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Autore: Meramadia94    28/11/2016    1 recensioni
Riguardando gli episodi riguardo al caso dell'uomo che fischiettava mi è venuta un'improvvisa ispirazione e non ho resistito.
E se quella notte le cose fossero andate in maniera leggermente diversa?
Riusciranno Sato e Takagi a dirsi ciò che provano l'uno per l'altra prima che sia troppo tardi?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Detective Boys, Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Wataru Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~'' Ah, siamo in alto mare...''- borbottà l'ispettore Megure buttando sul tavolo l'ultimo disegno di Nabei -'' Niente che possa aiutarci a capire dove possa essere andato a nascondersi con Takagi... o per lo meno, io non lo noto.''
Parole che ebbero l'effetto di una frustrata.
Soprattutto per le due giovani donne, innamorate seppur in modo diverso, del giovane agente.
Sato, seppur sentisse il cuore scoppiarle di rabbia, dolore, e paura si avvicinò alla sorella del fidanzato che pareva essere sul punto di fare la fine di una molla tesa fino spasimo, un momento prima di spezzarsi ed ingoiando un singhiozzo, le si avvicinò per abbracciarla da dietro.
'' Su, non perdere la speranza... vedrai, lo troveremo presto... prima di quanto credi...''- anche se non sapeva se quelle parole le stava dicendo a Sakura o alla parte di sè che si stava abbandonando alla disperazione per la possibilità di poter perdere la persona che amava più della sua stessa vita.
Ma la ragazzina pareva non averla sentita. Teneva gli occhi bassi, il volto pallido e stravolto, e con i lucciconi agli occhi.
La poliziotta cercò istintivamente un fazzoletto, ma l'ispettore Shiratori la precedette.
'' Tieni, asciugati le lacrime...''- fece con un tono insolitamente gentile.
La ragazza gli rivolse un sorriso di riconoscenza seppur non avesse la minima voglia di ridere, per non sembrarle scortese,  si asciugò gli occhi con un angolo del fazzoletto.
In quel momento squillò il suo cellulare.
'' Scusate...''- fece prendendo l'apparecchio. Il numero sul display appariva come riservato. -'' pronto, chi parla...?''
Stette in attesa per qualche secondo e poi dato che nessuno la degnò di una risposta attaccò.
'' Di nuovo quello stupido burlone...''- borbottò Sakura chiudendo la telefonata e mettendo il cellulare in una delle tasche della gonna.
'' Scusa, quale burlone?''- le chiese l'ispettore Megure.
'' E' successo anche prima.... qualcuno mi ha telefonato, ma quando ho risposto dall'altra parte non c'era nessuno... probabilmente è lo scherzo di un bontempone che non ha nulla di meglio da fare.''
'' Se fossi in te non la prenderei  così alla leggera...''- le consigliò Sato seria -'' le telefonate a cui nessuno risponde sono uno dei primi sintomi dello stalking.''
'' Cos'è lo stalking?''- chiese Genta.
Fu la piccola scienziata a rispondergli -'' Si parla di stalking quando una persona manifesta un interesse di natura ossessiva nei confronti di un'altra... per lo stalker in questo non c'è niente di male, una forma di corteggiamento come un'altra,  ma per chi subisce queste attenzioni che divengono controllo ossessivo, dopo poco tempo è come vivere in una prigione invisibile fatta di paura... insomma, ti conviene non sottovalutare la cosa,  potresti ritrovarti in una gran brutta situazione nel giro di poco tempo.''
Sakura guardò la bambina quasi senza parole, per poi rivolgersi ai colleghi del fratello.
'' Lei e Conan.... hanno sette anni?''
'' Lo so, pare impossibile...''- fece Megure con una faccia che diceva chiaramente che a volte persino lui pensava che quei due bambini fossero troppo maturi e concreti per due bimbi di prima elementare.
Shiratori recuperò la serietà.
'' Ad ogni modo hanno ragione loro... lo stalking è un reato serio, non devi ignorarlo solo perchè finora ti sembra uno scherzo... potrebbe essere molto pericoloso.''
'' A proposito, nella maggior parte dei casi, gli stalker e le loro vittime si conoscono molto bene... c'è qualche tuo amico, conoscente o compagno di scuola che ti sta più addosso degli altri?''- chiese Megure.
Sakura fece cenno di no con la testa.
'' No... oggi è la prima volta che accade... senta, con tutto il rispetto, io non corro un pericolo immediato, mentre mio fratello invece sì...  prima troviamo lui, poi penseremo anche a questo...''- in quel momento sul polso destro della ragazza, scivolò qualcosa. Un braccialetto. Era bianco e con una croce rossa disegnata sopra.
'' Scusa...''- fece Conan -'' cos'è quel bracciale?''
'' Questo?''- fece Sakura portandosi il polso in questione di fronte alla faccia -'' è un braccialetto per le emergenze. Un paio d'anni fa sono andata in gita scolastica a Kanazawa, era la prima volta che passavo qualche giorno fuori casa, mio fratello era preoccupato e così ha insistito perchè mi facessi fare un braccialetto per le emergente all'ospedale di Beika... ci sono scritti il mio nome, il mio gruppo sanguigno, il nome di mio fratello ed il suo numero di cellulare.''
'' Ora che ci penso...''- fece Sato -'' anche Takagi ne possiede uno... gliel'ho visto qualche giorno fa... gli era caduta la penna mentre scriveva un rapporto, e mentre allungava il braccio sul pavimento per recuperarla, il braccialetto era ben visibile al polso...''
'' Sì.''- confermò Sakura -'' L'idea di quei braccialetti, ad onor del vero, è stata mia... quando è entrato in polizia ero preoccupata per lui, che potesse succedergli qualcosa... così lui si è fatto fare per primo un braccialetto con le informazioni sul gruppo sanguigno, nome e persona da avvertire in caso di emergenza.''
'' Interessante...''- borbottò Conan tra sè e sè uscendo dalla stanza in cui erano radunati tutti gli adulti, seguito a ruota da Ai e dai Detective Boys.
'' Ehy Conan...''- fece Ayumi -'' come mai ti interessava tanto il braccialetto di Sakura?''
'' Non dirci che hai capito chi è che la vuole imprigionare...''- fece Genta.
'' Forse... Sakura ha detto che non ha dato a nessuno che non conosce il suo numero... e di non averlo nemmeno messo tra le informazioni personali su un social network. Quindi, come ha fatto lo stalker a procurarsi il suo numero?''- fece Conan.
'' Magari ha solo schiacciato dei tasti a caso... o forse si è accorto di aver sbagliato numero e ha riattaccato.''- fece Mitsuhiko.
'' Se così fosse avrebbe dovuto chiederle chi era e di passargli la persona che cercava. E le possibilità di comporre un numero di telefono schiacciando tasti a caso è di una su un milione, a voler essere ottimisti... no, cercava lei. '' - ne era sicuro. Chiunque fosse, voleva parlare con Sakura... e considerato il breve lasso di tempo che c'era stato tra una chiamata e l'altra doveva essere importante.
Non c'era motivo di non credere che Sakura non avesse messo a disposizione di chicchessia il suo numero personale.
'' Ehy, Conan...''- fece Ai  -'' non starai mica pensando che...''
'' Che il burlone che la sta infastidendo sia proprio Nabei?''- doveva ammetterlo, era una cosa assurda da credere persino per lui. Insomma, era un assassino in fuga, con un ostaggio appresso, e non si trattava di un ostaggio comune ma di un poliziotto. Era logico supporre che la polizia fosse più attiva del solito per risolvere la situazione... chiamare una persona particolarmente vicina all'ostaggio senza che questa gli avesse mai dato modo di contattarla era come buttarsi tra le braccia della polizia, cosa assolutamente priva di logica...
'' Effettivamente, lui è l'unico che può aver trovato il numero di Sakura, visto che lei ci ha detto che sia lei che il fratello hanno un braccialetto con il numero di telefono l'uno dell'altra al polso e che lo portano sempre, per le emergenze.''
A quel punto intervenne Genta.
'' Magari dopo averlo portato via, ha buttato via il braccialetto di Takagi, qualcuno lo ha trovato e ha fatto uno scherzo.''
Mitsuhiko lo smentì.
'' No... la polizia è completamente mobilitata, e lui lo sa... non avrebbe mai buttato una cosa che poteva dare agli investigatori un'idea precisa da dove iniziare le ricerche.''
'' Giusto.''- lo appoggiò Ai -'' Inoltre, Nabei non aveva motivi di togliergli il braccialetto... e se ne avessi avuti, glielo avrebbe tolto prima di scappare e l'avrebbe lasciato in casa, con il cellulare fracassato... no, ce l'ha ancora al polso.''
Ne era sicuro.
Era stato Nabei a telefonarle, per due volte, e per due volte era rimasto in silenzio per poi riattaccare. Però c'era qualcosa che gli sfuggiva.... perchè un assassino con un ostaggio, in fuga, avrebbe dovuto rischiare tanto telefonando alla persona più vicina al suo ostaggio?
Doveva esserci una ragione precisa. Sperava solo che Takagi stesse bene...
In quel momento un lampo squarciò il cielo e scoppiù un violento temporale.

Sentiva il rumore della pioggia battere sul tetto, e persino sulla finestrella della sua prigione.
Quando era piccolo aveva sempre amato quel rumore... era quasi rilassante, soprattutto quando lui e sua sorella dormivano insieme, abbracciati, dopo che lei scappava dal suo letto e correva da lui dopo qualche incubo.
Ma in quel momento non poteva certo goderselo, visto che era ammanettato alla colonna di una casa sperduta chissà dove, e quel che era peggio iniziava pure ad aver freddo.
Si era rannicchiato su se stesso, cercando di scaldarsi come meglio poteva, ma era chiaro come il sole che senza uno straccio di coperta o qualcosa di caldo nello stomaco, non sarebbe riuscito a scaldarsi nemmeno per quel poco che gli bastava per muovere le mani.
In quel momento, ricevette la solita visita del suo aguzzino.
'' Sta piovendo a dirotto...''- fece Nabei.
'' Non me ne meraviglio affatto....''- fece Takagi cercando di non fargli capire che stava tremando di freddo -'' è quasi primavera.... non la chiamano la stagione delle piogge per niente.''
'' Sai qual'è il tuo peggior difetto?''- fece Nabei.
Takagi scosse la testa -'' Non ne ho idea... sai, ne ho talmente tanti....''
'' Non sai prendere in giro le persone.''- fece Nabei fece inginocchiandosi di fronte a lui -'' e quando lo fai... ti viene da fare schifo.''
Quelle poche parole, per l'agente Takagi furono una doccia gelata. Ed anche se faceva di tutto per non darlo a vedere, dentro si sentì letteralmente morire di paura. L'aveva scoperto, maledizione!!!
Aveva scoperto che stava tentanto di fuggire.... solo che non riusciva a capire come se n'era accorto... Nabei non veniva a trovarlo se non per portargli qualcosa da mangiare e da bere. Lui s'interrompeva appena sentiva la serratura dello scantinato scattare, quindi si fermava in tempo, e comunque dal punto in cui si trovava Nabei quando entrava in quella prigione non gli era possibile capire cosa stesse cercando di fare...
Però una cosa era sicura... adesso non l'avrebbe passata liscia. Magari non l'avrebbe ucciso... o forse sì, in fin dei conti, se mai fossero arrivati i suoi colleghi Nabei avrebbe sempre potuto dire che se si azzardavano a fare qualcosa contro di lui l'avrebbe ucciso... non era necessario far sapere che era già morto... o magari lo lasciava in vita, ma non senza averlo prima massacrato di botte e magari rotto qualche osso.
'' Calmati... rimani calmo...''
Nabei s'inginocchiò di fianco a lui e gli tolse le manette.
'' Su, in piedi.''- gli ordinò.
Il poliziotto obbedì e ne approfiò per massaggiarsi i polsi.
'' Si vedeva da lontano un miglio...''- fece Nabei -'' Lo so che hai freddo.''
Takagi lo guardò sopreso, sospirando di gioioso ed incredulo sollievo.
'' Ho appena preparato del caffè... ne vuoi un po'?''
'' Beh... ecco...''
Nabei non aspettò il resto della risposta.
'' Dai, tirati su... andiamo''- nel dir così gli puntò la pistola -'' Cammina davanti a me.''
Takagi non potè che obbedire e quando furono entrambi al piano di sopra, l'odore del caffè appena preparato gli inondò le narici.
Nabei lo fece sedere al tavolo della cucina e versò il caffè bollente in due tazze.
'' Tieni.''- disse porgendogliela.
Takagi non lo bevve subito. Per un po' strinse la tazza tra i palmi delle mani per scaldarsi.... aveva sempre preferito i contenitori di ceramica a quelli di plastica. Il calore si trasferiva poco a poco dalla tazza a tutto il corpo.
'' Grazie...''- fece il poliziotto soffiando sulla bevanda che il suo aguzzino gli aveva offerto, anche se non sapeva se era il caso di chiamarlo ancora così...in genere gli aguzzini torturavano e riducevano quasi in fin di vita le loro vittime, Nabei invece... poteva quasi dire che si stava occupando di lui.
'' Mi dispiace.''- fece Nabei -'' Non avevo intenzioni di far del male proprio a nessuno. So che detto da un assassino ti sembrerà una balla... ma ti posso giurare che in vita mia non ho mai fatto del male a nessuno.''
'' Lo so. Ti credo.''- fece Takagi -'' Volevi vendicarti di...''
'' Mi sarebbe bastato saperlo a marcire per il resto dei suoi anni in galera. Ma a mano a mano che il termine di scadenza per la perscrizione del reato da mesi e settimane si è strasformato in giorni, destinati a diventare poche ore... e che l'uomo che aveva distrutto la nostra vita era un professionista stimato e rispettato da tutti... mi è letteralmente salito il sangue al cervello.''
'' Così hai deciso che se la giustizia non poteva fare nulla e anche anche se avesse potuto non avrebbe comunque fatto in tempo, allora gli avresti dato la sua stessa medicina.''
Nabei annuì.
'' Sì. Non era difficile imitare il suo modus operandi... i giornali all'epoca dei fatti facevano a gara per pubblicare i dettagli.''- ricordò il giovane -'' Contavo di far passare l'omicidio di Hiramune come un altro delitto della stessa persona, anche se la polizia avesse indagato alla fine.... ma non avrei mai immaginato che negli ultimi secondi su questa terra, sarebbe riuscito a lanciare un messaggio che m'incriminava.''
Takagi sorrise.
Sì, ne era sicuro... era tutto merito di Conan. Quel ragazzino era eccezionale, sotto tutti i punti di vista, di certo aveva decifrato il messaggio di Hiramune... e magari con un po' di fortuna sarebbe anche riuscito a capire dove si trovavano...
O forse non era necessario.
'' E adesso cosa farai? Intendi restare nascosto qui per i prossimi quindici anni, fino alla perscrizione del reato?''- fece il poliziotto sorseggiando lentamente il suo caffè.
Nabei ci pensò su per un attimo e poi annuì.
'' Perchè no?''- fece Eiki -'' Questo posto l'ho sempre sentito come se fosse stata la mia seconda casa... io e la mia famiglia venivamo qui e passavamo un mese di vacanza ogni estate. Tanto pensavo comunque di vendere la mia casa a Tokyo e di andare lontano subito dopo la perscrizione del reato di mio padre...''
'' Hai pensato alle conseguenze del tuo gesto?''- fece Takagi -'' Vuoi davvero vivere solo, isolato da tutto e da tutti, non sapere cosa succede nel mondo... vivere nel terrore, oggi non mi hanno preso, domani chissà... nessuno regge a lungo un clima del genere. Pensaci bene, rischi di diventarci pazzo.''
'' E che cosa dovrei fare secondo  te, andare alla polizia e costituirmi?''
'' Sarebbe la cosa migliore. I giudici ne terranno di conto... anzi, ti do un consiglio: quando la polizia ti interrogherà, di che sei andato a casa di Hiramune perchè avevi capito che era lui il responsabile di quegli omicidi e che hai tentato di convincerlo a costituirsi e che sei stato costretto ad ucciderlo per legittima difesa, e che preso dal panico hai fatto sì che sembrasse opera del serial killer.''
'' Per farla breve... se ho capito bene...''- fece Nabei alzandosi in piedi e danfogli le spalle -'' Dovrei lasciarti andare e farmi arrestare... questo è il tuo piano geniale? Sì, sarebbe meglio forse... ma se l'essere ignobile che ha ucciso ha sangue freddo tre persone per puro divertimento non si è fatto nemmeno un giorno di galera, non vedo perchè dovrei farmi quindici o vent'anni io, che ho solo permesso all'anima di mio padre di riposare in pace.''
'' Capisco come ti senti... e so quanto possa sembrarti ingiusto dover pagare per qualcosa che non avresti mai fatto se le cose fossero andate come dovevano...  ma io credo che tuo padre avrebbe preferito un figlio coraggioso, che sappia prendersi le sue responsabilità....''
SCIAFF!!!
Il ceffone lo colpì alla sprosvvista. Anzi, era quasi certo di non averlo visto nemmeno arrivare.
Fatto sta che era stato talmente forte da farlo cadere dalla sedia, e mentre guardava lo sguardo carico d'odio del suo aguzzino si massaggiava la guancia offesa.
'' Non ti permettere mai più di nominare mio padre, se non vuoi che al prossimo giro ti faccia un buco in testa.''- disse con disprezzo -'' Tu non lo conoscevi, non sai chi era e non sai cosa voleva... quindi non ti permetto di tirarlo in mezzo per manovrarmi come ti pare...''- nel dir così lo afferrò per il colletto della camicia, tirandolo bruscamente in piedi, quasi spiaccicandolo contro il pannello che divideva la cucina dal soggiorno -'' tieni bene a mente...'' fece poi mostrandogli la pistola -'' che sono un passo davanti a te. Sempre. Ti posso ammazzare e far sparire il tuo corpo senza che nessuno se ne accorga.''
Respirava affannosamente, ma gli occhi del poliziotto che non tradivano la minima paura e malgrado tutti carichi di fiducia lo persuasero a lasciarlo andare e mettere via l'arma.
'' Finisci il tuo caffè. Ti riporto di sotto.''
Il poliziotto si alzò e si mise a sedere, ma  come prese in mano la tazza avvertì un dolore fortissimo al polso destro.
Ora che l'adrenalina era passata, il dolore si faceva sempre più vivo.
Lo guardò. Aveva una posizione innaturale... probabilmente si era fatto male cadendoci sopra, nel tentativo di frenare la caduta.
'' Maledizione, ci mancava solo questa...''- se forzare il lucchetto delle manette era già di per sè un' impresa impossibile, resa ancora più difficile dal fatto di avere i polsi impediti, figurarsi con un polso slogato.
Non ce l'avrebbe fatta a scappare da lì senza aiuto.
Finì il suo caffè, a piccoli sorsi, per conservare meglio il calore e poi Nabei lo riportò di sotto.
Ma stavolta con una differenza.
'' Tieni.''- fece mollandogli una coperta di lana -'' non ti ammanetto. Tanto a meno che non ti apra io, da qui sotto non scappi. Tanto vale che ti lasci libero di muoverti... almeno eviti di congelarti.''
Il suo tono si era fatto più dolce.
'' Abbia ancora un po' di pazienza... il tempo di mettermi d'accordo con un amico per un biglietto per un paese senza estradizione, poi ti farò venire a prendere...  e potrai riabbracciare tua sorella. Sembrava preoccupata per te.''
Non aveva resistito all'impulso di chiamarla. In primis, voleva assicurarsi che non gli avesse detto bugie, e per secondo... anche se contesto e circostanze erano completamente diverse, l'aveva trascinata nella stessa situazione in cui si era venuto a trovare lui quindici anni prima, quando si era ritrovato solo e senza punti di riferimento.
Avrebbe voluto dirle che suo fratello era vivo, che presto gliel'avrebbe rimandato a casa, e che non era sua intenzione fare altro male, soprattutto a coloro che non c'entravano niente... ma entrambe le volte era stato colto dalla paura che la ragazza fosse in compagnia della polizia e che dicesse a qualcuno che riceveva telefonate mute, a quel punto mettere il suo telefono sotto controllo sarebbe stato d'obbligo.
Allora aveva attaccato ed aveva anche manomesso la cabina telefonica vicina al piccolo emporio da cui si riforniva per evitare di cadere di nuovo nella tentazione di chiamarla.
Ed aveva anche ''ucciso'' il fisso della loro abitazione.
'' E tu come lo sai...?''- fece Takagi sbalordito da quelle parole.
'' Per ora questo è quanto ti è dato sapere.''
Detto questo lo lasciò nuovamento solo.
Si accoccolò per terra avvolgendosi nella coperta e massaggiandosi il polso slogato. Doveva tener duro. L'unico modo in cui Nabei avrebbe potuto sapere qualcosa di Sakura era chiamarla... sua sorella non era un'inetta ed avrebbe informato Sato, Megure e Shiratori e sicuramente l'avrebbero trovato strano.
Non sarebeb stato difficile rintracciare la telefonata.
Doveva solo tenere duro.

  
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