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Autore: id_s    20/11/2016    2 recensioni
You were red, and you liked me 'cause I was blue: you touched me and suddenly I was a lilac sky, then you decided purple just wasn't for you
[…]
STORIA IN REREVISIONE: ex Cuore di Drago
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elastic Heart - Dramione.'
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 CUORE DI DRAGO





Well, I’ve got thick skin and an elastic heart,
but your blade it might be too sharp
I’m like a rubber band until you pull too hard,
I may snap and I move fast
but you won’t see me fall apart






Che lei, Hermione Granger, la strega più brillante della sua età, fosse completamente impazzita, era ormai cosa certa. Lo affermava lei stessa in prima persona, dandosi mentalmente dell'idiota; nessuno era a conoscenza del suo segreto ma, certamente, se anche solo Ginevra l'avesse scoperto, non l'avrebbe encomiata affatto. E Ginny era la sua migliore amica. Non voleva sapere, quindi, come avrebbe reagito Ronald, ad esempio, nello scoprire cosa si celava dietro i suoi occhi di oro brunito. Fortunatamente il "Re", come ormai veniva chiamato in giro, non aveva mai avuto una particolare capacità di osservazione, né un range estremamente capiente di emozioni: era questo che l'orgogliosa Grifondoro gli aveva sempre rinfacciato, facendogli notare quanto il suo essere completamente privo di tatto la spossasse e la facesse sentire vulnerabile, ferita e spesso sola - incompresa anche dalla sola persona di cui desiderava l'effettivo appoggio.
Hermione scosse fortemente la testa, mettendosi a sedere sul grande e comodo letto che, quella notte, non era bastato ad invogliarla al sonno. Scostò lievemente la cortina del baldacchino, strofinandosi contemporaneamente una mano sugli occhi stanchi e sulla fronte, lievemente imperlata di sudore.
L'ennesimo incubo l'aveva colta, come al solito, impreparata: non sapeva come gestirli e la cosa la mandava in bestia, perché non tollerava, non poteva tollerare, l'esistenza di qualcosa capace di sfuggire al suo controllo quasi maniacale, a volte. Aveva bisogno che tutto andasse secondo i suoi programmi perché era così che lei era venuta su, organizzata, efficiente, precisa come un orologio svizzero: d'altra parte, ciò che si tiene sotto stretta sorveglianza non si teme, finché risponde docile ai tuoi comandi.
Alzandosi silenziosamente dal letto, la vestaglia da notte che emetteva lievi fruscii a contatto con le sue gambe, la ragazza si diresse alla grande finestra della stanza, scostandone le tende: il cortile della scuola si estendeva vasto a perdita d'occhio, buio e silenzioso, la notte placida non turbata neanche dal volo di una civetta, dal canto di un usignolo.
Le stelle alte in cielo erano le uniche compagne sveglie come lei, ma la cosa non avrebbe potuto minimamente interessarle: non le avrebbe comunque notate, Hermione, perché i suoi piedi erano saldamente ancorati per terra, e non aveva tempo di fermarsi ad osservare il cielo, fantasticando su di esso. Probabilmente la professoressa Cooman le avrebbe detto che la risposta alle sue angosce l'avrebbe trovata in esse, ma sarebbe stato come parlare al vento: dietro la pelle diafana, gli sguardi altezzosi e le labbra sdegnose, c'era pur sempre un cuore, il quale - però - aveva deciso di rifiutarsi di credere.



- Ginevra Weasley, hai idea del perché la gonna della mia divisa stamattina sembra essersi improvvisamente rimpicciolita, e non vuole saperne di tornare della sua normale lunghezza? - la voce soave di Hermione risuonava per il dormitorio femminile del settimo anno di Grifondoro che, quella mattina, vantava la presenza di una sola intrusa, allieva del sesto anno della medesima Casa.
Ginny assunse un'espressione perplessa, scrollando le spalle. - Qualche scherzo di una Serpeverde? - azzardò, mescolando la giusta dose di sorpresa, innocenza e anche sdegno.
Hermione sospirò, alzando gli occhi al cielo. La sua migliore amica, se avesse voluto, sarebbe stata un'attrice perfetta.
- E di grazia - riprese, cercando di ignorare il fastidio che montava in lei mentre indossava quello striminzito capo d'abbigliamento - come pensi che avrebbe fatto una Serpeverde ad arrivare al nostro dormitorio, Gin? -

- Oh, ci sono tanti modi per intrufolarsi furtivamente negli altrui dormitori! Io lo facevo sempre, quando stavo con Terry di Corvone... - la rossa si interruppe mordendosi le labbra con un sorrisetto colpevole, succube dello sguardo inquisitore della sua migliore amica che, come da copione, aveva assunto il suo cipiglio da "Caposcuola Granger".
- Ginny. Sorvolando sulla tua encomiabile rispettosità delle regole di questa scuola, vorrei ricordarti che mentire non è contemplato, davanti a questa Corte - replicò saccente, indicando se stessa con un dito e provocando l'ilarità dell'amica, acciambellata sul suo letto a gambe conserte. La più piccola della cucciolata Weasley ruotò elegantemente gli occhi al cielo e poi sbuffò divertita, incrociando le braccia sotto al seno.

- Non mi sembra di aver fatto chissà quale danno, Hermione! A dire il vero stai molto meglio così. E poi non è chissà quanto corta... -
- Praticamente non si vede, Gin! -
- Arriva poco più su del ginocchio, quante storie -
- A stento copre le mutande! -
- Così sei incredibilmente alla moda -
>- Così sono incredibilmente volgare -
Ginevra si alzò dal letto e mulinò con un gesto femminile i lunghi capelli rossi, resi lievemente più mossi da un'abile incantesimo della giovane strega. "Non ne vuole sapere di applicarsi a Trasfigurazione ma, se non altro, quando si tratta di magia estetica ha una creatività impressionante" pensò Hermione con una punta di gelosia, osservando il proprio riflesso allo specchio.
La gonna, rimpicciolita ad arte da Ginny, si premurava di lasciare scoperti parecchi gentimetri sopra al ginocchio, mettendo in risalto le sue gambe magre e diafane, solitamente celate da uno strato di tweed grigio e nero ben più lungo. Doveva però riconoscere che il maglione che cadeva svogliatamente su di essa non sembrava più tanto un sacco informe, e le scarpe basse della divisa mettevano in risalto le caviglie sottili. Nonostante ciò, quei pensieri non le appartenevano e, sicuramente, neanche quell'immagine riflessa allo specchio. Quella non era lei.
- Non lo so, Gin, mi sento così a disagio... - ma, quando Hermione voltò lo sguardo dove un attimo prima c'era la sua amica, trovò solo vuoto, rimpiazzato dall'eco di una risata cristallina che le giunse alle orecchie.





- ...E quindi la madre di Seamus fa "allora, chi ha dato fuoco alla gallina?" - Dean raccontava gesticolando animatamente mentre il suddetto Seamus arrossiva furiosamente, dando vita alle risate divertite di più o meno mezzo tavolo di Grifondoro.
Ginevra Weasley ed Hermione Granger arrivarono e presero posto seguite dalla loro solita aria di intoccabilità, quell'austera apparenza di chi aveva combattuto una Guerra Magica salvando il mondo intero e che, tra l'altro, aveva imparato a rimettere insieme i cocci di sé stesso e ci era riuscito egregiamente.
- Avete sentito, ragazze? - Lavanda Brown si fece immediatamente più vicina, sorridendo eccitata e bloccando Ginny nell'atto di versarsi del succo di zucca.
Catturare l'attenzione di Hermione fu più difficile, quest'ultima infatti continuò serafica a versarsi un po' di porridge nella ciotola, impassibile. Le "notizione da record" di Lavanda solitamente riguardavano le coppie più in vista di Hogwarts, i giocatori di Quidditch o, ancora peggio, qualche festino illegale: per farla breve, tutte cose che non avrebbero potuto suscitare il suo interesse neanche a sforzarsi con tutta la sua buona forza di volontà.
La ragazza riprese dopo una pausa ad effetto, sorridendo eccitata.
- Festa di rientro in Sala Comune, stasera alle 23. Si mormora che ci sarà praticamente tutta la scuola, nessuno escluso! -
Ecco, come volevasi dimostrare.
Ginny batté le mani, squittendo entusiasta.
- Tutta la scuola! -
- Ci sarà sicuramente Justin di Corvonero, muoio dalla voglia di vederlo... -
- ... una cosa in grande .... -
- ... ogni singolo studente degli ultimi anni! -
Le urla stridule delle due Grifondoro furono bruscamente interrotte da un tossicchiare infastidito alla loro sinistra, che sferzò momentaneamente l'entusiasmo: entrambe le ragazze si girarono verso Hermione, che fissava il suo piatto.

- Io conosco un'eccezione, a dire il vero - borbottò contrariata, prendendo qualche sorsata di succo di zucca.

Lavanda inarcò le sopracciglia, perplessa - Chi intendi, Neville? Perché ci sarà anche lui, sai, andrà con Luna...-
- A dire il vero  - riprese Hermione, smettendo di bere per posare il suo sguardo altero negli occhi verdi dell'altra - Io stavo parlando di me. Mi sembra assurdo che abbiate considerato anche solo per un momento l'ipotesi che io potessi desiderare di esserci, considerato che questi festini portano solo guai. Inoltre è contro il regolamento, ed io sono Caposcuola! E poi, è appena iniziato l'anno e avete già voglia di farvi espellere? - sbottò concitata, lanciando occhiate di fuoco specialmente alla sua migliore amica, le cui bravate erano praticamente leggenda, lì ad Hogwarts.
Ginny alzò gli occhi al cielo ma non si scompose, gesticolando animatamente mentre rispondeva con lo stesso fervore - E dai, Hermione! Che ti costa divertirti, per una volta? Sarà fantastico e alla fine sarai contenta di esserci stata. Lo farai per me? -
La bruna sembrò ponderare per un attimo l'idea, arrotolando tra le mani una ciocca di scuri capelli riccioluti la cui lunghezza ormai superava di molto le scapole. Si mordicchiò il labbro inferiore, pensosa, poi rivolse un sorriso dolcissimo alla rossa e - No, non se ne parla. Non farò la spia, ma questo è il massimo che possiate aspettarvi. Divertitevi senza di me! - e, detto ciò, si alzò sdegnosamente dal proprio tavolo, pensando che quell'anno iniziava con ogni presupposto per rientrare in uno dei peggiori di sempre.

 

 

 

**

Draco Malfoy aveva molte, molte debolezze.
La prima era costituita dal caffè freddo che beveva in quantità industriali, anche se non lo aiutava affatto nell’impresa di fingersi costantemente tranquillo e apatico - opera che, invece, sembrava riuscire particolarmente bene al suo migliore amico, Blaise Zabini; Blaise era, a sua volta, un’altra debolezza del giovane: certo non si spiegava altrimenti in che modo, dopo tanti anni, lui riuscisse ancora a sopportarlo senza schiantarlo periodicamente, con una frequenza di circa venti volte al giorno. Anche la musica era uno dei suoi punti deboli, la musica del pianoforte che sua madre suonava sempre, quando era bambino, e che aveva voluto imparasse a suonare anche lui; ma anche il dolce suono, triste e malinconico, di quel violino che giaceva – inutilizzato da un bel po’ – in fondo al suo baule scolastico. Non sapeva perché lo avesse portato con sé, aveva ormai smesso di suonarlo da quando suo padre era finito ad Azkaban – era infatti suo il merito dell’incredibile abilità che Draco vantava con quello strumento. Lucius Malfoy, anch’egli un tallone d’Achille del suo altezzoso rampollo, un padre permissivo quanto distaccato, affettato, al quale le parole “famiglia” e “amore” suonavano dannatamente sconosciute.
Ma, superiore ad ogni crepa e debolezza del giovane Serpeverde, sopra ad ogni sua pecca, ad ogni suo errore, c’era lei. Lei che, adesso, appariva ai suoi attenti occhi d’argento fuso incredibilmente sdegnata, altezzosa, con quelle labbra sempre piegate in una smorfia di puro fastidio; labbra di rose, labbra di sangue le sue, lei Mezzosangue, lei, così brillante, lei indomita Grifondoro, impavida ragazza, lei dagli occhi color del miele più dolce ma amari come cianuro.
Draco seguì i suoi movimenti mentre lei si alzava leggera dal tavolo dall’altra parte della Sala Grande, seguita dallo sguardo contrito di una Lavanda Brown particolarmente eccentrica e, subito dopo, dalla figura snella di Ginevra Weasley.
Gli occhi di ghiaccio del ragazzo ebbero un guizzo nell’osservare meglio il corpo sottile e flessuoso della Granger, i suoi fianchi morbidi, e trovare quelle candide gambe più scoperte di quanto si sarebbe mai aspettato; il suo corpo ebbe un guizzo, sospirando di puro desiderio mentre osservava la ragazza andar via.
- Draco, mi stai ascoltando? – Daphne Greengrass, sdegnosa Serpeverde come lui, lo osservava con i suoi occhi scuri e impenetrabile, pretendendo la sua attenzione. Mai come allora gli era sembrata sgradita, quella ragazza, nonostante potesse annoverarla tra le sue amicizie più strette.
Daphne, per l’appunto, seguì infastidita il suo sguardo, catturando per pochi secondi il fiammingo guizzo dei capelli di Ginevra Weasley, che correva via per le scale diretta alla Torre di Grifondoro.
La Serpeverde emise un gemito di fastidio, puntando sul giovane uno sguardo astioso.
- Se provi anche solo a pensare alla piccola Weasley giuro che ti schianto qui e subito. – sbottò disgustata, aggiustandosi le pieghe della gonna come a voler rimarcare la netta differenza che passava tra lei e la ragazza Weasley.
Draco rimase ancora qualche attimo ad osservare il punto dove lei – suo peccato, sua debolezza, suo grandissimo segreto – era scomparsa di fretta, poi rivolse gli occhi verso la mora seduta accanto a lui, lo sguardo apatico.
- Non toccherei la piattola neanche se fosse l’ultima strega rimasta in vita, se è questo che ti preoccupa, Daphne – replicò annoiato, la giusta dose di fastidio a venare il suo tono solitamente così apatico.
Non mentiva. Non era la Weasley, l’oggetto dei suoi desideri: non era lei che tormentava i suoi incubi, non era lei che il ragazzo si sforzava di ignorare, di guardare con astio come aveva sempre fatto, contraccambiando i suoi sguardi freddi e altezzosi. Il suo proibito segreto era qualcuno il cui sangue era ben più sporco di quello lievemente macchiato di Ginevra Weasley. Qualcuno che, in ogni caso, Daphne rispettava ma non apprezzava; semplicemente, parecchi anni prima aveva scoperto a sue spese che la strega più brillante della scuola era meglio averla come amica o, se non altro, poter contare su un rapporto con lei quantomeno civile; da quel momento, Hermione Granger si era guadagnata – almeno in parte – il rispetto della giovane Serpeverde, nonostante le sue compagnie fossero alquanto discutibili – sempre nell’ottica di Daphne.
Questa, per l’appunto, ridacchiò al commento del ragazzo alla sua destra, poi annuì soddisfatta.
- Stavo dicendo a Blaise… Zabini, per l’amor del cielo, si può sapere cosa stai combinando? -
Il ragazzo in questione, per l’appunto, stava osservando con sguardo preoccupato il proprio riflesso nel cucchiaio di argento brillante, aggiustandosi contemporaneamente la folta chioma bruna e ricciuta.
Blaise alzò gli occhi verso la ragazza, aggrottando le sopracciglia. – Sì? Devi sapere che questa perfezione è frutto di un duro lavoro, Daphne. Io ci tengo a me stesso. – replicò con aria superiore, per poi posare finalmente l’oggetto.
La mora alzò gli occhi al cielo, probabilmente trattenendosi dal lanciare maledizioni senza perdono a destra e a manca: per quanto la sua incredibile bellezza sopperisse a tutte le sue mancanze, il più grande difetto di Daphne Greengrass era forse la sua totale mancanza di pazienza, il suo carattere facilmente alterabile, permaloso, aggressivo e vendicativo.
Per un periodo, al secondo anno, Draco aveva provato qualcosa per lei, un sentimento che si era spento molto in fretta nel conoscerla meglio: altrettanto velocemente, però, Daphne aveva dimostrato un acume ed una furbizia tali da renderla comunque particolarmente gradita al giovane, anche se non abbastanza appetibile per continuare a coltivare quel sentimento.
- Adesso ascoltatemi. Stasera, ore 23, Stanza delle Necessità. Festa di rientro. Si dice che i gemelli Weasley abbiano inviato alcuni dei loro migliori fuochi, tra l’altro, e mio fratello ci ha fatto avere gli alcolici sotto forma di pozioni per la tosse o integratori. Ci sarà tutta la scuola, il che rende la cosa meno appetibile, ma è comunque una festa e… -
- Ci saranno i Grifondoro? – la interruppe Draco, brusco, impregnando di disgusto il suo tono mentre, dentro di sé, qualcosa si svegliava, sperava.
Blaise annuì, stringendosi nelle spalle. – Stamattina avevo sentito Finnigan che ne parlava. A quanto pare ci saranno proprio tutti… tranne la Granger, ovviamente. Per l’Angelo, quella ragazza non si diverte mai, ci credo che poi ha un’aria così cupa. Sarebbe molto più carina da ubriaca, anche perché di aspetto non è affatto male… - aggiunse, con un’occhiata maliziosa a Draco che finse di rispondere con una risata di approvazione.
Daphne alzò gli occhi al cielo e sospirò infastidita, stringendo i pugni. – Ne ho abbastanza, in Sala Comune tutti e due! -

 

   
 
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