Preludi E Conflitti
Jatog strinse l'ultimo allaccio dell'armatura. Controllò che i capelli fossero ordinati e posizionò meglio la spada tra le sue mani. Guardò Kerint mesto e dolorante. Il ragazzo aveva avuto cervello. La capacità rara di ascoltare ed agire di conseguenza. Ma più di tutto, quello di cui avrebbero sentito la mancanza era la bontà di cuore che se ne andava con lui. Aveva vissuto millenni ed osservato il lavoro di innumerevoli generazioni di orsi e dei loro figli. Il guardiacaccia era lì fin dalla nascita del Trono Bruno dalle fiamme e dal magma. Lui era stato parte integrante del patto dei cinque spiriti, era presente quando la ribellione nel regno dell'aquila aveva condotto alla sua caduta definitiva. Ne aveva viste tante. E ora Jatog aveva paura per la famiglia dell'orso, per il loro regno e per la guerra che prendeva forma all'orizzonte. Lykta era scapestrato, impulsivo, rabbioso ed autodistruttivo. Jatog temeva che il suo pupillo più che essere incapace di affrontare il futuro, in realtà, non lo volesse affrontare proprio. E lui amava il secondogenito dell'orso come un figlio. Fece qualche passo indietro. La torcia nella sua mano divampava in fuoco blu lapislazzulo. Alle sue spalle i servitori, l'intera guarnigione dei Kjitanet con i vari comandanti e e la famiglia erano in religioso silenzio. Chi piangeva faceva in modo di lacrimare solamente senza lasciarsi sfuggire una smorfia. Quello era un funerale Kjita dopo tutto. Jatog si girò con lo sguardo verso Lykta. Il suo pupillo fissava la superficie ghiacciata del lago con il suo stesso nome. Era perso nel vuoto. Jatog sospirò più mesto di prima e guardò il corpo di Kerint stretto nella sua spessa corazza di pietra infusa. L'elsa di Verztand era salda tra le mani fredde del morto. "In che situazione ci lasci Kerint" disse Jatog abbassando la torcia sulla pira. Le fiamme si svegliarono, illuminando la superficie ghiacciata del lago sopra cui si trovavano tutti.
La notte iniziava ad ingoiare il cielo. Lykta si avvicinò a quello che rimaneva della pira. Avevano già portato via l'armatura di pietra infusa per posizionarla nella Cripta delle venature. L'orso, il padre di Kerint, aveva preso l'elsa intatta di Verztand. Lykta si sedette davanti ai resti. Le stelle facevano lentamente capolino alle sue spalle "Mi dispiace" non c'era solo dolore in quelle parole ma anche un pizzico di vergogna "Io...forse...forse ti avevo sentito.... Forse ti avevo sentito urlare" Lykta si mise una mano sulla fronte massaggiandosela mentre piangeva amaramente "Non so che fare Kerint" gli occhi del giovane divennero rossi. Le pupille a fessura, tipiche di un membro della famiglia dell'orso, erano dilatate in un cerchio molto umano "Non so come reagire"
La notte era arrivata.
"Ti sei preparato per il viaggio?" La voce autoritaria dell'orso si propagò per il lungo corridoio del quinto piano che connetteva le varie stanze della famiglia di regnanti. Arazzi dai colori intensi erano appesi alle pareti di pietra liscia e viva. Lykta si fermò a pochi passi dalla porta "No" il tono era secco. Irrispettoso. "Preparala stasera. Domani partiamo all'alba" Disse suo padre. Lykta, continuando a dare le spalle al genitore, fece una smorfia di rabbia pensando con disprezzo "Come fai a rimanere così calmo" L'orso fece qualche passo in avanti "Hai capito ciò che ho detto figlio?" Lykta girò la testa "Si padre" rispose con un fondo di odio e calcando l'ultimo termine.
Fine Preludio