uno stupido.- sussurrò, affondando il
viso nella sua massa corvina.
Kagome gli sorrise
tristemente e scuotendo lentamente il capo gli sfiorò una
guancia.
Miroku tentò di sfuggire bruscamente alla sua stretta, ma
Kagome lo trattenne con entrambe le mani.
- Miroku – esclamò. - Tu non hai fallito. Hai
fatto tutto ciò che era in tuo potere per scongiurare la mia
amnesia, ma non c'è stato verso. -
Si guardarono per un interminabile istante, ma fu Miroku a distogliere
lo sguardo per primo.
Non riusciva a guardarla negli occhi. Quanta rabbia aveva dentro di
sè?
- Avrei potuto fare di più invece.- le sussurrò
in un orecchio.
Con delicatezza la prese tra le braccia e la invitò a tacere
con un cenno veloce.
Non aveva voglia di continuare quella discussione.
- Puoi adagiarla lì. -
Kagome si voltò di scatto. Finalmente quella donna aveva
smesso quella sorta di psico-analisi ed era tonata nelle sue vesti di
infermiera.
Le sue braccia la
strapparono delicatamente dalla stretta del fratello, per permetterle
di accomodarsi sul lettino in pelle scura, coperto impeccabilmente da
un rotolo di carta. Spostò lo sguardo sulla
figura imponente del fratello che fissava, assorto in chissà
quale pensiero, un punto impreciso della stanza.
- Non fare quella faccia.- lo rimproverò, portando le mani
alle tempie. Avrebbe voluto evitare quel gesto istintivo, ma il dolore
era fin troppo acuto. Anche solo tentare di ricordare le faceva male,
anche se ciò che più la feriva era il non
riuscirci.
Miroku sospirò pesantemente, lanciando una breve occhiata
all'infermiera, che armeggiava tra gli armadietti.- Ti capita spesso di
essere sopraffatta da questo strano dolore alla testa?- le
domandò la giovane donna, scartando uno scatolo di farmaci.
Ne estrasse un blister e fece cadere sul palmo della mano una piccola
compressa.- Allora?- Inarcò un sopracciglio, fissando Kagome
con interesse.
- A volte.- balbettò, strappando un breve sorriso a Miroku.
L'infermiera invece la scrutò scettica, ma non
tentò in alcun modo di obiettare. Fece un accenno veloce con
il capo, portando uno ciocca dietro le orecchie e disse. - Prendi
questo: è' un analgesico.-
- Grazie.- rispose Kagome, aprendo il palmo della mano.
La donna la fissò per un ultimo istante, poi
spostò lo sguardo sul sorriso gentile di Miroku.- Credo che
adesso tu possa tornare in classe. Appena la ragazza si
sentirà meglio sarò io stessa ad assicurarmi che
si rechi a lezione.-
Miroku annuì, allargandosi ad uno dei suoi più
affascinanti sorrisi. Le prese la mano e posò gentilmente le
labbra sulla sua pelle.- Come potrò mai ringraziarla? -
- Mi sono limitata a svolgere il mio lavoro.- rispose seccamente.
Bruscamente sfilò la mano e gli voltò le spalle.-
Torna alla tua aula e smettila una buona volta di provarci con me.-
Detto ciò, come una furia, sbattè la porta alle
sue spalle.
- Ma che le hai fatto?-
Miroku assunse un'espressione ingenua.- Io?-
- Si, proprio tu. Non mi dirai che ti piace quella?-
Miroku si abbandonò ad una breve risata. Era bello riuscire
a strappargliela, ogni tanto.- La tua amica è molto
più carina.- mormorò, tornando a farsi
stranamente serio.
Kagome istintivamente si portò una mano al collo, ma Miroku
gliela trattenne. Con le dita afferrò il medaglione che
portava al collo e si rattristì ulteriormente.
- Miroku.- mormorò.
- Credo che per adesso tu non ne abbia poi così bisogno.-
Kagome sorrise.- L'ho tenuto per farti una piacere, ma sai benissimo
che io non credo a queste cose. Da bambina ero affascinata da questo
medaglione e dalle storie che inventavi sul suo conto. Dicevi che mi
avrebbe protetta, ricordi?-
Annuì, sfilandoglielo lentamente. - E' così.-
mormorò. - Non lo ha già fatto una volta?-
- Sei sempre stato un gran credulone, Miroku.-
Il ragazzo le sorrise tristemente, sfiorandole il viso con una
carezza.- Può darsi.-
Le scoccò un veloce bacio sulla guancia e le
scompigliò amorevolmente la massa corvina- Adesso vado. Tra
non molto dovrebbe suonare la seconda ora. -
*****
Finalmente il dolore alla testa
si era affievolito ed era pronta per recarsi a lezione.
Mancava poco al suono della terza ora, dunque si incamminò
velocemente per scale.
Le sue mani s'impossessarono di alcuni libri, che quel giorno stesso
avrebbe dovuto riportare in biblioteca.
La data di scadenza era già passata da tre giorni e
sicuramente si sarebbe presa una bella ramanzina.
Con i polpastrelli sfiorò la copertina di quei libri,
accennando ad un sorriso.
La passione per i libri l'aveva eriditata dal padre..
Aumentò il passo, ma nello scendere l'ultimo scalino
inciampò e perse l'equilibrio.
Prontamente due braccia calde e forti la sostennero per la vita e
l'attirarono a sè.
I libri ricaddero ai suoi piedi e la mano che sosteneva il suo zaino
cedette improvvisamente.
Rialzò il capo, arrossendo di colpo.
- Dovresti fare più attenzione, ragazzina.-
momorò la voce roca del giovane, che la fissava
magneticamente.
In un primo momento si ritrovò senza parole e, sopraffatta
dal calore e dalla presa calda e possessiva del ragazzo, non si rese
neppure conto di ritrovarsi tra le braccia di uno sconosciuto.
Intuendo i suoi pensieri, il ragazzo allentò la presa sulla
sua schiena e la trattenne per i fianchi.
- Credi di poterti reggere in piedi da sola o hai ancora bisogno del
mio aiuto?-
Kagome avvampò vistosamente e, portando le mani sul suo
petto, si discostò bruscamente.
Le braccia di lui si sciolsero velocemente da lei e raccolsero lo zaino
e i libri che le erano sfuggiti.
Quando rialzò il capo, si fissarono per un' interminabile
istante, persi l'uno negli occhi dell 'altra.
- Grazie.- balbettò Kagome, prendendo tra le mani i libri
che il giovane le aveva porto gentilmente.
Quando tornò a specchiarsi nelle sue iridi scure, si accorse
che si trattava proprio del ragazzo che aveva scorto poco prima tra la
folla di studenti.
- Sei un nuovo studente?-
Il ragazzo si limitò ad annuire e a voltarle le spalle al
suono della campanella, accennando ad un saluto veloce con il
capo.
Lo seguì con la coda dell'occhio per qualche istante, poi
non seppe neppure lei per quale motivo lo fece, ma aggiunse. -
Comunque, il mio nome è Kagome. Kagome Higurashi.-
Il ragazzo si voltò lentamente, annuendo più
volte con il capo, mentre un sorriso vagamente compiaciuto gli sorgeva
sulle labbra.