Fanfic su artisti musicali > Big Time Rush
Segui la storia  |       
Autore: Logan_Potter    25/11/2016    3 recensioni
Logan, Kendall, James e Carlos si rivedono per andare in vacanza al mare tutti insieme.
Kendall e Logan sono innamorati, ma il moro fa il possibile per tenere nascosti i propri sentimenti, mentre il biondo cerca disperatamente il modo in cui rivelarli all'altro. Ma, durante la vacanza, accadrà qualcosa che cambierà tutto...
Questa storia l'ho pubblicata anche su Wattpad, quindi, se li ne trovate una uguale, sappiate che è la mia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Carlos, James, Kendall, Logan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NERVOSISMO
 
Kendall
 

Alla fine non ce l'ho fatta. Non gli ho parlato. Sono nella stessa situazione di prima. Cinque giorni e ancora mi limito a guardarlo, come se non avessi colto tutti i particolari del suo volto.
Agli altri non l'ho detto. Secondo loro, ora Logan ed io facciamo intere conversazioni.
Ovviamente per modo di dire, visto che non è possibile.
Il problema, è che più che cosa da dirgli, ho domande da fargli a cui lui non può rispondere. È talmente frustrante che ormai ho perso le speranze. Passerò sempre i giorni aspettando un miracolo che lo faccia svegliare (magari con tutti i ricordi a posto). Solo, mi sorge un dubbio. Se non si dovesse svegliare, che gli succederebbe? Non può mica rimanere in ospedale per sempre. Prima o poi, ci sarà qualcuno che avrà bisogno del suo letto e quando i dottori capiranno che non c'è speranza, sarà inutile che continuino a prendersi cura di lui. Magari potrebbero provare con delle operazioni. Posso solo fare ipotesi, del resto non ne so niente di medicina. Potrei sempre chiedere a Margaret, ma alcune informazioni devono rimanere segrete. 
Appena esco dalla camera di Logan, vado da lei per chiedere informazioni.
«Hey Margaret, scusa il disturbo, ma avrei qualche domanda da farti.» non le ci vuol molto per capire che si tratta di Logan.
«Chiedi pure, sono a tua disposizione.» mi risponde con un largo sorriso comprensivo.
«Ecco... Io mi chiedevo... Se sono previste operazioni nel caso in cui la situazione di Logan continui per molto tempo.» la ragazza mi guarda per un po', scrutandomi come a voler capire cosa mi voglio sentir rispondere.
«Allora, Kendall, come sai non si può dire con certezza se Logan si sveglierà o no. Per ora possiamo solo provare a farlo reagire in qualche modo con degli stimoli, ma finché non otterremo una reazione importante non potremo operarlo.» la guardo un po' confuso. Lei nota la mia incertezza e cerca di spiegarmi.
«Finché non ha una reazione, non possiamo sapere in quale parte del suo cervello operare dato che non abbiamo ancora capito dove sia esattamente il danno.
So che è complicato da capire, ma ti basti sapere che se cambierà qualcosa, interverremo.» non ho ancora capito molto bene, anzi quasi per niente, ma sembra che per ora non si può far molto.
«No, tranquilla, ho capito. Grazie per le informazioni.» le faccio un piccolo sorriso di apprezzamento. Ci salutiamo e io me ne ritorno a casa.

Non c'è un buon clima qui. Siamo tutti molto tesi e riusciamo a evitare le litigate solo perché nessuno vuole altri brutti pensieri per la testa. I momenti più rischiosi sono quelli in cui incontriamo Mackenzie. Fino a prima dell'incidente, tutti la sopportavamo in silenzio, ma adesso non stiamo più zitti alle sue provocazioni. Oggi non le conviene proprio incontrarmi. Dopo le "belle" notizie ricevute da Margaret, somiglio più ad una mina anti uomo che ad una persona.
Gli unici che per ora non hanno litigato, sono Alexa e Carlos, ma solo tra di loro. Con Alexa non me la sono mai presa, ma con Carlos molte volte e c'era sempre lei a difenderlo, quindi posso dire di aver discusso anche con lei, in qualche modo.
«Allora, muto anche oggi o una parola sei riuscito a dirla?» ecco che arrivano le provocazioni di James.
«Gli ho parlato, come faccio sempre ultimamente. Perché continui a non credermi?» non capisco perché James si sia fissato col fatto che sto mentendo! Ha ragione, ma non può lasciarmi in pace?
«Ah, non so, magari perché non è vero?» alzo gli occhi al cielo.
«Che ne sai tu? Mica ci sei mentre io sto da lui!» gli ricordo.
«In realtà, mi fermo qualche minuto a guardarvi quando ho il turno di visite prima di te.» non so più cosa replicare.
«Ora non neghi, vero?» si intromette Carlos, che fino ad ora aveva cercato di trattenersi.
«Tu restane fuori!» gli diciamo James ed io insieme. Lui sbuffa e torna in silenzio.
«Sai che penso Kendall?» mi chiede il più alto.
«Certo che no. Non posso leggerti nella mente!» replico.
«Beh, penso che se tu non facessi il codardo, a quest'ora Logan starebbe molto meglio! Magari sarebbe anche qui con noi!» come se io potessi fare la differenza.
«Ma se non si veglia quando gli parlate voi, perché mai dovrebbe farlo con me?» il mio tono di voce, ora che ci faccio caso, è molto più alto rispetto a quello dell'inizio della conversazione.
«Sei proprio un cretino, Schmidt!» ed ora passiamo all'uso dei cognomi. La cosa si fa seria. Troppo seria perché io la sopporti.
«Fanculo, Maslow!» gli urlo per poi andarmene in camera mia.
Perché devono prendersela con me? Nessuno di noi sta facendo qualcosa di talmente importante da cambiare radicalmente le cose! Parlare con Logan è solo una cosa che fa sentire gli altri in pace con se stessi! Ma io starò tranquillo solo quando lui sarà uscito da quel maledetto ospedale! Tanto, parlargli non porterà a niente, mi farà solo sentire peggio perché non c'è soluzione a questo problema! 
Margaret parlava di stimoli a cui lui dovrebbe reagire. Ma che genere di stimoli? Io non so come si curano le persone in coma, come potrei riuscirci io se neanche degli esperti ne sono capaci?
Con tutto il casino che ho nella mente, mi è venuto un gran mal di testa e decido che è meglio se mi metto a dormire. O almeno ci provo.

Quando mi sveglio, mi trovo in una situazione ben peggiore di quella di prima. Mackenzie è venuta qui. Sento chiaramente la sua voce invadere il piano terra, salire le scale e arrivare a me. Non credo che voglia incontrarmi, quindi farò finta di non esistere e aspetterò che se ne vada per scendere e andare a mangiare.
Resta talmente tanto tempo che credo ci stia facendo a posta per farmi scendere spinto dalla fame. Non vorrei cedere, ma alla fine devo farlo.
Cerco di scendere senza fare troppo rumore, magari non mi nota. Sgattaiolo in cucina e mi faccio un panino veloce. Decido di mangiarmelo in camera. Sono quasi riuscito ad andarmene senza farmi notare, quando una voce femminile e, purtroppo, conosciuta mi ferma.
«Kendall, eccoti qua! Volevo solo dirti che domani puoi prendere il mio turno, io ho da fare!» passare due ore in silenzio là dentro non sarebbe proprio il massimo.
«Ma se vogliono averla gli altri quell'ora?» dico accennando con la testa al trio dietro di lei.
«Gliel'ho già proposto ma erano tutti d'accordo nel darla a te.» mi risponde con un sorrisetto snervante.
Comincio a pensare che quei tre stiano cospirando contro di me. Ogni occasione è buona per darmi fastidio. Mackenzie è un'altra storia, a lei viene naturale rompere, anche se ultimamente sono diventato uno dei suoi bersagli preferiti. 
Per fargli capire che acconsento, mi limito ad annuire per poi andarmene. Non mi va di litigare ancora.
Mi chiedo cosa impedisca a Mackenzie di andare a trovare Logan. Anche se ho la sensazione che sarà una cosa che mi farà arrabbiare, decido di nascondermi dietro un angolo per rimanere ad ascoltare la conversazione tra lei e gli altri.
«Wow, quanto entusiasmo in Kendall!» la sento commentare con ironia. So di non essere sembrato felice, ma perché dovrei esserlo? Andare da Logan mi fa solo deprimere e per lui non c'è alcun vantaggio, visto che è come se non ci fossi.
«Lascialo stare, ultimamente sta molto sulle sue.» dice James. Certo, come se io fossi l'unico a stare così.
«Beh, dovrebbe darsi una mossa a tirarsi su. Il tempo che ci rimane con Logan potrebbe non essere ancora molto.» non mi piace per niente questa frase. 
«Mack, che intendi?» Alexa da voce ai miei pensieri.
«Intendo che se nemmeno i medici riescono a fare qualcosa per lui, possiamo aspettarci di tutto.» non sembra neanche triste per quel che sta dicendo. È come se stesse parlando di una delle riviste di moda che tanto le piacciono!
«Scusatemi, ora devo tornare a casa. Ciao!» se ne va così, allegra e come se niente fosse.
Non voglio sentire altro, così torno in camera.
Nonostante il modo, quel che ha detto Mackenzie non è poi troppo sbagliato. Logan potrebbe andarsene da un momento all'altro (anche se non vorrei pensare troppo a questo) e se non colgo al volo le occasioni che ho per passare altri momenti con lui nel modo migliore possibile, me ne pentirò. Se solo riuscissi a superare la mia stupida paura di parlargli. Che poi, paura di cosa? Tanto non potrei mai peggiorare la situazione e Logan non potrebbe zittirmi o dirmi che sto dicendo cose stupide.
Il punto è, che non so proprio cosa dirgli. So che gli altri gli raccontano cosa gli accade durante la giornata, ma non succede mai niente di speciale. Che posso fare, elencargli le riflessioni che faccio mentre guardo il soffitto? Non credo proprio, annoierei me stesso, figuriamoci lui.
Visto che le idee non vengono, decido di prendere carta e penna e cominciare a scrivermi qualche discorso.

Ciao Loganmi dispiace non averti parlato fin'orama non avevo le idee molto chia

Accartoccio il primo foglio e lo butto.

Heyfinalmente si fanno quattro chiacchiereeh?

Via anche il secondo.

Ciao, magari non mi sentiperò volevo farti sapere chedopo un po' di ricercheho scoperto varie cose sul coma.

Come gli altri, il terzo, il quarto, il quinto e altri fogli vengono buttati. Ormai ho creato una montagnetta dentro al cestino.

Ho fatto di tutto per trovare le parole giuste da dirtiForsealla finequelle che ti dirò sono comunque sbagliatema ci ho provato e... E che cacchiate sto scrivendo?

Arrivare ad auto insultarsi anche per scritto, direi che è il fondo. Straccio e butto l'ennesimo foglietto, dopo di che, il mio sguardo va a finire verso la finestra. È già buio. Le giornate volano in fretta, senza di lui. Avrei detto che sarebbero sembrate più lunghe, con la noia addosso, e invece è il contrario. Una volta che esco dall'ospedale, mi sembra che passino nemmeno due ore e già vado a dormire. Dormire per modo di dire, in realtà rimango sveglio a pensare. È proprio vero che quando una persona importante ti lascia, anche se non ancora morta, tutto si stravolge. Prima le giornate erano calme e lente, ma per niente noiose. La notte dormivo e se proprio non ci riuscivo, potevo rimanere sveglio ad osservare Logan e ad assicurarmi che non avesse incubi. E quando non li aveva, erano i momenti migliori di sempre perché lui rimaneva sdraiato, calmo, col viso rilassato ed un respiro leggero. Spesso, mi dicevo, avrei voluto vederlo dormire per sempre. Non desideravo altro che il suo sonno eterno. Adesso, invece, è devastante vederlo dormire, dormire, dormire e ancora dormire. So che non sta esattamente dormendo, ma sembra che sia così e, in qualche modo, questo mi fa sentire in colpa per tutte quelle preghiere in cui chiedevo che non si svegliasse.
Ora, per consolarmi, posso solo guardare sue foto (come facevo prima di venire a casa sua o quando non potevo guardarlo la notte), ma lo schermo, l'immobilità dell'immagine non rendono la sua delicatezza o la sua vera essenza. Le foto, colgono solo l'aspetto estetico e solo in parte (neanche molto bene, spesso). Ho paura che se un giorno di lui mi restassero solo quelle, io mi scorderei di com'è vegliare sulla persona che si ama, com'è ascoltare la sua voce senza neanche seguire davvero quello che dice, semplicemente avere quel suono dolce nelle orecchie. Ho paura di scordare com'è toccarlo, abbracciarlo, tenerlo stretto. E sì, ho paura anche di scordare com'è baciarlo. L'ho fatto solo due volte, ma entrambe sono ancora bene impresse nella mia mente, tanto che se ci ripenso, sento ancora le sue labbra morbide sulle mie. Rivedo i suoi occhi confusi, desiderosi di una spiegazione che, per colpa di quella maledetta tempesta, forse non avrà mai.
È questo ciò che posso fare parlandogli. Se gli parlo, posso spiegargli, fargli capire perché, in quel momento, in quel posto e con attorno un mare agitatissimo, l'ho baciato.

Mi dispiace non averti detto niente fin'oraNon mi riferisco solo al momento in cui sei entrato in comama al secondo in cuinella mia testaè passato quell'assurdo pensiero che mi ha portato a fare quella cosa.
Se non avevo ancora mai aperto boccada quando sei finito qui dentroè solo perché ancora non avevo capito cosa dirti
La tua mancanzale giornate troppo tristi e brevime lo hanno fatto capire.
Saia volte mi chiedo se tutto questo non sia una punizione per meCi starebbeinsommaprima desidero di guardarti dormire per semprepoi tu finisci in comaGiàquando venivo nella tua stanza non dormivo affattoora lo saiA proposito di dormiresai che forse è anche un po' colpa tuaperché quella serala prima sera in cui ho dormito quiio ti stavo parlando ma tu sei piombato nel sonnoSe solo fossi rimasto ad ascoltareforse ora...

«... Non saremmo qui, in una camera d'ospedale, con me che cerco di dirti perché ti ho dato quel maledetto bacio. Ora ci sono arrivato, quindi ecco il motivo.» prendo un grande respiro.
«Se ti ho baciato, se cercavo sempre di farti un discorso che tu trovavi strano e inappropriato, è perché ti amo. Non quell'amore da ragazzini, in cui si fanno tante promesse che poi, al primo litigio vengono spazzate via. Quello che provo per te, è quel tipo di amore che mi impedisce di rimanere troppo lontano da te. Non so se tu, anche minimamente, mi ricambi, forse non lo saprò mai, ma ti meritavi una spiegazione ai miei comportamenti.» rimango zitto un attimo, fissando il mio riflesso nello specchio. È da tanto che sto provando questo discorso. Voglio essere impeccabile per quando, tra pochi minuti, lo dirò a lui. 
Mi do un'ultima, e completamente inutile, sistemata ai capelli prima di uscire. Nel tragitto in macchina ripeto ancora le parole di prima. Sono rimasto sveglio tutta la notte per fare un discorso perfetto. Non troppo lungo, facile da capire, ma con tutte le cose davvero importanti da dire.
Arrivato in ospedale, non sono ancora sicuro di essere pronto, ma non lo penserei neanche dopo tre giorni, quindi è uguale.
Lui è sempre lì. Camera 394. Stessa espressione apparentemente rilassata e stessi tubetti che lo collegano agli stessi macchinari di sempre. Si sente il solito bip ritmato, l'unico suono che, di solito, rende le mie visite non del tutto silenziose. Oggi, però, oltre al bip ci sarà la mia voce.

Angolo me:

Eh giàho pubblicato leggermente prima del solitoQuesto implicaperòche il capitolo è scritto un po' di frettaQuestoperché oggi parto per la Polonia con alcuni studenti della mia scuolaCi rimarrò cinque giorniin cui non potrò essere molto attivaquindi ho deciso di pubblicare ora.
Il capitolo mi sembra leggermente complicato, a livello mentale. Non parlo solo della chiacchierata tra l'infermiera e Ken, ma anche dei pensieri su quest'ultimo. Spero vi sia piaciuto lo stesso.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Big Time Rush / Vai alla pagina dell'autore: Logan_Potter