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Autore: Lunastorta98    30/11/2016    1 recensioni
Ripercorriamo insieme la storia di una delle coppie Canon del mondo di Harry Potter, quella formata fa Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
Partiamo dal presupposto che io amo il personaggio di Remus e amo l'ostinazione di Tonks, quindi scrivere qualcosa su di loro era scontato!
La storia si apre con un evento che io ho immaginato, avvenuto nel passato (il prologo) per poi catapultarsi nel pieno della lotta che la giovane Auror combatte, per convincere l'ex professore a lasciarsi andare.
La storia segue gli avvenimenti reali (come raccontati dalla Rowling), ma reinterpretati e un po' più concentrati su di loro. Per esempio, i così numerosi turni di guardia dell'Ordine della Fenice sono citati in Harry Potter, ma nessuno di questi viene descritto. Così ho pensato di ambientare una scena della ff, in un turno condiviso da Remus e Tonks.
Essendo che la storia segue la realtà, ahimè i due moriranno alla fine, per cui addio amici miei. Io piango...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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«Albus, per piacere, ripensaci»
«Minerva… mi spiace»

Era circa mezzora che la professoressa McGranitt discuteva col preside di quanto rivelato da quest'ultimo durante la riunione dell'Ordine della Fenice del giorno prima. Più che discutere, lei stava tentando in tutti i modi di fargli cambiare idea, missione del tutto impossibile da portare a termine e la donna lo sapeva bene. Tuttavia non voleva arrendersi e non l'avrebbe fatto.
Stava giusto per ripetere quale inutile rischio Remus stesse per correre, quando la porta dell'ufficio venne aperta senza alcun preavviso. Tonks era arrivata.

«Preside! Mi scuso per l'irruzione ma le devo parlare!» annunciò avanzando a grandi passi nell'ufficio, verso Albus e Minerva «Mi scusi professoressa McGranitt, ma qualunque cosa lei stia dicendo, questo è più importante!» aggiunse 

I due la guardarono in completo silenzio, chi sfoggiando un sorriso semi nascosto dalla folta barba, chi con aria severa. Tonks ricambiava lo sguardo in attesa che qualcuno parlasse, forse si aspettava di essere sbattuta fuori

«Accomodati pure, Ninfadora. Minerva anche tu, torna pure seduta» 
«Tonks, è solo Tonks» borbottò l'Auror mentre sedeva sulla sedia accanto a quella occupata dalla professoressa di Trasfigurazione 

L'anziano mago non poté fare altro che sorridere ancora nel notare il borbottio di Tonks. Si sedette più comodamente sulla propria sedia e le guardò una ad una per poi poggiarsi allo schienale

«Ebbene? Cosa c'è di così urgente, Ninfadora?» 

Questa volta Tonks tralasciò il fatto che il preside l'avesse chiamata col suo nome di battesimo, non senza aver fatto una smorfia, poi si piegò appena in avanti verso di lui

«Remus naturalmente! Preside, è una missione assurda, se non suicida!»
«Esattamente!» intervenne la McGranitt 
«Per Merlino, adesso le donne da fronteggiare sono due!» esclamò Silente prima di alzarsi dalla sedia e iniziare a passeggiare per la stanza 

Tonks guardò Minerva e sorrise leggermente nel constatare che lei fosse lì per il suo stesso motivo. La professoressa ricambiò il sorriso, poi si girarono contemporaneamente verso il preside e osservarono come egli stesse andando avanti e indietro con fare irrequieto e meditabondo

«Ho riflettuto a lungo, prima di proporre la missione al nostro caro Remus… ho pensato ai rischi e a ciò che invece potremmo ricavarne…»
«Ovvero nulla!»
«E sono particolarmente convinto che, qualcosa di buono, in tutto questo ci possa essere davvero» continuò come se nessuno lo avesse interrotto

Seguirono diversi istanti di silenzio, forse Silente si aspettava delle domande, mentre le due donne attendevano una spiegazione. Il preside si avvicinò all'armadio che conteneva il pensatoio e sospirò leggermente prima di ricominciare a parlare

«Penso che tutti ci siamo resi conto di quanto Remus stia male in questo periodo, più di quanto lui stesso voglia ammettere…»
«Non vedo come questo possa essere utile a farlo sentire meglio, Albus» si azzardò a ribattere la McGranitt
«E hai ragione, neppure io ne sono certo. Ma penso che stare lontano da qui, dalla sua vita, dalle persone che lo conoscono, possa essere un ottimo modo per distarsi. Senza contare che dovrà impegnarsi in tutt'altro»
«Però… avresti potuto assegnarlo a una missione che non rischi di rivelarsi mortale da un momento all'altro» 
«Sono convinto che Remus sia in grado di portarla a termine con successo. Come ho già detto, mi fido ciecamente delle sue abilità» 

Albus si girò nuovamente verso le due streghe e le osservò attentamente, mentre nell'uffici tornava a regnare il silenzio. Minerva sembrava pensierosa, ma meno propensa alla guerra rispetto a poco prima. Tonks, al contrario, non era per niente convinta dalle parole del preside e scuoteva leggermente la testa 

«No… lui non deve andare…» riuscì a dire, ma la voce era ridotta a un sussurro
«Ninfadora… lui tornerà» Silente si fermò proprio davanti alla Metamorfomagus, poggiando una mano sulla sua spalla «prima che tu te ne renda conto, lui sarà di nuovo qui con te, con noi tutti» il mago si stava rivolgendo alla ragazza con un tono dolce e rassicurante, ma ancora Tonks non era convinta
«Quando? Quando tornerà?» 
«Non prima di Halloween e potrà fermarsi solo pochi giorni. Sono certo che tornerà anche per Natale»
«Quando tornerà per rimanere?»
«A missione compiuta, Tonks» rispose Minerva «Lui non accetterà di non riuscire a farcela, lo sappiamo bene, tutti noi» sospirò con fare arrendevole 

Tonks si alzò quasi di scatto dalla sedia e avanzò verso la porta dell'ufficio con la stessa rapidità con la quale aveva fatto il percorso inverso, diversi minuti prima

«Nessuno considera che lui potrebbe non riuscire a farcela. Non si tratta di fiducia, si tratta di un uomo per bene in un branco di… di persone senza un minimo di civiltà, di bestie…» 
«Ninfadora… anche Remus è uno di loro, in fondo. Saprà cavarsela»

Tonks sapeva quello che il preside intendeva davvero, sapeva che si riferiva solo ai dati di fatto, alla natura che avevano in comune Remus e gli altri. Sapeva che non intendeva paragonarli in alcun altro modo, ma qualcosa in quella frase la turbò.
Senza attendere oltre, fu fuori dall'ufficio del preside. 
  
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