Peter Queel non aveva mai amato molto
le scampagnate in
montagna, nemmeno quando era ancora un undicenne freddoloso sulla
Terra: suo
nonno lo costringeva a interminabili gite in mezzo agli elementi, e
sinceramente aveva detestato farsi kilometri in macchina solo per
pestare cacca
di cerbiatto e farsi tirare le ghiande dagli scoiattoli.
Figuriamoci in quel momento allora, dove stavano tutti
sputando i polmoni per risalire una scalinata letteralmente verticale sul fianco di una stupida
montagna, tempestati di vento e pioggia gelida. E al posto degli
scoiattoli li
stava disturbando un uomo nudo.
“Sssì tesssoro, vi accompagniamo noi fino a
Mordor… daccelo sì!
Lo portiamo noi
l’anello…”
“Negativo sgorbio, il nanetto qua dice che l’anello
lo
poteva portare solo il suo ex datore di lavoro… peccato che
lui sia morto. E il
sostituto certo non può essere un maniaco
sconosciuto.”
Peter stava cercando di mandare via quel coso inquietante,
ma le sue insistenze lo irritavano sempre di più.
Rocket come al solito era il meno impressionato e più
incazzato di tutti: “Levati dalle scatole o ti faccio saltare
dalla faccia
tutti e quattro quei denti che hai, puzzone!”
Il nudista digrignò i suoi quattro denti e soffiò
in
direzione del procione: “Ssstupido
ratto spelacchiato! Non saresti buono nemmeno come spuntino!”
A quel punto Rocket prese una manciata di sassi e iniziò a
bersagliare il seccatore con tutta la forza che aveva,
cosicché questi
finalmente corse via urlando lasciandoli liberi di proseguire la loro
salita in
pace.
Quella notte si accamparono in quello
che sembrava un
pianerottolo, mangiandosi un po’ di zuppa liofilizzata e di
ipercalorico Pan di
Via (gentilmente offerto dalla Dama Bianca prima della partenza) prima
di
accoccolarsi in qualche modo per recuperare un po’ di energia
con qualche ora
di sonno.
Peccato che evidentemente anche qualcun altro voleva cenare
con loro, e in particolar modo con Rocket.
Il procione si svegliò strillando quando sentì
quattro
dentini infilarsi nel suo pancino da roditore, staccandogli per poco un
pezzo
di pelliccia. Il maniaco era tornato, più nudo e affamato
che mai.
Drax procedette subito a metterlo in time
out sollevandolo per
la collottola e Groot lo legò coi suoi viticci.
“Prova di nuovo a mangiarti uno di noi e ti trasformo in uno
spezzatino!” lo minacciò Gamora.
Il tizio rispose urlando come un disperato.
“Se hai solo fame potevi dirlo anche prima sai? Potevamo
darti qualcosa.”
Peter rovistò nello zaino e tirò fuori un piccolo
incarto di
plastica con su scritto “Apollo – la tortina che ti
rende satollo”, e la lanciò
al disgraziato, che si liberò con uno strattone e se la mise
in bocca senza
nemmeno scartarla.
“Grazie tesssssoro
– rispose, con gli occhi che brillavano mentre masticava un
pezzo di cartaccia
– ci piace! Ci piace! Proseguite fino in cima sì!
Fino in cima! Lì lei vi
farà una bella sorpresa e poi
passerò a salutarvi! Hehehehehe”
Dopodiché sparì
nell’oscurità, lasciando addosso a tutti una
vaga sensazione di disagio e sudiciume.
La mattina dopo raggiunsero molto in
fretta le caverne per
entrare a Mordor, in cima alla montagna.
“Aaaaaaaaaaaaaah un ragno!
– strillò Gamora schifata – Drax schiaccialo!”
“…aspetta, è una metafora
questa?”
“No! Spiaccicalo e
basta! Più letteralmente che puoi!”
Drax tirò un pugno così forte al ragno gigante
che le sue
interiora verdastre finirono addosso ai vestiti di tutti.
“Aaaaaw che schifo – si lamentò Samvise
- … e come lo faccio
venire pulito, questo?”
E così finì la grande Shelob, terrore dei
viaggiatori nel
passo per Mordor.
Il gruppo attraversò
indisturbato la valle di Mordor fino al
Monte Fato: Rocket aveva fregato parecchi pezzi di armatura ad alcuni
orchetti
dopo che Sam li aveva storditi a padellate in testa, così
nessuno si accorse di
loro. Persino l’inquietante occhio rosso fiammeggiante che
osservava tutto
dall’alto della sua torre li ignorò, probabilmente
aspettandosi che se il suo
amato Unico Anello fosse stato portato al monte Fato sarebbe stato in
modo
molto epico e drammatico. L’unica cosa drammatica che
colpì i nostri eroi,
infatti, fu il sudore che ricoprì tutti una volta arrivati
alla fornace del vulcano,
che accidenti era più surriscaldata di un rotore pulsar
acceso.
Peter tirò fuori l’Anello dalla tasca e lo
osservò per un
secondo, nostalgico:
“Cavolo, potrei tenerti e regalarti a qualche bella ragazza.
Nah, sono già abbastanza fascinoso
così.”
E lo lanciò nella lava.
“…sapete che quel coso ti faceva diventare
invisibile se lo
indossavi?” affermò casualmente Sam.
“Che!? – esclamò Rocket scandalizzato -
…e ce lo dici solo
ora!? Hai idea di quante unità ci avrebbe dato il
Collezionista per un aggeggio
simile!?”
Ma ormai era troppo tardi: torre, montagna e compagnia bella
furono scosse da un potente terremoto che prometteva di radere al suolo
tutto
ciò che si elevasse più in alto di una sedia
all’interno della valle di Mordor,
così il gruppo decise che era decisamente ora di levarsi di
torno.
E la minaccia del malvagio Sauron fu sventata e la Terra di
Mezzo da quel giorno conobbe solo pace e prosperità.