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Autore: kuutamo    27/11/2016    0 recensioni
È questo ciò che ormai vedo di me, quasi un involucro, una conchiglia vuota con niente al suo interno se non il rumore del mare che un tempo era la sua casa. Ciò che un tempo ero io.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Mi dici per quale diavolo di motivo ti sei trasferito? Qui c'è decisamente troppa luce, ed è ancora Febbraio! "

Era passato qualche mese e tra il lavoro e la sua fase compositiva, stranamente ci eravamo visti molto spesso e quasi tutti i weekend mi fermavo da lui a dormire per condividere i momenti di pace dei fine settimana. Non avevamo passato il Natale insieme, temevamo che affrettasse un po' troppo le cose. Ero stata ugualmente invitata a casa Valo per l'usuale  cena di Natale ma con rammarico avevo declinato, ed ebbi come l'impressione che anche Ville ne fu sollevato. Forse per il fatto di essersi evitato quella tensione mista ad imbarazzo e la raffica di domande che ci avrebbe colti in pieno dopo l'antipasto, ma ero sicura che seppur in mia assenza non fosse scampato al pericolo 'domande curiose'. In compenso il 31 notte, qualche ora dopo l'annuale concerto di fine anno al Tavastia si era presentato alla mia porta e avevamo fatto di nuovo l'amore. Ville sembrava felice, genuinamente felice. Sul suo volto, agli angoli delle sue rughe, non c'era traccia di alcun artificio, soltanto lui e il suo bel sorriso stampato da guancia a guancia. Ed anche io ero felice.

Ma nonostante ci stessimo comportando ancora una volta da ragazzini, e nonostante questo incredibile e vivace benessere che traevamo l'un l'altra, nell'aria era palpabile una certa dose di incertezza che ci faceva letteralmente vivere in una  bolla, nella paura. Come se tutto potesse finire da un momento all'altro e dovessimo star attenti a dove mettere i piedi per evitare eventuali bombe sul cammino. Ma sarebbero arrivate e lo sapevamo.. Perché anche se tacita, c'era sempre stata questa consapevolezza del non essersi perdonati del tutto, e la cosa era reciproca.

 

Lui si avvicinò sbuffando al tavolo dove stavo ultimando la mia traduzione.

" Te l'ho detto, era arrivato il momento di cambiare, e poi avevo finito lo spazio oltre che la pazienza "

Alludeva al fatto di aver sempre gente a ficcanasare fuori e dentro la sua proprietà.

" Ehm, Ville - indicai un punto indefinito del cortile senza neanche guardare - non è che la situazione sia cambiata poi tanto. È da almeno un quarto d'ora che due ragazzine sbirciano da sopra il cancelletto. "

Lui guardò immediatamente nella direzione indicatagli.

" Per la miseria. Ma non avete una casa dove starvene chiuse lontano dal mondo e soprattutto da casa mia? Pff"

" Non ti scaldare, è normale, sei il loro idolo. Oddio normale proprio non direi, però un po' di stalkering lo abbiamo fatto tutte, è la prassi!"

" Ah sì, e tu a chi lo hai fatto sentiamo un po', oltre ad avermi spiato per tutto questo tempo? "

" Beh… Ho tentato di avvicinarmi a mr Molko un paio di volte alla fine dei concerti perché non ho mai avuto un suo autografo ma puntualmente il simpaticone ha tirato dritto senza fermarsi "

" Ah però! Beh semmai dovessi incontrarlo gli chiederò un autografo e lo incornicerò, lì proprio sul camino, così potrai averlo sotto il naso tutto il tempo che vuoi. Ma non te lo cederò mai. "

" Sei proprio uno stronzo, non posso neanche sfruttarti a dovere "

" Mi spiace, ragazza "

" Cos'è, hai smesso? "

" Fingerò di non aver capito "

" Un giorno dovrai spiegarmi come mai e perché hai passato momenti della tua vita con persone indecenti.. "

" Gesù, non dite altro. "

" Fammi indovinare, tutti? Sfido io. Forse le mettevi una maschera mentre lo facevate? " scherzai ridendo. Ma ovviamente il fattore estetico era secondario al modo in cui la persona in questione agiva e si poneva nei confronti dell'altro. 

" E poi sarei io lo stronzo? " chiese.

" No, sul serio Ville, mi è capitato di avere a che fare con colleghi viscidi e scorretti ma l'essere squallidi qui è a livelli davvero alti. Solo per il fatto di scrivere dettagli privati come se niente fosse agitandoti come un premio agli occhi della rete, meriterebbe d'esser presa a borsate"

" Certo che ne hai fatte di ricerche, segugio "

" Mi spiace, sono fatta così. Alcuni tipi di persona non mi piacciono. "

" A dire il vero sono più quelle che non ti vanno a genio che quelle con cui riesci ad intavolare una conversazione "

" Forse una volta, ora sono molto più elastica o brava ad annuire, dipende come vuoi vederla. Ma di certo la nausea per certe cose ce l'ho ancora ed è piuttosto intatta! E poi senti chi parla, mr. estroverso."

 

Prima di proferir di nuovo parola si fermò interdetto a guardarmi, poi schiuse le labbra abbozzando un sorriso, e in quel momento mi parve quasi come se fosse tornato ragazzino, quando si meravigliava anche per la cosa più futile. 

 

" Sei incredibile.. Alcune cose di te sono rimaste esattamente le stesse, ed è quasi spaventoso. Come tornare indietro nel tempo e sapere esattamente cosa ci si troverà di fronte - abbassò lo sguardo, forse in cerca delle parole giuste - Sai, per mesi e mesi ho avuto la malsana convinzione che mia madre sapesse qualcosa sul tuo conto. Non so, avevo come l'impressione che quella più preoccupata per me fosse lei, con il suo sguardo invisibile, silenzioso e apprensivo che però sentivo addosso quando pensava di non esser vista. "

" Ville, lei è da sempre colei che si preoccupa di più per te! "

" Sì, lo so, ma sembrava avesse altro per la testa. Alla fine però non c'era niente da scoprire, solo il vuoto "

Gli presi una mano, intrecciandola piano con la mia. 

 

Mi sentii morire. Pregai che cambiasse argomento, e anche alla svelta. 

Ville non doveva sapere niente di quella storia. Nessuno avrebbe dovuto, neanche Anita, e sperai tanto che rimanesse sepolta in quell'infinita nebbiosa incertezza che avvolgeva entrambi.


 

---


 

<< Benvenuti all'aeroporto di Helsinki-Vantaa. Vi preghiamo di attendere pochi minuti  l'apposito segnale sul led per lasciare i vostri posti. Grazie per aver viaggiato con Finnair.>>

 

L' aeroporto era ridicolmente piccolo rispetto all' Heathrow. Il volo non era stato molto piacevole, colpa dell'ansia e dell'adrenalina che era sempre troppa se si parlava di Alma. La mia Alma.

La tabella di marcia era una guida semplice ed efficace da seguire e per il weekend saremmo stati entrambi di nuovo nella nostra Londra e quei terribili mesi di perdizione e malumore sarebbero stati solo un lontano ricordo. 

 

Saltai sul primo taxi disponibile e comunicai l'indirizzo al conducente. Mi sistemai per bene sul sedile e mi scaldai le mani sfregandole sulle cosce. Dio, che freddo bestiale. Come poteva madre natura aver partorito un posto simile, freddo, buio triste e fuori dal mondo? 

 

Mi dissi che saremmo stati bene a Londra, magnificamente. Io e lei. 

Avremmo ricominciato daccapo, tutto.

La vettura partì.

 

---


 

[Due giorni dopo]


" Sì? " risposi aprendo la porta del cancellato esterno.

Davanti a me trovai un uomo sulla quarantina, occhi chiari capelli scuri, alto e magro, il colletto della camicia che sbucava da sotto il cappotto in feltro, un po' leggero per questi climi, mi dissi. Pensai che sembrava proprio un impiegato o un agente segreto. 

 

" Salve, lei deve essere il signor Valo "

" Ehm sì, glie l'ho appena detto al citofono, e lei? "

" Mi chiamo Mark Whalberg, piacere" allungò la mano ma rimase a mezz'aria. Continuava a fissarmi.

" Perdoni la mia reticenza ma ogni giorno si presentano alla mia porta le persone più disparate, quindi andiamo subito al sodo, come posso aiutarla?" quell'uomo metteva i brividi.

" Certo che qui non siete molto ospitale, piuttosto freddi. Me lo avevano detto "

" Direi scettici, ma se preferisce alimentare i pregiudizi faccia pure. Lei non è di qui, vero? Si nota subito. " indicai il suo soprabito.

" Certo che no, da cosa l'ha capito? "

" Mhm, l'insieme. Ma mi dica, cosa cerca nel profondo, inospitale e tremendo nord?"

" Vengo da Londra " disse con un mezzo sorrisetto.

'Londra' pensai.

" Vedo che sta iniziando a capire" 

" Cosa dovrei capire, scusi? "

L'uomo digrignò i denti con il patetico intento di sorridere, ma ne uscì solo un ghigno.

"Sono qui per Alma. Ha presente chi è Alma, vero? Scommetto tutto quello che ho che siete in contatto, quindi non si affanni a mentire. Questa è solo una visita di cortesia. "

" Chi è lei, che cosa vuole? "

" Beh, pensavo che a questo punto lo avesse afferrato. Sono il fidanzato di Alma. Non so se sono stato argomento delle vostre lunghe conversazioni ma forse ha omesso di dire che presto ci sposeremo. "

" Tu quindi sei quello che ha cercato di incastrarla. Ha! "

Sembrava finalmente stizzito. Sarà stato il mio modo di guardarlo o il brusco passaggio dal 'lei' al 'tu'? In men che non si dica, lui fece lo stesso.

" Volevo solo informarti che ogni più piccola cosa che pensi di aver ricostruito con lei è soltanto una menzogna. Non potete ricostruire il passato. Ormai Alma ha la sua vita, e io sarò al suo fianco, come deve essere. Tu puoi continuare a strimpellare per fatti tuoi."

" Quindi quando presumo sia scappata da te da Londra e sia tornata a casa da me, anche quello faceva parte dell'amore che prova per te, giusto? Lascia stare Alma, tornatene a casa tua e rifatti una vita. Ci sarà un motivo per cui ti ha lasciato, quindi smettila con queste minacce e castelli di carta. "

L'uomo si stizzì ancor di più al punto tale di annullare la distanza che c'era tra noi con un passo e guardarmi fisso negli occhi.

" Alma ha avuto un aborto spontaneo un anno fa. Quello che portava dentro di sé era mio figlio. È andata via perché non se l'è mai perdonato. Ed io sono qui per riprendermela. "

 

Sbiancai. Rimasi immobile ma cercai di non lasciar trasparire niente davanti a quello stronzo. Lui sembrava molto felice dell'effetto delle sue parole su di me e iniziò ad allontanarsi lentamente per guastarsi la sua scenetta fino all'ultimo. 

 

" Sai, la vita è strana e crudele, Ville. Non sarò l'uomo perfetto ma almeno con me non ha avuto bisogno di abortire perché il padre di suo figlio si faceva tutte quelle che trovava in giro. "

 

Non sentii più il cuore battere. Era tutto un vortice di rumori e suoni ovattati, come se fossi stato rinchiuso in una cassa nelle profondità degli abissi. In compenso avvertivo l'arrivo di un attacco. Entrai dentro e camminai fino alla porta d'ingresso. 

Dovevo parlare con Alma, e dovevo farlo ora. Prima che lui la trovasse. Prima di lui. 
 

Come avrei dovuto comportarmi? Non riuscivo a fare un ragionamento lucidamente che puntualmente una valanga di domande mi cadeva addosso.  


 

Quando arrivai sotto casa sua lei mi aprì. Appena sull'uscio della porta mi  stava aspettando dubbiosa sicuramente a causa della voce atona che avevo avuto poco prima.

 

" Sembra che tu abbia visto un fantasma "

" Mark è qui " fu la mia unica risposta. Entrai e mi sedetti sul divano. 

Sul suo volto piombò una maschera cerea, nebbia totale. 

" Si è presentato alla mia porta. Dice che è qui per te. "

" Come faceva a sapere dove abiti? "

" Dove abito lo sanno anche i sassi. No, la domanda è un'altra. Perché lui sa per certo anche dove ti trovi e non ci metterà molto a presentarsi anche qui. Anzi, sono sorpreso di non avervi trovati insieme a prendere un thè " dissi nervosamente e lei nonostante quel bombardamento di informazioni se ne accorse.

"Che significa? - chiese ancora più dubbiosa - Che cosa ti ha detto quello schifoso? " disse.

" Di nuovo la domanda è un'altra. Non è importante cosa lui mi abbia detto ma cosa non mi hai detto tu. "

" Non so di cosa parli. "

"Ora che il tuo futuro sposo ti ha messo alla scoperta puoi anche smettere di fingere"

" Che cosa ti ha detto Ville? Mark non è una persona affidabile "

" E tu lo saresti? Tu che da un giorno all'altro prendi tutte le tue cose e te ne vai? "

" Mark è solo geloso, gli ho parlato spesso di te e ogni volta non la prendeva molto bene. Ti avrà riempito la testa di fandonie e menzogne solo per punirmi " continuava a camminare avanti e indietro per la stanza ma poi si fermò di colpo.

" Anche il nostro bambino è una menzogna o ti sei convinta che non sia mai esistito come noi due? " era così strano usare quelle due, piccole parole per la prima volta.

Ci fu un gran silenzio e d'un tratto avrei solo voluto essere nella sua testa e vedere tutta la verità con chiarezza, nessun filtro. Non volevo né essere protetto né un'idiota, solo che mi dicesse tutto.

 

" Parlami. Io voglio sapere " ero sull'orlo delle lacrime, ma mi trattenni. Non sarebbe successo. 

Mi era di spalle e quindi non riuscivo a vedere la sua espressione anche se potevo avere una mezza idea di come se la passasse. 

La vidi fare un profondo respiro e sedersi di fronte a me sul bordo del divano. Lontana. D'altra parte lo era stata sino ad ora, perché mai avrebbe dovuto cambiare?

 

" È vero? " la incitai. Lei si limitò ad annuire debolmente. Non riusciva a guardarmi negli occhi. Ricordo che di solito quando era nervosa non riusciva a star ferma e non smetteva di torturarsi le mani. Ma ora era semplicemente immobile. Il suo petto sembrava fermo, il respiro inesistente. 

Sentii come una nebbia nera avvolgermi le iridi, non riuscivo ad essere lucido. Sentivo come se un'esplosione si stesse facendo strada dentro di me, e presto sarebbe venuta fuori. 

Allora mi alzai in piedi, nonostante fosse la cosa meno saggia da fare in quel momento, e senza voltarmi me ne andai. 

Non riuscivo a guardarla, a respirare la sua stessa aria.

Uscii dalla porta, percorsi le scale e mi ritrovai in strada. I lampioni mi fecero da guida quella notte, ma non ricordo se arrivai a casa.



Note:

La bomba è stata sganciata.

Aggiorno dopo un'eternità, quasi un anno. Spero che il capitolo piaccia.
Mi auguro che lo stacco momentaneo che vede l'arrivo di Mark risulti comprensibile.

Ringrazio chi commenterà e chi leggerà in silenzio. 

 
  
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