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Autore: kithiara    01/12/2016    6 recensioni
Quattro amici, una serata in un locale non convenzionale e una scommessa apparentemente semplice da vincere. Niente va come previsto.
E' una Destiel, con ben più di un accenno Sabriel, ambientata in un universo parallelo e che vede un'interessante coppia Virgin!Dean & Stripper!Castiel.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo2
 
Quando Castiel arriva, la porta dell’ufficio privato di Balthazar è socchiusa e suo fratello non lo ha sentito arrivare, quindi bussa.
Toc toc
“Avanti.” gli risponde senza nemmeno alzare la testa dai fogli che ha davanti a sé.
“Balthazar, mi hai fatto chiamare?”
“Oh Cassie! Il mio fratellino superstar. Vieni, entra.”
Si alza e gli va incontro, un sorriso aperto sul viso un po’ segnato da pensieri e preoccupazioni.
Indossa l’immancabile giacca di pelle nera su una maglia con profonda scollatura a V che lo fa sorridere.
Non sa perché, ma il fratello deve sempre trovare il modo di farsi notare.
Come se non bastasse quel suo fin troppo marcato accento francese, frutto di anni di studi atti a rimorchiare donne, più che di veri e propri geni europei.
 
Gli avvolge le spalle con un braccio, guidandolo verso una delle poltroncine che sono nella stanza, dopo di chè gli fa cenno di sedersi e si appoggia alla scrivania di fronte a lui, incrociando le mani e portandosele alle labbra pensieroso.
Sembra voler ponderare bene le parole.
Castiel trova questa cosa piuttosto irritante, perché Balthazar che non trova le parole vuol dire solo una cosa…problemi.
“Quindi?” cerca di sollecitarlo
“Ecco…vedi Cassie…ho questo problema.”
Appunto.
“C’è questo tizio…una specie di amico diciamo, che mi ha chiesto un…favore.”
Castiel si appoggia meglio allo schienale della sedia, non gli piace per niente il modo in cui suo fratello lo sta guardando, come se fosse dispiaciuto.
“Lui vuole…uno spettacolo privato.”
Castiel sente lo stomaco contrarsi.
“Balthazar, sai benissimo che non faccio più spettacoli privati dopo che…”
“Lo so, lo so Cassie…” lo interrompe quello, passandosi poi le mani fra i corti capelli biondi con aria preoccupata. “E’ solo che…non so se posso dirgli di no.”
A Castiel non serve molto per fare due più due.
“Gli devi dei soldi.”
“Parecchi...in effetti.”
“Balthazar, io…”
“Ti prego Cassie…ho le mani legate, lo sai che non te lo chiederei se non fossi veramente con l’acqua alla gola.”
 
Castiel sente il sudore colargli fastidioso lungo la schiena e il ricordo di un passato non troppo lontano farsi più vivo e doloroso.
E contemporaneamente guarda negli occhi azzurri del fratello, occhi così simili ai suoi, occhi in cui legge lo stesso dolore consapevole, misto ad un velo di impotenza e rassegnazione.
In quel momento prende la sua decisione.
“Ammesso che io decida di accettare…tu mi garantisci che questo tipo non è…pericoloso?”
“Oh grazie Cassie!” sollievo sul suo volto.
“Non ho detto che lo farò…voglio…voglio prima vedere il cliente, poi deciderò se farlo o meno, intesi?”
Vede lo smarrimento sul suo viso.
“Vedrò quello che posso fare Cassie…ma lui mi ha detto che è per un suo amico lo spettacolo, non per sé.”
“Per un suo…amico? Ma che razza di pervertito è questo tizio?”
“Di quelli scomodi, credimi. Comunque non preoccuparti, ho già allertato Uriel, ti terrà d’occhio lui.”
“Già…come l’altra volta…” dice sarcastico, guadagnandosi un’occhiataccia.
“Cassie non preoccuparti, stasera andrà tutto bene.”
“Come sarebbe stasera? Questa cosa è per stasera…e tu me lo dici solo ora?”
“Non sapevo come chiedertelo…mi spiace.”
Ti dispiacerà molto di più se le cose dovessero andare male commenta fra sé e sé.
“E come la metti col mio spettacolo?” aggiunge poi rivolto al fratello
“Non è stato facile, ma ho trovato qualcuno che può sostituirti.”
“Chi?”
“Raphael. Certo lui non è alla tua altezza, ma è stato l’unico ad accettare con così poco preavviso.”
“E ti pareva.” Commenta ironico
“Perché non l’hai chiesto a Gabriel?” domanda poi
“Lo sai…è giovedì. E Gabriel è impegnato col suo spettacolo privato, come ogni giovedì.”
“Ah già…” sorride fra sé pensando a quanto il fratellino prenda a cuore quel suo lavoro.
“Comunque…ho detto che non avrei accettato prima di vedere il cliente, quindi…”
“Oh certo…certo! Dalle telecamere dovremmo riuscire a vederlo…mi hanno detto che è già arrivato.”
 
I monitor delle telecamere inquadrano scene di ogni genere, gente che aspetta il suo turno all’ingresso, mentre lascia giacche e soprabiti al guardaroba, mentre sorseggia un drink al bar e persino mentre attende di entrare al bagno.
In mezzo a quei volti, Balthazar indica un ometto di mezza età, la barba ben curata e un cappotto nero su cui spicca una vistosa cravatta rossa. Ha l’aria scaltra e il suo portamento, più che la sua stazza, lo definiscono come…molesto. Insomma, uno di quei tipi che, a pelle, Castiel evita come la peste.
Accanto a lui due uomini.
Uno è grande e grosso come un orso, indossa un singolare cappello da marinaio e ha mani grandi come badili.
Un brivido corre lungo la schiena di Castiel, se fosse quello l’amico bè le cose potrebbero rivelarsi un po’ rudi.
Ma Castiel si ritiene una persona che sa andare oltre l’apparenza e guardando meglio, forse quelli sotto la visiera sono occhi amichevoli dopotutto e il sorriso è un sorriso aperto, sincero.
Quindi forse, in fin dei conti, potrebbe non essergli andata così male.
 
Poi però Balthazar indica, con un dito sullo schermo, l’immagine dell’uomo di spalle e il cuore di Castiel perde un colpo.
Alto, spalle larghe, giacca di pelle marrone, una zazzera di corti capelli biondi e un sedere che, Castiel potrebbe giurarlo, gli ricorda qualcosa…qualcuno.
Il biondo continua a dare le spalle alla telecamera, mentre parlotta con l’uomo orso davanti a lui, sembrano piuttosto in confidenza visto come si scambiano pacche sulle spalle a vicenda.
Castiel è incuriosito e in qualche modo sente di provare una sorta d’invidia per tutta quell’intimità fra i due uomini, anche se non se ne spiega il motivo.
Poi l’uomo di spalle finalmente si volta e a quel punto il cuore di Castiel fa direttamente un triplo salto mortale con avvitamento sul posto, perché forse potrà non ricordarsi dove ha visto quel sedere prima d’ora, ma è praticamente certo che quelle labbra e soprattutto quegli occhi, verdi come foglie d’autunno, non potrà mai toglierseli dalla testa.
Sono marchiati a fuoco nella sua mente fin dal momento in cui li ha visti per la prima volta, per la verità solo un’ora prima, anche se potrebbe giurare di averli sognati da sempre.
L’uomo dell’immagine, l’uomo che Balthazar gli ha indicato, è il ragazzo del vicolo.
Dean.
 
“Dì a quel tipo che accetto.” sono le uniche parole che rivolge ad uno stranito Balthazar, prima di uscire a grandi passi dall’ufficio.
 
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Sarà difficile squagliarsela senza che gli altri lo vedano.
E’ questo l’unico pensiero che passa per la testa di Sam da quando sono entrati nel locale.
Questo, mentre vede Crowley rifilare venti dollari al buttafuori che li ha fatti passare davanti alle decine di persone in coda all’ingresso.
Questo, mentre lo vede fare un cenno verso una figura all’altro capo della sala mentre gli indica, senza apparente motivo, Dean.
Sam vede tutto ciò, ma la sola cosa a cui riesce a pensare è a come defilarsi senza essere visto.
 
Odia Crowley per averlo messo in quella situazione.
Lo odia perché lui è a conoscenza della sua debolezza.
Lo odia perché lui semplicemente sa.
Tutti sanno. Tutti eccetto Dean.
Dean non sa. Dean non deve sapere.
Perché Dean non capirebbe. No, peggio, Dean non approverebbe.
Perché Dean ha avuto una madre, una madre che lo ha amato, una madre che gli ha raccontato favole della buonanotte. Favole che parlavano di angeli, il cui unico compito era vegliare sugli uomini. Vegliare su Dean.
Un angelo tutto suo.
E Dean c’ha creduto e col tempo, per sua stessa ammissione, è arrivato a convincersi che quello che sua madre veramente intendeva, era che probabilmente, da qualche parte, una persona speciale aspettava solo lui.
E così ha deciso che a quella persona e solo a quella, avrebbe dato tutto sé stesso.
 
Ma Sam non ha avuto una madre.
Non ha avuto quel tipo di amore. Non ha avuto favole, né angeli.
Lui ha avuto Dean.
E questo non significa che Dean non sia abbastanza no, al contrario.
Dean è tutto.
E’ padre, madre, fratello, amico, confidente.
Dean è insegnante, giudice e boia della vita di Sam.
E Dean non approverebbe, punto. E’ così semplice.
Non approverebbe Sam.
 
Sam che ha scelto di non aspettare, di provare, di sperimentare ogni cosa…ogni persona.
Fino a quel momento di tre mesi prima…fino alla prima volta in cui per caso ha messo piede all’Heaven.
Fino all’istante in cui i suoi occhi si sono posati su di lui.
Lui.
L’unico motivo per cui Sam è lì ogni giovedì che Dio manda in terra.
E Dio solo sa se Sam non vorrebbe che ogni giorno fosse giovedì.
Per vedere quel volto amato, per bearsi di ogni suo sorriso irriverente, di ogni suo sguardo dorato, di ogni tocco a lungo desiderato.
 
“Ciao straniero, aspetti qualcuno?”
Quella voce fa saltare un battito del cuore di Sam.
“Gabriel…” si gira incrociando lo sguardo divertito del biondino
“Allora sei fortunato, si dà il caso che quello sia proprio il mio nome.”
“Che ci fai qui? Dovevamo vederci direttamente nel privè!” gli sussurra agitato
“Rilassati mio dolce marshmallow, non è colpa mia se non potevo aspettare di vederti cinque minuti di più. Lo sai che effetto mi fai.” dice allungando una mano fino a sfiorargli delicatamente un braccio.
Sam socchiude gli occhi inspirando a fondo perché sì, sa vagamente che effetto fa…lo prova ogni singolo secondo di ogni singolo giorno, fino allo sfinimento.
 
Ma dietro di lui ci sono suo fratello e i suoi amici.
E c’è Crowley, che non aspetta altro che di smascherarlo, quel piccolo bastardo mangia haggis.
A volte si chiede perché si sia ostinato così tanto per salvargli il culo.
Avrebbe dovuto lasciarlo marcire in galera, perché diamine, avrebbe dovuto saperlo che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
E Crowley, Sam lo sa benissimo, continua ad avere i suoi affari.
In più adesso si diverte con questo gioco delle scommesse…Sam ancora non si capacita di come Dean ci sia potuto cascare.
Ma si sa, quando si tratta di Crowley, Dean non sa essere del tutto obiettivo.
 
L’impressione che Sam ha sempre avuto e Sam difficilmente in quelle cose sbaglia, è che malgrado Dean sostenga di non sopportarlo, in realtà trovi Crowley interessante.
Non che possa definirli amici, il loro rapporto è ben lungi dall’essere come quello che Dean ha con Benny, che lo conosce e sopporta dal liceo, ma più di una volta è sicuro di averli sentiti parlottare di cose…serie.
 
In effetti è proprio strano…non parlavano di sesso, musica, cibo.
Parlavano di amore, amicizia…famiglia.
O almeno era Dean a parlarne, ma è certo che Crowley lo stesse ascoltando più che attentamente…si potrebbe quasi dire che stesse pendendo dalle sue labbra.
Quindi è piuttosto sicuro che ora fra quei due ci sia una sorta di legame.
Allora per quale motivo Crowley si è messo in testa questa cosa di farlo perdere la verginità?
Oddio, solo a dire quella parola si sente inadeguato, blasfemo quasi.
 
Per un attimo il cervello ben allenato di Sam sembra poter arrivare alla banale soluzione del caso, poi però sente Gabriel dire “E poi…potevo forse perdermi la tua faccia in questo momento?” proprio un attimo prima di sporgersi dietro di lui per salutare qualcuno.
Qualcuno che…
“Ehi, tutto bene Sammy?” gli chiede la voce protettiva del fratello maggiore.
Cazzo.
La sorpresa di Sam però aumenta quando Gabriel gli risponde
“Ciao Dean, che piacere rivederti.”
 
Vede lo smarrimento negli occhi del fratello, la bocca che si apre in un’espressione sorpresa, ma non sa dargli un significato coerente, perché improvvisamente si sente tradito.
Perché diavolo Dean conosce Gabriel? Il suo Gabriel.
Perché è un piacere rivederlo? Rivederlo come? Rivederlo dopo quanto?
E perché ora Dean ha quel sorriso imbarazzato che…oddio la sua faccia è di tutti i colori, Sam lo può vedere anche nella penombra del locale, perché quando arrossisce le lentiggini che ha sul viso quasi si illuminano.
Dean è imbarazzato, quindi Dean è colpevole. Di qualcosa.
 
Sam però non vuole più nemmeno pensare a cosa, vuole solo andarsene e smaltire quella rabbia sorda che gli è montata dentro.
Ha già una mezza idea di come fare, deve solo allungare la mano.
E lo fa, allunga la mano…afferra quella del suo angelo e se lo porta via senza guardare in faccia nessuno.
“Scusateci, noi dobbiamo andare…ora.” ordina imperativo, mentre uno stupefatto Gabriel lo segue accondiscendente.
 
Non si volta indietro, ma può immaginare le sopracciglia del fratello accigliarsi interrogative mentre guarda il suo fratellino sparire dietro una porta con uno stripper in abiti dorati.




 
  
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