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Autore: Sandwich_1412    28/11/2016    0 recensioni
Tutti hanno scheletri nell'armadio, ma non tutti sono pronti a rivelarli. Cosa accadrà quando Drew Parker, ragazza timida e solare, vedrà il suo segreto in bella vista nelle mani di qualcun altro?
Un ballo in maschera, un incontro che le cambierà la vita, una ricerca disperata, una chitarra e, a far da sfondo alla quotidianità, le stelle.
-Chi sei in realtà? – gli chiesi di punto in bianco – Ho la sensazione di conoscerti. Dove ci siamo conosciuti?
-Esattamente qui – rispose, con semplicità nella voce
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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BIP BIP BIP BIP
- Mhmmm
Mugugnai per un po’ prima di riuscire ad allungarmi per spegnere la sveglia.
Erano le 6.45. Solo una pazza si sveglierebbe tanto presto dopo aver fatto tardi la sera prima ad una festa, si ecco una pazza o me.
Era lunedì, ma non mi svegliavo per andare a scuola, eh no. Avevo un appuntamento.
No, non è come pensate, sono single – altrimenti non avrei flirtato con lo sconosciuto della sera precedente – e non ho nessuno che mi faccia la corte. Avevo un ragazzo, ma era senza cervello quindi l’ho lasciato, questo e altre ragioni non del tutto importanti, come il fatto che era troppo geloso; una volta aveva picchiato a sangue un mio amico, credendo che mi stesse dietro, mandandolo in ospedale. In quel momento avemmo avuto una specie di rottura, ma non chiedetemi perché in seguito sono tornata da lui. All’ennesimo attacco di gelosia non ce l’ho fatta, basti sapere che adesso ha un ordine restrittivo nei miei confronti!
Essendo ancora quel periodo d’inverno in cui fa ancora caldo come in estate, optai per una canottiera rossa e pantaloncini, per sicurezza avrei portato un giubbino di jeans; indossai le scarpe, presi qualche biscotto dalla dispensa e uscii, lasciando un biglietto sul frigo, così che i miei non sarebbero stati in pensiero.
La mattina faceva alquanto freschino, infatti indossai il giubbino, ma man mano che camminavo sentivo sempre più caldo, quindi arrivai al punto di incontro con il giubbino legato in vita

- Ce ne hai messo di tempo – si lamentò
- Sei tu che hai scelto un luogo lontano per incontrarci – mi lamentai
- Mi sei mancata Drew - sorrise
- Anche tu Kate
Ci abbracciammo.
Erano secoli che non ci vedevamo: io e Katerina abbiamo fatto le elementari e le medie insieme, ma la vita ci ha separato nella scelta del liceo.
Ci avviammo verso il bar più vicino, e ci sedemmo a un tavolo. Lei prese un cappuccino, mentre io latte di mandorla e una fetta di torta…che c’è? Amo il latte di mandorla, e amo le torte! Quindi è un’ottima scelta.
- Allora? – mi chiese dopo aver bevuto un sorso dalla tazza, macchiandosi le labbra di schiuma
- Allora cosa? – chiesi
- Non fare la finta tonta, Ace me l’ha detto
Dato che la fissavo confusa sbuffò
- Del ragazzo mascherato!
- Cosa? Oh andiamo…
- Voglio tutti i dettagli: che vi siete detti? Era carino? – chiese ammiccando
- Kate – risi – Non ci siamo detti niente di speciale, abbiamo solo…chiacchierato, e non ho idea di chi sia, quindi rimarrà solo uno splendido ricordo
- Hai detto splendido – constatò guardandomi con l’aria di chi la sa lunga Mi misi a ridere, ogni volta che ci vedevamo era così: lei che mi faceva il terzo grado su qualcosa e finiva per trovare quell’unica cosa che per chiunque altro non avrebbe avuto alcuna importanza, ma per lei sì.
Kate viveva con il fratello, Shawn, più grande di lei di 4 anni. Era un ragazzo simpaticissimo, molto socievole con chi gli sta simpatico, ma estremamente bipolare, alcune volte si chiude in sé stesso e non c’è verso che si riapra se non dopo qualche ora. Quando me lo permetteva gli stavo vicino, in quei momenti, in fondo aveva fatto molto per me, quando il mio ex aveva avuto…quel piccolo scatto d’ira. Si beh, a dirla tutta era lui il ragazzo finito in ospedale per colpa sua. Gli stetti accanto 24 ore su 24 mentre era in ospedale, era colpa mia se si era ritrovato lì; da allora siamo stati molto uniti, e abbiamo istituito il cinema-night per tutti i venerdì sera.
Perché il venerdì sera? Semplice: è il giorno in cui i medici hanno detto che ormai era fuori pericolo, e che era guarito completamente, e che finalmente poteva tornare a casa. Per festeggiare gli avevo fatto vedere (S)EX LIST, con Chris Evans; durante la convalescenza gli avevo detto di averlo visto e che mi era piaciuto molto; anche se malconcio era riuscito a dirmi che quando si sarebbe sentito meglio avrebbe voluto vederlo, forse lo aveva detto più per farmi sentire meglio…si perché era lui quello in ospedale, ma evidentemente ero molto scossa, e cercava di farmi sentire meglio – non mi rendeva facile il mio compito di fare il contrario, insomma! -, così avevo organizzato una serata per farglielo vedere. Da allora ci vediamo tutti i venerdì sera e guardiamo un film scelto a turno.

- Parlando d’altro, mi hanno detto che anche tu hai conosciuto qualcuno, e che al contrario di me, questi non era mascherato, anzi…
- CHI TE L’HA DETTO? – si tappò immediatamente la bocca, accorgendosi di aver urlato Trattenni una risatina e bevvi un sorso del mio latte di mandorla
- Un uccellino – risposi sorridendo
Con il 99% delle possibilità, sapeva di chi stavo parlando, ma Shawn mi aveva chiesto di non dirle che era stato lui, ovviamente. Vivendo insieme, Kate avrebbe potuto benissimo rendergli la vita a dir poco difficile.
- Allora, chi è? Lo conosco?
- No – rispose distogliendo lo sguardo – Si chiama Zack, ed è un ragazzo davvero fantastico
- Interessante, interessante, ma voglio i dettagli – sorrisi- come vi siete conosciuti?
- Beh…in realtà – ci fu un minuto di pausa – mi ha investita
Poco ci mancò che sputassi latte di mandorla ovunque
- Lui cosa? – chiesi con tanto d’occhi
- Non ti arrabbiare
- Come faccio? Sei stata investita, e non mi hai detto niente, e poi ti sei messa con il ragazzo che ti ha investita
- Nessuno ha detto che mi ci sono messa, anche se…
- Kate – la rimbeccai
- Ok ok, vedi non è colpa sua, ero in ritardo a scuola – cercò di spiegare sotto il mio sguardo severo – e ho attraversato senza guardare; si è preoccupato pure di portarmi in ospedale, ma andava così piano che non mi sono fatta niente
- Avresti potuto avere una commozione cerebrale – protestai, preoccupata
- E’ quello che ha detto anche lui, ecco perché ha insistito per accompagnarmi a scuola…e gli ho dato il mio numero
Deve essere uscita fuori di testa, pensai. Sembrò leggermi nel pensiero, perché mi disse subito che non c’era problema, che non era di molto più vecchio di lei, infatti aveva solo 20 anni, di soli 3 anni più grande, e che sembrava davvero un bravo ragazzo
- Le apparenze possono ingannare, Kate. Mai sentito non giudicare un libro da una copertina? O di non fidarti degli sconosciuti? – da che pulpito veniva la predica – per quanto ne sai potrebbe essere un carcerato, un assassino, o un pedofilo
- Non ti sembra di stare esagerando? Dopotutto sei tu quella che ha ballato con uno sconosciuto in maschera
- Ma non gli ho dato il mio numero – replicai
Sbuffai, forse era meglio lasciar cadere l’argomento.
Volevo solo che non si facesse male. Katerina era una ragazza troppo buona, fiduciosa sempre nel prossimo, in cui raramente vedeva qualcosa di cattivo. Più volte Shawn ed io l’abbiamo dovuta tirare fuori dai guai, o consolare.
- Bene allora, ma voglio conoscerlo – dissi – Se è pericoloso, non lo vedrai più ok? Kate sprizzò gioia da tutti i pori – Vedrai Drew, ti piacerà!
Ne dubito…
- Ora però – continuò – Dobbiamo trovare il tuo uomo misterioso
La guardai di sbieco. Fare cosa???
Eh sì, quando si mette in testa qualcosa, è difficile dissuaderla: per tutta la mattina e il pomeriggio cercò col suo “intuito” dove potesse essere – è vero che certe volte seguendo il suo istinto trovavamo davvero quello o chi cercavamo, ma dubitavo fortemente che in quell’occasione potesse accadere.
 Il sole tramontò, e calò la sera; ci ritrovammo vicino scuola mia, al che decisi che non avremmo trovato un bel niente.
-
 Kate credo sia meglio tornare, sento i miei piedi chiedere pietà
- Che strano – commentò delusa – ero convinta che l’avremmo trovato
- Beh, a scuola ne dubito fortemente
- Non puoi saperlo, magari è nella tua classe, nel banco dietro di te e non ti sei mai accorta di lui!
- Plausibile, se solo dietro di me non ci fosse Brufolo Bill
Povero Billy, non era colpa sua se era così…brufoloso, ma a furia di sentirlo chiamare così mi ritrovai a chiamarlo così anche io, non volendo. Billy aveva detto che andava bene così, sapeva di avere un piccolo problema coi brufoli, ma non gli importava, fortunatamente c’è ancora gente come te che mi considera non per l’aspetto esteriore, e questo mi basta Drew, mi aveva detto. Che dolce.
Perché infondo a tutti quei brufoli Billy era davvero simpatico, e rispetto ad altri che ti abbandonerebbero alla prima occasione, lui non lo avrebbe mai fatto. Mi ha sempre coperto a scuola e con i miei.
- Credo sia ora di tornare a casa allora – disse Kate, un po’ demoralizzata – Forse lo troverò domani, lo cercherò per te
- E come farai a riconoscerlo? – chiesi curiosa Kate si toccò il naso con la punta del dito – Intuito!
Alzai gli occhi al cielo, e ci avviammo verso la strada che ci avrebbe riportate a casa. Kate abitava a qualche isolato di distanza da me, quindi avrei dovuto fare un tratto di strada da sola; non mi andava per niente, ma c’est la vie.
La salutai praticamente sotto casa sua, mi propose di dormire da lei per quella sera, ma rifiutai: i miei mi stavano aspettando. Col senno di poi forse avrei dovuto accettare…ma chi lo avrebbe mai immaginato quello che sarebbe successo di lì a poco.
Mentre camminavo al buio, illuminata dalla flebile luce di qualche sporadico lampione, pensavo e ripensavo a quel ragazzo, a quella sera in particolare, cercavo di ricordare il più possibile, ma man mano che le ore passavano certi momenti andavano a perdersi. Così ormai avevo un ricordo piuttosto sommario di quello che era successo, nonostante l’avessi raccontato ad almeno tre persone: Ace, Kate e ovviamente Shawn. Lo avevo chiamato la sera stessa, appena arrivata a casa, era un avvenimento che non potevo non raccontargli! Il poverino stava dormendo – e vorrei vedere, erano le 2 e mezza di notte -, non lo biasimai infatti quando mi mandò poco gentilmente a quel paese. Ma si era arrabbiato soprattutto perché non era stato il primo a cui l’avevo detto.
Assorta in questi e altri pensieri, non mi ero accorta che qualcuno mi stava seguendo, e quando mi ritrovai un losco figuro davanti che mi minacciava di dargli tutto ciò che avevo, rimasi leggermente spiazzata.
Purtroppo per lui non avevo nulla con me, se non il cellulare, ma non lo realizzai subito.
Non contento della risposta negativa, tirò fuori un coltello e me lo puntò contro.
Deglutii a fatica, con gli occhi sgranati

- Dico sul serio, non ho nulla. Perché mentirti? – dissi spaventata
Ora che avevo realizzato cosa stava accadendo, misi a fuoco anche che quella era una minaccia vera. Il tizio, di cui vedevo a malapena i tratti del viso, digrignò i denti, contrariato. Poi passò a squadrarmi da capo a piedi, con uno strano luccichio negli occhi
- Beh, allora forse potrei prendermi qualcos’altro
Indietreggiai, ma mi ritrovai con le spalle al muro. Se fossi rimasta ferma, sicuramente mi avrebbe presa, decisi quindi di tentare la fuga, ma il ladro riuscì a prendermi ugualmente. Urlai quando sentii il contatto delle sue mani sulla mia pelle, e cercai di dimenarmi il più possibile per fuggire, ma aveva una presa alquanto ferrea.
Cominciò a percorrere con la mano la mia coscia
- Toglimi le tue luride mani di dosso! – sbraitai, al che gli sferrai una gomitata
Rimase spiazzato per qualche secondo, quel che mi bastava per togliermelo di dosso, ma lo vidi presto alla carica, a inseguirmi. Purtroppo scelsi la strada sbagliata, e mi ritrovai in un vicolo cieco, con quell’orribile uomo a bloccarmi l’unica via d’accesso.
Chiusi gli occhi e mi premetti quanto più potei al muro alle mie spalle, sperando che accadesse un miracolo.
All’improvviso sentii il suono di qualcosa che si spezzava, e un tonfo sordo.
Aprii cauta un occhio per vedere cosa stesse succedendo, e mi ritrovai una strana scena davanti ai miei occhi: il ladro era a terra con l’occhio pesto, aveva perso i sensi e il suo coltello era finito poco lontano da lui. Vicino c’era un ragazzo che agitava la mano dolorante con un’aria leggermente sofferente in volto
- Ahia – commentò, poi si girò verso di me – Stai bene? – mi chiese Annuii scossa
- Tu devi essere il mio miracolo
Mi guardò un po’ confuso, tenendosi la mano.
Con la coda dell’occhio vidi un movimento furtivo e cercai di avvertirlo
- Attento! – ma era troppo tardi
Il ladro aveva ripreso conoscenza, o forse non l’aveva mai persa davvero, e adesso prendeva il piede del ragazzo per farlo cadere. Cadde, e batté la testa a terra. Lo vidi sbattere gli occhi più volte cercando evidentemente di mettere a fuoco le immagini davanti a se. L’uomo di era alzato e ora si stagliava su di lui, portandosi una mano sull’occhio ferito
- Guarda che mi hai fatto, bastardo! – disse per poi rivolgersi a me – Mi spiace deluderti, dolcezza, ma i miracoli non esistono! – affermò con un sorriso sbilenco e carico di cattiveria, poi si girò nuovamente verso il ragazzo, steso ancora a terra – Vedi se non ti fossi intromesso avrei finito con la signorina e nessuno si sarebbe fatto male, invece adesso sono costretto a vendicarmi A quelle parole non ci vidi più. Non avrei permesso che accadesse qualcosa a quel ragazzo quella sera, in fondo aveva cercato di salvarmi.
Il ladro era distratto, ottimo. Sgattaiolai di lato senza farmi notare, e presi il coltello che gli era caduto, impugnandolo con mano tremante.
- Hey, hai dimenticato qualcosa! – attirai la sua attenzione
Si girò, e quando lo fece mi mossi verso di lui, sfigurandogli il volto. Lanciò un grido di dolore coprendosi il volto con entrambe le mani, mentre il sangue sgorgava, macchiandogli mani e abiti.
Mi feci forza e corsi dal mio salvatore, il mio miracolo, e lo aiutai ad alzarsi
- Forza dobbiamo andarcene – lo intimai
Corremmo più veloci che potemmo, non so neanche diretti dove, ovunque, purché fosse lontano da quel luogo.
Quando fummo certi di essere abbastanza lontani ci fermammo, esausti; ero senza fiato, i miei polmoni bruciavano e chiedevano pietà. Mi sedetti a terra, non riuscendo a stare in piedi.
- Grazie – dissi ansimando, in continua ricerca d’aria
- Eh? – anche lui sembrava non stare molto bene
- Ero evidentemente in difficoltà, mentirei se dicessi che avevo tutto sotto controllo. Quindi…grazie
Mi sorrise, e i suoi denti bianchi brillarono nel buio circostante
- Ti ho sentita gridare, così sono corso a vedere cosa stesse succedendo. Non potevo permettere che ti facesse del male – si giustificò
Mi alzai e gli andai vicino, e prendendo il suo volto fra le mie mani, per esaminare se avesse qualche commozione celebrale, ma quel che vidi mi lasciò un attimo interdetta: i suoi occhi…erano di un azzurro mozzafiato, lo stesso azzurro che avevo visto 24 ore prima a una festa, dietro un volto nascosto da una maschera.
- Allora? – chiese fissandomi – Qual è la diagnosi?
- Ehm… - lo lasciai – non sembri avere una commozione, né nulla di simile, ma ti converrebbe farti controllare, infondo non sono un medico Si mise una mano dietro la testa, con una smorfia di dolore
- Mi sa che ci vorranno anche un paio di punti – commentò mostrando le dita della sua mano macchiate di sangue
- Oh mio Dio – esclamai – tu devi farti visitare adesso – gli dissi, imponendoglielo categoricamente
- Sissignora – commento con un mezzo sorriso divertito
- Vieni con me
Mi feci seguire fino a un bel tratto di strada senza che mi chiedesse dove eravamo diretti, ma poi la curiosità ebbe la meglio
- Mio padre è un dottore – spiegai -  l’ospedale è troppo lontano
- Quindi… - disse – mi stai portando a casa tua Sussultai
- Beh…sì, ma se vuoi puoi benissimo andare dalla parte opposta e cercarti il pronto soccorso
- Nono, non mi sto lamentando – commentò con lo stesso tono divertito – Solo che non mi è mai capitato che una ragazza mi portasse a casa sua al primo salvataggio
- Primo salvataggio? Quante altre volte credi di salvarmi? Non mi metto nei guai così spesso come credi
- Beh, in realtà questa è già la seconda, e si sa che non c’è due senza tre. Quindi potrebbe capitare da un momento all’altro – disse seguendo un suo percorso logico – Ergo: è meglio che ti stia vicino. Mi sentirei responsabile se ti accadesse qualcosa
Alzai gli occhi al cielo, continuando a camminare e senza guardarlo negli occhi, anche se ero sicura che aveva la sua espressione divertita dipinta in volto. Pensava fossi scema o cosa?
- Sei davvero premuroso, ma io…hey aspetta un attimo – mi bloccai di colpo e mi voltai a fissarlo – La seconda volta?
Annuì, sorpassandomi mentre attendevo risposte
- Già ti sei dimenticata dell’altra sera?! – chiese ironicamente senza fermarsi – Eri a una festa palesemente noiosa, e io ti ho regalato un po’ di divertimento
Rimasi a bocca aperta. Cercavo cosa dire, ma ero evidentemente in difficoltà.
Mi aveva riconosciuta? O mi aveva trovata, come lo avevo sfidato a fare? O forse era davvero uno stalker, e mi aveva seguita, ma allora perché salvarmi? Ovvio, Drew, è ossessionato da te, quindi ti vuole tutta per sé. I malati fanno così!
- Sei tu, vero? – si fermò a guardarmi, con un’espressione perplessa – Cavolo sarebbe davvero imbarazzante se non fossi tu, la ragazza in maschera col vestito in rosso. Beh se non lo sei non pensare che non ti avrei salvata lo stesso. Non augurerei a nessuno di finire tra le mani di quell’uomo – spiegò
- Come…? – chiesi soltanto
Non riuscivo a formulare nessuna frase di senso compiuto, lo ammetto. Prima l’aggressione e ora questo. Era troppo per me! Queste cose si vedono solo nei film, o al massimo in un incubo, ma viverle era decisamente troppo.
- Quando ieri sera ci siamo stesi sull’erba ho visto i tuoi occhi, di un verde intenso, e mi hanno colpito, perché celavano tanta felicità, ma anche tanta tristezza. E ho visto i tratti del tuo viso; anche se nascosto da una maschera, lo riconoscerei ovunque – ok forse l’appellativo Sherlock era più che mai adeguato, lo ammetto – Prima ti sei avvicinata per esaminarmi...così… Ok…ero ancora più senza parole. Ma chi si credeva di essere??
- E poi – continuò, non è ancora abbastanza??!, - Mi hai detto di cercarti – disse avvicinandosi a me – ed è quello che ho fatto. Non è stato per niente facile
- E come hai fatto? Come mi hai trovata?
Fece spallucce – Sono stato in giro sperando di vederti. Devo essere sincero, non credevo avrebbe funzionato
- Io non ho detto di essere lei – precisai
- Ma neanche di non esserlo
Decisi di non contraddirlo, in fondo era la verità. E poi anche io avevo sperato di trovarlo, o quantomeno di rivederlo. Chissà per quale caso fortuito c’eravamo riusciti.
- Questa è casa mia – dissi evitando ulteriormente l’argomento
La luce del soggiorno era accesa, i miei erano svegli, meno male.
Ora però avrei dovuto dir loro cosa era successo. Avrei preferito evitare, ma non potevo rischiare che quel ragazzo mi svenisse per strada. Anche perché non avrei saputo come comportarmi.
Aprii la porta e sentii già dei passi venire verso di me
- Ma ti sembra questa l’ora di… - mia madre si fermò di colpo quando vide il mio nuovo amico dietro di me. Fissò i suoi occhi nei miei, severi, e incrociò le braccia al petto.
- Mamma, non è come sembra!
 
  
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