Nota: Nuovo capitolo! Finalmente ce l'ho fatta! Bene, spero che vi piaccia, ma vi annuncio che stiamo arrivando alla fine... questo è il penultimo capitolo! "Oddio, no!", "Com'è possibile?!", "Ma io ti uccido!"; sono preparata a tutto questo. Ma è la pura verità. Forza, non vi preoccupate, ci sarà sicuramente un seguito per i nostri strani e soprattutto confusi Tom e Jinny... Parola mia! °_O (C'è da fidarsi? A vostro rischio e pericolo!) Però ci sarà solo se recensirete in tanti, così almeno posso andare avanti tranquilla!! Come sono perfida... Muahmuahmuah! Bene, dopo la risata malefica (@_@) vi lascio e vi auguro una buona lettura! _Ary_
Ringraziamenti alla fine! ------>
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«Georg!»
«Mi
dispiace tantissimo Bill, davvero, avrei
voluto con tutto il cuore assistere ad un’altra delle tue
crisi isteriche da
primadonna, ma devo scappare!»
Bill
si girò di centoottanta gradi sul divano
e lo fissò stranito.
«Dove
vai?», gli chiese.
«Farti
i cazzi tuoi mai, eh?», sogghignò
guardandosi nel riflesso del plasma e sistemandosi il colletto della
maglietta.
«Dai,
dimmelo!»
«Vado
da una ragazza, razza di curiosone
anomalo.»
«Che
ragazza?»
«Una.»
«Non
ti ricordi nemmeno il suo nome?», era
quasi scandalizzato.
«Ha
qualche importanza se si chiama Tina o
Lucrezia?»
«Certo
che ne ha!»
«E
da quando?»
«Da…
sempre? Credo.»
«Appunto,
credi. Vai a fare un sondaggio su Facebook.»
«Ma
io non ho Facebook.»
«Per
forza, sei negato con il computer! Vai a
fare un po’ di pratica invece di mettere il naso negli affari
degli altri.»
«Uffa
Hagen!»
«Non
ti azzardare mai più a chiamarmi in quel
modo!», gli puntò il dito con gli occhi ardenti.
«Hagen,
Hagen, Hagen, Hagen, Hagen, Hagen, Hagen, Hagen, Hagen,
Hagen!»
Georg
si portò una mano alla fronte e sospirò.
Quando Bill voleva tutte le attenzioni per sé ce la metteva
sempre tutta. Ma
lui era più furbo, quando iniziava a fare il bambino non lo
considerava ed
evitava così un crollo irreparabile di nervi.
«Avvisami
quando hai finito», lo avvertì
andando alla porta.
«E
no, dai! Non andare via!»
Bill
si aggrappò al suo braccio e fece gli
occhi cucciolosi, ma Georg conosceva quella tecnica e non era scemo
come Tom o
più o meno due milioni di ragazze, che comunque cadevano ai
suoi piedi con
molto meno, e non si sarebbe fatto abbindolare così
facilmente.
«Bill,
mi piacerebbe giocare con le bambole
assieme a te, ma te l’ho detto, devo scappare.»
«Ah,
sei sempre il solito sfigato!», sbuffò e
si allontanò da lui con atteggiamento consono ad una
primadonna in carriera.
«Chi
è lo sfigato, scusa?!»
«Tu,
tu, tu, sei tu!», canticchiò. «Ehi,
potrei farci una canzone! Tu,
sei tu,
proprio tu! Georg, il più sfigato che ci sia al mondo sei
tu, proprio tu!»
«Questo
si chiama plagio, scemo.»
«Oh,
non sono il primo a fare una canzone che
ha per tema “Georg lo sfigato”?»
«No,
hai solo cambiato il nome e l’aggettivo:
“Bill la primadonna” l’ho scritta
io.»
«Che?!
Come ti permetti?! Te la faccio vedere
io adesso!»
«No,
non mi toccare, ti sei appena fatto la
manicure!»
«E
cosa credi che me la faccio a fare se non
per poterti sfregiare a vita?!»
Tentò
di graffiarlo in viso proprio come un
gatto, ma Georg gli mise le mani intorno al collo e quasi non si
mangiò parte
dei capelli a punta di Bill. Lo tenne fermo e per lui certo non fu
difficile:
le gomitate che gli arrivavano sugli addominali erano come carezze
pesanti, ma
nemmeno troppo.
«Io
l’ho sempre detto che devi fare un po’ di
palestra. E se un giorno un gruppo di fan ti assalisse? Saresti
spacciato
perché non potresti difenderti!»
«È
per questo che esistono le guardie del
corpo, no? E lasciami, Hagen!»
«Come
mi hai chiamato?»
«Hagen,
Hagen, Hagen!»
Gustav
entrò in salotto dalla taverna
incuriosito da tutto quel fracasso e trovò Georg e Bill in
una posa molto
compromettente. Sarebbe stato uno scandalo se avesse avuto la
fotocamera a
portata di mano, ma per l’immagine positiva della band li
avrebbe risparmiati,
anche se la tentazione era forte.
«Ma
che cosa state facendo?», gli chiese
quindi.
«Gustav,
salvami!», gridò acuto Bill, cercando
di divincolarsi dalle braccia forti dell’amico.
«Dici
che Tom si arrabbierebbe tanto se lo
uccidessi seduta stante?», gli chiese Georg. Gustav
alzò le spalle sorridendo.
«Dipende
da come gli gira. Comunque, se devi
farlo vai fuori, se no rischi di macchiare tutto. E poi ti toccherebbe
anche
ripulire la scena del crimine.»
«Oh,
hai ragione. Grazie Gustav, tu sì che dai
sempre ottimi consigli!»
«Oddio,
aiutatemi! Georg mi vuole tagliare a
fettine e vendere i miei organi vitali su e-bay!»
«Io
pensavo di tagliarti in due con la sega
elettrica, ti piace l’idea?»
«Basta
che sia veloce e indolore.»
«Mmm,
allora è meglio addormentarti prima.»
Gustav
scosse il capo e sorridendo andò in
cucina a prendersi una lattina di aranciata. La aprì e li
trovò ancora a
discutere beatamente della morte di Bill e a come si sarebbe svolto il
funerale.
«Prima
di sapere la lista degli invitati
all’addio, posso sapere cosa ha causato questa furia omicida,
Georg?»
«Bill
è impiccione ed è un bambino viziato, in
più non la smetteva di chiamarmi Hagen e dice che sono
sfigato perché me ne vado
da una ragazza.»
«Di
cui non sa nemmeno in nome!», aggiunse
Bill alzando le mani al cielo.
Gustav
li fissò e dopo un sorso piegò la testa
di lato e disse: «Ha ragione, Georg, sei uno
sfigato.»
«Ah,
due contro uno! Posso immergerlo
nell’acido?», chiese Bill saltellando fra le
braccia del suo quasi-assisino.
«No,
Gustav, pure tu! Mi deludi
profondamente!»
«Cose
che capitano», gli diede una pacca sulla
spalla. «E ora lascia andare la causa della nostra fortuna,
oltre la musica
ovviamente. Me ne occuperò io di lui. Ti assicuro che
sarà una morte lenta e
dolorosa: fra le braccia di tremila fan impazzite senza la presenza di
nessuna
guardia del corpo.»
«No,
Gustav, questo no! Non si potrebbe
discutere? Mi accontento della sega elettrica senza
anestesia!», disse Bill
spaventato.
«Si
vedrà. Allora, me lo lasci? È in buone
mani. Tu passa una bella serata, Georg.»
«Grazie
Gustav, tu sì che sei un amico!», gli
sorrise e lasciò il collo di Bill per dirigersi
trotterellando alla porta.
Uscito,
Bill guardò Gustav con gli occhi
lucidi e lo abbracciò forte.
«Oh,
Gustav, grazie mille! Mi hai salvato la
vita! Ti voglio tanto bene, lo sai?»
«Un
momento, chi ha detto che ti ho salvato la
vita? Ho detto a Georg che avrei fatto il lavoro al posto
suo.»
«Stai
scherzando? Tom non sopravvivrebbe senza
il suo piccolo gemellino! Ci pensi a lui?»
«Ricordi
quella volta in cui aveva tentato lui
stesso di ucciderti a furia di cuscinate? E menomale che aveva solo
quell’arma
a disposizione! Se avesse avuto una chitarra ti avrebbe randellato per
bene.»
«No,
Tomi non userebbe mai una delle sue
chitarre, non le sporcherebbe mai!»
«Già,
hai ragione. Comunque sei libero, ma
vedi di non farti placcare così un’altra volta, io
non farò proprio un tubo.»
«Oh,
sei un amico eccezionale se mi risparmi
così!»
«Già,
ma basta abbracci, ti prego, o potrei
cambiare idea.»
«Come
preferisci, amico mio!»
Si
sorrisero e Gustav annuì avviandosi verso
il giardino. Aveva solo voglia si spaparanzarsi sull’erba a
prendere il sole
dopo l’eroico salvataggio del frontman.
Bill
rise da solo pensando a quanto forti
fossero i suoi amici e si lasciò cadere sul divano. Chiuse
gli occhi e appena
rilassò i muscoli sentì il campanello suonare.
«Gustav?»,
chiamò.
«Bill,
alza il culo!»
«E
se è Georg che è tornato per controllare il
tuo operato?»
«Spalmati
del ketchup in faccia.»
«Te
lo puoi anche scordare!», gridò schifato.
«E
allora sii uomo e vai alla porta.»
«Ok,
ok, ma se morirò mi avrai sulla coscienza
per l’eternità.»
«Sì,
sì…»
Bill
sbuffò e con enorme fatica si diresse
alla porta. La aprì e si trovò davanti Camilla.
Sorpreso, fece un mezzo
sorriso.
«Ehi,
ciao.»
«Ehm…
ciao Bill.»
«Che
ci fai da queste parti?»
«Non
c’è Jinny?»
«No,
è andata in ospedale con Tom per un
controllo alla caviglia.»
«Oh,
capisco. Chissà perché non me l’ha
detto.» Chissà perché appena
incrociò gli occhi di Bill lo capì e si
trovò ad
arrossire.
«Se
vuoi puoi aspettarla qui, dovrebbero
tornare a momenti.»
«Ok,
va bene», sorrise imbarazzata.
Seguì
Bill all’interno della casa e lo guardò
mentre andava in cucina e apriva il frigo.
«Vuoi
qualcosa?», le chiese.
«Uhm?
Oh, no, grazie.»
Bill
sollevò le spalle e si diresse in salotto
dove si mise seduto sul divano a bere la sua Coca Cola.
«Gli
altri dove sono? Intendo… Gustav e Georg,
perché Tom e Jinny… Hai capito, no?»,
gli chiese coraggiosamente, anche se la
sua voce aveva tremato in una maniera insolita.
«Gustav
è in giardino a fare il lupo solitario
al sole, mentre Georg è uscito. Andava da una ragazza di cui
non conosceva
nemmeno il nome! Puah.»
«Capisco.
Tu non sei così, vero?»
«Certo
che no! Io almeno i nomi me li
ricordo!»
Camilla
scosse la testa e sorrise appena.
«Allora…
come va?», gli chiese ancora.
«Bene,
tu?»
«Mmh,
tutto ok. Ho sentito che ritornate in
Germania.»
«Te
l’ha detto Jinny?»
«Già.»
«Sì,
tra un po’ ce ne andremo.»
«Ti
dispiace?»
«Un
po’. Stare lontano da Jinny sarà dura,
ormai fa parte della famiglia.»
«Immagino»,
annuì ad occhi bassi.
«E
poi, mi dispiace anche non averti
conosciuta meglio.»
Al
cuore di Camilla mancò un battito. Alzò
lentamente la testa e incontrò il suo sguardo, che la fece
sentire sia male che
bene allo stesso tempo. Lui se ne sarebbe andato e chissà
quando lo avrebbe
rivisto e intanto aveva detto che le era dispiaciuto non conoscerla
meglio.
«Sì,
anche a me», soffiò.
«Camilla?»
«Uhm?»
«Ma
io ti piaccio?»
Lo
guardò sgranando gli occhi, le guance rosse
come la sua maglietta. Impose a sé stessa di rimanere calma
e si disse che per
nessuna ragione al mondo doveva sentirsi imbarazzata. Lui chi era per
farla
sentire in quel modo? Bill. E non Bill dei Tokio Hotel, ma Bill, il
ragazzo di
cui si era… innamorata. Se fosse una fortuna o una sfortuna
lo doveva ancora
chiarire.
«Sì…
cioè no! No, perché me lo chiedi?»
«Ok,
ti piaccio», annuì sorridendo. Camilla
non poté fare altro che arrendersi al suo fascino
innocentemente
irresistibile.
«Sei
tanto abituato a sentirtelo dire, eh?»
«Non
più di tanto, veramente.»
«Non
ci credo nemmeno se mi paghi.»
«Sono
poche le persone che mi prendono per
quello che sono, e non per quello che vedono
all’apparenza.»
«Davvero?»
«Sì.
È per questo che prima di avere un
rapporto con una persona, anche di amicizia, devo fidarmi. Con Jinny
non ce n’è
avuto bisogno, a lei non piacevamo nemmeno!»
«Già,
Jinny è Jinny», disse sconsolata.
«Ma
nemmeno tu sei da meno.»
Un
altro battito saltato per le sue parole
troppo belle per il suo debole cuore innamorato.
Lo
vide alzarsi con la coda dell’occhio e il
suo cuore, questa volta, al posto di smettere di battere,
iniziò ad andare
spedito, più veloce della luce. Credeva di collassare,
invece si sentì
infinitamente bene quando le braccia del ragazzo le avvolsero il busto
e la
strinsero piano al suo petto.
«Questo
non è un addio, Camilla, è un
arrivederci», le sussurrò. Lei ricambiò
la stretta e chiuse gli occhi sentendo
il suo profumo dolce.
«Mi
mancherai Bill, mi mancherete tutti,
tanto.»
«Anche
tu mi mancherai.»
Camilla
rise sommessamente e Bill pensò che
avesse davvero una bella risata e che si era sbagliato su quella
ragazza: non
era maliziosa come aveva dato a vedere, ma era forse anche
più timida e fragile
di Jinny. E lui, sinceramente, aveva sempre un po’ paura a
maneggiare cristalli
talmente fragili, ma ce l’avrebbe messa tutta, voleva
provarci con lei. E
quello non era che l’inizio.
«Che
stupido che sei, puoi anche lasciarmi giù
tanto ce la faccio…»
Jinny
e Tom erano entrati in casa, lei in
braccio a lui, sorridenti, ma si erano subito azzittiti vedendo Camilla
e Bill
stretti in un abbraccio che si sciolse subito quando si accorsero dei
due nuovi
spettatori. Imbarazzati non si guardarono e Jinny sorrise
all’amica, che aveva
gli occhi lucidi e un dolce sorriso.
«Camilla,
che ci fai qui?», le chiese.
Tom
la fece scendere e le porse di nuovo le
stampelle, poi chiuse la porta alle sue spalle.
«Ahm…
niente, volevo sapere se ti andava di
andare a fare un giro in spiaggia, così, per parlare un
po’.»
«Oh,
sì, perché no? Tu mi devi dire un sacco
di cose.»
Bill
si sentì osservato e infatti Jinny gli
aveva lanciato un’occhiata esplicita: l’argomento
di cui avrebbero parlato lei
e Camilla sarebbe stato proprio lui. Si sentì arrossire e
così tornò a prendere
la sua lattina di Coca Cola lasciata sul tavolino.
«Ehi,
ma noi due mica dovevamo vederci quel
film?», fece Tom malizioso, sfiorandole la spalla lasciata
scoperta dal top.
«Stasera,
Tom, non essere impaziente! Ora vado
con Camilla, Ci vediamo dopo.»
«Ok,
mi raccomando fate le brave.»
La
baciò sulle labbra e lei e Jinny si
avviarono, mentre i due gemelli rimasero a guardarsi in silenzio in
salotto.
La
porta si chiuse alle loro spalle e Tom fece
un sorriso che non rincuorò per niente Bill, anzi lo mise in
ansia.
«Sputa
il rospo, che mi sono perso?»
«Niente,
a parte che Georg voleva uccidermi.»
«Che
novità. Intendevo con Camilla, è una
bella tipa!»
«Tom!
È la migliore amica di Jinny!»
«Sì,
lo so, non ho mica detto niente io!
Allora fretellino? Ti piace, eh?», gli diede una leggera
gomitata.
«E
anche se fosse? Tra poco partiamo», unì le
braccia al petto.
«Potresti
evitare di ricordarmelo? Grazie,
molto gentile.»
«Non
vorresti partire, vero?»
«No,
ovviamente.»
«Ma
tanto tu e Jinny…» Si guardarono negli
occhi e Bill gridò.
«Non
gridare, scemo!», gli tappò la bocca.
«No,
Tom, non puoi farlo! Te lo vieto! Non
puoi farlo, no, no e ancora no! No, mi rifiuto di credere che tu possa
averlo
anche solo pensato! Non puoi!» Aveva quasi le lacrime agli
occhi.
«Bill,
io non lo so… è complicato…»
«Ma
che cosa c’è di complicato, Tom,
spiegamelo!»
«Lo
stesso motivo per cui tu e Camilla non
state assieme.»
«Io
e Camilla? Ma la nostra situazione è
completamente diversa dalla vostra! Ti prego Tom, pensaci, voi due
siete
perfetti assieme! Non puoi… Non lo farai, vero?»
«Non
lo so, Bill, non lo so. E sei pregato di
non dire niente a Jinny, devo pensare.»
«Già,
peccato che la soluzione ce l’hai già
sotto il naso e non te ne accorgi!»
«Bill,
ti prego.»
«Fai
come credi, ma se fai del male a Jinny,
io…»
«Non
voglio farle del male!»
«Gliene
farai comunque.»
Tom
rimase in silenzio di fronte agli occhi
ghiacciati del gemello e il rimorso gli strinse il cuore,
così salì in fretta
le scale e si chiuse in camera sua.
Era arrivato il momento di prendere una decisione. La decisione più importante di tutta la sua vita, forse.
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Ringraziamenti:
Scarabocchio_: Ciao! Ah, che bello, finalmente ci siamo conosciute su msn! Mi ha fatto veramente piacere! Tanto quanto ho visto che la prima recensione al capitolo scorso era la tua: wow! *__* Beh, per risponderti ti dico solo questo: Ja, Liebe macht doof und blind. (Frase presa dal testo della canzone Heul Doch by LaFee.) Che??? XD Che vorrebbe dire: Sì, l'amore rende stupidi e ciechi. Jinny è innamorata di Tom, sul serio... <3 e a volte preferisce non vedere certi difettucci di Tom. E lui, ovviamente, non riesca a capire questa cosa perchè la dimensione dell'amore non è proprio la sua... Ecco tutto. Grazie mille, continua a seguire!! Baci.
niky94: Eh, il nostro Tom è fatto così... ma almeno è sincero! Grazie, mi fa piacere se ti incuriosisco! Continua così, grazie! Baci.
Ladysimple: Hai messo la modalità bambina tenera? Eheh... Va bene. Quando Tom partirà... eh, bel casino! Ma non posso anticiparti nulla! Devi continuare a seguire (e a rencensire, ovviamente! XD) Baci, tvb!
tokiohotelfurimmer: Cavolo, ciao! Era un pò che non ci sentivamo!! Il mio indirizzo ti è arrivato? Ho utilizzato la modalità commenti, come avevo detto. Se non ti è arrivato troverò un altro modo, stai tranquilla! Invece, tornando alla tua recensione: Beh, è scontato dire che lo adoro anch'io? *__* Jinny ci sta male, sì, perchè Tom è fatto così e ci vorrà un pò prima che cambi, ma vedrai che l'amore trionferà!! (Parlo io, la solita romanticona che alla fine la prende sempre nel c**o, tanto per essere chiari XD Menomale che esiste l'immaginazione!) E il dialogo con Bill... che dire, mi è uscito proprio dal cuore... ho immaginato di parlare con il mio migliore amico e... puff, è uscito questo piccolo capolavoro (Come sono modesta, accipicchia! ^^). Un bacio e a presto, sia qui che in una tua lettera che aspetto!!
Semplicemente un GRAZIE enorme a tutti quelli che Leggono e anche un bacione, va', oggi sono felice. Forse perchè ieri i Tokio Hotel hanno vinto il Best TRL Artist of the Year ai TRL Awards di Trieste!! Wow, sono superfelicissima! Peccato per il Best Band... Ma non importa, chissene frega! Quello che abbiamo vinto è più importante!! Ok, ora vi lascio sul serio! Ciao e Grazie mille ancora! Al prossimo e, a questo punto, ultimo capitolo!