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Autore: Jackthesmoker7    01/12/2016    2 recensioni
Ho cercato di scrivere una storia il più simile possibile agli episodi della serie TV, che dia alla serie una conclusione (p.s. La quinta stagione non conta qui).
Vedrete uno Slado mai visto ed una Stella che potreste vedere solo nei vostri incubi.
E Robin...
Vedrete
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Slade, Starfire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buio.
Era buio da tanto tempo.
Giorni, settimane, mesi.
Forse anni.
Tempo passato fra allucinazioni che lo perseguitavano ogni giorno di più e gli inutili tentativi di uscire, di tornare alla luce.
Credeva di essere abituato al buio, aveva passato anni a Gotham, la città buia per eccellenza, ma non sapeva niente del vero buio.
Si prendeva gioco di lui. Gli dava false speranze. Lo cullava nel suo dolce tepore.
La pazzia sembrava averlo abbandonato, ma non sapeva se fosse una fortuna o una sfortuna.
Aprì gli occhi ormai inutili; la grotta era come ogni altro giorno: piccola, buia, umida, silenziosa.
Molto silenziosa.
Il silenzio non faceva che peggiorare la situazione.
Era un silenzio assoluto ed opprimente che lo assillava ogni momento di quella notte eterna.
Un silenzio spaventoso.
Ma il buio ed il silenzio erano nulla rispetto alla tortura che subiva ogni volta che chiudeva gli occhi: pensare.
Non poteva più distrarsi pestando criminali o seguendo un’indagine, non poteva smettere di tormentarsi pensando agli orrori che erano accaduti.
Stella non l’amava più, amava un altro, e su questo argomento aveva pianto tutte le sue lacrime, presenti e future.
Gli altri Titans saranno diventati apprendisti di Slado. Se li immaginava già con quelle orrende divise grigio e arancio, ad ascoltare gli ordini di quel mostro, pronti ad ubbidire come cani alle sue parole.
E se ancora opponevano resistenza, presto avrebbero ceduto.
E lui era lì, con la consapevolezza di non poter far altro che aspettare, e sopravvivere.
Poi, qualcosa cambiò.
Dopo tanto tempo sentì un debole rumore provenire dalla parete.
La roccia.
Slado stava liberando l’uscita.
Un fievole raggio di luce filtrò dalla fessura e dopo mesi la luce filtrò nella cella, accecandolo.
Pian piano il masso venne spostato del tutto e Robin fu inondato dalla luce delle lampade appese al soffitto.
La sua pelle aveva perso ogni traccia di colore diventando bianca cadavere, i capelli sembravano più neri che mai ed erano lunghi fino alle spalle, mentre il fisico, un tempo sinonimo di perfezione fisica e di nobiltà, era debole e scheletrico. Le guance scavate, gli occhi infossati e la pelle quasi trasparente lo facevano somigliare ad un non-morto appena tornato dall’oltretomba.
Nonostante non potesse ancora aprire gli occhi non ebbe problemi a distinguere il suo aguzzino in mezzo ai suoi vecchi compagni.
Purtroppo non si stupì del fatto che i suoi compagni abbiano cambiato fazione.
Slado era capace di questo ed altro.
<< Buongiorno Robin. Complimenti, vedo che non hai fallito la prova. Sono molto fiero di te. >> disse Slado.
Robin non si prese la briga di rispondere, doveva abituare gli occhi alla luce prima.
Slado continuò, incurante che il ragazzo lo stesse ascoltando o meno: << Come ti senti? Stai male? Il rituale ha avuto effetto? >>
Slado poteva chiamarlo thorgal, rituale, prova... ma Robin lo avrebbe chiamato solamente inferno, ma doveva aspettare prima di tentare la fuga. Aspettare che i suoi occhi si abituassero alla luce ed i suoi muscoli si risvegliassero dal torpore.
<< Hai avuto problemi? Qualcuno ti ha dato fastidio? >>
Finalmente gli occhi di Robin si abituarono un pochino alla luce, non del tutto ma abbastanza perché possa usarli. Cominciò a strisciare fuori dal buco, e mentre lo faceva si stirava bene i muscoli.
<< Robin per favore, dimmi qualcosa. Ti prego, non farmi preoccupare. >>
Gli occhi misero il mondo a fuoco, individuarono l'uscita in mezzo ad un mare arancio e grigio.
I muscoli scattarono, liberando quell'energia che solo gli animali con le spalle al muro hanno, lanciandolo verso l'uscita.
La mente registrò pochi elementi di quel momento: una parete rocciosa, una bestia verde che si preparava a saltare, un lampo verde seguito da uno nero, un ordine urlato a squarciagola: << LASCIATELO STARE! >>
Poi i ricordi si confondono: un dolore intenso si spalma sul lato sinistro del petto, sangue, brandelli di carne svolazzanti, un lunghissimo tunnel, una luce, dolore, tanto dolore.
Una torre altissima, a forma di T, buio.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
<< PERCHÉ NON L'HAI UCCISO??? >>
Stella era furiosa, gli occhi emettevano scariche d'energia e le mani erano circondate da un alone pericolosamente verde.
Si erano riuniti nella sala del trono, tutti i Tyrans erano insieme. Cyborg indossava degli impianti bionici diversi da prima, neri e arancio, con degli spuntoni e delle borchie sparse per le placche protettive, BB era vestito con una variante del costume da apprendista di Robin, più piccola e con i colori invertiti.
Ma la vera novità era Corvina, che era l’unica a non indossare l’arancione, uno dei colori-simbolo di Slado: aveva scambiato il mantello blu per uno nero con una S rossa sangue dipinta lungo la schiena, il top era anche quello nero, con la cintura rossa decorata con zanne ed effigi demoniache. Indossava dei guanti neri che arrivavano al gomito, con altre scie rosse che seguivano le vene. Degli stivali neri completavano il tutto.
Sotto il cappuccio quattro occhi rossi.
<< Perché hai salvato la persona che ci ha rovinato la vita? Che ti ha rovinato la vita?
Ti ricordo che è colpa sua se devi indossare quella maschera! >>
"Almeno gli impianti mnemorici funzionano alla perfezione." cercò di consolarsi Slado.
Il rifiuto da parte di Robin gli aveva spezzato il cuore. Suo figlio lo aveva tradito.
Era doloroso, ma il ragazzo aveva preso la sua decisione, ed il piano doveva continuare, Robin o non Robin.
Presto avrebbe dominato la città.
Molto presto.
<< Ho lasciato andare il ragazzo perché ha fatto la sua scelta, d'ora in poi non riceverà più nulla da me. >>
Si rivolse ai suoi apprendisti: << Cyborg, prepara i robot, assicurati che siano al massimo dell'efficienza; Beast, sintonizza i satelliti sulle frequenze delle comunicazioni; Corvina, carica l'energia demoniaca nelle batterie. Dobbiamo essere pronti per mezzanotte.
Attaccheremo a quell'ora. >>
Le tre figure nell’ombra fecero appena un cenno della testa prima di andare a occuparsi delle loro mansioni, nessuna battutina, nessun commento ironico.
Solo cieca devozione.
<< NON IGNORARMI! >> urlò Stella ormai del tutto incazzata: << Non ho intenzione di rimanere qui mentre lui a quest’ora starà già preparando un piano per farci fuori tutti! Adesso uscirò di qui ed andrò a massacrare quel figlio di... >>
L’aliena non poté terminare la frase. Slado si era alzato ed in mezzo secondo aveva superato la distanza che li divideva e la aveva sollevata da terra prendendola per il collo: << Tu non farai niente di tutto ciò! >> le disse Slado arrabbiato: << Non ho la minima intenzione di ucciderlo, ma lo farò se necessario e ripeto, solo ed unicamente se sarà necessario ed in quel caso sarò io l’unico e il solo che potrà farlo! Ci siamo capiti? >>
Stella terrorizzata annuì con la testa e lui la lasciò andare, per poi uscire dalla porta che stava per varcare l’aliena.
La ragazza tossì e si massaggiò il collo, cercando di lenire il dolore: << Perché ci tieni tanto a lui? Sai che non è davvero tuo figlio. >> chiese.
Slado si fermò e si girò a fissarla negli occhi per un lunghissimo istante, poi parlò con un tono di voce infinitamente triste: << Perché è la persona che ci va più vicino. È stato creato per questo. >>
Con queste parole misteriose Slado scomparì dietro la parete rocciosa, lasciando Stella con numerose domande in testa.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
<< Cosa starà facendo il capo con Stella adesso? >> chiese Cyborg.
<< Mah, probabilmente si starà facendo fare da lei un trattamento “speciale”. Dovresti farmelo anche tu Rae. >> disse BB mentre stava trafficando con un enorme computer incassato nella roccia, un sorrisetto sul volto.
<< Zitti idioti! Devo concentrarmi. >> gridò Corvina seccata, in posizione di meditazione al centro di una grossa sfera ricoperta di simboli magici.
La ragazza aveva un compito particolare: scaricare il maggior quantitativo di energia all'interno della sfera, in modo che questa l'assorba e la converta in batterie demoniache.
<< Ah, che frigida! Amico, appena abbiamo finito qui ti va di andare a spassarcela? >>
<< Una sfida a chi uccide più persone in GTA? >>
<< Pensavo più ad un giro della città, ma uno dei “nostri” giri. Fra poco sarà l'ora di punta e ci saranno un casinò di auto da far esplodere. >> disse il mutaforma tutto eccitato.
<>
<< Sì, stupendo! >>
Al cyborg ci vollero solo cinque minuti per regolare le impostazioni dell'ultimo robot: << Finito! Andiamo. >>
<< Sì! >> e si diressero verso l'uscita, tutti eccitati.
"Che coppia di deficienti" pensò Corvina dopo che i suoi compagni uscirono: "Spero che un’esplosione li faccia saltare in aria!"
Quando anche lei finì il suo lavoro si diresse verso la sua stanza, per rilassarsi e magari leggere un bel libro di magia oscura, ma la sua lettura doveva essere rimandata.
Uno dei robot di sorveglianza della città aveva individuato qualcosa di importante.
Lo sapeva perché era collegata ai robot grazie ad un legame magico, un legame che Slado le aveva ordinato di fare ed adesso poteva controllare la città 24 ore su 24.
"Sento che ha visto qualcuno... Rosso 3, inviami le immagini."
Nella sua testa entrò un'immagine sfocata, che pian piano divenne più chiara: si vedeva una torre, una torre a forma di T, in rovina.
La Titans Tower.
La definizione dell'immagine migliorava lentamente, adesso si vedeva una figura fra le macerie, un ragazzo probabilmente, un ragazzo sdraiato in una stanza ancora integra, su un letto.
Quando l'immagine si fece nitida lo riconobbe: Robin.
L'odiato Robin: "Devo avvertire Slado!"
Si mise a correre per tutta la base, alla ricerca del capo.
Lo trovò nella grotta dove avevano tenuto prigioniero il ragazzo fino a poco tempo fa: << Slado, ho trovato Robin! Dopo che è scappato quel bastardo si è rifugiato nella... >>
<< Titans tower. Lo so. >> disse il criminale, lasciando Corvina spiazzata.
<< L-lo sai? Allora perché non ci hai ancora ordinato di... >>
<< Di fare cosa? >> la interruppe lui, senza guardare la mezzodemone: << Di catturarlo? Di ucciderlo? No Corvina. Non l'ho ordinato perché non ho intenzione di fargli niente. >>
La ragazza era sempre più confusa: << Perché? Lo sai che cosa ci ha fatto! Come puoi permettere che se ne vada in giro impunito?! >>
Slado si voltò, per guardarla dritto negli occhi, e sospirò. Un altro sospiro immensamente triste: << Gli ho offerto due strade: unirsi a me e governare il mondo, oppure andarsene e fare ciò che vuole. Ha scelto la seconda.
La cosa migliore che possiamo fare è rispettare la sua decisione e non avere pietà quando ce lo troveremo davanti. >>
Quella specie di spiegazione non la aiutò: << N-non capisco... >>
<< E non devi capire! Ora torna al tuo lavoro e non discutere! >> le urlò contro rabbioso.
La ragazza non poté far altro che tornare alla sfera con la coda tra le gambe, ma con delle nuove domande in testa: "Perché si comporta così col nemico? Dovrebbe essere furioso considerando quello che ci ha fatto, allora perché mi ha detto di non attaccarlo, di rispettare delle decisioni che ha fatto? Perché?"
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<< Ahhh!!! >> si svegliò urlando in preda al panico. Pessima scelta, la testa gli faceva un male cane.
Lentamente aprì gli occhi, aspettandosi di vedere le sbarre di una cella, ma stranamente non ne vide.
Vide invece il soffitto della sua stanza: << Ma... cosa? >>
Si guardò intorno: era nella sua stanza, nel suo letto, alla Titans Tower.
Non c’erano tracce né di Slado né di amici passati dalla parte dei cattivi, era l’unico nella stanza.
“Meno male, era solo un sogno” pensò lui, contento di essersi sbagliato. Guardò l’orologio, erano le 8:00 del mattino.
“Strano, di solito mi sveglio molto prima. Vabbè, qualche volta anch’io potrò alzarmi tardi, no? Dubito che gli altri siano in pensiero per me solo perché sono stato a letto un po' più a lungo.”
Andò in bagno, si tolse il costume e si mise sotto la doccia: “Che strano, perché l’acqua non scende?” si chiese mentre cercava di far funzionare il rubinetto.
Perplesso rinunciò alla doccia e si mise uno dei suoi costumi di riserva, ma notò che era piuttosto largo per lui: “Un’altra stranezza, che sia dimagrito senza accorgermene?”
Solo allora lo vide.
Uno sconosciuto, proprio davanti a lui.
La sua mano corse alla cintura, dove teneva i birdarang. L’altro fece la stessa mossa.
<< Fermo! Non ti muovere! >> non si mosse.
<< Chi sei? Cosa vuoi? Ti ha mandato Slado? >> non rispose.
<< Parla, se non vuoi che ti faccia male! >> il nemico non fece né disse niente, ed allora Robin fece la sua mossa.
Il birdarang lo prese in pieno, ma il nemico non cadde.
Si frantumò.
Aveva colpito il suo specchio, quello che teneva accanto all’armadio.
“Ma che...”
Prese un frammento e ci guardò dentro: vide ancora quello sconosciuto, solo che era lui!
<< No! >> lasciò cadere il frammento.
Corse nel corridoio, guardando dentro tutte le camere da letto. Erano tutte vuote ed in parte distrutte.
<< NO! >> il frammento toccò terra.
Entrò nella Main Ops Room, o in quello che ne rimaneva.
<< NOOOO! >> il frammento si ruppe in mille pezzi.
Una scheggia riflette l’immagine di un’enorme S disegnata sul muro.








Ecco un altro capitolo della mia storia, spero vi piaccia.
È poco movimentato, ma nel prossimo proverò a metterci più azione.
Intanto ho presentato i nuovi Teen Tyrans, di cui fa parte anche Slado anche se non è esattamente un adolescente ma vabbè, non guardiamo al capello.
Alla prossima.

   
 
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