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Autore: drin_chan    17/05/2009    7 recensioni
Lui non era l'essere più dannatamente sexy che avessi mai visto. E io non stavo sbavando. Oh, no. Non avevo una voglia matta di baciarlo, di morderlo dappertutto. Certo che no. Sospirai, portandomi un ciuffo ribelle dietro l'orecchio destro.
Maledetto ragazzo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serbyy                                              Damned sexy
                                             Dannatamente sexy



Ciao a tutti!^___^ Non so se questa storia vi piacerà, ma avevo voglia di qualcosa di diverso e allora...Ecco a voi!^^
Prende un po' spunto dalla mia vita...Spero che vi piaccia!^^
Ditemi cosa ve ne pare!^O^
E ora, tutti a leggere!XD

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Lui non era l'essere più dannatamente sexy che avessi mai visto.
E io non stavo sbavando.
Oh, no.
Non avevo una voglia matta di baciarlo, di morderlo dappertutto. Certo che no.
Sospirai, portandomi un ciuffo ribelle dietro l'orecchio destro.
Maledetto ragazzo.
Mi aveva distrutto l'esistenza.
A causa sua, ogni giorno avevo un irritante e demente sorriso stampato sulle labbra, che mi faceva prendere delle sgridate bestiali dai professori.
Lo maledicevo, perchè aveva rapito il mio unico neurone, l'unico barlume di speranza che fosse sopravvissuto nella mia incasinatissima vita.
Lo adoravo, perchè era l'unico essere che fosse mai riuscito a catturare il mio interesse, dalla prima volta in cui avevo incrociato il suo sguardo e perchè...Beh,  era maledettamente sensuale e affascinante.
Lo odiavo, perchè ero pienamente consapevole del fatto che dovesse essere uno stronzo di dimensioni bestiali.
Era il tipico bel ragazzo che sa di esserlo e si dà un mucchio di arie.
Cavolo, quanto detestavo quelli così.
E la cosa terribile era che non riuscivo a smettere di pensare a lui: altro che nicotina, quel ragazzo dava assuefazione in una maniera assurda. Non ne avevo mai abbastanza, quando rimanevo incantata a fissarlo e a studiare ogni suo dettaglio.
Avrebbero dovuto arrestarlo, ecco.
Era un pericolo.
Ogni mattina, mentre era vicino a me e stava per salire sul treno,  il mio buon senso andava a farsi friggere.
Adieu, mon ami, pensavo.
Partiva per una breve vacanza alle Bahamas, per poi tornare quando ne aveva voglia.
Così, ecco che la cara Melissa Verdichizzi si trasformava in un mix tra Sherlock Holmes e una stupratrice: la voglia di conoscere quel tizio dall'aria misteriosa le annebbiava la mente, facendola addirittura parlare in terza persona, proprio come ora.
Pendeva dalle sue labbra, che le sembravano la cosa più bella e tremendamente eccitante del mondo.
L'avrebbe mangiato volentieri.
Solo per assaporarlo un pochino...
Mmmh.
Chissà che sapore aveva!
Aveva un desiderio pazzesco di sapere quanti anni avesse, che scuola frequentasse, che voce avesse e -soprattutto- come cavolo si chiamasse.
Sì, perchè nonostante tutti i suoi sforzi, la maniaca che era in lei non era riuscita a scoprire un accidenti.
Niente di niente.
All'improvviso mi diedi un colpetto sulla fronte, scuotendo la testa: ero proprio rincretinita, se parlavo di me in terza persona!
Ridacchiai e posai gli occhi sul libro posto di fronte a me.
- Verdichizzi!-
Una voce femminile (ma che di femminile aveva ben poco) tuonò e -per un nanosecondo- mi sentii piccola piccola.
Dio, pregavo che non fosse la prof. di latino, o sarebbero stati dolori.
- Verdichizzi...- ripetè lei, avvicinandosi al mio banco e osservandomi con sguardo omicida.
Bingo!
Deglutii a vuoto.
Porca di quella trota alla brace!
- Si?- domandai, con un filo di voce.
Non si scherza con la De Giorgi.
Era una "donna" piccola piccola, bassetta ma a dir poco terrificante: era capace di scatenare tsunami solo con lo sguardo.
Alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi maligni.
Lei si sistemò gli occhiali spessi sul naso, per poi avvicinarsi ancora.
Santi numi, che cavolo faceva?
Era sempre più vicina.
Dovevo avere un'espressione particolarmente idiota dipinta sul viso, ne ero sicura.
Mi mordicchiai il labbro inferiore.
In quei casi la domanda migliore da fare sarebbe stata "Posso andare in bagno?" o qualcosa del genere.
O urlare "Sono incinta!", lanciandosi per terra.
Ma forse non era il caso: percepivo il suo sguardo infuriato su di me.
Sgranai gli occhi.
All'improvviso realizzai tutto: il mio neurone era appena tornato.
Cacca.
Maledizione, non avevo seguito un'altra delle sue lezioni!
E tutta colpa di quel tizio.
Inarcai le sopracciglia, maledicendolo mentalmente.
- Si sta annoiando così tanto, signorina?-
Mi sistemai il solito boccolo color cioccolato che si ostinava a volermi coprire metà volto.
- Certo che no.- risposi, zuccherina.
O almeno ci provai.
- Io credo di si, invece.-
Corrucciai le labbra.
- Cosa stavamo dicendo?-
Eccola, la vipera.
Lanciai uno sguardo disperato alla mia compagna di banco, Gabriella Gasparini.
Lella, aiutami!
- Qw...se tsnukamari!- sussurrò, circospetta.
Mi misi una mano sulla fronte, disperata.
Cos'era quello, giapponese?
Cinese? Slavo? Croato?
Cacca alla seconda.
Ok, avrei improvvisato.
- Parlavamo di, ehm...Come dire...-
- Si?-
Brutta stronza, ci godeva a vedermi in difficoltà!
- ...di... gladiatori?-
Sentii Gabriella imprecare in quella che mi sembrò una lingua morta, forse greco.
Mi faceva davvero morire dalle risate quando tentava di parlare senza farsi beccare dai professori: diceva sempre cose assurde!
Intanto, la De Giorgi lanciò un urlo che mi perforò un timpano.
- FUORI!!-
Non protestai nemmeno, ormai ci ero abituata.
Prima di uscire, diedi un'occhiata alla lavagna: lessi distintamente "Vita e poetica di Cicerone".
Stavo per scoppiare a ridere istericamente.
Gladiatori?
Ma da dove mi era uscito?
Dovevo proprio essere cretina.

                                                                                ***

Giorno nuovo, vita nuova. 
See!
Magari in un universo parallelo.
Aspettavo che il mio treno arrivasse, come ogni mattina: dovevo prenderlo per poter raggiungere il mio liceo, che si trovava in un'altra città.
Stavo lasciando vagare lo sguardo, in preda alla mia solita depressione mattutina: all'improvviso sentii qualcosa di diverso nell'aria e iniziai a percepire uno strano formicolio all'altezza dello stomaco.
Socchiusi gli occhi per un breve istante, per poi riaprirli: ero sicurissima che lui fosse nei paraggi.
Quando era vicino a me, era come se l'aria diventasse elettrica: anche se non lo vedevo, c'era qualcosa in me che mi gridava " E' qui! E' qui!".
Eccolo, come volevasi dimostrare.
Inconsciamente le mie labbra si curvarono leggermente, dando origine ad un sorrisetto.
Un brivido mi percorse tutta la schiena nel momento in cui mi passò di fianco, con la sua solita sigaretta in bocca.
Indifferente, nel suo solito modo di camminare, mentre osservava tutto ciò che lo circondava.
Bello, fu la prima parola che mi venne in mente, vedendolo.
La brezza mattutina gli faceva ondeggiare i capelli scuri, mentre il suo sguardo si perdeva, come ogni giorno, nell'immensità del cielo.
Sentii una fitta all'altezza del petto davanti a quella visione paradisiaca e mi soffermai sulla sua figura.
Stronzo, fu la seconda che la mia parte razionale si ostinò ad urlare: lui si era accorto che lo mangiavo quotidianamente con gli occhi, eppure non faceva una piega.
Mai.
E se faceva dei mezzi sorrisi mentre il mio viso era casualmente volto nella dua direzione, beh, erano solo frutto del suo egocentrismo e orgoglio maschili.
Schifoso.
Schifoso sì, ma irresistibile.
Aveva le spalle larghe ed era alto più di un metro e ottanta: già qui una ragazza sarebbe più che giustificata se venisse scoperta a sbavare. Ma no, non finiva qui:  aveva un volto bellissimo, dai lineamenti particolari e ricercati, contornati da due occhi incredibilmente verdi , dei bellissimi capelli castani sempre un po' spettinati e due labbra maledettamente sexy.
Dannato ragazzo.
Ogni volta mi faceva venire dei desideri non proprio confessabili.
Mi ravviai i capelli, provando a concentrarmi su qualcos'altro che non fosse lui.
Impresa alquanto ardua.
Come concentrarsi su qualcosa che non gli appartenesse?
Era come una calamita: che lo volessi o meno, riusciva a catturarti.
Ti risucchiava come un buco nero e non sapevi mai se saresti risucita ad uscirne.
Ecco, io non ci riuscivo mai.
Mi aveva letteralmente catturata sin dal nostro primo incontro.
Aveva un potere strano e infimo: ti si impiantava nel cervello e poi non se ne andava più via.
Quindi io ora mi ritrovavo totalmente e irrimediabilmente conquistata da uno sconosciuto.
Un avvenente e seducente sconosciuto che avrei conosciuto molto volentieri: peccato che - solo nei suoi confronti- fossi incredibilmente timida e quindi incapace di fare qualsiasi cosa!
In quel momento si voltò e i miei occhi incrociarono i suoi, per un brevissimo secondo.
Sussultai leggermente e distolsi subito lo sguardo, imbarazzata.
Accidenti, dovevo smetterla di guardarlo così: era ovvio che si girasse, se continuavo a fissarlo come si osserva un gelato in piena estate: i miei occhi non erano ammalianti, ma famelici!
Sembravo un cannibale in cerca di prede, non una sedicenne dallo sguardo languido.
E, sinceramente, non sapevo quale fosse la cosa peggiore: anche perchè la parte della ragazza seducente che lancia occhiatine sexy non mi era mai riuscita.
Il mio risultato migliore era stato quello di sembrare una pornostar!
Mi passai una mano tra i capelli, esasperata.
Ah, ero 
davvero messa male se iniziavo la giornata così.

                                                         
                                                        ---------------------------------------
Fine 1° capitolo!^___^
Ditemi che ve ne pare, ci conto!^^
Bacioni a tutti!^^
drin_chan





  
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