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Autore: Erina91    21/11/2016    4 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per un soffio..


Era sceso dalla campagne di Megumi un giorno prima del previsto, perché non riusciva più a sopportare di mentirle ed ingannarla; dunque, aveva usato il lavoro come giustificazione per tornare a Tokyo e lei e la sua famiglia sembravano aver compreso la sua “falsa necessità”. Megumi solitamente, quando si avvicinava il Capodanno, aveva la tradizione di passarlo in famiglia e con la gente del suo paesino. Le era dispiaciuto non poter scendere con lui, ma aveva deciso di restare con la sua famiglia per quell'anno. A differenza di quello che Megumi si sarebbe immaginata, invece, Soma era sollevato di essere sceso in anticipo perché restare anche solo una settimana con lei e la sua famiglia, mantenere un minimo di tranquillità e di naturalezza con loro, era diventata una tortura per il suo stato d'animo già assai corrotto dall'adulterio mentale e quasi fisico. Inoltre, era chiaro che anche Megumi non si fidasse più di lui e quella settimana trascorsa insieme gli aveva fatto capire che, qualsiasi soluzione cercasse per non preoccuparla ulteriormente, era inutile perché lei era già diventata piuttosto insicura sul proseguimento della loro relazione. Anche se Megumi non gliene parlava, sapeva cosa pensasse a riguardo e non era né fiduciosa né ottimista. Da una parte non sapeva cosa fosse meglio; però, forse, consapevole del loro futuro incerto, si sarebbe già personalmente fatta meno illusioni e la prossima separazione magari sarebbe stata più sopportabile anche per lei. Sì, forse che avesse già in parte accettato la futura rottura, era meglio per lei: almeno, raggiunto quel momento, non si sarebbe trovata impreparata. Sapeva che, una volta lasciati, anche il loro rapporto amicale si sarebbe completamente distrutto; poiché, dopo quattro anni di relazione e convivenza, era assai difficile restare in contatto a seguito di una rottura. Era pressoché impossibile.
Non poteva aspettarsi che Megumi l'avrebbe capito o perdonato, perché sarebbe stato troppo bello per essere vero.
Se aveva deciso di lasciarla, doveva mettere in conto anche il loro addio definitivo e, anche se avrebbe sofferto senza di lei_perché comunque le voleva bene ed era molto attaccato_sapeva perfettamente cosa desiderava il suo cuore e a chi apparteneva.. beh, esso, era tutto per Nakiri. Era sempre stato per lei.
Quella notte sarebbe stata l'ultima dell'anno e quella sera dovevano andare al tempio per salutare per sempre l'anno corrente. Proprio in quel momento, nell'attimo in cui pensò al tempio e ai suoi sentimenti per Nakiri, in un'istante l'immagine di ella trapassò la sua mente e ne avvertì immediatamente la mancanza.
Aveva deciso fin dall'inizio che, sceso dalle campagne di Megumi, sarebbe andato diretto da Nakiri per dare i regali che aveva fatto a lei e alla piccola Marika, sperando di riuscire a raccogliere un momento nel quale Suzuki non fosse stato presente. Sarebbe stato molto difficile che i due non fossero assieme per il giorno di Capodanno dato che, nel loro paese, l'ultimo giorno dell'anno era addirittura più importante del natale ed era un affronto non trascorrerlo con la persona più vicina a te: quel pensiero era fastidioso, ma doveva considerarlo se non voleva creare ulteriori problemi a Nakiri o metterla in una situazione pericolosa con Suzuki. Doveva essere più discreto nel restarle accanto, altrimenti avrebbe fatto di peggio.
Pensò attentamente a come potesse sapere le intenzioni di Suzuki e scoprire cosa avesse fatto Nakiri quella sera e poi realizzò che l'unica che poteva saperlo era Alice. Fortunatamente aveva il suo cellulare e, visto che c'era ancora qualche ora prima che arrivasse l'ora di cena, decise di chiamarla. Alice rispose poco dopo alla chiamata:
-Yukihira-kun..? quale onore?-
Ovviamente era sorpresa, non si aspettava una sua chiamata dato che non avevano chissà quale rapporto.
Erano amici, certo, ma non erano “amici intimi” e più che altro si parlavano solo a lavoro o ad alcuni eventi organizzati da lei. Alice, però, era l'unica persona che gli era venuta in mente.
-yo Alice! Mi aspettavo rimanessi colpita dalla mia chiamata.-
-tranquillo Yukihira-kun, so perfettamente il motivo di tale chiamata.-
-chissà perché lo sai sempre.-
Lei rise maliziosamente. -forza!- lo incitò poi, -chiedimi tutto quello che vuoi sulla mia cuginetta.-
Soma sospirò arreso: come c'era da aspettarsi, aveva capito tutto al volo.
-sai per caso cosa facevano Suzuki-san e Nakiri, stasera?-
-cadi bene, se è questo che ti interessa sapere.- iniziò sardonica, -Rokuro non potrà andare dalla mia cuginetta stasera: era dai suoi genitori, ma a causa di una tempesta di neve dalle sue parti non potrà raggiungerla.-
Per la prima volta Soma si ritenne fortunato perché aveva completamente la “strada spianata” con Nakiri, per quella sera, Suzuki non l'avrebbe mai raggiunta ed era l'occasione migliore per chiarire, farsi perdonare e dare i regali a lei e Marika. -sei davvero sicura che Suzuki-san non andrà da lei stasera?- domandò incredulo e per avere maggior sicurezza.
-più che certa.- affermò convinta.
-ho chiamato Erina poco fa per farle gli auguri di Capodanno ed invitarla al tempio stanotte. Lei mi ha detto questo.-
-capisco!- sorrise solare, lui. -grazie mille!-
Prima che potesse riattaccare, Alice aggiunse fermandolo:
-ha anche detto che ci penserà ad unirsi con Marika. Vuoi unirti a noi?
Ci saranno anche Hayama e Hisako, oltre a me e Ryou e Naoki.-
Continuò persuasiva e artificiosa:
-Se hai intenzione di venire, convinci anche Erina a farlo: è testarda, ma ho la vaga sensazione che tu ci riuscirai.-
-ci proverò. Promesso!- sorrise lui. -grazie dell'invito e delle informazioni, Alice.-
-di niente, Yukihira-kun.- disse lei. -buona fortuna con la mia cuginetta.-
Con questo, fu anche la prima a riattaccare la telefonata.

Voleva vedere Nakiri. Voleva andare da lei. Voleva riunirsi a lei. Aveva dannatamente bisogno di Nakiri.
Guardò l'orario e vide che era quasi l'ora di cena.
Prese velocemente i regali che aveva fatto a Marika e Nakiri ed uscì per andare da quest'ultima, con la sicurezza che Suzuki non ci sarebbe stato.


 

****


Rokuro l'aveva chiamata un paio d'ore fa per avvisarla che purtroppo non ce l'avrebbe fatta a raggiungerla per passare il Capodanno insieme, a causa di una tempesta di neve dalle sue parti. Contrariamente a quello che si aspettava, era sollevata che non potesse scendere: non l'avrebbe soffocata con le sue ossessioni e timori verso Yukihira. Già tale pensiero doveva farla riflettere su quello che esattamente voleva perché, se prima provava ancora una sorta di sentimenti per lui, da quando erano iniziate quelle furiose discussioni tra loro anche l'affetto che nutriva per egli si era affievolito.
Sapeva che Rokuro aveva ragione, eppure le loro discussioni la innervosivano solo di più, poiché non sopportava che Marika assistesse a scenate simili. Di certo non sarebbero rimaste indifferenti a sua figlia.
Oltretutto, da quando Yukihira l'aveva chiamata per farle gli auguri di Capodanno, il risentimento e il fastidio che provava per lui per aver invaso la sua mente mettendo in discussione l'equilibrio perfetto della sua vita, per non aver lasciato Megumi e averle fatto riscoprire l'amore nei suoi confronti stava perdendo tono: sentiva che pian piano anche quella piccola “scintilla” di rabbia (che le aveva permesso di fare la sostenuta a telefono) rimasta sarebbe presto svanita, dovendo fare nuovamente i conti con quello che sentiva per lui, che diventava ogni giorno sempre più pressante e incontrollabile da gestire e sopprimere. Da allora, e non solo, non aveva smesso di pensare a Yukihira, alla sua chiamata, alle sue parole “devo darti una cosa” e a quello che la sua mente insistente e determinata avrebbe messo in atto pur di raggiungere il suo cuore. Pur di vederla. Pur di ricercare un momento per stare con lei. Ed era proprio questo a metterla in difficoltà.
Appunto perché provava forti sentimenti per lui, qualsiasi cosa facesse era capace di smuovere le sue emozioni confondendo le sue scelte. Di scioglierla da quello stato di indecisione cronica, frenato solamente dall'ostinata intenzione di proteggere la carriera di Yukihira, il suo segreto e Marika stessa da un'autentica batosta.
E di proteggere se stessa dall'inevitabile addio di Yukihira se avesse scoperto la verità.
I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo della piccola Marika che euforica le chiese:
-mamma! Perché non andiamo anche noi al tempio con li zii?-
-sei sicura di farcela ad alzarti a mezzanotte per andare, tesoro?-
La bambina si aprì in un esteso sorriso.
-certo! Vorrei esprimere un desiderio per l'anno prossimo!- raccontò eccitata.
La mamma le carezzò la testa.
-posso sapere che desiderio vorresti esprimere piccola?-
La bambina rise spensierata. -se te lo dico prima di esprimerlo, non si avvera!-
-ah! Davvero le cose stanno così?- stette al gioco, lei, procedendo a farle il solletico.
Marika scoppiò in una risata sguaiata, visto che lo soffriva, e iniziò a correre per la casa intanto che Erina la rincorreva.
Quello scenario divertente venne disturbato dal campanello che suonò. Erina si fece perplessa: non aspettava nessuno dato che Rokuro non sarebbe venuto ed Alice e Hisako non potevano essere.
Quando andò alla porta per aprire, fu spiazzata di vedere_attraverso il videocitofono_che si trattava di Yukihira.
Non gli aprì subito perché doveva metabolizzare la sorpresa e soprattutto gestire le numerose emozioni che la assalirono riconosciuto il suo volto. E quello che più la sorprese era che, vedendolo, si era sentita felice. Sollevata. Tranquillizzata.
Cosa ci faceva a casa sua? Non era da Todokoro?
E poi anche tutto il resto di dubbi e domande la devastarono.
Più guardava all'interno del videocitofono, più il tempo materiale per elaborare lo stupore veniva meno e infatti, per la seconda volta, Yukihira suonò il campanello e ripetutamente. Fu a quel punto che, senza pensarci ulteriormente, la sua mano si mosse da sola e raggiunse il tasto per aprire il cancello. Deglutì meccanicamente, agitata, tesa, emozionata.
Aveva veramente aperto. Seguì la camminata di Yukihira e dopo aver contato mentalmente prima di aprire il portone, ecco che se lo ritrovò davanti tutto sorridente:
-stavo iniziando a credere che mi avresti lasciato fuori a patire il gelo, Nakiri.- commentò scherzoso. -posso entrare?-
-l'hai già fatto. Idiota.- borbottò distogliendo lo sguardo da lui.
-sei ancora arrabbiata, vero?-
-ovvio!- sbottò lei, -e ora che sei pure venuto a casa mia senza preavviso, lo sono ancora di più.
Ti avevo esplicitamente chiesto di non cercarmi più.-
-e io ti avevo esplicitamente detto “dovevo darti una cosa”.- replicò lui, retorico.
Quei battibecchi furono interrotti dall'arrivo di Marika che, riconosciuto la voce di Yukihira, era corsa da loro tutta emozionata. -Soma oniichan!!- lo abbracciò forte. -mi sei tanto mancato!-
Erina sospirò arresa.
-anche tu, piccola.- le disse lui, sorridendole con tenerezza.
-resti con noi per l'ultimo giorno dell'anno?- chiese ancora, Marika, guardando speranzosa la madre.
-è la tua mamma che deve decidere.-
Erina si sentì costretta a far credere a sua figlia che tra lei e Yukihira andasse tutto bene, perché altrimenti ci sarebbe rimasta male. Anche Yukihira sembrò approvare tale decisione quando si guardarono dritti negli occhi. Intensamente.
-mi sei mancata anche tu.- confessò per primo, lui.
Lei avvampò colta alla sprovvista.
-vuoi restare a cena?- propose, in seguito, spostato gli occhi altrove per evitare di incrociare di nuovo il suo sguardo e intenta a voler cambiare discorso, pur di impedirsi di rispondergli sinceramente “lo stesso vale per me”.
-dai Soma oniichan! Resta a cena!-
Lui tornò a guardare Marika, ancora stretta a lui, che lo guardava dal basso con un'espressione talmente tenera da strappargli un battito. Fissò lei nuovamente e le rispose. -se per te va bene, Nakiri.-
-se non mi andasse bene, non te lo avrei nemmeno chiesto.- farfugliò incerta.
Fu a quel punto che attraversò completamente la soglia del portone.
-fra poco è ora di cena. Che ne dici se cuciniamo tutti insieme? Non l'abbiamo mai fatto.- tentò lui, allegro.
-sii!!!- esultò eccitata, Marika.
-se proprio ci tieni.- acconsentì lei, guardandolo.
Portò nuovamente gli occhi verso la sua bambina e le sorrise:
-però tesoro, se dobbiamo cucinare insieme, vai a metterti il grembiule.-
-subito!- esclamò. Prima, però, afferrò la mano di Yukihira.
-Soma oniichan, vuoi vedere la mia cameretta?-
L'uomo la guardò affettuosamente. -con molto piacere!-
Lanciò un'ultima occhiata penetrante verso di lei e strinse la mano di Marika.
Quando i due si furono allontanati, lei incrociò le braccia e sbuffò arresa:
-come dovrei fare con te, Yukihira? Perché sei così testardo?-
Poggiò esasperata la testa contro il muro ai lati della cucina, dando dei piccoli colpetti su di esso, come a punirsi per come il suo cuore battesse senza sosta da quando Yukihira era arrivato a casa sua e maledicendosi per non riuscire a restare arrabbiata con lui. Perché era tanto debole?
Si domandò anche come sapesse che Rokuro non era con loro, consapevole dell'importanza del Capodanno per il loro paese. Nel frattempo che rifletteva, ecco che Marika e Yukihira tornarono in cucina e lui le sorrise:
-è davvero carina la camera di Marika.-
-Soma oniichan ha anche detto che i pupazzi che ho sono bellissimi.-
-davvero? Lo sai che piacciono anche a me.- disse lei.
Yukihira scoppiò a ridere. -non mi dire che sei gelosa, Nakiri?-
-figurati! Di te, poi? So benissimo quanto Marika mi vuole bene.-
Anche Marika rise divertita dal loro prendersi giocosamente in giro.
-forza allora!- le incoraggiò Yukihira. -iniziamo a cucinare!-
Marika saltellò felice, ma lei la frenò.
-aspetta tesoro! Cosa ti ho detto? Mettiti il grembiule.-
-hai ragione! Scusami mamma!-
Il tutto sotto lo sguardo premuroso e paterno di Soma.
Erina afferrò poi il grembiule più grande e mentre aiutava Marika a legare il suo, lanciò l'altro a Yukihira.
-anche tu, Yukihira. Devo dirtelo io?-
Lui ridacchiò grattandosi la nuca, afferrando il grembiule, un po' imbarazzato.
-non sapevo dove lo tenessi, Nakiri.-
-bastava chiedere!- lo rimbrottò.
-cosa prepariamo?- intervenne Marika, già pronta in modalità azione.
-ferma dove sei!- la bloccò ancora, Erina. -ti devo legare i capelli.-
La bambina sbuffò annoiata e Soma rise di fronte a quella scenetta tipicamente materna.
Prese tra le mani i ribelli riccioli d'oro, lunghi, della sua bambina e iniziò a legarli lentamente e con accurata delicatezza.
Era così impegnata a fare una coda alta alla bimba, che si era dimenticata di legare i suoi di capelli; infatti, quando ebbe finito di sistemare quelli di Marika, ci pensò proprio Yukihira a rimediare a quella sua svista: scivolò lungo il suo braccio latteo e liscio, raggiungendo il polso in un magistrale e sensuale sfioramento, e sfilò da esso il codino che aveva legato attorno. -ti sei dimenticata di legarti i tuoi, Nakiri.- le fece notare, sussurrandolo al suo orecchio e creandole dei brividi incontrollati, privandola della forza di allontanarlo_come sempre_. -lo faccio io al tuo posto.- stabilì aggiungendo.
Lei, dandogli le spalle, sgranò gli occhi meravigliata e senza riuscire ad aprire bocca a causa delle forti sensazioni che avvertì al breve contatto, eppure talmente pregiato da scioccarla. Sensazioni che le erano mancate terribilmente, nonostante fosse solo poco più di una settimana che non vedeva Yukihira. Sentì la mano di quest'ultimo passare sotto i suoi capelli e salire lungo il suo collo in un'affamata ed insaziabile carezza, per poi avvolgere le mani attorno alle sue pesanti ciocche raccogliendo i ciuffi dispersi e acconciandole pacatamente una coda di cavallo, che lasciò andare con grazia solamente dopo qualche interminabile minuto nel quale le era mancato il respiro da quanto si sentisse soffocare dall'attrazione per lui e succube delle sue mani. Era stato un tocco semplice, innocente, ma lei vi aveva distintamente avvertito il desiderio reciproco celato dietro ad esso. Sottinteso. Irrefrenabile. Magnetico.
Era davvero possibile sentirsi così?
-non pensavo di essere tanto bravo a legare i capelli.-
Yukihira smorzò la tensione sessuale creatosi tra loro, ridacchiando, e lei gli fu quasi grata per averla fatta uscire da quella “bolla” di sentimenti ed emozioni che l'avevano assalita per quegli infiniti minuti.
-non montarti la testa.- allora lo riprese, riacquistata la lucidità mentale. -potevo anche farmela da sola.-
Marika, fortunatamente, era stata distratta da tutti gli ingredienti che avevano poggiato sul bancone e non si era accorta di quel momento di estrema intimità tra loro. Anche perché lo sentivano solo loro. Apparteneva unicamente a loro e di conseguenza erano gli unici a considerarlo.



 
****


La voce frizzante di Marika riuscì a svegliarlo da quello stato ricolmo di vogliosi desideri proibiti:
-iniziamo a cucinare?-
-certo tesoro!- decretò Nakiri.
Lui annuì distrattamente, perché ancora impegnato ad ascoltare quelle sensazioni.
Poteva avvertire ancora la morbidezza delle ciocche di Erina sulle sue mani. La sottigliezza e i contorni delicati del suo collo e il profumo intenso e ammaliante che emanava. E quello dei suoi capelli. Dio quanto gli era mancato!
Era folle crederlo, eppure gli sembrava di non sentirla da giorni. Beh, in effetti, forse ne subiva profondamente la mancanza anche perché non erano mai stati davvero insieme, a parte contatti passionali ma non espliciti_esclusa quella notte di sei anni fa_e più si avvicinavo, si amavano, più ne sentivano la necessità.
-vieni Soma oniichan?- lo chiamò la bimba, dunque, stringendo la sua mano.
Fu proprio in quel momento che riuscì a tornare alla realtà, sebbene lui e Nakiri continuassero a guardarsi fuggevolmente.
-comunque Nakiri!- si affiancò a lei, sbarazzino. -sarà un vero piacere assaggiare il gusto speciale dei tuoi piatti.- dichiarò, strizzandole l'occhiolino e facendola silenziosamente imbarazzare. Marika si unì al loro, frapponendosi tra i due con un sorriso solare. -facciamo il cheesecake come dolce?-
-mi sembra un ottima idea, piccola!- le accarezzò la testa, lui, tenero.
-io comunque andrai sulla cucina italiana.- suggerì dopo, -che dici Nakiri?-
-come ti pare.-
-com'è la cucina italiana?- domandò incuriosita Marika.
-una delle cucine migliori al mondo.- le spiegò Yukihira.
-dal tuo punto di vista.- puntualizzò Erina. -la cucina francese è migliore.-
-questo perché sei di parte, Nakiri.- la punzecchiò lui. -è la tua specialità, no?-
Nakiri si sorprese davanti a quella asserzione:
-come fai a saperlo?-
-credi che non ti abbia osservato nei nostri anni scolastici?- replicò tranquillo lui. -anche allora i miei occhi erano puntati su di te. Volevo attirare la tua attenzione con i miei piatti, Nakiri. Non mi sembra di non avertelo fatto capire, no?-
-mamma.. te e Soma oniichan vi conoscevate già?-
Stavolta Marika aveva ascoltato la loro conversazione e questo sembrò mettere a disagio Nakiri, per qualche motivo, e non rispose subito. Fu lui a rispondere al tuo posto facendo un buffetto sul nasino di Marika:
-certo piccola. La tua mamma era la ragazza più bella della scuola.
Tutti la conoscevano, sai? Era molto ambita dai ragazzi della scuola.-
Nakiri diventò paonazza, fin sopra ai capelli. -cosa stai dicendo a Marika, Yukihira?!- esplose vergognosa.
Alla bambina_al contrario di quello che si aspettava Nakiri_brillò gli occhi.
-davvero?- recitò con aria sognante. -eri la più bella del reame, mamma?-
-esattamente.- ribadì lui, ghignando soddisfatto verso Nakiri che in risposta lo fulminò in un misto tra l'imbarazzo e l'infastidito. -adesso piantala di raccontare a Marika com'ero a scuola.-
-Soma oniichan.. anche per te era la più bella del reame?-
-certamente.- confermò lui, -ma era anche assai ingestibile. Come adesso.-
La bambina rise di gusto e Nakiri tornò a sentirsi imbarazzata.
-perché non ti concentri sul tagliuzzare la pancetta, invece di raccontare favole a Marika, Yukihira?
Non vedi quanto l'hai tagliata imperfetta!-
Alla fine avevano deciso di preparare la carbonara come primo.
-lo vedi piccola, che t'avevo detto? È ingestibile.- scherzò ancora, divertito.
La bambina si aprì nell'ennesima risata spensierata.
-adesso basta Yukihira!- sbottò ancora, imbarazzata.
Passò un altro minuto di ilari risate, tra padre e figlia, e i bronci offesi_ che lui trovava adorabili_di Erina.
-non influenzare Marika con il tuo atteggiamento ironico.- lo rimproverò di nuovo, ovviamente non con vera rabbia.
-stavo scherzando, Nakiri, smettila di fare l'offesa.-
Le sorrise dolcemente.
-lo vedi? Ti sei arrabbiata e hai tutti i capelli in disordine, nonostante te li avessi legati così bene.-
Si avvicinò a lei e le sistemò un ciuffo dietro l'orecchio quasi sbigottita.
Lei spostò la sua mano da suo orecchio. -faccio da me.- farfugliò impacciata.
-non puoi.- la fermò nuovamente lui, guardandola divertito:
-hai le mani impastate di farina per fare la pasta. Vuoi anche macchiarti i capelli?-
-dico Yukihira, dovresti proprio smetterla di usare ogni occasione per toccarmi. Pensa al tuo lavoro.- arrossì nuovamente, lasciandolo con un sorriso esclusivamente rivolto a lei.

Marika era tornata a guardare le uova all'interno della ciotola e vide Yukihira sbattere il guscio nella ciotola che aveva attirato la sua attenzione e seguì concentrata i movimenti di Yukihira mentre apriva del tutto l'uovo.
-wow! sembra divertente! Soma oniichan.. il prossimo uovo lo posso aprire io?-
Gli occhietti vispi e super interessati all'effetto che le avrebbe fatto aprire l'uovo e versarlo assieme al resto.
Soma guardò Nakiri per avere la sua approvazione e Marika guardò la madre, a sua volta.
-posso provare mamma?-
-d'accordo tesoro, ma fai attenzione che i gusci graffiano un po'.-
Yukihira allora si sentì libero di intromettersi:
-aspetta Marika, ti faccio vedere come si fa che la mamma è impegnata ad impastare la pasta e non può.-



 
****


Erina nascose un sorriso rilassato, allietata dalla tenerezza di quella scena padre/figlia.
Non riusciva a fare a meno di pensare a quanto fossero belli e affiatati, benché non sapessero neanche di avere davvero un legame sangue. Era consapevole di quanto fosse sbagliato, da parte sua_dopo quello che aveva fatto_sentirsi felice di trascorrere una serata “in famiglia”. Vide la bambina annuire concitata di fronte alle parole di Yukihira e, sotto i suoi occhi attenti, li guardava agire in un prezioso e affettuoso duo: Soma, infatti, prese la manina della bambina e le fece battere sul bordo della ciotola l'ennesimo uovo per il condimento della carbonara, mostrandole come separare i gusci senza farsi male o buttarlo fuori. Descrisse e mostrò con cautela e pazienza i movimenti giusti a Marika che, felice di essere riuscita a fare qualcosa di nuovo, sorrise serena. -grazie Soma oniichan!-
Guardò lei e le corse in contro.
-hai visto come sono stata brava, mamma? Non è caduta nemmeno una traccia di guscio nella ciotola.-
-tutto merito del suo maestro e della tua genetica capacità, Marika!- esclamò Yukihira, guardando prima con amorevolezza la bambina mentre festosa si godeva i complimenti della madre e poi lei scambiandosi così, a vicenda, un'occhiata intensa. Lei, di fronte al sorriso meraviglioso di Yukihira, non riuscì a contenersi e d'istinto abbozzò di rimando un suo di sorriso, stavolta rivolto esclusivamente a Yukihira e totalmente incapace di trattenerlo.
-comunque Nakiri..- riprese lui -..penso che Marika abbia proprio preso da te: impara alla svelta e sembra dotata di una discreta manualità. Potresti diventare davvero un ottima chef, piccola. Ti piacerebbe?- guardò la bimba.
Quest'ultima si voltò nuovamente verso Yukihira e sostenne fieramente il suo sguardo.
Uno sguardo che la accomunava a Nakiri.
-sì, mi piacerebbe!- dichiarò affermativa, sorridendo.
-ho sempre detto alla mamma che un giorno mi piacerebbe diventare brava come lei a cucinare.-
-lo diventerai sicuramente, piccola.- ammise sincero.
-grazie Soma oniichan!- e lo abbracciò stretto.



 
****


Passato qualche altro minuto, mentre Marika girava attorno agli ingredienti e correva per la cucina con le mani infarinate, Soma notò che Nakiri aveva quasi finito con l'impasto per le pasta e a breve l'avrebbe distesa con il mattarello.
Vide che faceva un po' di fatica a controllare i suoi movimenti mentre preparava perfettamente quella morbida consistenza, e allo stesso tempo a dare un occhio a Marika che sembrava ancora piena di energie.
Si spostò dalla sua postazione e si portò dietro Nakiri accarezzando il suo corpo, lasciandola di stucco ed impedita a spostarsi visto che l'aveva praticamente circondata, portando di lato il suo volto per posarlo sulla sua spalla.
-non puoi fare cento cose insieme, Nakiri, lascia che ti dia un mano a velocizzare la preparazione.- le sorrise rassicurante.
Lei portò gli occhi verso le sue iridi. -Yukihira..- fiatò inizialmente -..cosa pensi di fare?-
-ti aiuto, no?- rispose lui, semplicemente.
Scivolò lungo le sue braccia e poggiò le mani su quelle sue.
Nakiri avvertì nettamente il calore e il contatto con esse perché sussultò.
-ti aiuto a completare l'impasto.- precisò in seguito, lui, vicinissimo al suo collo. -ti sembra essere il caso di creare appositamente una vicinanza tra noi? Ti ho già detto di non raccogliere ogni opportunità per avvicinarti a me.-
-ti sto solo aiutando. Tutto qui.-
Nakiri ignorò le sue parole e pensò subito a quello che avrebbe pensato Marika al momento che si fosse distratta dal correre per la cucina e spargere farina, cercando di scostarsi_anche se controvoglia_dalla sua salda stretta:
-tesoro! Perché non vai a lavarti le mani? Tra poco è pronto.-
Aveva colto subito l'intenzione di Nakiri di non mostrare a Marika situazioni troppo esplicite e, anche se la stava solo abbracciando da dietro per aiutarla ad impastare, era chiaro che poteva non risultare innocente dalla parte di una bambina. Poi, anche se cercavano di negarlo_soprattutto Nakiri_era ovvio che vi era un'attrazione peccaminosa tra loro, visto che già in quel momento il suo corpo mostrava distintamente di bramare Nakiri.
-d'accordo mamma!- accettò la bimba, ubbidendo.
La sentì sospirare sollevata quando Marika uscì dalla cucina e poi portò l'attenzione su di lui.
-..e facendomi sentire quanto mi desideri ti sembra di aiutarmi? Idiota.- boccheggiò timidamente.
-allontanati! Faccio da me qui!-
-abbiamo quasi finito, Nakiri. Vuoi interrompere proprio adesso? Dobbiamo solo stendere la pasta con il matterello.-
-sei proprio cocciuto, Yukihira!- tuonò lei -..e mi domando perché non riesco a rimanere arrabbiata con te anche con questo. È frustrante!- Soma ridacchiò facendole il pizzicorino alla guancia con i ciuffi rossi, intanto che stendevano insieme l'impasto. -vorresti dire che non sei più arrabbiata?-
Alla fine s'era incastrata da sola.
-non ho detto questo.- obiettò lei impacciata. -penso solo che cucinare mi ha fatto un po' passare il nervoso. Ecco.-
-come al solito eviti di ammettere quello che pensi veramente, Nakiri.-
-e te perché, almeno una volta, non potresti lasciar correre e non farmi notare quanto mi rendi patetica e vulnerabile? Credi che sia facile per me?-
-se fosse facile sarebbe preoccupante, non credi Nakiri?- recitò incisivo, -il fatto che per te non sia facile per me è positivo, perché mi conferma solo quello che penso.- ghignò compiaciuto.
Lei lo spinse via. Una spintarella delicata e per niente decisa.
-quanto sei presuntuoso! Odio la tua perpetua sfrontatezza!-
Lui scoppiò a ridere, irritandola.
Tornò a guardarlo negli occhi, specchiandosi in essi e aggiunse:
-abbiamo finito qui! Adesso non c'è bisogno che stiamo attaccati, giusto?-
-in realtà non abbiamo esattamente finito, Nakiri.- proseguì misterioso.


 

****


-Cosa vorresti dire?-
Prima che potesse spiegarle qualcosa, la colse di sorpresa alzandola per le ascelle e mettendola a sedere sul bancone, spostando tutti gli utensili su di esso. Lei, mentre lui la tirava su, fu solo capace di tirare un “urletto” colpito e fissarlo poco dopo spiazzata. -che stai facendo?-
Lui vezzeggiò le sue cosce, carezzandole lentamente, e avvicinò il volto alle sue labbra.
-vorrei che assaggiassi la crema di formaggi che ho preparato per il cheesecake. Potresti farlo?-
Lei si fece scettica. -e che bisogno c'era di mettermi sopra al bancone?-
-perché così saresti scappata con più difficoltà!-
Le strizzò l'occhiolino facendola avvampare furiosamente.
-non voglio assaggiarla. Non mi interessa.- asserì lei, schietta.
-ah no? non mi hai ancora detto "delizioso".- iniziò sarcastico. -peccato! Allora la assaggerò per conto mio.-
-bravo Yukihira! E adesso lasciami scendere!-
Non le diede il tempo di allontanarsi, la fissò negli occhi in uno scambio passionale reciproco_capace di distrarla per un attimo_che poco dopo sentì la sua mano stringere il suo polso, trascinandole un dito verso il cremoso impasto e immergendolo all'interno, per poi portarlo vicino alle sue labbra e leccarlo come se fosse il gesto più naturale del mondo, creando un'intimità tale tra loro che si costruì così in fretta dal non lasciarle lo spazio di reagire. No. Non aveva reagito. Non l'aveva respinto solamente perché non voleva farlo. Se avesse voluto allontanarlo l'avrebbe fatto, ma il suo corpo non voleva. Per quanto ci provasse, era una battaglia persa. Cosa doveva fare?
Le sembrava di essere completamente impazzita. Il cuore le esplodeva.
-mh.. mi ritengo davvero soddisfatto.- commentò il sapore.
Si godette probabilmente la sua espressione meravigliata e sogghignò divertito.
-adesso puoi scendere, Nakiri.- sogghignò lui.
Quell'attimo, successivamente, venne interrotto da Marika:
-ho fame mamma! Mangiamo?-
Loro due si scambiarono un'altra occhiata, in cui lei lo incenerì per l'ennesimo gesto ardito e in seguito tornò a guardare la bambina. -certo tesoro. È quasi pronto.-
Era sollevata che Marika li avesse interrotti.



 
****


La cena passò in armonia ed era nato dalla loro cucina un connubio di sapori incredibile dato che sia le sue mani che quelle di Nakiri erano quelle di due prestigiosi chef le cui capacità, seppur estremamente dotati entrambi, erano anche molto diverse. Soma sapeva che presto sarebbe arrivato il momento di dover dare loro i regali, dato che presto Marika sarebbe andata a letto per poi potersi svegliare a mezzanotte per andare il tempio.
Alice gli aveva chiesto di convincere Nakiri ad accettare l'invito, ma ancora non avevano affrontato l'argomento.
Erano seduti in soggiorno. Avevano appena finito di guardare con Marika Mary Poppins, un classico per i bambini.
La bambina stava ormai accusando la stanchezza e si ritrovò a guardarla mentre le si chiudevano gli occhi, con sorriso pieno di dolcezza. Nakiri si alzò dal divano e accarezzò la zazzera bionda della bambina:
-tesoro.. sei sicura di voler andare al tempio? Sembri stanca.-
La bambina annuì assonnata. -dormo un po' adesso. Poi possiamo andare, mamma?-
Soma vide che Nakiri non era ancora pienamente decisa e tentò di insistere_visto che Marika sembrava tenerci_:
-perché non vuoi andarci?-
-sono cose che non fanno per me.-
-..ma alla fine penso che ci andrai perché Marika ci tiene?- la stuzzicò.
-ti ha chiesto Alice di convincermi?-
-non proprio. Sono io che ti invito. Andiamo?-
-perché dovrei accettare solo perché sei tu a chiedermelo?-
Lui ridacchiò. -se non vuoi accettare perché sono io ad invitarti, almeno fallo per Marika che ci tiene. Giusto piccola?-
La bambina annuì concorde. -anche la zia Alice ci tiene, mamma.-
Erina sospirò. -e va bene. Allora verso 00.00 ti sveglio, tesoro.-
Marika scese dal divano e corse ad abbracciare la madre, grata.
-però adesso a letto, che sennò dopo non ti alzi.- le fece una pacchetta sulla schiena e sorrise.
Pensò anche che, prima che la bambina uscisse dal salotto, era il momento di dare loro i regali; dunque, raccolse un profondo respiro, e richiamò la bambina. -aspetta Marika!-
Erina si fece perplessa e attese che lui continuasse.
Fu proprio in quel nano secondo che sembrò realizzare quello che stava per dire.
-ho una cosa da darti e anche alla tua mamma.-
-cosa devi darmi, Soma oniichan?-
Lui le strizzò l'occhiolino in maniera amichevole e dolce.
-è solo un regalino per una bella principessa come te, dal suo eroe.-
Marika strabuzzò le iridi stupita. -mi hai fatto un regalo Soma oniichan?-
Lui annuì per confermare e tirò fuori dal sacchetto un pacco regalo.
-ti avevo detto che non dovevi, Yukihira.- brontolò allora, Nakiri.
-lo sai che faccio sempre di testa mia.- replicò lui, sollazzato.
-grazie mille Soma oniichan!- esultò Marika, scartando il regalo, per poi tirare fuori un paio di ballerine rosse con un piccolo fiocchetto. -solo bellissime!!- gridò estasiata. -sembrano proprio per una principessa.-
-l'ho scelte apposta.- sorrise felice. -perché non le provi?-
Nakiri gli riversò un'occhiataccia.
-quanto sarai testardo.- farfugliò stizzita.
-ammettilo che ho ottimo gusto anche nello scegliere l'abbigliamento.- la provocò lui, ghignando.
-dove avresti, poi, ottimo gusto anche?- ribatté lei.
-ovviamente in cucina e nello scegliere gli ingredienti. Non trovi Nakiri?-
-sai cosa ne penso e dovresti smetterla di essere tanto arrogante.- incrociò le braccia piccata.
Poco dopo distolse lo sguardo e tornò a guardare le ballerine che aveva regalato a Marika; d'impulso non riuscì a trattenere un tenero sorriso intanto che osservava la sua bambina provarsi le scarpe.
-alla fine non sono male.- bisbigliò timida, sperando che lui non la sentisse; peccato che non successe:
-lo penso anch'io e a quanto pare ho pure azzeccato il numero.- affermò entusiasta.


 

****


Era orgoglioso del suo regalo, proprio come un padre lo sarebbe stato notando che la figlia aveva apprezzato il pensiero e anche la scelta. -che stupido. Possibile che non ascolti mai quello che dico?- tuttavia disse.
La sua irritazione si placò subito quando vide Marika correre da Yukihira e stringerlo forte con il sorriso sulle labbra. -grazie tante, Soma oniichan! Sono bellissime! Le metterò durante le feste.-
Notò Yukihira avvolgere le braccia attorno al corpicino di Marika e accarezzarle premurosamente la testa.
-sono contento che ti piacciono.- confessò sincero.
Purtroppo dovette interrompere quel momento tra loro perché il tempo scadeva e Marika doveva almeno dormire mezz'ora prima di alzarsi a mezzanotte per andare al tempio. -su amore, adesso vai riposarti.-
La bambina si staccò dall'abbraccio con Yukihira e annuì educata.
Lasciò un piccolo bacio sulla guancia di Yukihira dicendo:
-a fra poco, Soma oniichan.-
-a fra poco, Marika.-
Detto questo, lei accompagnò Marika a letto per rimboccarle le coperte e poco minuti dopo tornò in soggiorno da Yukihira con la tensione addosso: sarebbero stati mezz'ora piena loro due da soli e Yukihira ancora non le aveva nemmeno dato quello che le aveva detto.

Tornata da Yukihira, infatti, ecco che avvertì il respiro farsi corto a causa dell'atmosfera intima e quello che la colpì di più fu proprio che lui sembrò notare il suo disagio fissandola incuriosito:
-Nakiri.. vedo che non sono l'unico ad aver notato un cambiamento.-
-potresti evitare di commentare, allora?- sbottò lei, arrossendo. -..o vorresti finire come l'ultima volta che sei venuto qui?-
-non nego che mi piacerebbe, ma no, perché vedo che non sei convinta e sto ancora con Megumi.-
Poi specificamente aggiunse:
-questo non vuol dire che lascerò perdere: come ho detto, aspetterò che tu faccia una scelta senza chiedere spiegazioni sul tuo comportamento. Per quanto sia interessato a sapere cosa ci sia che ti blocca con me, ho deciso che rispetterò la tua privacy finché Suzuki-san non ti torce un capello.
Anche con quello che ho appena detto hai intenzione di restare arrabbiata con me?-
Lei lo scrutò attentamente per scoprire quanto fosse motivato e non vi era la minima traccia di incertezza nei suoi occhi. Era serio e sicuro di sé, talmente tanto da farla imbestialire e nello stesso tempo renderla fortemente traballante e altrettanto emozionata. La risposta uscì di bocca da sola:
-non sono più arrabbiata, Yukihira.- asserì sottovoce -ma non cambio idea.-
Provò a sostenere il suo sguardo con la stessa decisione, ma era chiaro che la sua compostezza era più vacillante di quella di Yukihira. -dimentichi sempre di essere impegnato o sbaglio?
Come puoi ostentare tutta questa superficialità nel rapporto con Todokoro?-
-non lo dimentico e mi sento costantemente uno schifo, Nakiri, però so già quello che desidero e purtroppo non posso fingere di amare un'altra donna e questo anche se so che il mio comportamento risulta egoista e meschino.-
Si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia, lasciandola senza parole.
-sono felice che Suzuki-san non sia potuto venire.- sorrise birichino. -almeno posso darti il regalo che ti ho fatto.-
Lei spostò il collo di lato per evitare di incrociare i suoi occhi e rimanere nuovamente incantata dal suo sguardo e dal suo volto. -non voglio niente.- dichiarò imbarazzata. -io non ti ho fatto nulla, Yukihira.-
-lo sapevo Nakiri, non preoccuparti. Non mi interessa.- le sorrise gentile.
Tornò verso il sacchetto da dove prima aveva tirato fuori il pacco per Marika e le consegnò quello che aveva fatto per lei. -l'ho trovato perfetto per te.-
Lei non riuscì a nascondere le guance che si imporporarono e lentamente scartò il regalo per trovarsi tra le mani un cofanetto di legno antico e pregiato. -aprilo.- le incoraggiò lui.
Prima di aprirlo, lo guardò un'ultima volta e poi fece come gli aveva detto e, alzato il coperchio, un bambolina molto somigliante a lei apparve e una melodia simile ad un valzer partì. -è un carillon..- fiatò sorpresa.
Tornò a guardarlo:
-come.. come..dove l'hai..?-
Non aveva parole per descrivere la grazia con cui quel carillon si presentava davanti a lei: fine, femminile, eppure anche opulento di una dolcezza infinita. Lui le mise un dito sulle labbra.
-questo è un segreto, Nakiri.- scoppiò a ridere divertito dalla reazione confusa di lei.
-non è niente di ché, alla fine. Ho pensato che fosse adatto a te e l'ho preso
. Non ti somiglia un po'? Ha anche una torta in mano. Spero che ti piaccia.-
Erina lo posò con cura sopra alla credenza e indugiò di nuovo sul viso di Yukihira.
-non dovevi farlo. Questo è troppo.- esordì in seguito, aprendosi in una smorfia addolorata.
-credi che per me sia facile proseguire i miei obiettivi se continui a fare in questo modo?
Non ci riesco, Yukihira. Non ci riesco.- si sfogò, quasi con le lacrime agli occhi. -perché sei così?-
Lui, vedendo che era difficoltà, la colse impreparata quando avvolse le braccia attorno al suo esile corpo, posando la fronte di lei contro il suo petto. Entrambi si godettero il calore che i loro corpi vicini li trasmise.
Il regalo di Yukihira le era piaciuto così tanto che le era venuto da piangere e soprattutto le aveva solamente fatto capire di più quanto per lei fosse difficile fuggire continuamente da lui. Dalle sue braccia. Dalla sua personalità allegra e accogliente. Dolce a modo suo. Infatti non era riuscita a nascondere le sue emozioni appena aveva ricevuto tra le mani quell'incantevole carillon, regalato e comprato con il cuore. Con passione. Con l'amore più puro ma anche focoso e travolgente.
Ma lei non poteva. -non era mia intenzione farti piangere Nakiri.- riprese Yukihira.
-e non so perché sei tanto decisa a non stare con me, a tal punto da rimproverare te stessa per esserti sentita felice del regalo e ferirti in questo modo. Sai che non mi piace questa situazione?-
Lei restò in silenzio e Yukihira la strinse ancora a sé, facendola immergere nel suo profumo di spezie e nella protezione del suo corpo. -a questo punto non cambio idea su quello che credo provi, però mi darò da fare per capire come mai sei tanto restia a lasciare Suzuki-san. Cosa di porta ad essere tanto masochista.-
-perché non lasci perdere e basta? Se tu scoprissi la verità te ne pentiresti di essere tanto determinato con me.- disse piatta, incapace di contenere parole che non avrebbe dovuto dire.
Scattò dalle sue braccia, spaventata, e lo fissò negli occhi timorosa e in attesa della sua risposta di rimando.
-a cosa ti riferisci, Nakiri?- infatti lui domandò, cogliendo la sfumatura velata e nascosta di quelle parole.
Ecco, adesso gli aveva messo “la pulce dell'orecchio”. Complimenti Erina! si maledì dentro di sé, seccata.
-niente. Non fare caso a ciò che ho detto, Yukihira. Ero confusa.-
Tentò di rimediare sperando che lui cambiasse discorso, invano purtroppo:
-dovrei pensare che il motivo per cui non vuoi stare con me è perché mi stai proteggendo da qualcosa, Nakiri?-
No Yukihira, sono io che mi sto proteggendo dal tuo addio quando verrai a sapere la verità che ti nascondo” si disse dentro di sé, agitata per come si era complicata la situazione dopo le sue parole “di troppo”.
Lui la bloccò per la schiena portandola vicino al suo viso:
-si tratta davvero di questo?-
-hai frainteso, ti ho detto.- provò ancora, allontanandolo.
-non credo di averlo fatto, invece, dalle tue reazioni. Cosa c'è che ti preoccupa veramente?- difatti riprese con insistenza.
-non c'è niente!- scappò di nuovo. Si guardò attorno cercando una via di fuga possibile, quando finalmente la trovò: l'orologio a pendolo all'angolo del soggiorno. -ah!- squittì teatrale, -è quasi mezzanotte! Dobbiamo svegliare Marika!-
Lui la fermò per il polso. -è chiaro che stai scappando, Nakiri.-
-è chiaro che siamo in ritardo, Yukihira.- ribatté retorica e severa, lei, cercando di sviare il discorso per distoglierlo dalla sua “nuova” fissazione. -ascoltami bene!- iniziò lui, afferrandola per le guance in modo da calmarla:
-..non ho bisogno di essere protetto. Quindi smettila di fare sacrifici per me, Nakiri. Chiaro?-
-non sto facendo sacrifici per te!- protestò lei, mentendo.
-so che non è così.- ribadì ancora, lui, fiducioso.
-prima o poi dovrai darmi delle risposte al tuo comportamento assurdo, sai? Non mi scrollerò tanto facilmente da te.-
Le regalò un sorrisino impertinente, prima di concludere definitamente la discussione:
-precisato questo, andiamo a svegliare Marika.-
Tirò un sospiro di sollievo, resasi conto che si era salvata per un soffio e angosciata dalla consapevolezza che Yukihira non avrebbe lasciato stare.


 

****


Era chiaro che Nakiri gli stava nascondendo qualcosa di serio e dopo le sue ultime parole e come era apparsa spaventata che lui scoprisse la verità, non aveva più dubbi che ci fosse qualcosa che non andava.
Non aveva idea di cosa si trattasse, ma certamente non si sarebbe arreso dallo scoprirlo.
Certo.. finché ne aveva la forza, avrebbe lasciato fosse lei a trovare il coraggio per dargli una spiegazione.
Però era anche vero che moriva di curiosità e non era un tipo assai paziente e presto non sarebbe più riuscito a contenersi. Cosa gli nascondeva? Perché lo stava proteggendo?
Anzi.. stava veramente proteggendo lui come sembrava aver dedotto?

Era chiaro che per ora non gli avrebbe detto niente, ma era altrettanto tangibile che lei provasse gli stessi sentimenti per lui e questo_come era successo anche quella sera_presto l'avrebbe portata a fare una “scelta”.
In effetti era preoccupato per lei, sembrava che ciò che gli nascondeva la angosciasse a tal punto da imporsi di negare i suoi sentimenti per lui e a continuare una relazione che ormai era già finita. Era agli sgoccioli.
Perché Nakiri continuava ad essere tanto masochista e testarda? Cosa doveva fare per aiutarla? Restargli accanto?
Lo respingeva costantemente, eppure quando erano vicini era evidente che provassero qualcosa di forte l'uno per l'altra e che l'attrazione era solamente una parte di quelle potenti emozioni. Cosa la portava a rifiutarlo?
Ormai era ovvio che non lo facesse perché non provava lo stesso, c'era sicuramente un problema maggiore dietro alla sua indecisione. Alla sua autentica paura. Cos'era? Voleva saperlo per aiutarla; però sapeva anche che, se l'avesse costretta a dirgli la verità, non solo l'avrebbe ferita ma l'avrebbe anche persa per sempre.
Non voleva, dunque doveva provare ad aspettare affinché Nakiri non fuggisse ancora di più.

Tra i pensieri, ecco che erano arrivati al Tempio e avevano già incontrato tutti i loro amici.
Era talmente pieno di dubbi e domande che non si era nemmeno accorto di quanto avessero camminato per arrivare lì. Sentiva solo la piccola mano di Marika che stringeva la sua, in una presa delicata.
-siete arrivati finalmente!- li accolse Alice. -grazie per aver convinto la cuginetta, Yukihira-kun.-
Gli regalò un'occhiata complice, a cui rispose a malapena visto che era ancora immerso nella sua testa.



 
****


Hisako era molto contenta che Hayama fosse andato con loro al Tempio.
E, dopo aver preso il saké sotto al Tempio tirando fuori un biglietto che recitava “anno fortunato”, era ancora più felice. L'atmosfera era allegra e colorata, animata, e anche Marika e Naoki sembravano divertirsi.
Aveva notato che si era creata una certa intimità anche tra Erina e Yukihira, sebbene già ci fosse anche prima_ed era palese_ma sembrava più accentuata del solito. Era un po' preoccupata per i “colpi di capo” che poteva avere Erina, ma era anche vero che con Rokuro non sembrava andare e la sua amica aveva capito più che bene quali fossero i suoi veri sentimenti; solamente per il segreto che nascondeva a Yukihira, aveva paura ad esprimerli. Capiva benissimo che non era facile uscire da una situazione tanto complicata, benché i sentimenti reciproci di entrambi: qualsiasi reazione potesse avere Yukihira, scoperta la verità, sarebbe stata indubbiamente negativa e non avrebbe avuto nemmeno torto ad arrabbiarsi.
In qualche modo si sentiva di comprendere Erina; perché, anche se la sua situazione con Hayama era decisamente meno complicata di quella della sua amica, restava ugualmente pessimistica a causa della personalità del suo collega e del suo atteggiamento incomprensibile e contrastante, in qualche modo anche misterioso e introverso. Proprio mentre osservava il gruppo di amici attorno a loro, notò che Hayama sembrava scomparso all'improvviso ed iniziò a cercarlo con gli occhi, per poi notarlo poco distante dal Tempio e impegnato in una accesa conversazione al cellulare. Si incuriosì di fronte a quella scena e di colpo il resto dei suoi colleghi svanì per lasciare tutto lo spazio all'affascinante figura di Hayama e alle domande riguardo a chi potesse essere a telefono per farlo scomporre in quel modo e per la prima volte osservò delle vere reazioni emotive sul suo volto. Sentì salire un groppo alla gola e la curiosità logorarla fino a farla stare male; difatti, d'istinto, si allontanò anch'ella dal suo gruppo per avvicinarsi di più ad Hayama e nascondersi dietro un albero come una “stalker” senza speranza.

-non preoccuparti, tanto verrò a breve.-

Furono le uniche parole che udì prima di vederlo riattaccare la conversazione e alzare gli occhi al cielo con aria sfinita e in qualche modo anche apprensiva. Chi era a telefono?
Siccome gli era parso preoccupato, le venne spontaneo uscire dal suo “nascondiglio” e portare timidamente le mani dietro la schiena, per chiedergli timorosa e pronta a ricevere una risposta infastidita:
-tutto a posto? Sembri teso, come al solito.-
Di getto portò anche gli occhi verso il polso mascolino per adocchiare, del tutto inaspettatamente, che indossava il bracciale che gli aveva regalato. Arrossì imbarazzata e contenta di vedere che alla fine non trovava quell'accessorio inutile e l'aveva addirittura messo. -non sono affari tuoi. Perché mi spiavi?-
Hisako sobbalzò paonazza. -non ti stavo spiando, idiota.-
-abbi almeno il coraggio di ammetterlo!- la riprese duro.
-sai che ho l'olfatto più sviluppato di voi e il profumo che indossi si sente a chilometri.-
Hisako non prese quelle parole come una critica, bensì come complimento.
Aveva riconosciuto il suo profumo e questo la deliziò non poco.
Erano due le cose che l'avevano resa felice in quel momento: il fatto che indossasse il suo bracciale e l'idea che avesse riconosciuto subito il profumo. -potresti anche provare a rispondermi meglio.
Perché devi essere sempre così odioso? Mi stavo solo preoccupando per te.-
Colse una “scintilla” di stupore negli occhi di Hayama, davanti alle sue ultime parole.
-non hai bisogno di preoccuparti per me.- distolse le iridi da lei.
-d'accordo. Allora non ho niente da fare qui.- lo assecondò delusa.
Non contenta, però, di come si erano messe le dinamiche tra loro, tornò a guardarlo di profilo con sfida:
-cercavo solo di coinvolgerti. Pensavo che dopo la festa di Alice fosse cambiato qualcosa tra noi, invece sei il solito detestabile e rispondi sempre in malo modo.-
Lui si fece confuso. -cosa esattamente ti aspettavi?
Per me non è cambiato niente e dovresti smetterla di essere tanto ingenua.-
-sei sicuro che non sia cambiato niente, Hayama? E il bracciale che indossi come me lo spieghi?
Se veramente non ti importasse l'avresti gettato via.-
Schioccò la lingua in un gesto infastidito e tornò a guardare altrove:
-non fraintendere, l'ho messo solo perché mi andava di farlo.-
-anche se così fosse l'hai messo e non hai “scuse” per negare l'evidenza.-
-perché stai spingendo su questo inutile discorso?
Piuttosto non dovresti scusarti per aver ficcato il naso nei miei affari personali?-
Hisako si aprì in una risata derisoria e sarcastica:
-perché dovrei farlo quando non ho fatto niente per meritarmi la tua rabbia?-
-smettila di starmi intorno e basta.- ordinò gelido.
Lei, ormai completamente ferita, gli dette le spalle dicendo amareggiata:
-ah.. ma cosa ti parlo a fare. Non cambierai mai!-
Prima che si convincesse del tutto che Hayama l'avrebbe ignorata e trattata schifosamente per tutta la notte, la sua voce profonda la colse alla sprovvista:
-non verrò a Nagano con voi.-
Lei si arrestò di colpo continuando a volgergli le spalle.
-perché improvvisamente ti sei premurato di avvisarmi? Non mi sopporti, no?-
-qualcuno doveva pur saperlo.- rispose in tono disinteressato.
-sei la prima che mi sono trovato davanti e ho pensato di dirtelo.-
Hisako sospirò stancamente. -fai come ti pare.-
Fece qualche altro passo, ma la sua voce la fermò nuovamente:
-riparto per l'India e starò via un altro mese.-
Per quanto fosse arrabbiata, si rattristò di fronte a quella novità ma orgogliosamente continuò a non guardarlo in faccia: non voleva che la vedesse dispiaciuta dalla notizia, nonostante tutto. Aveva anche lei una sua dignità.
-era il capo, quindi?- riuscì solo a domandare, sottovoce.
-no, non era lui. Non vado solo per lavoro.-
Hisako si stupì di quelle parole e a quel punto tornò a sostenere la sua espressione.
-in che senso? Perché me lo stai dicendo?-
-problemi personali che non hanno niente a che fare con te.
Soddisfatta delle risposte che tanto desideravi?- ironizzò pungente.
Lo fissò rabbiosa. Per un attimo aveva sperato avesse voglia di aprirsi.
Perché doveva sempre farsi illusioni simili?
-no, infatti non sono affari miei e non capisco la tua esigenza di dirmeli solo per poi rispondermi esattamente nella tua solita maniera irrispettosa.- Adesso era totalmente convinta di volersene andare.
Aveva sognato fin troppo e per il suo bene sarebbe stato meglio cancellare quel momento.
Aumentò il passo, irritata, e proseguì per la sua strada bofonchiando acida:
-beh..buon viaggio.-
Pensò che quella tortura emozionale fosse finita lì, ma le parole di Hayama la richiamarono un'altra volta:
-grazie per il regalo dell'altra volta!- aveva anche alzato la voce pur di farsi sentire e, sebbene fosse ancora adirata con lui, arrossì senza controllo.



 
****


Perché l'aveva richiamata?  Perché si era abbassato a ringraziarla del regalo?
Tali atteggiamenti non erano affatto da lui, ma il suo labiale si muoveva da solo ogni volta che vedeva Arato fare un passo in più allontanandosi, d'istinto la bloccava come un disperato e questo era denigratorio e assolutamente imbarazzante per lui. Perché aveva indossato quel bracciale?
Era lui che la respingeva e rifiutava costantemente, facendola arrabbiare, eppure tutte le volte che tentava un rifiuto poi sentiva il deprimente bisogno di “riprendersela”. Il suo atteggiamento appiccicoso e premuroso nei suoi confronti lo trovava asfissiante, ma al contempo lo faceva sentire vivo e considerato.
Non aveva capito perché lo faceva, ma lei era sempre presente ogni volta che succedeva qualcosa che lo innervosiva, come poco minuti fa: Akhila l'aveva chiamato per pregarlo di tornare presto da lei perché il rapporto con i familiari delle sue Caste era diventato ancora più opprimente e le mancava il respiro. Lui alla fine era sempre l'unico che in qualche modo la tirava fuori da quella vita di oppressione ed imposizioni; e, dato che il direttore lo aveva avvisato da poco che sarebbe dovuto tornare in India a breve, l'aveva rassicurata che avrebbe fatto in modo di venire. Teneva ad Akhila, ma non sopportava la sua fragilità, la sua passività e il suo continuo appoggiarsi a lui; però, anche se così era, per quanto fosse solitario e freddo, non era così menefreghista da ignorare una persona che soffriva, soprattutto se anch'ella l'aveva aiutato in un suo trascorso periodo buio. Per quanto fosse faticoso, sentiva il bisogno di ricambiarla se poteva farlo.
Tuttavia, quella situazione lo stressava non poco ma Arato, con la sua fastidiosa presenza, era stranamente capace di tirarlo fuori da quella “grana” che erano le tradizioni del suo paese d'origine, facendolo sentire un cittadino libero e giapponese. Non era uno che rispettava le norme indiane, ma purtroppo il rapporto che aveva con Akhila non gli permetteva di uscire del tutto dal disprezzo che provava per le regole di quel paese tanto rigido e conservatore. Dalle sue intransigenze.
Era davvero solo per questo che aveva fermato Arato? Perché era gentile?
In fondo aveva deciso di evitare quel principio di sensazioni quando si trattava di quest'ultima, ma la sua mente e il suo corpo sembravano agire per conto proprio ed ecco che, pateticamente, trovava ogni giustificazione o frase per bloccare la camminata ferita di Arato. Il suo cuore, tra l'altro, ebbe un sussulto quando lei_a seguito dei suoi ringraziamenti_riportò gli occhi su di lui e, benché fosse notte, poté intravedere un sorriso accennato attraverso le sue labbra.
-sei davvero strano, lo sai? Perché di punto in bianco mi ringrazi?-
Giocò un po' sulle sue parole, prendendolo in giro su quello che si era piegato a dire.
-avevo già capito che ti fosse piaciuto, visto che lo indossi, e non si mette gli accessori per caso. Neanche tu lo fai.- ridacchiò divertita. Di fronte a quelle parole, non seppe nemmeno lui perché si sentì improvvisamente arrossire.
Provò a rimediare alla “frittata fatta”, con poco successo:
-ti ho già detto perché l'ho messo. Hai davvero bisogno di farmelo notare?-
Sapeva essere una frase insensata, dato che non aveva “scuse”: l'aveva messo perché gli piaceva e voleva indossarlo.
Si sentiva ridicolo.
-sono abbastanza soddisfatta adesso.- rise graziosamente.
Una risata che lo lasciò di stucco per com'era deliziosa e delicata e si vergognò di produrre un pensiero tanto sdolcinato e del tutto fuori dalla sua personalità. Cosa gli prendeva? Non aveva deciso di sotterrare quell'iniziale attrazione?
E invece stava facendo il contrario. Si stava rammollendo come uno stupido.
-mi fa piacere che lo indossi.- continuò lei, sorridendo.
-sappi, però, che se lo perdi in India, ti puoi scordare di riceverne un altro.- lo minacciò spiritosa.
Finalmente si riprese da quello stato alternativo:
-neanche mi interessa.- replicò, -non sono tipo da perdere oggetti.-
-sarà bene.- commentò -beh.. spero a presto.- aggiunse timidamente.
Un'altra volta, come reazione a quelle parole gentili e sincere, avvertì il suo cuore fare un'incomprensibile capriola che, per quanto la trovasse inadeguata, non fu spiacevole provarla. Perché si sentiva felice?
Probabilmente era impazzito ed era tutta colpa di quella donna invadente.
Arato era banale e schietta. Come poteva essere davvero interessato a lei?
Era assurdo e sicuramente andando in India avrebbe capito che si trattava solo di un'emozione momentanea, che presto sarebbe svanita. La guardò ancora nei suoi occhi espressivi, specchiandosi in quel color nocciola, rimanendo per qualche minuto indefinito ad esplorare i sottili contorni del suo viso.
Arato sorrideva ancora e sembrava veramente felice della loro ultima chiacchierata.
Perché poi? Perché sorrideva in quel modo?
Eppure quel sorriso, con disappunto, gli aveva riscaldato il cuore.
-sì, ci vediamo.- infine concluse, asciutto e distratto.
-stai attento in viaggio.- terminò lei, mentre lentamente si allontanava da lui.
Rimase ad osservare la sua schiena, stranito, finché essa non scomparve del tutto.



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Angolo autrice: mi scuso enormemente per il ritardo e specifico subito che purtroppo i miei impegni sono ripresi tutti insieme e non potrò mantenere il ritmo di 10-15gg con le pubblicazioni. Posterò i cap più lentamente. Abbiate pazienza.
Inoltre, per scrivere un cap_e farlo bene_ un giorno non mi basta e neanche poche ore. Ho bisogno di tempo per renderlo ugualmente curato e dettagliato allo stesso livello degli altri, soprattutto se le scene sono tante e lunghe.
Intanto, come avrete visto, questo cap è composto di 20pag e ci ho messo anche di più a scriverlo anche per tale motivo.
Avevo molte cose da descrivere e nelle mie bozze le scene scelte erano diverse da riportare, per cui è nato molto più lungo.
Non vi assicuro che gli altri che pubblicherò lo saranno meno, però! XD detto questo.. spero che continuerete a segurmi!
Cosa ne pensate delle scene Sorina di questo cap? (avete visto che gli ho dato un tono diverso? o almeno ci ho provato_spero di non essere andata troppo OOC con Soma D: ) e di quelle tra Marika e Soma? ho voluto raccontare un scenario tipicamente familiare. E, oltre a questo, per la prima volta ho inserito "la pulce nell'orecchio" a Soma! XD
Però non aspettatevi che scoprirà a breve di Marika eh? :P per quello dovrete aspettare ancora molto (è il "centro" della fanfic, se lo rovino subito non c'è gusto, no? :P ). E delle scene AkiHisa? finalmente Hayama sta iniziando a provare qualcosa di leggermente più forte dell'interesse e l'attrazione per Hisako, ma è ancora troppo ottuso ed orgoglioso per ammetterlo. E poi, ovviamente, c'è la situazione con Akhila. Detto questo! fatemi sapere le vostre opinioni quando potete!^^ ringrazio tantissimo chi mi ha lasciato le recensioni e, come al solito, cercherò di rispondervi il prima possibile.
Scusate ancora per il ritardo ç____ç spero a presto!!

Un bacione grande a tutti <3! Erina91

 
  
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