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Autore: Micchan018    27/11/2016    1 recensioni
Disturbo della memoria a lungo termine. Sembrava così semplice, e leggerlo lì, nero su bianco. Un semplice disturbo, un inconveniente. Non era così che si era sentito. Non gli era sembrato un semplice disturbo quando, poche ore prima, aveva fissato gli occhi vuoti di Dana e le sue labbra rosse e l'aveva sentita dire "Scusa, tu chi sei?" No, non era un inconveniente. Era una catastrofe. Era l'ennesima dimostrazione del fatto che l'unica sua ragione di esistere era quella di farsi portare via ogni cosa bella che gli fosse mai capitata.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Kevin aprì gli occhi e vide Marisa accanto a lui, ancora immersa nel sonno. Allungò una mano per accarezzarle una guancia, ammirando quello che per lui era lo spettacolo migliore del mondo. 
Lei, i suoi capelli scuri, quasi neri, lunghi e mossi, la pelle color caffè latte e le labbra carnose e definite che nascondevano una fila di denti perfetti e perfettamente bianchi, e sotto alle palpebre che in quel momento erano chiuse, due occhi neri come il carbone, che lui amava alla follia...avrebbe potuto ammirarla per giorni senza stancarsi. Aveva forme morbide e generose, che lui amava accarezzare dolcemente, seguendo con le dita il profilo di quel corpo che lo mandava fuori di testa.
Si avvicinò a lei e la strinse a se, chiudendo gli occhi. Poteva anche permettersi di riaddormentarsi, in fondo era un giorno di festa. Ogni domenica lo era, specialmente per loro.
Ogni sabato sera, Marisa aveva il permesso di dormire a casa di Kevin, e di passare l'intera domenica con lui. Durante la settimana avevano solo qualche ora da passare insieme, ma il weekend era solo per loro.
Provò a riprendere sonno abbracciato a lei, ma proprio in quel momento Marisa aprì gli occhi e mandò in fumo il suo intento.
-Amore...sei sveglio? 
Lui riaprì lentamente gli occhi per posarli su di lei, che lo guardava con un tenero sorriso. 
-Sì...buongiorno amore.
-Buongiorno. 
Si scambiarono un lieve bacio, e tornarono a stringersi forte. 
-Che vuoi fare oggi?- chiese Kevin mentre le passava le dita tra i capelli folti e spessi.
-Io direi di iniziare con la colazione. 
-Pancake e cioccolato con un caffèllatte?
-Ogni volta che lo dici ti amo un po' di più. 
Kevin rise e stampò delicatamente un bacio sulla fronte di Marisa.
-Posso mandare un messaggio a mamma col tuo cellulare? Non ho credito. 
-Sì certo. 
Di malavoglia ma con il sorriso, Kevin spostò le coperte e si alzò in cerca di pantaloncini e maglietta. 
-Amore. 
La voce di Marisa giunse alle sue orecchie con due toni in meno rispetto a poco prima. Si sentì un brivido correre lungo la schiena: non era un buon segno. 
-Dimmi. 
-Perché nel registro chiamate c'è il nome della tua ex?
Lui si voltò e la guardò confuso. Lei aveva gli occhi puntati sul cellulare di Kevin, che stringeva tra le mani. 
-La mia ex?- chiese, col tono di voce di chi davvero non sta capendo.
-Dana. L'hai chiamata ieri. 
Kevin si era quasi dimenticato che Dana fosse una sua ex. La considerava un'amica; ma sapeva bene che agli occhi di Marisa lei sarebbe sempre stata una ex e dunque una rivale. Per questo motivo non le aveva parlato di quello che era successo a Dana o di quello che lui cercava di fare; e per lo stesso motivo in quel momento doveva fingere e negare come se ne andasse della sua vita. Il che non era troppo lontano dalla realtà.
-Perché guardavi il registro?
-Cercavo il numero di mamma. Rispondi. 
Kevin cercò rapidamente una scusa. Si sentiva come se avesse una pistola puntata in testa. 
-Volevo chiamare Daniel, ho sbagliato numero.
Scusa patetica, ma non aveva altre idee. Per un minuto, Marisa non disse nulla, facendo quasi morire Kevin di ansia.
-La prossima volta fai più attenzione per cortesia. Sia mai che quella si faccia idee strane. 
Marisa si alzò stizzita dal letto e si avviò verso il bagno ondeggiando fianchi e capelli.
Non appena scomparve dietro la porta, Kevin tirò un sospiro di sollievo. L'aveva scampata, anche se in verità non aveva fatto nulla di male. Finì di vestirsi, e andò in cucina. 
Mentre faceva la pastella per i pancake, Kevin rifletteva su quello che stava facendo. Non si sentiva in colpa per aver visto Dana senza dire niente a Marisa. Lui stava cercando di raggiungere uno scopo, e quello scopo non era portarsi a letto Dana, quindi non pensava di doversi sentire in colpa. Sapeva che a Marisa avrebbe dato fastidio, ma la sua ragazza era assurdamente gelosa e possessiva e lui spesso tendeva ad ignorarla e a fare comunque di testa sua. Senza dirle niente. Era scorretto, ma lei sapeva essere più opprimente di una stanza con le pareti che si stringono. E Kevin era uno spirito libero, che persegue sempre ciò che ritiene giusto.
E avrebbe continuato a farlo.

A interrompere i suoi pensieri fu una visione. Marisa comparve in cucina con i capelli raccolti in una crocchia disordinata, dei pantaloncini sportivi che erano praticamente mutande e una canotta aderente piuttosto corta. Kevin era sicuro che lì sotto non ci fosse nulla. E improvvisamente perse interesse per i pancakes, o per la moralità dei suoi incontri con...come si chiamava? Era troppo preso da quello che aveva davanti agli occhi. 
-Beh, che c'è?- chiese Marisa, notando lo sguardo di lui. La guardava con gli occhi di un cacciatore che ha avvistato la preda.
-Sei incredibilmente sexy, amore. Un giorno di questi finirai per uccidermi.
Lei sorrise, un sorriso furbo e divertito, e si avvicinò a lui poggiando una mano sul suo petto, e scendendo lentamente verso il basso.
-Allora è una fortuna che i tuoi siano usciti per il weekend...abbiamo tutta la casa per noi...
Kevin non aspettava altro. Senza farselo ripetere due volte, lasciò perdere la colazione e si lanciò su Marisa con la furia di un leone che si getta su una gazzella. 
Solo che Marisa non era una gazzella. Era una leonessa. 
Fecero l'amore per ore, senza sosta, instancabili, con la passione irrefrenabile che solo chi si ama può avere. 
Anche se Kevin continuò a chiedersi dall'inizio alla fine per quale motivo Marisa improvvisamente somigliasse così tanto a Dana.

Tre ore dopo, erano troppo stanchi e si era fatto troppo tardi per i pancake. 
Kevin e Marisa si infilarono insieme sotto la doccia, continuando a ridere, baciarsi e stuzzicarsi; poi si vestirono e uscirono per andare a pranzo in qualche ristorante. Decisero di fare una cosa che raramente facevano: andare in città. Ci vollero venti minuti di viaggio in auto e altri venti per trovare parcheggio, ma finalmente all'una e mezza riuscirono a mettere piede in un ristorante che prometteva piuttosto bene.
Li accolse un cameriere alto ma davvero brutto, con uno sfogo d'acne impressionante nonostante avesse sicuramente più di trent'anni e i capelli stempiati e radi. 
-Buongiorno...un tavolo per due? 
Il cameriere fece cenno di seguirlo e sistemò Kevin e Marisa in un tavolo accanto alla finestra. Da lì, potevano vedere le persone passare, e godersi il sole di quella domenica di primavera. 
-Buongiorno, ecco i menù. 
La voce del cameriere era stata rimpiazzata da una limpida e cristallina, e una mano esile e candida porse alla coppia due menù rilegati in finta pelle e incisi con cura sul frontespizio con il nome del locale. 
Kevin alzò lo sguardo, seguendo il braccio che gli tendeva i menù, e incrociò quello di Dana. 
Oh cazzo
Rimase immobile, senza quasi respirare. In una frazione di secondo, valutò situazione e possibilità pensando a come salvarsi la pelle. Dana lo avrebbe salutato. Avrebbe fatto capire che si sentivano, o che si erano visti. Certo, lei non ricordava di essere una sua ex e quindi non poteva sapere che avrebbe scatenato le ire di Marisa; quindi non aveva colpa. Kevin però si sforzò comunque di pensare a un modo di evitare danni permanenti, pensando a come farle capire di non dire nulla senza che Marisa se ne accorgesse. Fortunatamente, quest'ultima non sembrava averla riconosciuta, quindi c'era ancora una possibilità. 
Dana non disse niente per qualche secondo e per Kevin furono secondi di puro terrore. Stava lì con il sorriso sulle labbra, porgendogli i menù. 
-Grazie!- esclamò Marisa prendendoli, e passandone uno al ragazzo. E Dana si voltò, e se ne andò. 
Kevin rimase sorpreso. Non aveva detto una sola parola. Perché? 
E soprattuto...da quando lei era cameriera in un ristorante?
Con tutti i locali che esistono, dovevo scegliere proprio questo!
Si maledisse silenziosamente, e cominciò a sfogliare il menù facendo finta di nulla.
Dana tornò qualche minuto dopo, con un grande sorriso. Kevin si chiese se fosse spontaneo o se stesse solo cercando di essere cortese. 
-Pronti?- domandò lei. 
-Sì- rispose Kevin. -Per me una grigliata mista, per favore. 
-Niente primo? 
-No, ti ringrazio. 
-Ok. La signorina? 
-Lo stesso, grazie. 
-Ok...da bere?
Ordinarono una bottiglia di vino rosso. Non si fecero troppi problemi a sceglierlo, non erano due intenditori. Dana annotò tutto e si allontanò con un sorriso portando via i menù. 
-Amore, quando hai fatto vieni qui un secondo per favore. 
Kevin cercò la fonte di quella voce. Dalla porta della cucina, a distanza di alcuni tavoli da loro, vide sbucare Thomas, vestito da cameriere. Lui spostò lo sguardo nella sua direzione, e Kevin potè giurare di aver visto un lampo di odio puro guizzargli negli occhi. Lo scrutò per qualche secondo, poi sparì nuovamente nella cucina. 
Kevin cercò di non pensarci, e tornò a concentrarsi su Marisa. Lei gli sorrideva radiosa. Era una cosa che amava di lei: non perdeva mai il sorriso. Era sempre solare, sempre allegra, sempre dolcissima. Lo faceva sentire bene. 
-Che hai?- chiese lei. 
-Perché? 
-Hai un'espressione strana. Sembri preoccupato. 
-No amore, ho solo fame. 
Lei rise, e si illuminò ancora di più. 
-Pensi sempre a mangiare! 
-Da che pulpito! 
Marisa gli fece la linguaccia e rise, alzando una mano per scostarsi i capelli dal viso. Era un gesto che faceva spesso, lui lo aveva notato tante volte. Notava ogni minima cosa di lei. Come si scostava i capelli dal viso, come gli occhi diventavano piccoli e luminosi quando rideva, come teneva un braccio steso sotto il tavolo e l'altro piegato con il gomito poggiato sulla tovaglia e la mano intrecciata nei capelli mentre lo guardava, con un lieve sorriso in volto. Notava ogni cosa, e non ce n'era una che non gli piacesse. 
-Ti amo. 
Le parole gli erano uscite istintivamente dalle labbra. Loro non pronunciavano quella frase spesso, preferivano dimostrarselo. A volte però, sentiva che se non lo avesse detto il cuore gli sarebbe esploso. 
Lo sguardo di lei si addolcì. -Ti amo anche io, Kev.
Il loro momento idilliaco fu interrotto da Dana, che tornò al tavolo con la bottiglia che avevano ordinato e due calici.
-Ecco a voi- disse.
-Grazie. Scusa, il bagno dov'è?
Kevin aveva l'abitudine di andare in bagno prima di mangiare, se non altro per lavarsi le mani. Un'abitudine che molti suoi amici consideravano "da donna", ma che a lui era stata inculcata fin da bambino da sua madre. 
-Vicino alla cucina, dietro quella parete. 
La porta della cucina si trovava alle spalle di Marisa, in una parte del muro rientrante rispetto al resto della sala, proprio sulla parete che faceva angolo. Kevin ringraziò, si scusò con Marisa e si alzò per dirigersi verso il bagno. Quando fu davanti alla porta, la aprì ed aspettò sull'uscio che Dana tornasse verso la cucina. Non dovette aspettare molto. Quando fu davanti a lui, la fermò con un sussurro. 
-Ehi.
Lei si voltò, con già un piede nella cucina.
-Sì?
-Grazie. 
-Per cosa? 
-Per aver finto di non conoscermi. 
Lei ridacchiò. -Tranquillo, so che la tua ragazza è molto gelosa. Anche Thomas lo è a volte.
Lui rise, poi la lasciò tornare al suo lavoro e si infilò nel bagno. 
Mentre apriva il rubinetto dell'acqua, improvvisamente si congelò.
So che la tua ragazza è molto gelosa.
Come faceva a saperlo? Lui non le aveva detto niente, o meglio lo aveva fatto, ma prima che lei perdesse la memoria. 
Ci pensò per qualche secondo, poi scrollò le spalle, pensando che probabilmente era solo un caso.
Finì di lavarsi e asciugarsi le mani, lasciando perdere quella piccolezza. 
Di colpo, la porta del bagno si aprì. 
-Ehi, tu!
Una voce maschile profonda e piuttosto rabbiosa gli perforò le orecchie. Kevin si voltò a guardare chi avesse parlato, e incontrò lo sguardo celeste e infuriato di Thomas. 
-Sì?- disse, cercando di sembrare tranquillo. Non aveva mai considerato l'eventualità che il ragazzo di Dana venisse a sapere qualcosa e potesse essere contrariato, ma in quel momento gli sembrò essenziale prenderla in considerazione. 
-Che fai qui?- ringhiò Thomas, senza perdere il contatto visivo con Kevin.
-Mangio? Tu che dici? 
-Mangi? Mi prendi per il culo? 
-Non posso uscire a pranzo con la mia ragazza? 
Sul volto di Thomas comparve un ghigno. 
-Senti, non sono stupido. Dana mi ha raccontato che vi siete visti. 
-Cos'è, sei geloso? 
-No, sono incazzato. Ti avevo detto di lasciarla in pace. Cos'è, sei andato nella sua facoltà apposta per vederla? 
Kevin sgranò gli occhi. La scusa dell'amico aveva funzionato con Dana, ma evidentemente non funzionava con Thomas. 
-Sì è così- ammise, non riuscendo a inventarsi niente di meglio. Vide Thomas contrarre la mascella, sembrava si stesse sforzando di non saltargli al collo. 
-Chiariamo subito una cosa: non voglio più sentirti nominare, quindi sparisci. Eri scomparso prima dell'amnesia, scompari di nuovo. Non capisco neanche cosa tu abbia nel cervello, ma non mi importa. Limitati a sparire e basta. 
Kevin si sentì ribollire, ma decise di mantenere la calma. Quello non era né il posto né il momento giusto per una rissa. 
-Altrimenti?- cantilenò, incapace di contenere del tutto la propria indole da provocatore. 
-Altrimenti andrò a farmi una bella chiacchierata con la tua ragazza, e poi ti gonfierò di botte. 
Kevin digrignò i denti. -Lascia in pace la mia ragazza. 
-E tu lascia in pace la mia. 
Colpito e affondato. Kevin uscì dal bagno a grandi passi, aggirando Thomas. 
Si sentiva un'idiota. Cosa stava facendo? Stava rischiando di rovinare due rapporti felici, e per che cosa? Per orgoglio, per una sua fissazione personale. Non ne valeva la pena. Nei pochi passi che lo separavano da suo tavolo, Kevin decise che avrebbe lasciato perdere Dana, e la sua memoria. 
Si sedette al tavolo con un sorriso, e promise a se stesso che da quel momento, non avrebbe pensato a nessun'altra ragazza che non fosse Marisa.

   
 
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