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Autore: Signorina Granger    29/11/2016    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
I Vincitori hanno votato: dopo la terza Edizione della Memoria ce ne sarà un'ultima... solo che a sfidarsi non saranno i ragazzi dei Distretti, bensì quelli di Capitol City.
Dicono che la vendetta vada servita fredda... e gli abitanti dei Distretti hanno aspettato per più di settant'anni; perciò che gli ultimi Hunger Games abbiano inizio, possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10: Prima notte 


 
“Non mi sento meglio. Neanche un po’… anzi. E’ stato peggio di quanto pensassi.”
 
Piegò le labbra in una smorfia mentre non staccava gli occhi dallo schermo, osservando i movimenti di un gruppo di Tributi. Aveva assistito al Bagno di Sangue, convinta che dopo la Rivolta avrebbe potuto sopportarlo senza molti problemi… ma si era sbagliata.
 
Si sentiva quasi un mostro ad aver permesso che accedesse. Avrebbe dovuto oppure una maggiore resistenza, ma non l’aveva fatto sfortunatamente.
 
“Inizialmente è difficile… ci farai l’abitudine.”
 
“Tu dici? Io non penso proprio.”   Il tono acido della donna non stupì minimamente Plutarch, che anzi rimase in silenzio mentre assisteva a sua volta all’inizio dei Giochi: nemmeno a lui piaceva molto quella situazione, ma se n’era fatto una ragione e aveva deciso di prenderla con filosofia, come se fosse l’ennesima Edizione in cui era uno Stratega e il suo compito era animare il gioco.
 
“E’ proprio questo che non capisco. Katniss Everdeen, Joanna Mason, Haymitch… loro hanno VISSUTO i Giochi. Hanno visto molte persone morire… Non capisco come abbiano potuto votare positivamente per questa pagliacciata, è insensato.”
 
“Le persone lo sono spesso. Hai provato a fermare i Giochi, ma era impossibile. I Vincitori hanno votato, ma tutti i Distretti lo volevano… e anche se sei la Presidentessa ora, non credo che tu voglia iniziare la tua “carriera” da Dittatrice che ignora il volere del Paese.”
 
La donna piegò le labbra in una smorfia, sapendo che infondo Plutarch aveva ragione… ma probabilmente non l’avrebbe mai ammesso. Sospirò, tornando a sedersi dietro la scrivania e spegnendo la televisione, non riuscendo a vedere altro dopo le sette morti a cui aveva assistito:
 
“Per oggi credo che basterà… ma io non mi arrendo facilmente Plutarch. E puoi starne certo che non dimenticherò questa storia tanto facilmente. Puoi andare adesso, torna dai tuoi burattinai… ma vedi di non torturarli troppo, sono stata chiara?”
 
“Cristallina.”

 
                                                                                    *

 
“Qualcuno sa con certezza chi sia morto?”
 
“No… o almeno, non del tutto. Erica, David… e credo anche i Bradshaw.”
 
Wilhelm contorse la mascella, tenendo gli occhi fissi su un punto imprecisato sul terreno ricoperto di neve, mentre Carly, seduta su un ceppo accanto a lui, gli appoggiava una mano sul braccio, stringendosi al fratello come a volerlo consolare.
 
David non le era mai piaciuto molto, certo… ma le dispiaceva comunque che fosse morto subito, in un modo di certo atroce e doloroso… e soprattutto le dispiaceva per suo fratello, sapendo che per lui quel ragazzino era stato quasi un fratellino.
 
Wilhelm rimase perfettamente immobile per un attimo prima di allungarsi, raccogliendo il sacco a pelo termico dalla neve e porgendolo alla sorella, facendole un cenno:
 
“Tieni. Farà freddissimo, tra poco.”
 
“Ok… ma tu dormi con me.”     Lo sguardo della sorellina non ammetteva repliche e al ragazzo non restò che voltarsi verso Sean in una muta richiesta che venne accolta positivamente: Sean annuì, capendo al volo prima di parlare a sua volta:
 
“Faccio io il primo turno di guardia, non preoccuparti. Abbiamo camminato moltissimo nel giro di poche ore, credo che farà bene a tutti riposarsi un po’.”
 
“Ok… svegliami quando sarai stanco.” 
 
Wilhelm sedette accanto alla sorellina, appoggiandosi al ceppo caduto di un albero e infilandosi dentro al sacco a pelo che la ragazzina aveva raccolto al Bagno di Sangue.
 
Non sapevano che ore fossero, ma ormai stava iniziando a fare buio e il tramonto era appena passato… si erano fermati solo mezz’ora prima dopo aver camminato a lungo, approfittando anche della luce del crepuscolo per accendere un piccolo fuoco che avevano spento poco prima, evitando che fungesse da cartello segnaletico durante la notte.
 
Sean strinse la lancia in mano, sfregandosi i guanti foderati che aveva trovato nello zaino preso da Astrid: avevano discusso a lungo perché non li voleva, ma alla fine gli altri tre si erano impuntati, sostenendo che dovesse tenerli lui visto che avevano bisogno che le sue mani fossero sensibili, in caso di bisogno… con le mani ghiacciate e indolenzite dal freddo non sarebbe mai riuscito ad usare bene la lancia.
 
Il ragazzo si voltò verso Astrid, che era rimasta in silenzio praticamente perennemente durante le ultime ore: la ragazza si era appollaiata sulla neve, tenendosi le gambe strette tra le braccia e il cappuccio della giacca nera termica calato sulla testa, quasi a voleri riparare ulteriormente dal freddo.
 
“Astrid… vieni qui. Ormai il fuoco è spento, ma c’è ancora calore.”    Sean allungò una mano verso di lei, invitandola ad avvicinarglisi e sorridendole al contempo: non era mai stato molto bravo con le parole, specialmente quando qualcuno stava male… e di certo in quel momento la ragazza non stava bene per niente.
Lei esitò, ma dopo un attimo si mosse verso di lui, sedendosi accanto a lui sulla neve ma restando comunque a qualche cm di distanza, evitando accuratamente di toccarlo.
 
Avrebbe voluto dirle qualcosa e consolarla, ma non gli venne in mente nulla… così allungò una mano per stringere quella della ragazza, trovandola ghiacciata:
 
“Hai le mani gelide.”
 
“Io le ho sempre fredde… e qui il clima di certo non aiuta.”   Astrid parlò con un filo di voce, continuando a tenere lo sguardo fisso sul focolare ormai spento mentre Sean sorrideva appena, sfilandosi i guanti per metterli a lei:
 
“Sean, devi metterli tu.”
 
“Solo per un po’ Astrid… su, fai la brava.”
 
Sean le sorrise, mostrando le fossette che le mandarono in pappa il cervello: la ragazza arrossì e annuì, abbassando in fretta lo sguardo mentre Silver seguiva la scena con una luce quasi divertita negli occhi azzurri… li avrebbe persino trovati carini, se non fossero stati nell’Arena dei Giochi.
 

                                                                                 *


Cyrus sospirò, guardando il cielo completamente oscurato. Era seduto sulla neve, appena fuori della Cornucopia... Kalem dormiva e anche Black, e probabilmente avrebbe dovuto farlo anche lui... ma proprio non ci riusciva, per quanto si sforzasse. L’adrenalina iniziale si era ormai esaurita, e dopo diverse ore vedeva tutto molto chiaramente: I Giochi, l’Arena, il sangue, le armi, i morti... era tutto reale.

Ormai ci era dentro, e non poteva più uscirne, se non vincendo... e forse non era la prospettiva migliore per iniziale, ma non era certo che sarebbe riuscito a farcela. 

Sarebbe crollato? Fisicamente o mentalmente? Non era da escludere... era successo a molti, l'aveva visto con i suoi stessi occhi. Non erano stati pochi i Tributi che si erano lasciati andare, smettendo di combattere contro gli avversari ma in primis contro se stessi, il più grande ostacolo da abbattere quando si era dentro l’Arena. 

Sentì dei passi alle sue spalle e si voltò di scatto, rilassandosi leggermente nel vedere Caius raggiungerlo. Il ragazzo inarcò un sopracciglio, guardandolo con aria scettica mentre sedeva accanto a lui, con gli occhiali per vedere al buio calato sugli occhi e una pistola in mano:

“Rilassati, sono io... ma non dovresti dormire? È il mio turno, non il tuo.” 

“Lo so... ma non ci riesco. Anzi, mi chiedo come facciano a farlo Kalem e Black.” 

Sbuffò quasi con amarezza, tracciando dei ghirigori sulla neve con le dita guantate mentre Caius restava in silenzio, pensando però la medesima cosa: a giudicare da come Kalem si era comportato durante il Bagno di Sangue, forse non doveva stupirli il suo dormire placidamente.

“Credi che fossero vere?” 

“A cosa ti riferisci Dennim?” 

“Alle storie... le voci che giravano su Kalem. Secondo te erano vere?” 

“Non lo so. Ho sempre preferito astenermi dal commentare, ma dopo quello che è successo oggi... non è da escludere, anche se è brutto da dire o da pensare.” 

“Sai Gold, ho la sensazione che presto dovremmo farci l’abitudine, ai brutti pensieri.”

Un sorriso piuttosto amaro spuntò sul volto di Cyrus, rigirandosi quasi nervosamente un coltello tra le dita mentre sia lui che Caius riflettevano su quanto sentito molte volte, le storie che erano circolate quando Kalem Schweinson si era ritirato dalla scuola. 

Era corsa voce che avesse ucciso una ragazzina a quel tempo sua compagna di classe, ma ovviamente nessuno si era mai preso le briga di andare a cercare conferme dal diretto interessato, che con quell’episodio e quelle storie si era costruito intorno una specie di aura che aveva attratto e respinto allo stesso tempo moltissime persone... molti preferivano stare alla larga da quel ragazzo decisamente particolare, ma la curiosità era comunque tanta agli occhi di molti.

Caius fece per dire qualcosa ma si bloccò, quasi sussultando nel sentire un rumore familiare: l'inno era appena partito, accompagnato dallo stemma di Panem che era appena comparso nel cielo artificiale ormai buio. 

Stavano per sapere con certezza quanti fossero stati i morti... e sopratutto chi. 


                                                                              *


“È brutto o sbagliato preferire che a morire fossero stati altri?” 

Il sussurro di Brittany fece quasi sorridere Rubinia con amarezza mentre teneva lo sgaurdo alto, fisso sul cielo sopra di loro... osservando i volti dei Tributi morti. 

Nessuna delle due fiatò al vedere il viso di April, mentre Rubinia concordava silenziosamente con la compagna:

“No, non credo sia sbagliato.. infondo siamo negli Hunger Games ora. Qui tutto è profondamente sbagliato, no? Se intendi che sarebbe stato meglio liberarsi di Kalem, Black o Sean... non posso darti torto. Gran parte di quelli che sono morti oggi non rappresentavano una minaccia considerevole, fatta eccezione per Aaron Bradshaw. Però mi dispiace comunque per tutti... insomma, David ed Erica erano solo due ragazzini.” 

Brittany annuì alle parole della compagna, pensando quasi con tristezza ai due Tributi, che erano praticamente i più giovani dei Giochi... solo 12 e 14 anni, e la loro vita aveva già avuto fine. Così profondamente ingiusto...

“Ci hanno criticato per anni, decenni... ma forse nemmeno loro sono così perfetti, no? Mi chiedo come abbiano fatto i Vincitori a metterci in questa situazione, proprio quando per primi ci sono passati.” 

“Se non altri molti di loro avevano ricevuto un Addestramento, o comunque erano abituati all'idea... per noi è successo tutto all’improvviso, quasi senza darci il tempo di realizzare cosa stava succedendo e boom, eccoci nell’Arena ad ammazzarci a vicenda.” 

Rubinia sbuffò, disegnando con il pugnale che teneva in mano delle figure immaginarie sulla neve... la punta del pugnale era imbrattata di sangue scuro, quello di April. 

“Un mese fa nessuno di noi si sarebbe mai definito capace di uccidere, immagino. Ironico no? Le persone cambiano radicalmente, se poste davanti a determinate situazioni.” 

Brittany sorrise amaramente mentre l'inno cessava di risuonare nell’Arena e tutto tornava di nuovo buio. Rubinia esitò per un attimo, riflettendo sulle parole della ragazza prima di annuire con aria cupa, sospirando:

“Già... le persone cambiano. E la cosa più triste è che nessuno di noi sia una cattiva persona... credo che quasi nessuno tra i vecchi Tributi lo sia stato davvero. È questo contesto a spingerci ad agire in determinati modi, alla fine.” 

“O uccidi o vieni ucciso, non ci lasciano molta scelta.” 

Le parole di Brittany fecero riflettere Rubinia, ritornando con la mente ad un preciso momenti di qualche ora prima... quando si era trovata faccia a faccia con Sean Thorn ma non aveva fatto nulla. Era rimasta quasi pietrificata davanti a lui, non riuscendo a fare niente: lui avrebbe anche potuto ucciderla, in effetti. Ma non l'aveva fatto, agendo al suo stesso modo... forse ad entrambi era mancato il coraggio, o lui aveva deciso di risparmiarla... fatto stava che anche Sean era ancora in gioco, quindi forse prima o poi si sarebbero dovuti scontrare nuovamente... e Rubinia dubitava che avrebbero potuto fare finta di niente, in una seconda occasione. 

“Non credo sia un bene restare entrambe sveglie, anche se stare da sola al freddo non mi piace per niente... faccio il primo turno, va bene?” 

“Ok. Svegliami se succede anche solo la minima cosa.” La rossa annuì, lasciandosi scivolare contro il tronco di una betulla e stringendo ancora saldamente il pugnale tra le mani, mentre Brittany si era sistemata a ridosso dell’albero accanto: Brittany annuì come a volerla rassicurare, ma in cuor suo sperava davvero di non aver bisogno di svegliarla.


                                                                              *


“Dovresti dormire.” 

“Possiamo darci il cambio, se vuoi... non credo che dormirei molto comunque.” 


Astrid parlò a bassa voce, temendo di svegliare Carly e Wilhelm che ormai si erano profondamente addormentati, stretti l'uno all'altra nel sacco a pelo. 

Sean però sbuffò, come se trovasse quell’idea ridicola: Astrid era molto agile e veloce, ma decisamente indifesa di fronte a delle armi o a dei ragazzi che erano il doppio di lei... preferiva non lasciarla sola a fare la guardia, mettendosi a dormire. 

“No, ce la faccio ancora per un po’. Se mi parlassi però, resterei sveglio più facilmente.” 

Astrid continuò a guardarlo, tenendo gli occhi azzurri puntati su di lui mentre era stesa sulla neve, usando lo zaino che aveva raccolto a mo’ di cuscino. Dentro c'erano due bottiglie vuote, della carne essiccata, un coltello e dei fiammiferi... non era esattamente il massimo della comodità, ma era comunque meglio di niente. 

“Ok, scusa. Mi rendo conto che forse non è un buon momento per te...” 

“Sai, forse è meglio così.” Il sussurro della ragazza lo interruppe, facendolo zittire di colpo mentre la guardava quasi con curiosità, invitandola a continuare:

“Insomma... è orribile come se ne sia andata, e non lo meritava affatto. Però almeno non dovrà... Vivere l’agonia dell’Arena, forse è meglio così.” 

“Mi fa piacere che tu lo pensi... sai, non sono molto bravo a consolare le persone e mi avresti messo un po’ in difficoltà se fossi stata disperata.” 

Sean sorrise quasi con sollievo mentre continuava a tenere la lancia in mano, parlando a voce bassa anche se era sicuro che non avrebbero ricevuto visite, almeno non per quella notte: non solo si erano quasi già dimezzati, ma era solo la prima sera... di certo nessuno voleva andare a caccia di Tributi così presto. 

Inaspettatamente Astrid però sorrise, guardandolo quasi con aria divertita:

“Quindi ti ritieni impacciato con le parole o nel consolare le persone?” 

“In effetti sì. Faccio fatica ad esprimere affetto o anche solo compassione... ci riesco per bene solo con mia sorella, con lei è tutto diverso.” 

“Io credo che tu sia più sensibile di quanto non pensi... per quanto mi riguarda, sei stato sempre molto gentile con me. Hai una sorellina?” 

“Sono stato gentile con te perché tu lo sei stata con me. Non sei una persona con cui viene spontaneo essere sgarbati, Astrid. Comunque si... Emma. È per lei che dovrei tornare a casa. Ha soltanto me.”   Sean sorrise appena, pensando con affetto e malinconia alla sorellina... se non altro lei stava bene ed era al sicuro, a differenza sua. Forse non l'avrebbe più riabbracciata, ma sapeva che almeno avrebbe avuto un futuro sicuro davanti. 

“Anche io avevo una sorellina.”  Astrid sorrise a sua volta, pensando con affetto alla bambina che sfortunatamente ormai non c'era più... almeno non doveva preoccuparsi di lasciarla completamente sola, a differenza di Sean. Il ragazzo intuì cosa volesse dire quell’”avevo” e come se ne fosse andata, e non approfondì l’argomento, restando in religioso silenzio mentre pensava a tutte le persone che avrebbero seguito i Giochi, pregando che i loro amici, fratelli o amici tornassero a casa... e poi pensò a tutti quelli che invece stavano già piangendo delle morti.   


                                                                             *


“Hanno dato il via a questa edizione per punire gli abitanti di Capitol... chissà se sono soddisfatti, ora che sei famiglie si staranno disperando.” 

Africa sbuffò, rabbrividendo leggermente per il freddo mentre Faye era seduta accanto a lei, tenendo le braccia conserte nel tentativo di trattenere il calore corporeo e la testa appoggiata al tronco dell’albero accanto al quale si erano sistemate. 

“Già... perdere un figlio dev’essere terribile.”   Faye annuì, parlando a bassa voce in mezzo al silenzio quasi inquietante che le circondava: non riusciva a tranquillizzarsi neanche un po’, per quanto ci provasse... si sentiva chiusa in una trappola e come se ci fosse qualcuno pronto ad assalirla appostato dietro il primo albero. 

“Non è solo il perderlo... è il sapere che è morto così, senza senso, per mano di un suo coetaneo che non ha avuto scelta. Senza contare che in molti casi lo si vede in diretta.” 

Africa si morse il labbro, cercando di non pensare a come avrebbero reagito le sue sorelle di fronte alla sua morte... di certo nemmeno la sua famiglia se la stava passando troppo bene, in quel momento. 
Dal canto suo invece Faye era più tranquilla, almeno sotto quel punto di vista: aveva fatto promettere al patrigno che non avrebbe fatto vedere i Giochi si due fratellini... Dopotutto Hope era davvero troppo piccola per assistere a spettacoli come quello, specialmente quando in gioco c'era la sua stessa sorella. 

Accanto alle due Tonya si era finalmente addormentata, dopo essersi rigirata e aver meditato per quasi un'ora... probabilmente tutti avevano avuto difficoltà ad addormentarsi, quella sera; in caso contrario, ci sarebbe stata qualche domanda da porsi a riguardo... 

“Domani dobbiamo assolutamente cercare dell’acqua... non dureremo tre giorni senza.” 

“Decisamente... facciamo in modo di trovarla, e in fretta...possibilmente senza farci ammazzare, ovviamente.” 

Il commento di Faye, anche se lugubre, fece comunque sorridere appena Africa... triste ma vero, la compagna aveva ragione.


           














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Angolo Autrice:

Buonasera! Scusate il ritardo, il capitolo era pronto già venerdì  ma in questo lasso di tempo non ho avuto il PC sotto mano, ho dovuto usare l’ipad e non avendo voglia di riscriverlo ho aspettato. 
Ad ogni modo dopo aver fatto fuori ben 7 OC ho deciso di dare a voi e agli OC un attimo di pace e di tregua... questo capitolo è ovviamente di transizione, ma chissà che già dal prossimo le cose non si animino un po’. Vedremo! 

Ci sentiamo presto con il seguito, come sempre grazie a tutti per le recensioni! 

Buonanotte,
Signorina Granger 



 










 
 
 

   
 
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