“Io ho un piano.”
Confabulò Rocket con sguardo complice.
“Veramente, anche io avrei un piano.”
“Zitto Pollock.” Tagliò corto Gamora.
“Possiamo intrufolarci dentro a quel cancello senza farci
notare dalle guardie, ma ho bisogno di tre cose: il mantello del
nanerottolo…”
“Ehi!” si lamentò Sam.
“…cinque dei sassi più grossi che
riuscite a sollevare, e
l’occhio di quello lì.”
Il procione puntò decisamente il dito verso
l’orribile
occhio fiammeggiante che torreggiava al centro regno di Mordor.
“No, tu non ne hai bisogno!”
“Sì, eh eh, sì che ne ho
bisogno!”
“Fermi tutti, dov’è Drax?”
domandò ansiosa Gamora.
“SIGNORE OSCURO!
APRI LA
PORTA E
AFFRONTAMI, CODARDO!
TI STO
ASPETTANDO!”
Drax si stagliava solitario di fronte ai cancelli di Mordor,
a daghe sguainate, e scrutava minacciosamente oltre la soglia,
sgolandosi
intimidatorio e facendo risuonare la sua voce potente nella vallata.
Insomma, Drax aveva fatto una delle sue solite draxate.
Il nero cancello iniziò a muoversi con un boato
terrificante, e orde di orchetti apparvero brulicanti e armati fino ai
denti,
pronti a riversarsi tutti insieme addosso al Distruttore e ai suoi
basiti
compagni di avventura.
“Okay, nuovo piano.” – urlò
Rocket – “Scappiamo!”
La fuga fu precipitosa e fortunata in quanto la schiera di Sauron fu presto richiamata a riprendere il proprio posto presso i bastioni. Non era il momento di perdersi via per una manica di disgraziati.
Saruman, lo Stregone Bianco, era
intento ad abbaiare ordini
ai suoi Uruk-hai quando vide avvicinarsi l’insolito
gruppetto della Milano e
cominciò a borbottare ed imprecare con voce roca e profonda
il suo sdegno: “
Voi, insignificanti vermi! Cosa osate entrare nel Regno di Isengard e
venire a
disturbare e, il
grande Saruman il
Potente Stregone Bianco, signore di…” Non
terminò la frase che venne colpito da
un proiettile che gli lasciò un grosso buco sulla fronte.
Strabuzzando gli
occhi, lo stregone cadde di schiena, rimanendo stecchito.
Sam a quella scena si meravigliò e chiese: “ Che
magia è mai
questa?!”
“ Una calibro ventidue” – Disse
Rocket soffiando vicino
alla bocca della sua arma fumante, seguitando – “ I
pipponi dei vecchi
rincoglioniti non mi sono mai piaciuti.”
Secondo Galaxy Maps, la seconda via
più veloce per arrivare
alla torre del loro nemico con la congiuntivite passava da Isengard,
che
avevano appena superato indisturbati, e da una fitta foresta che
portava a un
ameno passo alpino con un piccolo problema di infestazione di aracnidi.
Secondo la mappa, il bosco si chiamava “Foresta degli
Ent”,
e si era rivelato un ottimo posto per una pausa-pipa: Sam e Peter
sedevano
comodi comodi sul folto muschio di una radice ombrosa, gustandosi
l’erbapipa
del Vecchio Tobia (annata eccezionale!) che si erano fregati dalla
dispensa del
defunto Saruman.
“Cos’è un Ent?” chiese Gamora,
mimetizzata perfettamente tra
il fogliame verde.
“Non ne ho idea!” rispose Sam, compiaciuto dalla
bontà del
suo fumo.
“…e francamente me ne infischio.”
Completò Rocket, beandosi
nelle nuvolette di fumo passivo che lo circondavano.
Groot sembrava di ottimo umore in mezzo a tutti quegli
alberi giganti, e agitava soddisfatto le sue braccine ramose da dentro
il suo
vasetto sistemato nello zaino di Sam.
“Io sono Groot!” chiamò contento.
“Che razza di testa di legno, non c’è
nessuno oltre a noi, non
lo vedi Groot?” lo rimproverò Rocket seccato,
prima di capitombolare giù dalla
radice su cui stava seduto insieme a tutti gli altri da un forte
scossone.
“Oooooooooooh che gioia… …un minuscolo
Ent…” sospirò una
voce lenta e profonda dall’alto del soffitto di foglie.
“Oh porco Thanos un Groot gigante!”
imprecò Peter Queel col naso all’insù.
I Guardiani dell’Anello si accorsero improvvisamente di
essere
circondati da una moltitudine di creature arboricole alte in media
dieci metri
ciascuna, ricoperti di foglie e muschio: per fortuna sembravano tutti
amichevoli – tranne l’albero sul cui piede si erano
seduti tutti, quello era
decisamente innervosito.
“Credo di aver capito cos’è un
Ent.” Affermò Gamora
stupefatta.
Dopo l’incredibile scoperta
che la specie di appartenenza di
Groot sembrava essere molto diffusa nella Terra di Mezzo il gruppo fu
costretto
a fermarsi molto più del dovuto nella foresta, rallentando
la tabella di
marcia.
I grossi bestioni di legno sembravano essersi innamorati
tutti di quell’adorabile arboscello che era Groot,
l’avevano prelevato con le
loro mani enormi e si erano messi a chiacchierare in alberese, ossia in
versi e
fraseggi ancora meno comunicativi del solito familiare “io
sono Groot”. Drax
ormai aveva accumulato una modesta collinetta di dardi da lancio, che
stava
intagliando con una delle sue daghe, Gamora si era addormentata in un
angolo,
Rocket fumava di impazienza e Peter, insieme al buon Sam, aveva ormai
esaurito
l’intera riserva di erba pipa che si erano portati via.
Insomma tutti si
stavano annoiando tranne i due con le pipe, che erano decisamente su di
giri
per tutto quel fumare.
“Potremmo accompagnarvi fino alla fine della foresta
–
propose Barbalbero (uno dei Groot giganti) – così
vi facciamo compagnia.”
Il procione sbuffò seccato lanciando un’occhiata
storta a
Groot, nella mano di un Ent a sette metri di altezza.
“Naturalmente vi trasporteremo sui nostri rami.”
“FIGATA! – urlò Queel, svegliando Gamora
– CAVALCHEREMO
ALBERI!”
“Che storia…” farfugliò Sam
condividendo l’entusiasmo.
“SPERO DI RICORDARMI TUTTO DOMANI MATTINA E’ MEGLIO
DEL TRIP
DA DOMORFINA AL PLUTONIO!”
“Vi voglio bene amici…”
balbettò Sam prima di vomitare tutto
il contenuto del suo stomaco sulle foglie di Barbalbero, che lo stava
sollevando per ricominciare il viaggio.
Finalmente giunse la fine della
foresta, e gli
umani/alieni/hobbit dovettero dire addio ai loro nuovi amici Ent. Groot
trattenne un piccolo singhiozzo mentre Rocket riceveva il suo vaso
dalle mani
di un albero, e il suo amico procione gli lanciò uno sguardo
eloquente
arricciando i baffi.
“Vorresti restare qui eh? Hai trovato la tua
famiglia.”
Sotto gli occhi sbalorditi di tutti Rocket afferrò il busto
dell’alberello e lo tolse dal suo vaso, scavò una
piccola buca con la zampa e
poi lo piantò lì, coprendolo con un po’
di terriccio. Groot lo fissava con
espressione commossa.
“Ecco qui. Ci si becca in giro Groot, ora andiamocene prima
che le cose si facciano troppo sentimentali.”
Dopodiché si voltò e scappò correndo,
seguito a ruota da
tutti gli altri che cercavano di inseguirlo, e si allontanarono
velocemente
abbandonando gli Ent e il loro compagno di ciurma alle loro spalle,
lontano.
“È meglio così – rispose
Rocket ai suoi amici che gli
chiedevano se fosse stata una buona idea – È ovvio
che sarà più felice tra i
suoi simili.”
Stavano giusto superando una collina in direzione delle
montagne, quando una voce squillante li chiamò tutti
dall’orizzonte.
“Io sono
Groot!”
Groot correva verso di loro con un paio di gambette appena
cresciute, e nulla poté impedire che Rocket si trasformasse
in una fontana e
gli corresse incontro a braccia spalancate, felice come una Pasqua.
“Io sono Groot!”
“Hai ragione, niente può dividerci amico
mio!”
Sam e Drax si asciugarono una lacrimuccia, e il viaggiò
poté
finalmente ricominciare per davvero.
Prossima tappa: il passo di montagna!