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Autore: id_s    22/11/2016    2 recensioni
You were red, and you liked me 'cause I was blue: you touched me and suddenly I was a lilac sky, then you decided purple just wasn't for you
[…]
STORIA IN REREVISIONE: ex Cuore di Drago
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elastic Heart - Dramione.'
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II. NOTHING TO DO WITH YOU

 

I wanna dance with somebody
I wanna feel the heat with somebody
yes, I wanna dance with somebody
with somebody who loves me





Potevi anche chiamarti Hermione Granger ma, quando Ginevra Molly Weasley s’intestardiva su qualcosa, avrebbe lottato per essa con le unghie e con i denti: che si trattasse dell’ultimo paio di stivaletti in saldo, di un litigio con suo fratello Ron o di portare la propria migliore amica ad una “insulsa festa di inizio anno”, l’avrebbe avuta vinta lei.
D’altra parte, nonostante la sua figura sottile e minuta Ginny nascondeva un cuore indomito da vera Grifondoro, ed una pazienza nonché forza di volontà incredibili, da sommarsi ad un discreto repertorio di minacce tra cui “maledizione Imperius” e “capelli verdi” e ad un’incredibile abilità in qualsiasi tipo di incantesimi. In altre parole, Hermione si era ritrovata a dover accettare passivamente quanto imposto dalla rossa – motivo per cui indossava quello strano vestito a fiori – e, seduta sul proprio letto del dormitorio di Grifondoro, aveva accettato le “torture” della piccola Weasley con un misero “me la pagherai”, mentre questa se la rideva di gusto, intenta ad armeggiarle intorno nel tentativo di intrecciarle i capelli. Alla fine però la bruna ne era uscita abbastanza indenne: l’abito a fiori, stretto in vita ma con una gonna che scivolava morbida sui suoi fianchi fino a poco più su delle ginocchia, sottolineava elegantemente le sue forme senza esporle volgarmente; e i capelli, intrecciati in una treccia laterale deliziosamente disordinata, avevano un che di grazioso, facendo assomigliare la bella Grifondoro ad una bambola di porcellana un po’ imbronciata.
- Più tardi mi ringrazierai – stava ripetendo Ginny, bisbigliando per il terrore che potesse spuntare Gazza da un momento all’altro, o quella pestifera della sua stupida gatta. E certo sarebbe stato complicato spiegare per quale motivo due Grifondoro giravano nel bel mezzo della notte per il castello, agghindate di tutto punto: e se anche il vestito di Hermione, grazioso e sobrio, poteva essere quasi giustificabile, lo stesso non si poteva dire per la minigonna in jeans della rossa, corredata di un top di lustrini azzurro che certamente quella sera avrebbe guadagnato moltissime occhiate.
- Oh, ne sono assolutamente certa – borbottò Hermione, sarcastica, seguendo l’amica a braccia conserte. Dei passi alle loro spalle le fecero immediatamente bloccare: Ginny si appiattì contro il muro, conscia che – se fosse stato un professore – sarebbe servito a poco e nulla: un attimo dopo, però, il viso di Harry sbucò allegramente dal nulla, e il ragazzo infilò il mantello dell’invisibilità in una piccola sacca che nascose all’interno della giacca.
Le ragazze uscirono dall’ombra andandogli incontro con un sospiro rumoroso.

- Harry, per l’amor del cielo, un Muffliato! Ho perso vent’anni di vita! -
-  Tu neanche li hai vent’anni, Ginny – il commento astioso di Hermione passò inascoltato, però, giacché la rossa era troppo impegnata a lanciare occhiate di fuoco al ragazzo che, fermo nel mezzo del corridoio del settimo piano, aspettò pazientemente di essere raggiunto dalle due.

- Pensavo di essere l’unico ancora in giro -
- Beh, pensavi male. I maschi sono così stupidi… -
Hermione neanche si diede la pena di commentare quello, mentre sul muro di fronte a loro compariva pian piano un pesante portone in legno. Sapeva che i rapporti tra Harry e Ginny, da quando si erano lasciati, erano un po’ incerti: nonostante la ragazza continuasse a sostenere di stare bene, di essere assolutamente indifferente al suo ex-fidanzato – per il quale, tra l’altro, aveva avuto una cotta per anni prima che il loro rapporto si evolvesse –, ogni volta che i due si incontravano era un tripudio di battibecchi e battutine pungenti da parte di Ginevra, che Harry si premurava di accettare silenziosamente e con encomiabile stoicismo. D’altra parte, la giovane strega non era sicura che lui avesse smesso di provare sentimenti nei confronti della piccola Weasley; molto più verosimilmente aveva paura di provocarle ancora dolore, dopo tutto quello che avevano passato.
Oltrepassarono il portone in un silenzio imbarazzato che però non durò a lungo: il tempo di muovere un passo all’interno della Stanza, ed Hermione si trovò catapultata nel bel mezzo del caos più assurdo.
Persone che ballavano, altre che bevevano, ridevano, cantavano a squarciagola le canzoni delle Sorelle Stravagarie, diffuse per la Stanza ad un volume spaccatimpani; Anthony Goldstein e Lizzie Steeval, gli organizzatori della festa, li salutarono con un gran sorriso in volto.

- Dio mio, è pazzesco! – Hermione urlò per farsi sentire dall’amica nonostante la musica assordante, guardandosi intorno spaesata. La stanza era quasi completamente al buio: le luci soffuse, provenienti da chissà dove, erano di un blu chiaro che dava all’ambiente un’aria incredibilmente chic; contro le pareti campeggiavano divanetti stile impero bianchi, e alcuni palloncini argentati svolazzavano liberi per la stanza.

Ginny annuì, sorridendo divertita. – Che ti avevo detto? Chiedi ad un Corvonero di organizzarti una festicciola, ed ecco che ti ritroverai il party dell’anno. Soprattutto se quel Corvonero è Lizzie Steeval. – concluse, con un sorriso alla diretta interessata che si avvicinava velocemente – per quanto lo permettessero i vertiginosi tacchi bianchi.

La ragazza aveva i biondi capelli arricciati ad arte in stile pin up ed un delizioso vestito a pois: tra le labbra finemente dipinte di rosso, in quel momento sorridenti, stringeva una sigaretta al lampone, il cui forte odore copriva solo parzialmente il profumo dolciastro emanato dalla pelle della Corvonero. Strinse Ginny in un abbraccio, per poi rivolgere un sorriso sincero in direzione di Hermione. Harry, appena aveva avuto l’occasione, si era dileguato dicendo di aver visto Ron – un pretesto per allontanarsi, forse, sapendo che né Hermione né tantomeno Ginny avevano particolarmente voglia di incontrare il più giovane tra i maschi Weasley.

- Lieta del tuo apprezzamento, Ginny: il tuo buongusto è rinomato. – la rossa fece un lieve inchino al complimento, sorridendo ampiamente – e sono felice di vedere che ci sei anche tu, Hermione: voci di corridoio dicevano che avresti passato, ma io non ho voluto crederci. L’avrei preso come un affronto personale! –

- Come sarei potuta mancare a questa festa? È davvero… grandiosa. Organizzazione eccellente, sono colpitissima. –

Hermione lanciò un’occhiatina alla rossa che, al suo fianco, aveva assunto un’espressione trionfale; non poté fare a meno di riderne, per poi mimarle con le labbra uno “scusa” divertito.

Il sorriso di Elizabeth Steeval, se possibile, si ingrandì ancora di più. – Detto da te, è un complimento fantastico. –

Lizzie era il tipo di ragazza che, oltre ad essere incredibilmente carina e popolare, aveva in più un’incredibile intelletto, capacità organizzative nonché la squisita dote di mettere a proprio agio chiunque le si trovasse accanto: dispensava sorrisi non perché si sentisse in dovere di farlo – d’altra parte era la più sincera tra i Corvonero, diretta e schietta come pochi – ma perché trovava sempre, in qualsiasi occasione, un pretesto per essere felice. Ad una persona così positiva ed allegra era impossibile non perdonare tutto, compreso il fatto di aver organizzato un festino clandestino.

- Vogliate scusarmi, ragazze, devo andare a controllare che tutto sia… Canon, per le mutande di Merlino, no! Santo cielo, cosa c’è di difficile da capire nella frase “niente foto”? Se arrivassero nelle mani sbagliate, noi finiremmo in grossi guai! –

La ragazza si allontanò svelta a grandi passi, lanciando un sorriso di scuse alla sua interlocutrice: Hermione le rivolse un cenno di saluto, per poi lanciare uno sguardo alla sua destra, dove una voce stridula aveva iniziato ad urlare così forte da sovrastare la musica.

- Vi dico che è vero, ho una relazione con il chitarrista dei Magic Street Boys! – Pansy Parkinson, in piedi su un tavolo da buffet ormai vuoto, agitava un calice con aria cospiratoria, urlando stridula nel classico tono polemico da sbronza epocale. Qualche Tassorosso le lanciava occhiate appena divertite, trattenendosi dal dare sfogo alle aperte risate che, invece, scuotevano un gruppo di Grifondoro e Corvonero: per un attimo, Hermione scorse la chioma rossa di Ron, e il cuore perse un battito.

- Ginny, io credo che andrò a… -

Ma, quando si girò nuovamente, Ginevra era scomparsa tra la folla.

La ragazza sbottò in un verso esasperato, alzando gli occhi al cielo, poi iniziò a farsi a spintoni tra la folla per allontanarsi dal bordo della pista da ballo – che assomigliava incredibilmente ad una scacchiera, anche per le persone che, ogni tanto, cadevano pesantemente fuori da essa – puntando un angolo un po’ buio ma decisamente meno affollato.

Evitò per un pelo Blaise Zabini, il quale indossava un elegante completo argentato che fece per un attimo baluginare nella mente della Grifondoro che l’avesse indossato per potersi armonizzare alle decorazioni della festa – cosa probabile, conoscendo per quanto labilmente il tipo.

Questo si girò infastidito, per poi aprirsi in un largo sorriso nel mettere a fuoco la figura minuta della ragazza.

- Caposcuola Granger, quale sorpresa. Pensavo che questi eventi mondani non fossero adatti alla tua… personalità – la salutò con un breve inchino, lo sguardo acceso di velata malizia.

- Sai, Zabini, è buffo che tu creda di sapere qualcosa della mia personalità, dal momento che io e te non abbiamo mai parlato per più di trenta scarsi secondi – la risposta di Hermione era intrisa di una dolcezza e compostezza finte come il miele, quasi quanto quel sorriso tirato che rivolse al giovane che le impediva il passaggio. Perché Zabini avesse tutta quella voglia di socializzare, mentre lei desiderava solo potersi allontanare e raggiungere il proprio angolo “tranquillo”, agli occhi dubbiosi della ragazza apparve come un autentico enigma.

Lui annuì educatamente, evidentemente per nulla convinto dalle parole della Grifondoro.
- Ovviamente sappiamo entrambi quanto possano giungere distorte alcune voci di corridoio, talvolta… -

- Ovviamente. –

- Anche se, nel tuo caso, lo trovo improbabile. Dovresti partecipare più spesso a queste feste. Sei carina, quando non indossi quella divisa informe –

Hermione gettò indietro la testa e rise senza allegria, alcuni boccoli che erano sfuggiti alla treccia le si riversarono sulla fronte candida, irriverenti quanto quella sua risata.

- E tu sei ubriaco, quindi questa conversazione praticamente non è avvenuta. Ora, se vuoi scusarmi, dovrei andare a… -

- Già te ne vai, Granger? Pensavo che fossi qui per farmi compagnia. Come avrai capito Blaise non è esattamente nella sua forma più smagliante, stasera –

Quella voce.

Hermione si impietrì sul posto, il cuore che perdeva un battito dopo l’altro, per poi riprende a pulsare furioso, come se, a rallentare, ne fosse andato della vita della ragazza. I suoi occhi ebbero un impercettibile guizzo, il suo corpo si risvegliò: ogni senso sembrava acuirsi, aizzato da quella voce indolente, fredda come la lama di un coltello. Come gli occhi del suo possessore.

Segreto.

- Malfoy –

Peccato.

- Granger –

Lussuria. Il corpo della Grifondoro, così finemente fasciato dal vestito leggero, era un’incredibile tentazione. I suoi fianchi morbidi, la curva delle spalle lievemente scoperte, quel collo marmoreo. I riccioli ribelli sulla fronte, che avrebbe voluto catturare tra le proprie dita. Le scapole sporgenti attraverso il tessuto fresco, tutto ciò che la ragazza sembrava decisa a mostrargli di sé. La sua voce sottile, femminile. Immaginò come sarebbe stato sentirla in un altro contesto, alterata dal piacere, solo per sé.

Immaginò come sarebbe stato averla sua.

Impavida, indomabile e fiera, ma finalmente sua.

Incredibile peccato.

- Cosa vuoi? – il tono era astioso, ma il corpo teso come una corda di violino. Ah, mia piccola Grifondoro, non sai mentire ancora

- Te l’ho detto, compagnia. Blaise è… - Draco fece una pausa, rivolgendo uno sguardo al proprio amico che, nel frattempo si era allontanato per andare a discutere con Daphne di chi, tra loro, avesse il vestito di manifattura migliore. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, senza darsi la pena di continuare.

Hermione quasi rise, seguendo il suo sguardo, trattenendo solo maldestramente lo spasmo delle sue labbra fini. Come sarebbero state da gonfie, rosse di baci, di morsi, macchiate dei suoi errori?

- Ho notato. Ma non vedo come la cosa potrebbe riguardarmi. –

- E meno male che tu saresti la strega più brillante del nostro anno, Mezzosangue… - quel commento, buttato lì con malcelata ironia, riuscì a provocare ciò in cui il giovane stava sperando da quando l’aveva raggiunta lì, al margine di una pista: si voltò verso di lui, rossa di rabbia, puntando i propri occhi furibondi nei suoi, di freddo piombo, impenetrabili.

Quegli occhi così grandi, così dolci ma mai con lui, così pieni di speranze.

E poi, in quell’attimo, accadde: Hermione intrecciò il proprio sguardo a quello del Serpeverde, e fu solo un momento, ma le sue barriere caddero improvvisamente; fu poco più di un secondo, un battito di ciglia ed eccola lì, di nuovo nascosta dietro le proprie mura, dietro il proprio scudo di astio e indifferenza. Non doveva sapere. Non poteva concedersi debolezze, e non importava se quegli occhi di cielo e nuvole sembravano scandagliarle l’anima, con la forza della loro apatia: non poteva certamente lasciargli comprendere il proprio tormento, la sofferenza che la stava dilaniando da dentro man mano, quella voglia di capirlo, sfiorarlo, quel desiderio proibito e tremendamente inaccettabile.
Non avrebbe ceduto, non lei, una Grifondoro.

- Chiama in tuo aiuto la Parkinson, allora –

Non farlo.

- Al momento neanche lei è capace di intendere e di volere –

- Non c’è niente che tu possa volere da me, Malfoy –

Il ragazzo si portò una mano sul viso, un gesto stanco e quasi vulnerabile, quando la spostò però sulle sue labbra fini era comparso un ghigno. Labbra profane, oh, perché così appetibili.

- Voglio solo scambiare due chiacchiere. È così strano da pensare, Mezzosangue? –

La ragazza annuì, impassibile. – Sì, dal momento che continui a chiamarmi così. Non ho nulla da dirti, e non voglio avere nulla a che fare con te in ogni caso. Perdonami, ma devo andare –

E, senza un ulteriore sguardo, si allontanò a passo svelto, lasciando il ragazzo all’angolo della pista sempre più affollata, lo sguardo ad esprimere tutto quello che a parole non avrebbe mai detto.
 

 

 

- Cosa è successo, Gin? –

- Io non… non lo so, Hermione, ma Harry… -

- Ti ha fatta star male? –

La rossa scosse il capo, il bel viso ormai una maschera di autentica sofferenza, gli occhi che cercavano di trattenere le lacrime con scarso successo, giacché qualcuna già solcava le sue guance arrossate.
- No, sono io, è colpa mia… io lo amo ancora, Hermione. Ed è per questo che gli ho detto di non voler avere nulla a che fare con lui, che deve scomparire dalla mia vita… sono una stupida – un singhiozzo le scosse le spalle tremanti, strette dal lieve abbraccio della bruna.

Non voglio avere nulla a che fare con te in ogni caso.

- Oh, Ginny… lui ci tiene a te. Avrete la vostra occasione – lasciò un bacio sui capelli dell’amica, pronunciando con labbra tremule quelle parole che, per una volta, avrebbe voluto potessero rispecchiare anche lei.


***

Scrivo un breve spazio autrice per ringraziare le due persone che hanno preferito e le due che hanno seguito la storia, e anche barbarak per aver recensito (risponderò al più presto!)
Scappo perché mi viene chiesto di liberare il pc, grazie di cuore.
Un bacio,
Ida

 

 


 

   
 
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