Fumetti/Cartoni americani > I Guardiani della Galassia
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Autore: _musette_top_    27/11/2016    0 recensioni
Dal testo:
“Possiamo intrufolarci dentro a quel cancello senza farci notare dalle guardie, ma ho bisogno di tre cose: il mantello del nanerottolo…”
“Ehi!” si lamentò Sam.
“…cinque dei sassi più grossi che riuscite a sollevare, e l’occhio di quello lì.”
Il procione puntò decisamente il dito verso l’orribile occhio fiammeggiante che torreggiava al centro regno di Mordor.
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Peter Queel non aveva mai amato molto le scampagnate in montagna, nemmeno quando era ancora un undicenne freddoloso sulla Terra: suo nonno lo costringeva a interminabili gite in mezzo agli elementi, e sinceramente aveva detestato farsi kilometri in macchina solo per pestare cacca di cerbiatto e farsi tirare le ghiande dagli scoiattoli.
Figuriamoci in quel momento allora, dove stavano tutti sputando i polmoni per risalire una scalinata letteralmente verticale sul fianco di una stupida montagna, tempestati di vento e pioggia gelida. E al posto degli scoiattoli li stava disturbando un uomo nudo.
Sssì tesssoro, vi accompagniamo noi fino a Mordor… daccelo ! Lo portiamo noi l’anello…”
“Negativo sgorbio, il nanetto qua dice che l’anello lo poteva portare solo il suo ex datore di lavoro… peccato che lui sia morto. E il sostituto certo non può essere un maniaco sconosciuto.”
Peter stava cercando di mandare via quel coso inquietante, ma le sue insistenze lo irritavano sempre di più.
Rocket come al solito era il meno impressionato e più incazzato di tutti: “Levati dalle scatole o ti faccio saltare dalla faccia tutti e quattro quei denti che hai, puzzone!”
Il nudista digrignò i suoi quattro denti e soffiò in direzione del procione: “Ssstupido ratto spelacchiato! Non saresti buono nemmeno come spuntino!”
A quel punto Rocket prese una manciata di sassi e iniziò a bersagliare il seccatore con tutta la forza che aveva, cosicché questi finalmente corse via urlando lasciandoli liberi di proseguire la loro salita in pace.

 

Quella notte si accamparono in quello che sembrava un pianerottolo, mangiandosi un po’ di zuppa liofilizzata e di ipercalorico Pan di Via (gentilmente offerto dalla Dama Bianca prima della partenza) prima di accoccolarsi in qualche modo per recuperare un po’ di energia con qualche ora di sonno.
Peccato che evidentemente anche qualcun altro voleva cenare con loro, e in particolar modo con Rocket.
Il procione si svegliò strillando quando sentì quattro dentini infilarsi nel suo pancino da roditore, staccandogli per poco un pezzo di pelliccia. Il maniaco era tornato, più nudo e affamato che mai.
Drax procedette subito a metterlo in time out sollevandolo per la collottola e Groot lo legò coi suoi viticci.
“Prova di nuovo a mangiarti uno di noi e ti trasformo in uno spezzatino!” lo minacciò Gamora.
Il tizio rispose urlando come un disperato.
“Se hai solo fame potevi dirlo anche prima sai? Potevamo darti qualcosa.”
Peter rovistò nello zaino e tirò fuori un piccolo incarto di plastica con su scritto “Apollo – la tortina che ti rende satollo”, e la lanciò al disgraziato, che si liberò con uno strattone e se la mise in bocca senza nemmeno scartarla.
“Grazie tesssssoro – rispose, con gli occhi che brillavano mentre masticava un pezzo di cartaccia – ci piace! Ci piace! Proseguite fino in cima sì! Fino in cima! Lì lei vi farà una bella sorpresa e poi passerò a salutarvi! Hehehehehe”
Dopodiché sparì nell’oscurità, lasciando addosso a tutti una vaga sensazione di disagio e sudiciume.

 

La mattina dopo raggiunsero molto in fretta le caverne per entrare a Mordor, in cima alla montagna.
Aaaaaaaaaaaaaah un ragno! – strillò Gamora schifata – Drax schiaccialo!”
“…aspetta, è una metafora questa?”
No! Spiaccicalo e basta! Più letteralmente che puoi!
Drax tirò un pugno così forte al ragno gigante che le sue interiora verdastre finirono addosso ai vestiti di tutti.
“Aaaaaw che schifo – si lamentò Samvise - … e come lo faccio venire pulito, questo?”
E così finì la grande Shelob, terrore dei viaggiatori nel passo per Mordor.

 

Il gruppo attraversò indisturbato la valle di Mordor fino al Monte Fato: Rocket aveva fregato parecchi pezzi di armatura ad alcuni orchetti dopo che Sam li aveva storditi a padellate in testa, così nessuno si accorse di loro. Persino l’inquietante occhio rosso fiammeggiante che osservava tutto dall’alto della sua torre li ignorò, probabilmente aspettandosi che se il suo amato Unico Anello fosse stato portato al monte Fato sarebbe stato in modo molto epico e drammatico. L’unica cosa drammatica che colpì i nostri eroi, infatti, fu il sudore che ricoprì tutti una volta arrivati alla fornace del vulcano, che accidenti era più surriscaldata di un rotore pulsar acceso.
Peter tirò fuori l’Anello dalla tasca e lo osservò per un secondo, nostalgico:
“Cavolo, potrei tenerti e regalarti a qualche bella ragazza. Nah, sono già abbastanza fascinoso così.”
E lo lanciò nella lava.
“…sapete che quel coso ti faceva diventare invisibile se lo indossavi?” affermò casualmente Sam.
“Che!? – esclamò Rocket scandalizzato - …e ce lo dici solo ora!? Hai idea di quante unità ci avrebbe dato il Collezionista per un aggeggio simile!?”
Ma ormai era troppo tardi: torre, montagna e compagnia bella furono scosse da un potente terremoto che prometteva di radere al suolo tutto ciò che si elevasse più in alto di una sedia all’interno della valle di Mordor, così il gruppo decise che era decisamente ora di levarsi di torno.
E la minaccia del malvagio Sauron fu sventata e la Terra di Mezzo da quel giorno conobbe solo pace e prosperità.

   
 
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