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Autore: Sarugaki145    30/11/2016    2 recensioni
Hermione, oppressa dagli sguardi che la giudicavano nel mondo della magia, sempre pronti a puntarle il dito contro se a parere loro sbagliava, ed essendo crollata la sua relazione con Ron, decide di tornare a vivere nel mondo dei babbani, sperando di riuscire a sentirsi parte di loro e a ricostruirsi una vita senza la magia.
Quando però decide di iscriversi al college non immagina quello che l’attende come suo nuovo vicino di casa e compagno di corso, scappato come lei da un mondo in cui si sente giudicato, per potersi ricostruire una vita.
Impareranno a sopportarsi o tenteranno di sabotarsi in qualsiasi modo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Il Draco della porta accanto.

Crack.
 

E la vita continua anche senza di noi,
Che siamo lontano ormai
Da tutte quelle situazioni che ci univano
Da tutte quelle piccole emozioni che bastavano
Da tutte quelle situazioni che non tornano mai!
Perché col tempo cambia tutto lo sai
Cambiamo anche noi.
Cambiamo anche noi.
-Vasco Rossi

Ma è quando le cose sembrano andare per il meglio che accade il peggio.
Incontri, parole, paure, pregiudizi, sangue.

 

-Come mai questa cena speciale? Si vede che sei un po’ agitata.-
Hermione deglutì a disagio, rendendosi conto di come ormai quel ragazzo la capisse al volo.
Sorrise incoraggiante e iniziò il discorso che da un paio di giorni continuava a riprovare davanti allo specchio:
-Allora, hai presente che Kingsley mi aveva proposto una chiacchierata?-
Il ragazzo annuì, alzando un sopracciglio annoiato, sapendo già dove sarebbe andata a parare la conversazione, mentre iniziava distrattamente a giocare con il cibo nel piatto.
-Beh, ecco, noi abbiamo discusso a lungo, ha tirato in ballo la mia carriera scolastica a Hogwarts, i miei voti eccellenti, il fatto che sia Percy che la professoressa Mc Granitt gli hanno sempre parlato molto bene di me..-
Iniziò Hermione agitata, contorcendosi le mani mentre cercava di incanalare il discorso nel modo giusto.
-Granger taglia corto, ho capito.-
La interruppe lui acido, per poi proseguire glaciale:
-Hai deciso di accettare qualche lavoro la dentro, giusto?-
Hermione annuì a disagio, notando con che sdegno avesse definito il ministero “la dentro”, come se fosse portatore di qualche grave malattia contagiosa.
-Bene, non ci voleva una cena così ben preparata per dirmi che mi molli in asso in mezzo ai babbani.-
Sbottò lui alzandosi e lasciando cadere il tovagliolo a terra, visibilmente arrabbiato.
-Draco non ti mollo in asso! Continuerò a vivere qui, ci vedremo tutte le sere e tutti i weekend!-
Protestò lei alzandosi a sua volta, pronta a inseguirlo se se ne fosse andato. Sapeva che lui l’avrebbe presa male, ma non pensava che facesse una scenata del genere. In fondo Draco sapeva da tempo che sarebbe successo, non era così stupido da non vedere che Hermione aveva ripreso la bacchetta e stava tornando ad usare la magia, come per riprendere la mano. Sapeva di essere stata scorretta a non confidargli subito la novità, ma voleva rimandare il più possibile tutto quello.
-Non essere ridicola. Inizierai a dover frequentare determinate persone e io diventerò presto
una pedina scomoda.-
Sibilò lui iniziando a camminare per la stanza nervosamente, mentre Hermione lo seguiva apprensiva con lo sguardo.
-Non dire stupidaggini! Io non farei mai una cosa del genere.-
Protestò lei indignata, ma lui la gelò con lo sguardo.
-Si, come no. Quando inizi?-
-Col nuovo anno.-
Ammise lei a malincuore, nella speranza di non mettersi a piangere e rendendosi conto solo in quel momento che era già metà novembre passato e mancava decisamente troppo poco.
-Bene. Ottima cena grazie. Ci vediamo domani.-
Sibilò Draco prima di uscire e tornò a casa sua, senza più una parola, chiudendo quella porta per mettere in chiaro di non seguirlo, perché aveva bisogno solo di tanto tempo da solo.

*

Era già iniziato il freddo da qualche settimana e il natale si avvicinava velocemente, rendendo il clima sempre più freddo.
I rapporti tra Draco ed Hermione si erano parecchio logorati da quando lei aveva annunciato il suo ritorno nel mondo magico, quindi la ragazza non si stupì particolarmente quando, tornando assieme dal college, con le mani in tasca lui affermò scontroso:
-Granger, guarda che questo weekend non ci sarò.-
La ragazza alzò gli occhi dalla strada di fronte a se e domandò curiosa:
-Come mai?-
-Fatti miei.-
La liquidò Draco freddamente. Decise di non indagare oltre, vista la poca collaborazione che avrebbe trovato al suo fianco.
Era ormai raro vederli ridere insieme o anche solo chiacchierare amichevolmente. Si limitavano a condividere la strada per andare e tornare dal college, spesso pranzavano divisi e ormai le cene insieme si limitavano al sabato sera dalla signora Simpson, la loro anziana vicina di casa.
A Hermione mancava tutto quello che c’era stato e sempre più spesso si chiedeva se ne fosse valsa la pena, ma come le aveva fatto presente Ginny per Draco era ora di crescere e capire che non aveva l’esclusiva della sua vita.
Sospirò sconsolata, mentre un bruttissimo presentimento si faceva largo in lei.

*

-Padre! Sei tornato.-
Esclamò il rampollo Malfoy entrando nel salotto del Malfoy Manor e osservando il genitore dalla porta.
Lucius sembrava invecchiato di almeno vent’anni, quando invece ne erano passati quasi quattro. Profonde occhiaie solcavano gli occhi leggermente sporgenti, che emanavano un luccichio sinistro, quasi folle; la pelle era giallognola e tirata e anche la statura di cui l’uomo era sempre andato fiero sembrava essere scomparsa.
Era l’ombra del grande Lucius Malfoy che era stato, un’esile figura impaurita.
Gli occhi dei due si scrutarono per qualche secondo e quando Draco mosse il primo passo verso il padre quello sibilò inviperito, con una forza che non gli sembrava propria:
-Non avvicinarti.-
Draco si immobilizzò e osservò il genitore con sguardo confuso.
Perché non doveva avvicinarsi al padre? Cos’aveva fatto?
-Non provare a toccarmi con quelle mani!-
Urlò il più anziano dei due, ritraendosi anche al tocco della moglie che lo affiancava.
-Cosa stai dicendo padre?-
Domandò il ragazzo spaesato dall’improvviso astio del padre.
Si aspettava un’accoglienza un po’ più calorosa, visto che ormai era quasi un anno che non si vedevano.
Sicuramente non si aspettava abbracci o scambi di baci, ma neanche così tanta freddezza.
-Cosa sei diventato Draco? Tu eri il mio orgoglio e ora ti sei schierato con il nemico.-
-Con.. Il nemico?-
Chiese Draco con un filo di esitazione nella voce.
-Non far finta di non capire!-
Sbraitò l’uomo, iniziando subito a tossire per lo sforzo.
Narcissa in un attimo fu affianco al marito e lo invitò a sedersi per calmarsi, lanciando a Draco un’occhiata che chiedeva comprensione.
-Siediti Lucius, non fa bene alla tua salute arrabbiarsi.-
-Padre, non vedo perché devi definire Hermione il nemico!-
Ribatté il giovane duro, non preoccupandosi dell’occhiata di rimprovero che gli venne subito lanciata dalla madre, a cui non diede peso. Sapeva di essere arrabbiato con Hermione perché aveva accettato quel posto al ministero anziché continuare a studiare con lui, ma non per questo avrebbe lasciato che il padre la insultasse.
-Cosa mi tocca sentire? Mio figlio, il mio unico figlio, che pronuncia il nome di una mezzosangue e la difende! Quella mezzosangue ha fatto in modo che noi finissimo ad Azkaban! Ha umiliato la nostra famiglia e il nostro nome! Come puoi familiarizzare con lei e fidanzarti addirittura? Ero lo zimbello di tutta Azkaban! Che ne hai fatto del mio Draco?-
Il tono straziato del padre penetrò nel profondo a Draco, facendolo tornare con la mente al passato.
Ricordò il rispetto reverenziale che lui aveva sempre avuto per il padre e che tutti avevano sempre avuto per lui, prima che loro due finissero ad Azkaban.
Quante volte si era riempito di orgoglio pensando alle sue origini pure.
E si rese conto che lui era cambiato, molto più di quanto dovesse.
Non era più Draco Lucius Malfoy ultimo baluardo della nobile casata di cui portava il nome.
Era una feccia, come i Weasley, che aveva accettato i babbani.
-Ti sei dimenticato il tempo che hai passato in quella prigione? Gli scherni, gli sputi, le umiliazioni che abbiamo subito noi Malfoy per colpa di gente come quella mezzosangue? Dimmelo Draco! Te ne sei dimenticato?-
L’uomo urlava con voce imperiosa, rotta solo dal profondo odio che provava.
-Ma padre! Lei non ha mai neanche provato a comportarsi così con me!-
La cercò di difendere Draco, ma nella sua voce non c’era tutta la convinzione che c’era stata qualche minuto prima, quando aveva affermato che la ragazza non fosse il nemico.
Negli occhi di Lucius passò una saetta di luce, capendo che il dubbio si era insinuato nella mente di Draco, quindi rincarò nuovamente:
-Lei non ti ha mai umiliato? Lei ha fatto di peggio. È stata vicino a te per finta pietà, per mostrare al mondo quanto lei fosse buona. Lei è l’eroina del mondo magico, quella dalla parte dei buoni. Ti avrà fatto credere di sentirsi sola, cambiata dopo la guerra.. Ma sono tutte palle. Stronzate di una mezzosangue.-
Gli occhi di Draco erano vitrei, ora che il dubbio stava iniziando a logorarlo e la sua mente stava iniziando a lavorare febbrilmente per ricostruire tutto il tempo passato con lei.
-E` una donna meschina, nient’altro.-
Sibilò Lucius capendo di aver vinto.
Draco uscì dalla stanza senza una parola, allontanandosi dalla casa della sua infanzia con passo veloce, per poi smaterializzarsi via.
Apparse in una via della periferia di Londra, dove si imbucò nel primo squallido locale e chiese la prima vodka di quella lunga giornata.
Aveva bisogno di pensare e di ritrovare le certezze nel liquido trasparente del suo bicchiere, convincersi nuovamente che lei non volesse fargli del male, che non stesse con lui per un doppio fine. Il Serpeverde era lui, non lei. Lei era una Grifondoro, quindi quei pensieri meschini non dovevano sfiorare la sua mente.
Eppure a quanto pareva non era realmente così.
Rientrò a casa a notte fonda, pallido in volto e stanco, con la testa che girava per il troppo alcool ingerito, mentre si godeva quella sensazione della mente annebbiata e senza pensieri.
Crollò sul letto per tuffarsi in un sonno agitato, pieno di ricordi e di rancore, in cui Hermione e suo padre si susseguivano veloci, mentre la prima lo tradiva e il genitore cercava di difenderlo. Hermione si trasformò poi in un gigantesco serpente che provò ad azzannarlo, ferendolo a morte.
Il mattino venne svegliato da i raggi del sole che penetravano dalle tende non tirate. Aveva il volto sudato e i brividi e quando si provò ad alzare in piedi un cerchio alla testa e una profonda nausea lo invasero.
Immediatamente corse in bagno, dove rimise tutto l’alcool del giorno prima, pentendosi di tutto quello che aveva bevuto, ma capendo che aveva ormai fatto una scelta.

*

Una cappa di nuvole occupava il cielo londinese, facendolo apparire ancora più grigio e tetro.
Un vento gelido sferzava sulle caviglie dei pendolari che anche quella mattina invernale andavano a lavorare, allietati però dalle decorazioni natalizie in ogni angolo.
Quella mattina Draco aveva nuovamente evitato accuratamente Hermione, quindi quando lei lo vide sulla strada del ritorno lo inseguì per chiedergli:
-Draco! Perché è da due giorni che mi eviti?-
Domandò quella irritata, stanca della lunaticità del ragazzo di quell’ultimo periodo. Era stufa di sopportare quegli sbalzi d’umore che sancivano le loro giornate, quindi era pronta a mettere in chiaro quella cosa.
-Granger, ti devo parlare.-
Rispose lui deciso, stupendola per quell’affermazione.
-Dimmi pure!-
Rispose lei leggermente preoccupata per l’espressione grave dell’amico.
-Granger, probabilmente noi dovremmo stare con le persone a noi destinate. Tu con uno come Weasley, che ti accetta per quello che sei, che non ti ha disprezzata per anni. Magari col fratello maggiore di Weasley che lavora al ministero, forse lui sarebbe il tuo uomo ideale.-
Hermione aggrottò la fronte e ribatté:
-Ma se tu hai sempre affermato il contrario!-
Non un’emozione passò sul volto di Draco, che rispose sbrigativo:
-Mi sbagliavo. Tu dovresti stare con uno così, come io dovrei stare con Astoria. Mi hai sempre detto tu che lei era stata creata apposta per me. Io sono fatto per stare con una come lei, non con te, come tu sei fatta per stare con un Weasley e non con me. Non è un caso se ad Hogwarts siamo finiti nelle due case rivali, non pensi?-
Concluse lui come se fosse l’ovvia conclusione di tutto.
-Draco, cosa stai blaterando?-
Chiese la ragazza confusa, non capendo dove volesse arrivare.
Non aveva mai fatto un discorso del genere, aveva anzi sempre negato tutte quelle cose.
-Sto dicendo l’ovvio, quello che non avrei dovuto far mai cominciare. E` iniziato come un dispetto per i tuoi amichetti, non pensavo la cosa sarebbe potuta andare avanti e diventare così seria.-
Ribatté lui, mentre un’ombra gli offuscava il volto.
La ragazza stava per rispondere, ma lui proseguì con aria sprezzante:
-Granger, io ti ho usata senza farmi problemi di alcun tipo, hai riabilitato il mio nome quanto ne avevo bisogno, ora non mi fai più comodo mi spiace.-
Eppure, anche se era una frase tipica da Draco Malfoy, che ad Hogwarts sarebbe risultato credibile, in quel momento non convinse pienamente Hermione.
Non poteva essere così di nuovo, non dopo tutto quello che avevano passato insieme.
Lo sguardo che si trovò davanti però la lasciò senza fiato, facendo morire in un solo istante anche la sua ultima speranza che fosse tutta una menzogna.
-Perché mi stai dicendo questo? Cos’è successo?-
Domandò lei esitante, alla ricerca di una nota di pentimento negli occhi del ragazzo.
Draco non rispose, ma i suoi occhi di ghiaccio fecero capire ad Hermione che non c’erano speranze di contrattare.
Non versò una lacrima la ragazza, non una.
Lo guardò per un’ultima volta e con un sorriso amaro mormorò:
-E io che mi ero innamorata di te Draco, pensavo che fossi cambiato. Mi ero completamente sbagliata. Addio.-
Si girò e si allontanò velocemente, scomparendo dalla vista del ragazzo. Non una lacrima solcò il suo viso fino a casa, dove si lasciò andare sul letto a tutte le lacrime amare che aveva trattenuto.
Draco la osservò scappare via, senza un’espressione sul volto pallido. I capelli accuratamente pettinati lo facevano apparire come quel Draco Malfoy che aveva frequentato la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Non una lacrima solcò il suo viso, non un ripensamento attraversò la sua mente.
Aveva drasticamente chiuso quell’aborto di relazione che non sarebbe mai dovuto nascere e l’aveva fatto da vincente.
Ricacciò in fondo alla sua testa le ultime parole di Hermione “E io che mi ero innamorata di te Draco”, in modo che non riaffiorassero mai più e mai più andassero ad intralciarlo.

*

A volte l’orgoglio uccide, l’orgoglio frega, l’orgoglio distrugge.
Si, l’orgoglio distrugge inesorabilmente perché esistono persone come Draco Malfoy che resteranno sempre incatenate a quell’orgoglio che fa straziare l’anima.
Quel giorno disse addio a quella donna che per quel breve periodo aveva cambiato la sua vita, che l’aveva reso felice.
La causa di quell’addio fu il suo orgoglio.
Perché l’orgoglio non è sempre qualcosa di buono.
Mise a tacere quel urlo straziante del suo cuore con una risata quasi isterica, rabbiosa. Lui era un Malfoy e aveva vinto anche questa volta. Aveva fatto sua quella donna, l’aveva fatta innamorare di lui e ora l’aveva lasciata, distrutta, ferita.
Era uscito dalla sua vita con quel suo sorriso strafottente, che lo faceva sentire superiore a quel mondo pieno di sentimenti. 
Perché lui era superiore, lui era un purosangue, non era una feccia come tanti altri. Faceva parte dell’élite del mondo, quella che poteva decidere dei sentimenti altrui.
E quell’urlo non si presentò più alle sue orecchie.
Perché lui era Draco Malfoy, perché lui era un purosangue che non si sarebbe mai mischiato seriamente con qualcuno di sporco come quella ragazzina.

-To be continued?

  
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