Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Matixa    25/11/2016    2 recensioni
Le nere nubi che fino a pochi attimi prima gorgheggiavano furiose di tempesta si sono andate diradando e spessi raggi dorati, perforandole, adesso accarezzano l’oceano ormai calmo come a volerlo tranquillizzare; un moto di terrore l’attraversa al ricordo di quant’era spaventosi trovarsi in balia delle altissime onde.
Sussulti improvvisi la costringono a sputare sale e acqua.
È viva.
-Laggiù!-
Passi insonorizzati dalla sabbia le giungono alle orecchie come vibrazioni, il chiacchiericcio aumenta di volume fino a che alcune ombre oscurano la luce.
È salva.
-Portiamola da Naraku-
“Do-dove mi portate?”
“Riposa ragazza, sta buon e finirà tutto in un lampo … ”
Chiude gli occhi spaventata anche perché, dalle risate dei due tizi davanti, capisce benissimo che nulla di quello che le è appena stato detto si avvererà.
Si addormentò sotto allo sguardo ambrato di un uomo che indifferente alle parole dei suoi compagni osservava lo scorrere monotono dell’orizzonte interrotto qua e là da alcune solitarie palme.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
 
 
 
 
 
L’odore di salsedine del mare, risalendo la ripida scogliera grazie all’azione dei venti freschi del mattino si espandeva tutt’attorno  insinuandosi nelle cavità porose della roccia fin dov’era possibile creando lieve sibilo di salsedine, gradevole all’udito quanto all’olfatto.
La calma superficie dell’acqua era sferzata dall’aguzza prua di una nave che veloce e sicura sfrecciava verso le falesie imboccando uno stretto passaggio fra due scogli virando poi d’improvviso fino a sparire dietro uno sperone di basalto raggiungendo una baia naturale  e ben protetta dall’influsso delle maree dove alcune boe di fortuna costituite da vecchi copertoni ammortizzarono il cozzare dell’imbarcazione durante le operazioni di attracco; in cima all’albero maestro la grande e nera bandiera sventolava fiera mostrando l’effige della ciurma che rappresentava.
I pirati della bocca dell’inferno.
Un ragno stilizzato composto di ossa occupava il centro della tela saltando subito all’occhio essendo dipinto di cremisi, non c’erano ossa umane o lame incrociate sotto di esso, ma punti brillanti color del sangue disposti in modo all’apparenza casuale.
 
Subito una gran via vai di uomini percorse in tutta fretta il lungo pontile agganciando al fianco della nave una spessa lastra di legno per favorire lo sbarco dei pirati e lo scarico del bottino.
Non appena avvenne il contatto due enormi stivali di cuoio leggermente logori sulle punte si fermarono sul bordo. Il loro possessore, un possente uomo dallo sguardo penetrante concesse un sorriso compiaciuto ai suoi uomini, soddisfatto di come fossero già al lavoro per scaricare le preziose ricchezze ottenute.
A testa alta incominciò a discendere percorrendo l’ormeggio fino a raggiungere la ghiaiosa spiaggia del suo covo mentre la brezza marina scompigliava la pesante massa dei suoi scuri capelli e le pregiate vesti che indossava.
Lucenti orecchini ornati da cupe pietre nere tintinnavano pendendo  da entrambi i suoi lobi, al collo una corda di cuoio intrecciato reggeva fra le sue trame ciondoli d’avorio e semplice ebano spiccando nel contrasto che il colore porpora della stoffa sottostante creava.
Uno spesso giaccone pregiatamente ornato privo di bottoni ma chiuso da un largo cinturone alla vita lasciava intravedere un’ampia porzione di petto, voluminoso cotto dal sole e villoso; lembi di camicia color della spuma del mare creavano panneggi e pieghe sulle curve del torace.
Pesanti pantaloni color della pece fasciavano lunghe gambe massicce ma ben proporzionate inglobate a metà polpaccio nei caratteristici stivali in pelle cui si abbinavano ad entrambe le braccia lunghe e scure polsiere; grandi palmi stretti a pugno dimostravano forza.
I suoi passi affondando nella ghiaia lasciavano orme profonde mentre questi procedeva sicuro verso la stretta entrata di una forra calcarea.
Aveva bisogno di un bagno, di un bel massaggio e poi chissà …
 
“Naraku-sama!”
 
Non appena varcò la soglia fu accolto da alcuni dei suoi uomini di guardia, quelli che a rotazione rimanevano di stanza sull’isola perlustrando quelle confinanti nel caso le forze governative si fossero avvicinate troppo, che li avessero intercettati?
 
“Abbiamo trovato una superstite!”
 
I suoi occhi cupi che per un attimo mostrarono fastidio s’accesero subito di malizia e curiosità.
Passandosi la lingua sulle labbra leggermente secche inspirò calmo lasciando che la sua voce grave e suadente riempisse il silenzio di quelle fresche cavità.
 
“Dov’è? Cosa sapete di lei?”
 
Già incominciava ad assaporare il momento in cui l’avrebbe …
 
“Nelle  vostre stanze mio signore, l’abbiamo portata lì immediatamente dopo averla recuperata, le donne l’hanno pulita e curata ma, non ha ancora riaperto gli occhi, ha la febbre alta e …”
 
Nervoso il subalterno troncò la frase grattandosi la nuca   pensando a come formulare la prossima frase.
 
“… purtroppo non aveva nulla addosso se non degli abiti stracciati ed il giubbotto della nave, pare non portasse alcun gioiello e ...”
“Che compagnia?”
“Uh?”
“Per legge i giubbotti recano un codice, talvolta uno stemma della società che possiede le imbarcazioni, guardate lo stemma e capire-”
 
Gli occhi del tizio strabuzzarono nel comprendere la semplicità di ciò che dovevano fare, poi qualcos’altro li invase, paura e terrore, quegli idioti molto probabilmente l’avevano gettato senza pensarci due volte.
Sbuffando non poté che mostrare il suo disappunto e immediatamente il fetido odore della paura avvolse il suo subalterno.
Compiaciuto del rispetto e del timore che incuteva ai suoi sottoposti schiuse gli occhi sbuffando una risata roca. Non valeva la pena di ucciderlo per così poco.
 
“Va bene non fa niente, và pure e ordina alle donne di prepararmi un bagno, una volta presentabile andrò ad incontrarla, nel frattempo mandate il mozzo a tenerla d’occhio …”
“Vado immediatamente!”
 
Scuotendo il viso mentre pensava a quanto avrebbe potuto guadagnare da quella situazione, si diresse alla cantina dove un paio dei suoi stavano sistemando delle scorte di cibo e bevande, fece cenno al vecchio Kato di versargli da bere ingoiando tutto d’un fiato il pregiato sakè ruggendo soddisfatto del bruciore provocatogli alla gola facendosene servire dell’altro.
Si accertò che tutto fosse in ordine poi quando l’inebriante e balsamico profumo dei vapori del suo bagno profumato invasero la caverna seppe che era ora di andare a farsi coccolare.
 
Un brivido elettrizzante gli percorse schiena e bacino.
 
“Mio signore …”
 
La lieve e mielata voce della sua donna preferita gli incendiò l’anima, vederla sulla porta della stanza da bagno vestita solamente di veli trasparenti, infuocò qualcos’altro.
 
“Bentornato mio signore, il suo bagno è pronfh-”
 
Non la lasciò finire e catturandole le labbra sfogò la sua potenza in un bacio ardente e umido pieno di desiderio e lussuria.
 
“Ti sono mancato, Sango?”
 
Infilando due dita oltre l’orlo dell’unica spallina di seta dell’abito della donna le scivolò lungo il candido braccio donando brividi e scosse finché il torso non fu nudo e poté concentrarsi su quelle rosee rotondità che erano la perfezione assoluta.
 
“Immensamente mio signoh nhm … ”
 
Con calma estenuante percorse ogni centimetro di pelle godendosi ogni reazione ed espressione di lei, ogni gemito ogni lamento erano fuoco nel suo sistema, adrenalina nei suoi muscoli, gioia perversa per il suo spirito.
 
“Lavami!”
 
Scostandosi schiuse gli occhi lasciando che lo spogliasse, vibrando al massaggio che le sue dita lasciavano ad ogni loro passaggio godendo del calore di quel corpo vivo e giovane, scattando per il solletico ed il piacere d’essere il signore di quello schianto e quando fu nudo entrò nella vasca trascinandola con sé, lasciando che lo lavasse con le più preziose essenze, facendola poi sua fra mille schizzi e lamenti com’era solito fare fino a renderla quasi priva di sensi a forza di orgasmi.
A quel punto entrava in gioco l’altra sua donna che aveva il compito di asciugarlo e rivestirlo nonché intrecciare i suoi capelli nell’attesa che si asciugassero così mentre la bella Sango si riprendeva stesa fra le umide e stropicciate lenzuola del suo letto arrivava la piccola Kagome a dargli un piacere che solo lei riusciva a creare.
Occhi così innocenti e grandi non li aveva visti mai. Poteva ammaliarla mille volte e mille volte essi rimanevano puri, non si opacizzavano come succedeva con Sango, non perdevano la scintilla di vita che li rendeva unici, semplicemente sembravano sconfiggere il suo potere e anche se lei si inginocchiava e lo prendeva in bocca più e più volte ogni volta che incrociava il suo sguardo vedeva gli occhi di una che sapeva, non di una che eseguiva, e questa cosa nonostante un po’ lo preoccupasse gli dava anche una scarica di potenza impossibile da ricreare.
Per questo non le aveva lasciate andare. Gli erano essenziali come l’aria che respirava.
Sango la tentatrice dall’anima calda e la voce dell’estasi e Kagome, la sua piccola scossa divina.
 
“Ancora … più forte … oooh siii …”
 
Gli occhi grigi della ragazzina osservarono quelli  scarlatti del suo dominatore rivoltarsi all’indietro per il piacere mentre ingoiando il suo seme ancora elargiva  godimento senza tuttavia provare alcun sentimento trovando la situazione assolutamente normale, compiacere il suo salvatore era un suo compito, dopo tutto.
Un movimento catturò la sua attenzione e con la coda dell’occhio mise a fuoco il viso del mozzo.
Si fermò interrompendo la suzione e le mani del suo signore le cui dita stringevano i suoi neri  capelli ebbero un sussulto quasi rabbioso lasciandole intendere che questa cosa non gli aveva fatto per niente piacere.
Riprese come se nulla fosse aggiungendo una lentissima umida e rovente carezza di lingua che quasi gli fece cedere le ginocchia.
 
“Hyaaaaaaaah … ahhh …”
 
Un nuovo urlo e una nuova ondata di acidulo calore le inondò la gola, era stata brava, due volte in pochi minuti.
Spompato Naraku si allontanò da lei riprendendo un minimo di controllo.
Finalmente libera di muoversi Kagome piantò lo sguardo nelle iridi arancioni dell’uomo in attesa fremendo sotto al suo scrutinio.
La voce con cui Naraku tuonò non sembrava contenta.
 
“… che diavolo vuoi?”
 
 
Ed infatti lui odiava venir disturbato durante le sue sessioni di coccole e non gli andava di dare spettacolo quindi perché mai quel dannato mozzo rimaneva sull’uscio della porta? Voleva forse favorire? Dipingendosi un sorriso sghembo sulle labbra cambiò tono.
 
“Vuoi le coccole anche tu?”
“… mi è stato detto di avvertirti non appena la ragazza si fosse svegliata …”
 
Lo fissò per niente contento senza rispondergli. Un'altra cosa che gli creava fastidio era la totale apatia che quel dannato mozzo gli riservava. Tch non ne aveva colpa, dopotutto …
 
“Si è appena svegliata …”
 
Detto ciò, dopo aver concesso alla ragazzina ancora in ginocchio un’ultima occhiata svanì.
 
Prendendola per un braccio Naraku la issò facilmente in piedi fissandola a lungo negli occhi prima di parlare.
 
“Vestimi.”
 
……………
 
 
Con le immagini della tempesta impresse negli occhi della mente Rin aprì gli occhi mettendosi a sedere.
Ansimando cercò di ricordare o capire dove si trovasse ma il buio che la circondava non rendeva di certo il compito di calmarsi facile.
Lei odiava il buio. Era subdolo e silenzioso e freddo e …
 
“C’è qualcuno?”
……
 
Con le lacrime agli occhi cercò di ricordare ma ogni volta che si concentrava una fitta di mal di testa la colpiva all’altezza delle tempie e del contorno occhi.
Portandosi le mani alle guance le trovò in fiamme, stava male.
 
D’improvviso la luce si accese ma la cosa sembrò essere più dannosa che d’aiuto.
 
“Nghhh”
 
Un fruscio e lo spostamento d’aria, così come quello del materasso dove si rese conto di trovarsi, le indicarono che qualcuno le si era avvicinato.
Una sensazione di abbandono l’avvolse ed i peli su collo e braccia si rizzarono non appena la carezza calda dell’alito di qualcuno la sfiorò.
 
“Sta bene signorina?”
 
Sussultò di paura, nonostante tenesse gli occhi schiusi a terra nella visuale rientrarono alcune ciocche di capelli neri e mossi, i capelli di …
 
“Non sono nessuno, non ho nulla mi lasci andare la pre-”
 
Un palmo spiaccicato contro le labbra le impose il silenzio immediato oltre che costringerla a voltare e levare il viso; nel vedere un paio di gemme color del rubino fissarla con gelida cattiveria sgranò le proprie già lucide e velate di pianto lanciando un lamento che venne smorzato dal contatto con la sua rovente pelle ruvida.
 
“Ne convengo che sappia già con chi abbia a che fare signorina …”
“Nhm …”
“Onigumo Naraku, il peggior criminale del nuovo millennio … se non sbaglio mi hanno chiamato così in molte occasioni … mhn, dopo tutto hanno ragione, comando una flotta composta dalla peggior feccia esistente e saccheggio isole e navi proprio come facevano gli antichi pirati secoli fa … ”
 
Ridendo scivolò di lato con la mano sfiorandole le labbra col largo pollice che nonostante la ruvidezza profumava di rose incurvando le dita in modo che si adeguassero alla dolce curva del suo collo, gli occhi di lei sgranati e fissi sulle sue carnose labbra rosse sembravano terrorizzati da ciò che esse proferivano ma al contempo, la sfumatura grave e sensuale della sua voce le dava i brividi scivolandole addosso come camicia di seta.
 
“Mi domando se sia al corrente anche della fine che questi facevano fare alle piccole bugiarde non crede?”
 
Schiudendo gli occhi lasciò scorrere le lacrime mentre con una leggera pressione lui la faceva cadere all’indietro sovrastandola con la sua mole mentre piano il suo viso scendeva fino a posizionarsi in nell’incavo del suo collo, guancia contro guancia.
 
“Perciò ricominciamo da capo … chi è lei, e cosa ci faceva su quello che ai miei uomini era parso un fottuto yacht degno del più ricco dei nababbi?”
 
L’inflessione che diede all’ultima parte della frase le incusse un senso di vertigine e per un momento si sentì morire.
Deglutendo provò a parlare ma le uscì solo fiato.
 
“Su su, mi dica il suo nome miss …?”
 
Strusciando la guancia contro la pelle rovente di lei scese quel poco che gli bastò per sfiorarle le spalle con le labbra emettendo un sospiro soddisfatto nell’appurare che il suo sapore gli piaceva.
D’istinto schiuse le labbra sentendo con la punta della lingua il terrore condensato nel punto dove pulsava il sangue, leccandosi le labbra compiaciuto.
 
“Rin RIIN MI CHIAMO RIII-”
 
Di nuovo le stampò la mano sulla bocca facendola tacere.
Non gli importava più, era buona, era pura ….
Era sua!
 
 
 
TBC…
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Matixa