Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: gigio_animato00    29/11/2016    0 recensioni
LA STORIA CONTIENE SPOILER SULLA FINE DI XYZ
Un'anima, due cuori. è così che si sente Ash di ritorno dalla lega di Kalos. Infatti, per una volta il nostro corvino non potrà pensare solo al suo sogno di diventare allenatore di pokémon, ma dovrà fare i conti con i suoi sentimenti
Ash non si era mai reso conto di avere un cuore. O meglio, non si era mai reso conto della funzione che questo aveva. Un grosso magazzino carico di esperienze, sentimenti ed emozioni che era sempre lì, e che ricordava tutto. Però, lo spazio è limitato. Non puoi continuare a buttarci dentro informazioni, e sperare che ci sia sempre posto. Le cose più vecchie e inutili, brevi momenti che avevano importanza solo all’epoca, possono essere anche cancellati … Ma quando ti trovi ad avere solo cose importanti, come fai spazio alle cose nuove?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash, Brock, Misty, Serena, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La ragazza si stava pettinando . Tra una ventina di minuti sarebbe andata sul palco. Indossava un vestito rosa con tonalità chiare e scure, che risaltava il biondo dei suoi capelli e che lasciava scoperte le spalle, cingendo le braccia con delicati nastri bianchi, il cui stile tornava nei guanti, dello stesso colore e ricamati agli orli. Portava dei nastri rosa ai polsi. Alla vita il vestito le era stretto da una cintura, alla quale erano appese tre piccole chiavi ornate di pietre preziose, il tutto terminava con una larga gonna che arrivava fino al ginocchio, da cui spuntavano due lunghe gambe con calze nere.

La ragazza, che aveva finito di pettinarsi i capelli, che gli arrivavano alle spalle, si mise degli orecchini e una spilla, entrambi azzurri. Prese ad accarezzare il suo Braixen, che era vestito in modo abbinato alla ragazza, e che la guardava con occhi carichi di entusiasmo. le disse una ragazza che era entrata nel camerino. < Ok grazie mille > rispose la performer, congedando l’assistente.

Performer. Ancora questa parola suonava strana nella sua testa. Era diventata una performer. Il suo sguardo cadde sulle chiavi appese alla cintura. Le aveva conquistate a Kalos: aveva dimostrato di essere capace di creare coreografie incredibili con i suoi Pokémon, ma non era stata in grado di battere la campionessa. Però non era andata ad Hoenn per diventare la miglior coordinatrice di Pokémon, ma per stupire la gente. Per questo aveva rifiutato l’offerta di Paloma. Per questo. Era arrivata tre giorni prima ad Hoenn, e questa era la sua prima esibizione, ma non era una gara ufficiale, infatti era stata organizzata in occasione di una festa locale. Si trovava ad Algheopoli, il centro più importante della regione. Era distante da casa. Era distante da lui.

Finalmente uscì e, dopo qualche minuto, la chiamarono sul palco. Fu accolta dal pubblico con un fortissimo applauso. Molta della gente di lì non aveva mai visto un Braixen così da vicino. Fece uscire il suo Sylveon dalla pokéball, anche lui agghindato a modo, e cominciò.

< Vai Braixen usa fuocobomba in aria! E tu, Sylveon, valla folare con vento di fata! > I due amici obbedirono. Una palla di fuoco allora iniziò a volare sopra le loro teste. A questo punto alla ragazza bastò un’ occhiata per far capire al Pokémon fuoco cosa doveva fare. Lanciò un’introforza sulla sfera, a quel punto anche Sylveon lanciò, con un ritardo rispetto all’attacco di Braixen, delle comete verso la sfera. Come la ragazza aveva previsto, l’esplosione causata dalle due sfere fu così forte da spazzare via le comete, che si dispersero per tutta la sala, e che la illuminarono come un cielo stellato. A quel punto gli applausi scaturirono come un fiume in piena. Non ci volle molto a capire che aveva vinto lei.

Quella esibizione stupì particolarmente una persona tra il pubblico, che ricordò i bei tempi andati. Voleva conoscere quella ragazza, nella quale aveva visto qualcosa di familiare, una particolare luce negli occhi, una luce che solo chi insegue un sogno può avere. Uscì dalla sala, ritirando il suo Croagunk, che tanto aveva voluto assistere all’esibizione.

Aspettò fuori dalla sala, fino a quando la ragazza uscì, che si trovò spiazzata dal ragazzo che le arrivava incontro. e gli tese la mano, che lei strinse volentieri < Io sono Serena, piacere. Sono contenta che il mio spettacolo ti sia piaciuto > e gli sorrise, un po’ imbarazzata. Il ragazzo rispose al sorriso e continuò < Sai, nei tuoi occhi ho visto qualcosa … qualcosa che non vedevo da tempo … il desiderio di conseguire un sogno >. La ragazza capiva a cosa si riferiva, era la scintilla che gli aveva trasmesso il suo compagno di viaggio. < Beh ti ringrazio, eff … > non finì la frase che lo sguardo le cadde sull’orologio < Oddio è tardissimo, tra pochissimo devo prendere la navetta. È stato un piacere conoscerti Brock! > e schizzò via, senza accorgersi che le era caduta una foto. Brock la raccolse e sgranò gli occhi alla vista del gruppo rappresentato. Ecco perché aveva quella scintilla.

 

< Allora, sei pronto Ash? > gli chiese Misty. Si erano sistemati agli opposti del campo di lotta, come la prima volta. Tracey e le sorelle di Misty erano sugli spalti. < Non voglio che tu perda troppo velocemente, quindi userò Hawlucha invece di pikachu > Misty rispose di tutto punto < Ash. Seriamente. Ti distruggerò. Vai Starmie! >

La lotta iniziò. < Starmie, usa rapigiro! > ed il Pokémon iniziò a girare rapidamente su se stesso, per poi scagliarsi sul wrestler, che non si fece intimidire e schivò con agilità sorprendente, per poi contrattaccare con forbice x. Il colpo andò a segno, scagliando la stella marina in acqua. Hawlucha era già pronto ad assaltare il Pokémon avversario con schiaccia tuffo, quando Misty lo sorprese. < Usa fulmine! >. Ash rimase stupito dalla mossa di starmie, che colpì in pieno Hawlucha, facendogli gravi danni. Anche Misty era migliorata, ma nonostante questo sapeva come reagire. Ash aspettò che la ragazza riusasse fulmine, per poi sorprenderla con un calcinvolo. Il Pokémon non seppe reagire abbastanza velocemente per schivare il colpo, facendosi centrare in pieno, e ponendo fine all’incontro.

< Complimenti Ash, sei migliorato tantissimo > gli disse Tracey, congratulandosi con il giovane; < Tutta fortuna > rispose Misty, imbronciata. Ash le dedicò un sorriso a trentadue denti che la fece arrossire. Tracey e le sorelle di Misty si scambiarono un rapido sguardo, e uscirono con una scusa che non vale neanche la pena ricordare da quanto banale. Ora erano solo lui e lei, lei e lui. Nessuna parola avrebbe potuto riempire quel silenzio, quel silenzio che, per quanto lungo, non era imbarazzante, perché non cercava di nascondere neanche uno dei pensieri dei due ragazzi. Quegli occhi si cercavano, come attratti magneticamente. Neanche un muscolo del corpo di Ash era sotto il suo controllo in quel momento. Era come se i suoi occhi non percepissero quello che accadeva. Il suo cervello muoveva tutto, ma non era in contatto con nulla, come un pilota che si trova a guidare un aereo con il pilota automatico: tutto quello che vorresti fare lo fa lui, ma ciò non toglie che ti senti escluso, come se non avessi il controllo di nulla, come se fossi messo a capo del miglior team di scienziati del mondo. Tutti sotto il tuo controllo, ma nessuno dipende da te.

Come respirare. Amare quella ragazza per lui era come respirare. Non importa cosa pensasse, cosa credesse, cosa ci tra i due; lui respirava, e quindi l’amava. Non c’era nulla che potesse fare. Quella ragazza occupava fosse veramente un posto nel suo cuore, un posto prenotato, che conteneva il suo amore per lei. Non importa cosa ci fosse dentro, ma quello era il suo amore.

E allora perché gli veniva così difficile? Lui le voleva bene, ma, in qualche modo, non riusciva a dirle che l’amava. Era come se lo tenessero con una corda. Ed è in questi momenti che si apprezzano particolarmente gli sforzi degli altri, perché è nei momenti dove non ce la fai, che ogni piccolezza può essere importante.

Le gli si avvicinò, permettendo di percepire l’uno il cuore dell’altro. Quello di Misty era veloce, come in preda ad un qualche tipo di agitazione, ma il suo no, era quasi fermo. Era come in preda ad un’angoscia interiore, più che ad un’agitazione.

Poi  i suoi pensieri vennero interrotti da un ulteriore avvicinamento delle loro labbra. Un avvicinamento totale. Un bacio.

 

< Sono arrivata! Ci sono ci sono e … Dov’ è  la navetta? Ti prego dimmi che non è già partita …> Serena si era fermata ansimante. Aveva corso per nulla. La navetta era partita, e con lei, l’idea di rispettare il programma  prefissatasi. < Ehi Serena! >. Serena si voltò. Brock le stava correndo incontro. Arrivato, le porse una foto Aveva corso. Serena la prese e la strinse < Grazie mille, mi sarebbe dispiaciuto molto perderla >  Brock però, prima di qualunque cosa, le chiese < Scusami ma com’è che conosci Ash Ketchum? >. La domanda spiazzò la ragazza. Era la prima volta dal loro ultimo incontro che sentiva il suo nome. Ash. Quella parolà rimbombava nel suo cuore, come unico residente. Divenne improvvisamente rossa e rispose < Beh ecco, Ash è un … compagno di viaggio. Ho viaggiato con lui per la regione di Kalos >. A questo punto il ragazzo capì cos’era quella scintilla. Era la scintilla che Ash lasciava come ricordo negli occhi di tutti. Era la scintilla che segnava l’ammirazione per quello che era un esempio, un obbiettivo da raggiungere. < Ma dai? Anche io al tempo fui un compagno di viaggio di Ash > aveva smesso di ansimare < Fu qualche anno fa. Che coincidenza trovare a caso una delle allenatrici che hanno viaggiato con quel ragazzo >.  Quelle parole ebbero un effetto raggelante sul sangue della ragazza. Si era aspettata che Ash avesse viaggiato con altre ragazze prima di lei, ma averne la conferma le aveva fatto un certo effetto.  C’erano molte cose di Ash che non sapeva, e nonostante questo, sapeva che per volergli bene non serviva.

< C’è qualcosa che no va? > chiese Brock, che vedeva perplessità negli occhi della ragazza; < No, nulla… è solo che ho perso la navetta, ed ora non potrò arrivare a Ciclamipoli in tempo per il festival … >. Il ragazzo sentiva l’amarezza nella sua voce, e senza esitare le propose < Se ti va, possiamo noleggiare un’auto e ti posso accompagnare io > il ragazzo le sorrise. Il suo sorriso ispirava una fiducia incredibile < Davvero lo faresti? Non so come ringraziarti >, < Non preoccuparti, lo faccio volentieri >. I due si incamminarono verso il più vicino autonoleggio.

 
Bruciava. Il suo cuore aveva fatto partire un fuoco che era divampato in un incendio che non riusciva più spegnere. Voleva andarsene. Lui amava quella ragazza, ma voleva andarsene. Ogni attimo in più in quella situazione aumentava i danni creati dall’incendio. Ogni secondo in più quell’onda di calore così positiva si spandeva, bruciando tutto intorno, facendo cenere di quello che gli stava intorno, senza permettere ad Ash di mettere in salvo nulla. Organi, pensieri, annotazioni … Tutto stava crollando. Doveva andarsene. Aveva isolato la sua mente dall’esterno, per cui potevano essere passati secondi, ore, mesi o secoli da quando era iniziato quel bacio, ma sapeva che ogni prolungamento non avrebbe fatto che male. Doveva, ma non aveva il controllo di sé: cervello e cuore collaboravano a stretto contatto, isolandolo da qualunque scelta avrebbe potuto fare. Aveva bisogno di un aiuto, qualcuno che buttasse giù le pareti dove era segregato. Non il cuore, non l’anima, non il cervello, ma proprio lui. Quello che lo rendeva umano. Quelle emozioni che vengono cacciate dal cuore nei momenti più belli, erano le uniche che guidava. Le uniche che sapeva esistere per certo.

Fu proprio in quel momento che il suo più fedele amico lo aiutò. L’unico che vedeva veramente dentro il ragazzo, l’unico che avrebbe dato tutto per lui. L’amico elettrico scappò. Correva veloce, perché questo doveva fare. Uscì dalla palestra in fretta, perché non sapeva se fosse la cosa giusta da fare, ma sapeva che era tangibile, e che avrebbe dato al ragazzo un momento per ribellarsi.

Con la coda dell’occhi vide il Pokémon allontanarsi, e fu in quel momento di distrazione che Ash  riuscì ad emergere. Si staccò dalla ragazza, e fu come se il fuoco fosse sparito, ed ora non gli restava che raffreddare tutto con la pioggia. Uscì ad inseguire il Pokémon, senza proferire parole, lasciando lì la ragazza con ancora il suo sapore sulle labbra.

 

I ragazzi erano in viaggio da mezz’ora, quando Serena chiese incuriosita a Brock < Scusa Brock, prima hai parlato di vari compagni che ha avuto Ash durante i suoi viaggi … > il ragazzo percepì una sfumatura strana nel tono della ragazza.

 

< Sì, vedi, io ed Ash abbiamo viaggiato insieme per diverso tempo. Insieme abbiamo viaggiato per Kanto, Jhoto, Hoenn e Sinnoh, ed abbiamo sempre viaggiato insieme ad altre persone >

< Ah quindi tu hai già visitato Hoenn? >

<  Sì, l’ho già esplorata insieme ad Ash, Vera e suo fratello Max >

< Vera? >

< Sì. Era una coordinatrice molto determinata e abile. Un po’ come te > E le sorrise.

Lei arrossì < E per le altre regioni? >

< Allora: a Sinnoh abbiamo viaggiato insieme a Lucinda, mentre per Jhoto e Kanto abbiamo viaggiato con una ragazza di nome Misty, più occasionale compagnia di un ragazzo di nome Tracey. Misty, a differenza di Lucinda e Vera, è una capo palestra di Kanto, come me del resto >

La ragazza rimase spiazzata da quell’affermazione, dato che non aveva mai neanche pensato che quel ragazzo così gentile fosse un capo palestra < Tu sei un capo palestra? Ma se sei qui hai abbandonato la palestra a sé stessa? >

< No tranquilla, la gestisce mio padre. Io ero venuto qui per cercare una persona … >

La ragazza trovò quell’affermazione decisamente triste, così preferì non indagare oltre,  e rimasero in silenzio.

 

 

Ash stava cercando di non respirare. Stava cercando di viaggiare controcorrente rispetto tutto il resto. Stava cercando di isolarsi del tutto da quelli che erano i messaggi che arrivavano dal suo cuore. Il ragazzo si era ricongiunto con il suo Pikachu, ed ora erano entrambi sotto la pioggia, che a quanto pare non si era fermata, ma anzi, scorreva torrenziale sui suoi capelli. Il fatto è che Ash stava impazzendo. Il suo cuore gli diceva di amare quella ragazza, il suo cervello era d’accordo con l’organo, ma qualcosa lo spingeva ad opporsi, e finché non avrebbe trovato cos’era, non sarebbe tornato né da lei, né a casa. Sarebbe rimasto lì, inerme, ad aspettare. Di una cosa sola era sicuro. Per la prima volta non si fidava del suo cuore.

 

 

Ash rifletteva. Emersero diversi pensieri in lui. Primo tra tutti, il suo bisogno di stare perennemente in viaggio. Non era solo un capriccio da bambino. Il fatto è che senza obbiettivi, luoghi da raggiungere, strade inesplorate da seguire, poteva sentire l’eco dei suoi pensieri, pensieri che venivano coperti dal rumore di una battaglia, dalle intrusioni del Team Rocket, dalle nuove conoscenze. Ma ora, quei pensieri correvano liberi dentro sé, e non si facevano afferrare. Fu proprio in quel momento che Tracey gli si avvicinò.

< Ciao Tracey >

< Ti va di parlare >

< No >

< Peccato, perché a me sì > si sedette vicino al ragazzo.

< Tracey, non è il momento > disse digrignando i denti.

È limitativo dire che non si aspettasse lo schiaffo che gli tirò l’amico. Pikachu non mosse un muscolo per fermarlo. Stava in disparte, perché sapeva che Ash doveva farcela.

< Ma cosa ti prende! Ti pare il caso? Sei un ragazzo Ash, non un bambino, un ragazzo! >

Il rimprovero giunse duro alle orecchie del ragazzo, che era ancora scombussolato dal colpo.

< Non ce la faccio tracey, non ce la posso fare >

Il ragazzo non capiva cosa intendesse.

< Ora mi siedo qui, e tu mi spieghi per filo e per segno cosa succede >.

Ash si sciolse. Nonostante non glielo avesse chiesto, l’amico era lì, seduto sotto la pioggia, ad ascoltare le lamentele di un ragazzino. Gli raccontò tutto: quello che provava per Misty, come aveva reagito a tutti gli altri viaggi, e cosa era cambiato nell’ultimo. E poi gli raccontò di Serena e del loro bacio. Il “mentore” rimase impassibile, mentre ascoltava quella storia.

< Cosa devo fare? > gli chiese alla fine.

< Non hai qualcosa di preciso da fare, solo un insieme di pezzi. Tu devi farli combaciare, lasciandone fuori il meno possibile > detto questo si alzò e se ne andò.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: gigio_animato00