TEMA: DESCRIVI QUESTI 7 ANNI QUI AD HOGWARTS: SOGNI, RIMPIANTI, DOLORI
E GIOIE.
Non aprire mai il
tuo cuore a chi non conosci: verrà trafitto,
quel cuore, e nessuno potrà sanarlo.
Sono seduta sulla comoda poltrona della sala comune di
Serpeverde. Che ci faccio qui? Me lo sono chiesta
molte volte ma non ho mai trovato risposta alle mie
domande. Sono arrivata qui ad Hogwarts come una
qualsiasi figlia di mezzosangue. Nessuno si accorgeva particolarmente di me.
Non voglio perdere tempo a descrivere le mie gioie o le mie aspettative,
perché è passato così tanto tempo… e così
tante emozioni sono andate a sovrapporsi ad altre, che mi sarebbe impossibile
ricordare con precisione le sensazioni di quel viaggio.
Ricordo che arrivammo di notte. Era molto buio e io non avevo
mai conosciuto o creduto nella magia o nei mostri: per me era come una grande
scoperta improvvisa. La traversata sul lago,
L’inizio di tutto.
- Kelly Fry
-
Una come tante, sola come poche. Spaurita,
eccitata, diffidente, col cappello in testa aspettavo una sentenza per me
ancora indifferente. Pochi secondi che mi avrebbero segnato la vita:
- Serpeverde -
Applausi contenuti per una mezzosangue.
Per chi non mi ha accettata, per chi mi ha usata e derisa… approfitti
della mia ambizione di distaccarmi da un casa che non mi è mai
appartenuta.
Cosa ne potevo sapere del cattivo nome
che portava la mia casa? Verde… per me era il colore della speranza. Ah,
come ci rido sopra ora.
Ero comunque sola e le mie compagne
di stanza non faticarono a usarmi perché ero più brava di loro. A
spettegolare come papere senza sapere che stavano contribuendo solo alla
crescita dell’odio che covavo per quella casa,
per quella scuola. Tutto diventava di giorno in giorno più ostile. Ero
rinchiusa tra due mura di spine: da una parte le mie amiche, dall’altra
le compagne delle altre case che diffidavano e mi tenevano a distanza come
avessi un morbo contagioso.
Per tanto in questo tema esprimerò tutta la mia
indignazione per il giudizio errato del Cappello. Ora non mi ci vedo in nessun’altra casa, ma perché pagare per la mia
ingenuità e la mia mancanza di malizia? Perché non Tassorosso? O
Corvonero? Perché sottostare agli abusi di un
ragazzo di Serpeverde che incarna una serpe indegna di esistere?
Non ci sono state gioie qui ad
Hogwarts: quando mi innamoravo di un ragazzo lui si discostava da me appena
scorgeva l’ombra del mio distintivo. Non mi piaceva niente del mondo
della magia, della mia scuola e se pensavo al mio
futuro lo immaginavo in un tribunale, come avvocato. Da babbana, come avevo
sempre sognato.
Se è questa la presentazione
del vostro mondo ad una ragazza che ci si dovrà trasferire, allora
è meglio cambiare itinerario. Quelle come me
scappano via, ritornano al mondo babbano e se ne fregano di saper immobilizzare
strani mostri o di far volare gli oggetti.
Non medito vendetta verso la società e neanche
verso i miei compagni.
Con questo tema si conclude un
viaggio della mia vita durato sette anni.
Non mi aspettavo nulla quando sono
arrivata qui e non ho ricevuto niente. Perché
rimanere in un mondo che continuo a non comprendere? Vivo la realtà di
essere una sporca serpeverde e una mezzosangue: qui vengo
considerata anche una straniera. Perché impormi
ad un mondo che detesto? Perché non ritornare a
casa mia e rimanere una ragazza inglese come tante, ambiziosa di diventare un
avvocato di successo?
E se un giorno mia figlia sarà una strega gli negherò Hogwarts. Gi negherò
le sofferenze che mi hanno legata e traumatizzata.
Non sto esagerando: ci vuole fortuna in tutto. Non
è andata come forse vi aspettavate andasse;
prenderò i M.A.G.O. che mi servono per non
ripetere l’anno e il mondo magico perderà una piccola e sporca
serpeverde che nel suo mondo alternativo può diventare molto di più.
Addio professori, che continuerete a fare il vostro
lavoro, aprendo le porte di questo mondo a chi ha un futuro scritto tra le
strade di Diagon Alley o di
Hogsmeade.
Addio compagni di casa, che continuerete a
comportarvi da serpeverde con tutti ignorando il vero significato di vita fino
a quando morirete.
Addio bacchetta, che arderai in un camino babbano non appena
tornerò a casa.
Questo è un segnale di aiuto
che vi lancia la vostra società in crollo: chi arriva qui per conoscere
la propria identità è molto tentato di volerla nascondere a se
stesso e di voler tornare al poco affascinante mondo babbano: questo non
è sicuramente un punto a favore del più grande preside del mondo,
Albus Silente. Che forse a
volte si preoccupa solo delle circostanze grandi, come lui.
Addio scuola, addio.
Qualche rigo per pensare a quello che ho imparato in
questi sette anni:
Incantesimi inutili e ridicoli.
…
…
…
Aiutatemi voi, illustri professori.
Io ho finito le parole. E anche
il desiderio di cercarle.
Kelly Fry.