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Autore: MaryFangirl    28/11/2016    1 recensioni
Ian scopre che Mickey è uscito di prigione ma non vuole vederlo. Potrà continuare a fingere che Mickey non sia stato importante per lui?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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"Te l'avevo detta che non sarebbe andata tanto male" disse Mickey ridendo mentre entravano in casa.
"Abbiamo appena portato Jake a casa. O dovrei dire, ho portato il tuo amico in spalla"
"Ehi, non è il tuo culo quello che è stato schiaffeggiato. Pensavo che Kyle l'avrebbe ucciso. Divertente, cazzo" ridacchiò Mickey.
"Okay, sì, quello è stato abbastanza divertente" Ian scosse il capo.
"Rimani stanotte?" chiese Mickey.
"Se tu lo vuoi"
"Certo che sì"
Ian gli sorrise. E lo seguì in camera, entrambi si tolsero i vestiti e salirono sui rispettivi lati del letto come se fosse la cosa più naturale del mondo, e forse lo era. Ian stese il braccio in modo perfetto affinché Mickey potesse raggomitolarsi, coprendosi con il corpo di Ian.
 
 
 
Il sole splendeva luminoso in camera di Mickey e lui gemette, il corpo di Ian avvolto strettamente intorno a lui e sorrise leggermente. Tenendo gli occhi chiusi, si accoccolò maggiormente. Si era quasi riaddormentato quando udì il telefono squillare. Fottuta dannazione. Tentò di allungarsi ma fallì, e infine scosse appena Ian.
"Ian, ti devi spostare" disse, socchiudendo un occhio al rossino che bofonchiò e si mosse lievemente, quanto bastava perché Mickey si muovesse, quasi raggiungendo il telefono. "Un po' di più, Palle di fuoco" disse. Ian obbedì e Mickey sollevò il cellulare.
"Sì?" fece assonnato.
"Dormi ancora?" disse Svetlana.
"Sì. Che ore sono?"
"Ora di alzarsi. Arrivo tra poco, con bambino" disse lei.
"Okay, okay. Ci alziamo"
"Ci?" chiese lei con tono provocatorio.
"Sì, 'ci alziamo', qualche problema?"
"Finché con 'ci' includi Pel di carota, nessun problema" disse lei ridendo.
"Altrimenti?"
"Allora butti fuori a calci lo sconosciuto prima che bambino arriva. Bacia Ian per me. Arrivederci" disse lei riagganciando.
"Mmf" sbuffò Mickey e tornò fra le braccia di Ian. "Lana porta qui Yev tra poco"
Ian si limitò a emettere un mormorio e Mickey si voltò per baciarlo, facendo scivolare la lingua dentro e baciandolo con passione.
"Mmh. Per cos'era quello?"
"Ti stai lamentando?"
"No"
"Mi ha detto di baciarti da parte sua"
Ian ridacchiò. "Non penso che intendesse questo"
"Che si fotta lei insieme alle sue stronzate"
"Dovrei andare..." disse Ian piano.
"Perché?" chiese Mickey confuso. "A Yev piacerebbe molto vederti"
"Sì. E piacerebbe molto anche a me, ma io che sto qui, così, non so..." balbettò. "E so che vuoi passare del tempo con lui...da solo, e va bene così" sorrise lievemente Ian.
"Okay, afferro il concetto, voglio passare del tempo con lui, e tu rappresenti la luce nella sua vita, non può trattenersi dal gravitare intorno a te, non lo biasimo. Perché non...vieni domani...a pranzo. Lana non tornerà a prenderlo per un paio di giorni, okay?" disse Mickey.
"Sì, va bene" Ian si abbassò a baciare Mickey prima di uscire dal letto. "Scrivimi stasera, okay? Mi annoierò a morte in quella casa"
"Come fai ad annoiarti? È un manicomio"
"Perché mi nascondo, per la maggior parte del tempo" rise Ian.
 
 
 
Più tardi quella sera, Ian stava andando fuori di testa. La sua famiglia era al piano di sotto e tutti correvano come pazzi, in realtà avrebbe dovuto scendere e unirsi, almeno in parte, ma non ci riusciva. Pensò di ricominciare a cercare tra gli appartamenti, trovarsi un posticino, lontano da tutto, in fondo fare visita alla sua famiglia era bello, ma vivere lì come se fosse ancora un adolescente, non era qualcosa che voleva fare. Considerò l'idea di uscire ma non ne aveva realmente voglia, quindi si stese sul letto per un po', infine sbuffò e si alzò. Magari una corsetta l'avrebbe aiutato, o una qualsiasi altra cosa, tornare a casa era stata una stupida idea, sarebbe potuto rimanere da Mickey insieme a lui e Yev, ed era davvero lì che voleva stare.
 
 
 
"Ehi, piccolo, vuoi fare qualcosa di bello?" chiese Mickey sedendosi accanto al figlio sul pavimento mentre giocavano con i suoi giocattoli. Il bimbo annuì. "E se mandassimo un video a Ian? Ti va di fargli vedere tutte le tue belle cose?"
"Le ha viste" disse Yev semplicemente.
"Giusto. Magari diventerà geloso e vorrà passare qui. Questi giocattoli sono piuttosto belli"
Il bambino ridacchiò. "Foto?" suggerì sorridendo. "Per il suo telefono"
"Ottima idea, ragazzino. Chi non vorrebbe starci a guardare tutto il giorno. Facciamola"
Il bambino annuì e rise.
 
 
 
Ian crollò sul letto, dopo aver corso. Si sentiva bene, stava per alzarsi e andare a fare la doccia, quando il suo telefono squillò, lo guardò e vide lo schermo riempito da una foto di Mickey e Yev, lo fece sorridere. Sotto la foto c'era scritto 'Per il tuo sfondo ;)'.
'Grazie, mi piace un sacco. Dai a quel bambino degli enormi abbracci da parte mia' rispose Ian.
'Ho qualcosa di meglio' fece Mickey.
Qualche secondo dopo, un file video giunse e la videocamera si concentrava su Yev.
"Vai, piccolo" udì la voce di Mickey e Yev sorrise.
"Ciao Ian!" salutò il piccolo. "Ehi, papà...anche tu devi dire ciao..."
Mickey rise ma voltò il telefono. "Ciao..."
"Papy, pensi che sarà geloso ora?", e il video terminò.
Ian rise. 'Carino' scrisse.
'Ti penti già di essere andato via?'
'È già successo circa due ore fa. Voi che state facendo?'
'Stiamo per preparare la cena'
'Ottimo. Divertitevi :)' fece Ian.
'Ti scrivo più tardi. Goditi la casa dei Gallagher'
'Neanche un po'. Ho davvero bisogno di trovare un appartamento al più presto. Mi sento un ragazzino quando sono qui'
'Oh, adesso stai pensando di stare per conto tuo, eh?'
'Sì, forse. Ho risparmiato un sacco'
'Sì, ottimo' rispose Mickey.
 
 
 
'Okay, che storia gli leggi per farlo addormentare?' chiese Mickey.
'E' sul secondo ripiano, libro blu, ci sono dentro un po' di storie. Gli piacciono tutte' disse Ian.
'Grazie. Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando'
'Nessun problema'.
 
 
 
'Okay, sul serio, perché hai deciso di dover tornare lì?' domandò Mickey.
'Perché vivo qui, e tu avevi bisogno di stare da solo con tuo figlio'
'Giusto. Che stupido. Se fossi qui, saresti nel mio letto insieme a me al momento'
'Ti senti solo?'
'Sì, cazzo'
':)' fece Ian.
'La mia solitudine ti diverte? Beh, fottiti'
'No. Sono solo contento di essere io a scriverti mentre ti senti solo'
'Stai tornando ad essere sdolcinato'
'Già. Che farai al riguardo?' chiese Ian.
'Dovresti essere qui per quello'
'Non tentarmi'
'Buonanotte, Ian. Ci vediamo domani'
'Non vedo l'ora'
 
 
Ian raggiunse l'appartamento il giorno dopo con delle borse in mano, pranzo take out. Dopo aver bussato a malapena la porta, questa si spalancò e si trovò davanti Mickey con Yevgeny fra le braccia.
"Ian!! Ian!!" il bimbo praticamente squittì e Ian rise, tnetando di divincolarsi.
"Aspetta, piccolo. Facciamogli mettere giù le borse"
Il bimbo saltellò e finalmente Ian posò quello che aveva, afferrando Yev mentre questi si buttava fuori dalle braccia di Mickey.
"Non si è capito che gli sei mancato, eh?"
"Nient'affatto" rise Ian stringendo forte il bambino. Cavoli, amava quell'adorabile cucciolo.
 
 
 
Mickey rise mentre guardava Yev e Ian. Entrambi addormentati, il bimbo attaccato a Ian, come se ne dipendesse la sua vita, ronfando leggermente e Ian che lo abbracciava, mentre alla televisione passava un cartone animato. Erano piuttosto adorabili quei due, i suoi ragazzi.
Prese Yev con delicatezza, togliendolo da Ian e tentando di non svegliarlo, trasportandolo in camera sua. Poi tornò da Ian. Ricordava di quanto si fosse sentito a disagio Ian al pensiero di svegliarsi nel suo letto mentre Yevgeny era lì, ma lasciò correre. Yev ovviamente sapeva già che Ian era lì. Gli si avvicinò e lo scosse leggermente.
"Mh?" fece Ian.
"Forza, è ora di andare a letto"
Ian si spostò leggermente e si ridistese sul divano.
"Vuoi rimanere qui? Quando potresti venire a letto con me?"
"Non riesco a muovermi"
"Ci perdi tu. Avevo pensato di dormire nudi. Suppongo che dovrò farlo senza di te" disse Mickey e rise quando Ian scattò dal divano e gli corse dietro.
 
 
 
Ian si svegliò, avvolto fra le braccia di Mickey. La mattina era perfetta, e l'avrebbe ricordata per tutto il giorno. Sospirando e alzandosi per prepararsi ad andare al lavoro prima che Mickey o Yevgeny si svegliassero, baciò Mickey prima di uscire e baciare anche Yev sulla fronte, poi se ne andò e fu felice, fottutamente felice per tutta la giornata.
Finché una chiamata non giunse a frantumare tutto. Ian stava uscendo dal lavoro, tutto sorridente e contento. Era una bella giornata quando il telefono squillò, non esitò a rispondere, senza preoccuparsi di guardare chi fosse.
"Sì?" disse, entrando in macchina.
"Ian?" la voce sembrava familiare ma non riusciva a riconoscerla.
"Chi è?" chiese, guardando il numero che non riconobbe.
"Jake. L'amico di Mickey" disse e Ian fissò di fronte a sé, confuso.
"Come hai avuto il mio numero?"
"L'ho preso dal cellulare di Mickey" disse Jake e Ian non rispose. Cosa voleva dire? Era l'amico del suo ragazzo...il suo migliore amico...e aveva frugato nel suo cellulare per trovare il numero di Ian. Perché aveva fatto una cosa del genere?
"Okay...puoi smettere di pensarci" disse Jake.
"Cosa?" chiese Ian, perché non sapeva a cosa pensare.
"Non ci sto provando con te. Non pugnalo alle spalle il mio migliore amico per provarci con il suo ragazzo e tentare di andarci a letto. Sei sexy, rosso, ma non così tanto" disse Jake. Sembrava irritato, incazzato, arrabbiato, e qualcos'altro che Ian non riuscì a definire.
"Non ho...non l'ho mai detto. Solo che non capisco perché mi chiami. E perché hai avuto bisogno di rubare il mio numero?"
"Non l'ho rubato, solo che Mickey non è riuscito a darmi il permesso. Non che l'avrebbe fatto, si incazzerebbe se sapesse che ti sto chiamando, ma non è per la ragione che pensi. Uhm. Chiamo per Mickey, in realtà" disse Jake.
"Okay...non ci stai provando con me...quindi è un modo di difendere il suo onore o cosa?" domandò Ian.
"No. No. Uhm. Senti, è successa una cosa al lavoro oggi. E va tutto bene; lui sta bene. Okay..." Jake lasciò svanire la frase e Ian spalancò gli occhi. Perché aveva bisogno di specificare che Mickey stava bene? Perché? Ian accostò di lato.
"Che c'è che non va?"
"Stiamo andando all'ospedale. Sta bene. Ma c'è stato un incidente in officina, e Mickey potrebbe essersi fatto male, oppure no" balbettò Jake.
"Fatto male? Quant'è grave?" Ian si sentì raggelare.
"Una macchina è tipo scivolata...e l'ha urtato. È già arrivato all'ospedale, ne sono sicuro. L'ambulanza è arrivata a prenderlo. Sta bene, sai? Ha gridato contro i paramedici per tutto il tempo. Tipico di Mickey" disse. Ian non riuscì a capire se dentro di sé stesse cercando di stare tranquillo, come se non avesse paura. Come se non fosse terrorizzato visto che Jake non era ancora arrivato in ospedale, come poteva davvero sapere che Mickey stesse bene?
"Perché non l'ho svegliato?" sussurrò.
"Cosa?" chiese Jake.
"Niente. Arrivo subito. Se succede qualcosa chiamami, okay? Arrivo" disse e riagganciò, mettendosi la testa fra le mani, facendo una chiamata prima di sfrecciare.
 
 
 
"Senti, Anne. Voglio solo sapere quale squadra ha ricevuto la chiamata su quel posto. Fanculo al protocollo. Conosco il protocollo, dannazione!" gridò e la donna dall'altra parte ripeté freneticamente ciò che era scritto sul suo dannato manuale. Uh! A volte odiava le persone. Quanto era difficile dirgli chi aveva preso la chiamata? Chi aveva raggiunto quell'officina e e visto qualsiasi fosse il danno subito da Mickey, chi poteva dirgli cosa cazzo fosse successo? Si era rotto una gamba, si era fatto male alla testa, aveva perso un fottuto braccio? Era poi sveglio? Aveva bisogno di sapere qualcosa e mentre raggiungeva l'ospedale, parcheggiando, entrò per capire cosa cazzo stesse succedendo.
Stava correndo quando urtò contro qualcuno.
"Merda. Scusa" disse tentando di asciugarsi le lacrime che gli riempivano gli occhi.
"Ian?" chiese l'altro. Era Caleb, con aria confusa.
"Non ora. Ti prego, cazzo, non ora"
"Che? Che c'è che non va?"
E Ian esplose. "E' Mickey. Non so cosa sia successo, okay. Si è fatto male quindi non cominciare con le tue stronzate oggi. Non oggi" disse tremando.
"Okay, okay. Nessuna stronzata. Che è successo? Sta bene?" chiese Caleb.
"Non lo so. Ha qualcosa a che fare con una macchina"
Caleb annuì. "Okay. Beh, entra allora. Ricordati, la maggior parte delle infermiere ti conosce, ti vedono di continuo. Chiedi qualche favore, ti diranno ciò che ti serve sapere" disse e Ian annuì, grato che Caleb avesse un po' di buon senso e non si fosse messo a rompergli le palle. Quindi entrò alla ricerca del suo ragazzo. Raggiunse la sala d'attesa e trovò tutti i ragazzi seduti fuori dal pronto soccorso. Jake stava camminando avanti e indietro. Un paio di ragazzi che non conoscevano erano immobili. Steve aveva la testa fra le mani e Kyle gridava contro un'infermiera terrorizzata. Ian la riconobbe.
"Ehi, ehi. Kyle, fatti da parte" disse ian tentando di calmare la situazione.
"Non ci dicono un cazzo. Non siamo familiari. Che cazzo...ho tentato di chiamare Mandy, non arriverà qui presto"
"Tu sei Dawn, giusto?" chiese Ian dolcemente all'infermiera. Lei annuì. "Ti ricordi di me? Ero qui poco fa. Sono un paramedico. Mi vedi tutti i giorni, no?" disse e lei annuì.
"Non posso. Solo familiari. Funziona così"
"Ma io sono un familiare" disse cominciando a piangere.
"Sul serio?"
"Senti, è il mio ragazzo. So che non conta, ma lo amo da un milione di anni, okay?"
Lei scosse leggermente il capo. "Non posso, è la politica. Solo familiari legali" disse tristemente. Legali...
"E la madre di suo figlio? Anche se non sono più sposati, a lei lo direste? La sua salute riguarda il figlio, quindi visto che non potete parlare con un bambino, potete parlare con lei, giusto?" chiese e la donna scrollò le spalle.
"Potrei chiedere al dottore"
"Sì, fallo".
 
 
 
Ian decise di approcciarsi diversamente mentre aspettava che Lana si presentasse. O Mandy, cazzo, avrebbe chiamato chiunque contenesse sangue Milkovich nelle vene al momento se quegli stronzi fossero serviti a dirgli come stava Mickey.
"Ehi, Ian...che ci fai qui?" chiese Bonny che usciva dall'ospedale.
"Ehi...uhm. Aspetto. Hai appena finito?"
"Sì, sì. È roba seria" disse lei.
"Oh? Da dove?" chiese e lei lo guardò ma non disse nulla inizialmente.
"Uhm. Quell'officina sulla 10°. Una riparazione, o qualcosa di simile" disse e Ian tentò di recuperare fiato.
"La macchina è scivolata, giusto? Che è successo? Il ragazzo sta bene?"
"E' ancora vivo, sì. Fasciato per bene, è uno stronzo. Mi ha quasi strozzato. Cioè, starà bene, ne sono sicura. Non so molto altro" disse e lui annuì.
"Grazie" sussurrò e lei fece un cenno, scrollando le spalle.
 
 
 
"Signor Gallagher?" disse un uomo e Ian sollevò lo sguardo, vedendo un dottore.
"S...sì?"
"Lei è...un familiare del signor Milkovich?"
"Uhm...sì?" fece Ian confuso.
"Sono stato informato da un ragazzo estremamente arrabbiato, mentre lo sedavo, che lei è un suo familiare, quindi si accomodi così le dico cosa sta succedendo"
Ian annuì.
  
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