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Autore: 9Pepe4    17/05/2009    3 recensioni
[Ambientato tra il quarto ed il quinto episodio della terza serie]
Non volevo vedere nessuno.
Non volevo che nessuno mi vedesse.
Se mi avessero visto, avrebbero capito che qualcosa non andava. Mi avrebbero fatto delle domande, ed io avrei dovuto rispondere. E allora avrei visto la pietà incisa sui loro lineamenti, come un urlo in conferma che ciò che stavo vivendo non era frutto di un incubo, ma reale... Orribilmente reale.
E io non volevo che lo fosse, non lo volevo con tutto il cuore.

Incentrata sulla reazione di Kyle alla notizia su Adam portatagli da Foss. Accenni Kessi. Kyle P. O. V.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jessi XX, Kyle XY
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Non c’è più

Barcollai sino in camera mia.
Mi sentivo stordito, come se avessi ricevuto un colpo violento alla nuca. Ma il male che provavo era molto più intenso di quello che mi avrebbe dato una semplice botta.
Sentivo le lacrime bruciarmi le ciglia, e non sapevo come fermarle. Ansimai. Finalmente eccomi nella mia stanza. Mi chiusi dentro a chiave.
Non volevo vedere nessuno.
Non volevo che nessuno mi vedesse.
Se mi avessero visto, avrebbero capito che qualcosa non andava. Mi avrebbero fatto delle domande, ed io avrei dovuto rispondere. E allora avrei visto la pietà incisa sui loro lineamenti, come un urlo in conferma che ciò che stavo vivendo non era frutto di un incubo, ma reale... Orribilmente reale.
E io non volevo che lo fosse, non lo volevo con tutto il cuore.
E finché non avessi visto la mia sofferenza sul volto di qualcun altro, avrei potuto raccontarmi mille bugie e aggrapparmi a brandelli di ricordi alla deriva nella mia mente.
Volevo urlare, gridare che non era giusto, non era affatto giusto.
Ma anche la mia gola sembrava straziata dal dolore, ed ero certo che, una volta avessi iniziato ad urlare, non avrei più potuto fermarmi.
Guardai la vasca con gli occhi che mi bruciavano.
In quel momento nemmeno il conforto offerto dai suoi bordi lisci e freschi poteva valere qualcosa. Mi avvicinai al muro e mi rannicchiai in un angolo.
Volevo solo essere il più piccolo possibile, sino a dimenticarmi di esistere.
Mi presi la testa tra le mani, e dalle mie labbra uscì un singolo gemito straziato, seguito da un respiro brusco e doloroso.
Sentii un cigolio e, chiedendomi stordito se avevo gli occhi arrossati, alzai lo sguardo verso la finestra. Jessi stava entrando.
Percepii il suo profumo e deglutii, stringendo i pugni quasi sino a farmi male.
Lei guardò subito verso di me, ed il suo viso era teso, ansioso. «Kyle, che ti è successo?» domandò con voce tremante. «Sei...» La sua frase si spense. In modo così inutile e patetico, pensai.
«Perché sei venuta?» le domandai, una volta che riuscii a radunare energia a sufficienza per parlare.
«Io... ho sentito che non stavi bene» mormorò lei, cercando il mio sguardo con i suoi occhi smeraldo. Fuggii da quel contatto visivo.
Io non volevo non stare bene. Volevo che fosse tutto a posto. Volevo non avere alcun motivo per stare male, volevo che fosse una bugia. Una stupida, infida, mostruosa bugia.
Come potevo essermi disperato così tanto davanti al fatto di aver perso Amanda? Per quello che provavo ora, avrei preferito perderla migliaia di volte. In quel momento lei, che era stata così importante per me, mi sembrava solo una cosa priva di senso...
«Kyle, che è successo?» sussurrò Jessi.
Si era avvicinata. Sentii la sua mano sul mio braccio e percepii tutta la sua ansia per me.
Pensavo non l’avrei mai potuto esprimere a voce. «Foss è stato qui» sussurrai, troppo sfinito per usare un tono di voce più energico. «Ha detto...» Mi si spezzò la voce.
La mano di Jessi scese lungo il mio braccio, calda e leggera, sino alla mia mano. Chiuse le dita intorno alle mie e le strinse con forza, in un tacito incoraggiamento.
Per un attimo il dolore minacciò di travolgermi. Mi concentrai sulla presa calda di Jessi, sul suo lieve respiro, sulle nostre emozioni condivise, sul nostro legame...
«Adam... Adam è...» Trassi un respiro tremante, chiudendo gli occhi mentre le mie palpebre avevano un tremito. «Adam è morto» conclusi con voce strozzata. «Oggi» aggiunsi.
Aprii gli occhi, e cercai quelli di Jessi. Erano sgomenti e spalancati.
«Oggi. E io... Mentre lui moriva... Io ero ubriaco». Il senso di colpa si contorse nel mio petto, mentre la vergogna mi attanagliava in fitte solo di poco più misericordiose rispetto a quelle della sofferenza.
La mia mente tornò all’altra volta che avevo creduto fosse morto. Mi chiesi come avessi potuto crederci, anche solo per un attimo. Il cupo sconvolgimento di allora non era nemmeno lontanamente paragonabile alla voragine, all’abisso che ora mi straziava il petto, lacerando la mia anima.
Solo.
Non avevo mai conosciuto pienamente il significato di quella parola.
Jessi parlò. «Mi dispiace».
La guardai, e vidi che aveva gli occhi lucidi.
Ruppi in un singhiozzo strozzato. Un momento dopo stavo piangendo, impotente nella mia solitudine, inutile nella mia stupidità.
«Se... solo» ansimai. «Se solo fossi andato con lui... Avrei potuto salvarlo, avrei... E invece ero ubriaco». I singhiozzi e la paura mi rendevano incoerente.
«Aveva detto che sarebbe tornato! “Tornerò”, aveva detto. Doveva tornare!»
Piangevo, e mi facevano male la gola, gli occhi e i denti. Piangevo, eppure non mi sembrava abbastanza, come se la sofferenza si acuisse sempre di più, come se potesse intensificarsi senza limite, senza raggiungere il punto massimo, senza poter diminuire.
«Mi aveva detto...»
La mano di Jessi lasciò la mia, e per un momento mi ritrovai ad annaspare nel vuoto, un bambino solo e indifeso contro il mondo intero. Per un momento mi trovai a sprofondare nella voragine che avevo nel petto...
Poi sentii il calore di Jessi, più forte e concreto. Mi stava abbracciando.
Ansimai tra i singulti e mi aggrappai a lei, cercando conforto nella sua fragilità. Aveva detto che la facevo sentire protetta, ma era lei la mia salvezza.
Lei, che aveva Sarah, e sapeva come mi sentivo.
Non disse nulla, ma mi offrì in silenzio il conforto.
«Adam...» sussurrai, la mano stretta contro il cuore come a volerlo trattenere. «Adam non c’è più».
«Lo so» disse Jessi. «Lo so».
Ed era l’unica che poteva saperlo davvero.



Oddio, a momenti mi metto io a piangere. Adam! Ma accidenti, tra tutte le puntate della terza serie (vabbe', sono dieci...) devo proprio andare a beccare quella in cui arriva Foss con la tragica notizia. Dire che ci sono rimasta male è troppo poco. Allora ho deciso di ipotizzare la reazione del povero Kyle.
Lasciando perdere la modestia e compagnia, devo dire che questo brano mi piace. E solitamente non giudico così bene quello che scrivo.
In ultimo, vorrei dire che il testo contiene lievi accenni alla coppia Kyle/Jessi, ma se ad uno proprio non piace può anche ignorarli, e giudicarli come semplici segnali di amicizia.
  
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