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Autore: WriteMary    01/12/2016    4 recensioni
Zootropolis, città varia di fauna quanto di problemi.
Una volpe e una coniglietta alle prese con i più vari casi criminali.
Nuovi personaggi, occasionali citazioni e comparse del mondo Disney.
Tutto nell'ombra di una minaccia che prepara a lasciare la sua impronta.
Genere: Azione, Comico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non venivano mai divulgati i programmi  delle precipitazioni, cosi da preservare ai cittadini del Rainforest District un apparente imprevedibilità dei rovesci che erano orchestrati da un esteso ed elaborato sistema d’irrigazione.
Quella mattina la pioggia era appena percepibile e la quasi totalità degli animali poteva permettersi di passeggiare senza ombrello.
Nick fu sollevato d’essere riuscito a evitarsi un acquazzone e nonostante il selciato fosse umido e disseminato di pozzanghere, il leggero odore di muschio rese piacevole l’attraversata dei quartieri fluviali.
“742 Riacho Ave, dovrebbe essere quella.” Disse Ulv indicando una palazzina stretta, incastrata nel fusto di un enorme ebano.
Al citofono trovarono più file di nominativi, tra i quali il lupo scorse la zampa fino al tasto accanto al cognome River.
“Si?” rispose la voce della lontra oltre il microfono.
“Dipartimento di Polizia, possiamo entrare?.”
“Oh! C-certamente, s-se-secondo piano.”
L’appartamento era modesto, con una piccola zona giorno illuminata dalle uniche due finestre che davano sul canale transitato da piccole imbarcazioni.
“Prego ac-c-comodatevi, non c’è molto spazio scusate, posso of-ofrirvi qualcosa?”
“Non si scomodi.” Ringraziò il lupo. “Non intendiamo portarle via molto tempo.”
“Non ho poi molto da f-fare, p-per via delle indagini il locale è stato t-te-temporanemate chiuso.”
Nick si guardò attorno, notando quanto i mobili fossero ben disposti nel esiguo spazio.
“Si vede che ha studiato architettura.”
“S-so-solo per qualche anno, poi ho preferito a-ab-abbandonare. Troppa ansia.”
“Si posso capire, nemmeno io ero amante della scuola.”
Ulv simulò un colpo di tosse, riportando l’attenzione del collega sul preciso motivo della loro visita.
“Signor River.” Disse con tono fermo. “Abbiamo conferma che Bentley sia stato ucciso con dell’idromele contaminato da frutti di una pianta velenosa, meglio nota come Occhio d’albino. Sappiamo che solo lei ha servito al tavolo; non può negare i nostri sospetti.”
La lontra si fece rigida come un tronco d’albero, arretrando di due passi verso la porta, tanto da far tendere il lupo pronto a scattare.
“No! N-non s-so- sono satto i-i-io”
“Può dimostrarlo?” Domandò Nick.
“Le bot-t-tiglie a-a-a-arrivano s-sigillate, le ap-ap-apriamo solo s-su-sul momento.”
“E vengono stappate dai camerieri; un tempo breve ma sufficiente per far scivolare dentro i frutti.”
“M-m-ma…”
“Signor River.” Disse Ulv estraendo le manette dalla cinta.
“Non l’ho aperta io!” esclamo la lontra con gli occhi lucidi.
“No?” Chiese il lupo distaccato.
“Aiden mi st-t-tava facendo i-i-impazire. Ogni volta che mi c-chiamava per un o-o-ordine non fac-c-eva che prendermi in giro. Verso la f-fine non c-c-c’é la facevo più. Ho posato la b-bot-iglia e me ne sono andato s-s-senza ap-aprirla. Potete chiedere al titolare; mi ha ri-rim-rimproverato per questo.”
“Lo faremo. Per il momento le chiedo di seguirci in centrale.”Assicurò il lupo mettendogli le manette ai polsi. “Lei è ora sotto arresto preventivo, se risulterà innocente verrà rilasciato senza problemi.”
“Capisco…” rispose non opponendo alcuna resistenza.
“Un ultima cosa.” Disse la volpe prima che Ulv l’accompagnasse fuori. “Lei ha visto chi ha aperto la bottiglia?”
 
“Tutto ciò è ridicolo!” Sbottò Melanie mostrando i denti. “Mi sta dicendo che mi sarei avvelenata solo per uccidere quel panda rosso! Se avessi voluto vederlo morto gli avrei semplicemente dato una badilata in faccia!”
“Non ho detto questo, cerchi di restare calma.”Ribatté Judy temendo che la tigre fuori la stanza degli interrogatori potesse intervenire.
“No! Non posso! Vi avevo già detto di essere stata male dopo pranzo, ma non immaginavo certo di essere stata avvelenata! Da chi poi? Logan, Dick o magari Aiden che ha trovato un modo tutto suo per suicidarsi!”
“Le ho solo chiesto chi ha aperto la bottiglia.”
“Chi? Avrebbe dovuto farlo Logan suppongo, ma Aiden ha saputo dannatamente bene farlo sentire a disagio. Ero sul punto di tiragli il tavolo addosso quando o visto Logan andarsene sula soglia del pianto! E nonostante tutto Dick ha avuto il coraggio di brindare alla nostra amicizia.”
“L’opossum? E’ stato lui?”
“A fatica. Non c’era cavatappi o alto, ma c’è riuscito lo stesso.”
“Molto bene...” Disse l’agente prendendo tempo per quello che seguiva.
“Temo però di non poterla lasciare andare signora Ratèl.”
“Come prego.”
“Deve sottostare a un arresto preventivo, solo per sicurezza in modo che non possa eventualmente…”
“Col cavolo!” Tuonò sbattendo i pugni.
Judy saltò immediatamente sul tavolo, così da guardare la mellivora da oltre la sua altezza. “Se si dimostrerà innocente sarà rilasciata immediatamente, ma mi permetta di dirle quanto poco abbia sopportato il suo atteggiamento nei miei e nei confronti degli altri agenti.” Criticò puntando il dito. “Non mi costringa a sottoporla a misure più severe.”
La Mellivora restò in silenzio, porgendo contrariata i polsi all’agente che chiuse nella morsa delle manette.
Voltandosi per condurla fuori,  Judy notò la porta semi aperta, con il profilo di Thorley che evidentemente aveva monitorato la scena appena percepite le tensioni.
La tigre non rivolse alcuno sguardo a Melanie, ma aiutò Judy a consegnare la mellivora a un rinoceronte che la portò oltre l’atrio, verso le celle di detenzione.
“Bel… lavoro.”Disse la tigre in evidente imbarazzo. “Ti sei fatta valere.”
“Mi ci ha costretto.” Rispose Judy prima che il suo orecchio ruotasse di scatto.
Il cellulare di Thorley emise una sorta di squittio e portando lo schermo ai suoi occhi il felino lesse quello che era un messaggio di Ulv.
Mantenne il silenzio nella lettura, poi posò lo sguardo sulla collega. “Ratèl ha detto chi ha aperto la bottiglia?”
“Pare sia stato l’opossum. Perché?”
“A quanto pare la lontra ha detto lo stesso.”
Judy assunse un sorriso trionfale. “Loro dove sono?”
“Ulv e Nicholas stanno rientrando con River.”
“Bene, digli che di Barnes ce ne occupiamo noi.”
“Lo facciamo chiamare?”
“No, se fosse lui l’assassino preferirei fargli credere che stiamo ancora brancolando nel buio.”
Rispose sfogliando rapidamente il taccuino. “ Per caso; sai a cosa corrisponde l’acronimo B.B.A?”
“Credo di si, perché?”
“Risulta che Barnes lavori per quello studio.”
“Ho. Allora so dove andare.”
 
Downtown: il distretto dei grattacieli, il manifesto più associato all'immaginario di Zootropolis.
Centro finanziario e amministrativo, nonché una delle mete turistiche più visitate dagli animali che sognano di percorrere la via dello shopping, Mane Avenue e fermarsi a Paw Square ad ammirare le sedi dei più iconici palazzi della città come l’Hornfeller Center e il Ziraph Neck Building.
Thorley costeggiò Berries Park, il punto migliore da cui osservare il Climate Wall separare Sahara Square da Tundratown, per poi rientrare nella giungla d’asfalto seguendo la Migration Street.
Molti consideravano il traffico di Downtown insostenibile e caotico, ma la tigre riusciva a rendere fluida una guida che per altri era solo altalenata da rallentamenti e arresti.
“E quello là in fondo.” Disse il felino indicando l’alto grattacielo che obbligava la strada a biforcarsi.
Judy poté notare la grande insegna posta all’ingresso: Beaver Brothers Architects, deducendo dall’elaborato ingresso quanto l’edificio dovesse rivestire una certa fama.
“Sembra un luogo importante.”
“Più che importante, la B.B.A. ha praticamente progettato l’intera città; se fai attenzione puoi notare in quasi tutti i cantieri il loro logo.”
“Ti vedo entusiasta Thorley.” Disse Judy con un filo di sorriso.
“I centri di potere mi affascinano, se il sindaco gestisce la città, quelli della B.B.A. decidono cosa il sindaco gestirà in futuro.”
La tigre parlò quasi sovrappensiero, rendendosi conto solo all’ultimo di quanto la considerazione di Judy fosse molto più generale.
“Oh.” Comprese a tono più basso. “Devi ringraziare Ulv, in un certo senso mi ha spronato a ragionare. Scusami, sono stato... imperdonabile.”
“Non ti preoccupare, mi dispiace solo che le cose si siano evolute in maniera tanto busca; posso però assicurarti di aver visto in Ulv una sincera comprensione, non intendeva affatto…”
“Lo so, lo so, non ho mai dubitato delle sue intenzioni, ed è questa una delle cose che mi ha fatto… in un certo senso arrabbiare.”
“Perché prendersela?” Domandò perplessa non riuscendo a cogliere il problema.
“Preferisco non coinvolgerlo nei miei problemi e quando ho visto che ha tirato in ballo voi due non ci ho più visto.”
“Scusa ma non ti seguo.” Puntualizzò Judy alzando il finestrino così da isolarsi dai rumori esterni. “Perché confidare a Ulv quello che ti è successo se poi ti da così fastidio vederlo coinvolto?”
“Io non gli avrei mai detto nulla. Se lo sa è perché a mio malgrado l’ha scoperto.”
“Oh... non lo immaginavo.”
La vettura dovette parcheggiare sul retro del palazzo, vista l’assenza di posti sul fronte.
L’ingresso posteriore era meno vistoso, ma era evidente quanto fosse più pratico ai dipendenti:
una varietà di specie infatti percorreva l’ingresso in entrambe le direzioni, vestiti negli abbigliamenti più consoni al loro lavoro ed equipaggiati con ventiquattrore, pile di fascicoli e grossi rotoli di blueprint.
Oltre l’ingresso, una parete in finto avorio presentava inciso il logo dell’azienda: due castori intenti a rosicchiare una trave di sostegno.
Ironia? Pensò la coniglietta.
Aggirata la parete si trovarono a fianco del bancone della reception, dove tre lepri orchestravano abilmente le incessanti telefonate.
Una di esse fece un rapido cenno d’attesa, congedando il cliente all’auricolare con un frettoloso attenda in linea.
“Posso esserle utile?” Disse attirando l’attenzione delle altre due lepri.
“Dipartimento di polizia, siamo qui per vedere Dick Barnes.”
“Ha preso appuntamento?”
“E’ sospettato di animalicidio, non serve certo un appuntamento.” Disse assumendo un espressione seccata.
“Chiedo scusa agente, ma qui lavorano 1368 animali, se fosse il mio lavoro sapere tutto di tutti farei il chiromante.”
La lepre batté rapidamente il nome sulla tastiera, iniziando a scorrere quella che sembrava una lista di dipendenti.
“Ma lei è Judy Hoops?” disse la seconda lepre notata la coniglietta appena a fianco della tigre.
Judy rispose con un piccolo cenno imbarazzato, accendendo d’entusiasmo la dipendente.
“Lilly! Lily! È l’agente Hoops!” Disse scrollando la collega.
“Non ci posso credere!” Esclamò sporgendosi anch’essa oltre il bancone. “E’ un vero onore conoscerla, sa che è l’eroina di tutte le mie figlie.
“Possiamo farci una foto assieme? Pensa a metterla come immagine del profilo, l’invidia.”
“Potete tornare al vostro lavoro?” Richiamò la terza lepre con tono esausto.
“Oh Oswald, se non fosse per il lavoro non usciresti nemmeno di casa.”
“Immagino che anche l’agente Hoops sia qui per lavoro.” Ribatté freddo. “Sesto piano, urbanistica. Non posso assicurare che Barnes sia in ufficio.”
“Grazie dell’aiuto.” Rispose la tigre dirigendosi all’ascensore seguita alla collega.
“Buon lavoro agente Hoops!” Esclamò una delle lepri. “ Continui così, è un esempio per tutti i Leporidi!”
“Sei famosa.” Commentò la tigre con un impercettibile sorriso. “Dovresti iniziare ad assumere una scorta.”
“Pur di evitare l’imbarazzo…”
I due agenti dovettero condividere il poco spazio dell’ascensore con altri animali, ma fortunatamente al terzo piano, la massa opprimente lasciò l’oro respiro.
L’ascensore si apri al piano preindicato su un lungo corridoio, dove delle targhe metalliche indicavano la disposizione dei settori.
“Sezione urbanistica, di qua.” Disse precedendo la tigre.
La via si aprì in una piccola sala d’aspetto, dove su una scrivania, una gazzella li accolse gentilmente.
“Buon giorno agenti, come posso assistervi?”
“Cerchiamo Dick Barnes.” Rispose Thorley
“La sombra de Bentley?” Domandò un ocelot che stava rientrando in ufficio con un caffè. “Siete qui per la morte di Aiden?”
“Lei è?”
“Eduardo colmillo, dell’ufficio accanto.”
“Conosceva la vittima signor Colmillo?” Domandò Judy.
“Mi chiami pure per nome conejita.” Rispose con largo sorriso. “Ho avuto il piacere di lavorare sia con Bentley che con Barnes. E’ incredibile quello che è successo.”
“Barnes ha parlato con lei del caso?”
“Solo per funzionalità, Barnes preferisce tenere amicizia e lavoro in due sfere separate.”
“Quindi il suo unico confidente era Bentley.”
L’ocelot si lasciò sfuggire una lieve risata. “Non so in che rapporti fossero fuori di qui, ma in studio tutti sapevano che Barnes lavorava a grossi progetti solo perché affiancava Bentley. Pobre alma.” Concluse sospirando. “Ora dovrà gestire i lavori in ballo tutto da solo.”
“Così come i profitti.” Commentò la tigre scambiando un occhiata alla collega.
In quell’istante l’opossum varcò la soglia della stanza, arrestandosi sorpreso nel vedere i due agenti ad attenderlo.
“Signor Barnes, questi agenti hanno chiesto di lei.” Lo informò la gazzella.
“Penso sia evidente.” Commentò ruotando gli occhi. “Possiamo accomodarci nel mio ufficio, così da avere un dialogo più confidenziale.” Propose squadrando l’ocelot.
L’ufficio di Barnes era ampio, illuminato da un intera parete di vetrate che offriva un’ampia veduta di Migration Street.
Nella stanza era presente tutto ciò di cui un architetto dovesse aver bisogno, ma quello che attirò l’attenzione di Judy fu la lunga scrivania dal design moderno, che ospitava due postazioni di lavoro ordinate in modo quasi identico.
L’opossum si sedette comodamente alla sua postazione, invitando gli agenti ad accomodarsi alle sedie di fronte a lui.
“Ci sono novità?.”
“Abbiamo messo agli arresti preventivi sia River che Ratèl, i sospetti su entrambi sono stati incrementati dalle ultime scoperte.” Puntualizzò la tigre.
“Tutti e due?!” domandò sorpreso. “Sono coinvolti entrambi?”
“Lei non è da meno.” Rispose Judy. “Sappiamo con certezza che Aiden Bentley sia stato assassinato col veleno dei frutti di una pianta, frutti che sono stati messi nell’idromele che avete bevuto.”
“Ma ciò significa che…”
“Sappiamo della sua immunità al veleno.” Tagliò corto Thorley. “Così come quella di Ratèl.”
“E la lontra?” controbatté Barnes. “Non poteva saperlo anche lui?”
“Sembra che River non abbia aperto la bottiglia e quest’ultima e rimasta sigillata fino a che non è stata servita.”
“Non significa niente, si sarebbe potuta aprire per poi richiuderla senza problemi.”
“Ma cosi facendo non avrebbe fatto fatica.” Puntualizzò la coniglietta.
“Fatica?”
“Pare sia stato lei a stappare la bottiglia.”
“E’ ridicolo! Sono stati quei due a dirvi questo? Non sospettate una loro complicità? Perché diavolo avrei dovuto uccidere Aiden!”
“Non lo so.” Commentò la tigre incrociando le braccia. “Quest’ufficio ora è di sicuro più spazioso.”
“Come si permette! Aiden era mio amico!”
“Non possiamo saperlo.” Commentò Judy. “Per questo vorrei ci seguisse in centrale.”
“E’ un’arresto?!” Chiese ritirandosi sullo schienale.
“Preventivo, ma ha comunque l’obbligo di seguirci.” Affermò la tigre.
L’opossum si sostenne la fronte e sospirò. “Va bene… lasciatemi almeno portare questi fascicoli di sotto, non so per quanto tempo intendete trattenermi.”
“Non abbiamo tempo da perdere signor Barnes.” Lo riprese Thorley mentre prendeva a rassettare i fogli nel cassetto.
L’opossum lo guardò.
“Oh io credo di avere tutto il tempo del mondo.” Disse saettando con una pistola alla zampa.
L’arma fu puntata su Judy che s’impietrì in volto guardando la lucida canna metallica, mentre lo sguardo di Barnes era serrato a quello di Thorley.
“Un solo passo tigre e qui finisce male.”
Entrambi gli agenti restarono immobili, come i pezzi di una scacchiera il cui re e sotto scacco.
“Ora mi lascerete uscire senza problemi. Seguitemi e altri animali potrebbero farsi male.”
“Barnes.” Disse Thorley tendendosi leggermente.
“Non si muova!” Urlò digrignando i denti in ferocia.
La tigre fece scivolare lo sguardo sull’arma, notando quanto la zampa dell’opossum prese a tremare.
“Barnes mi ascoli, sta aggravando la sua posizione, posi immediatamente l’arma e…”
“Stia zitto!”
Si udì lo sparo.
Judy avvertì un pesante colpo, seguito dal sordo suono di vetri rotti.
Si ritrovò a terra, incapace di realizzare cosa fosse successo.
La sagoma di Barnes saltò giù dal tavolo e corse oltre la sua vista.
La pistola cadde a terra, con tonfo distorto dal ronzio delle orecchie.
 Percepì un suono distante.
“Judy!” Ora più chiaro.
“Judy!” I rumori riacquistarono intensità.
“Judy!” Alzò il busto di scatto seguendo la voce della tigre, trovandolo inginocchiato a terra con una zampa premuta sull’avambraccio; sgranò gli occhi quando gli vide il pelo macchiato di rosso.
“Thorley!” Esclamò saltando in piedi.
“No no! Prendilo!” Le urlò la tigre.
Judy ruotò la testa confusa, notando il foro di proiettile sulla vetrata.
“Prendi quel dannato!”
Judy guardò la porta spalancata e la distante sagoma dell’opossum nel corridoio.
Ispirò e saettò in corsa, attraversando la sala senza accorgersi d’urtare l’ocelot che era accorso nella direzione opposta.
Vide Barnes percuotere il pannello di un ascensore troppo lento per la sua fuga e quando vide l’agente venirgli in contro, corse seguendo l’andito.
“Fermo! Fermo in nome della legge!”
L’opossum rovesciò un cestino a terra ma Judy lo saltò senza difficoltà guadagnando terreno.
Barnes scivolò sotto le zampe di un cervo, facendo cadere a quest’ultimo la pila di fogli che portava.
La coniglietta prese lo slancio e rimbalzò sulla testa dell’animale che sera chinato per non cadere.
Vide il fuggitivo sfrecciare verso la tromba delle scale e seguendolo estrasse alla meglio la piccola pistola spara anestetici.
Si fermò contro il corrimano e quando l’opossum corse nelle scale sottostanti sparò.
La mira fu però frettolosa e il dardo colpi il gradino.
Judy emise un gemito di rabbia e riprese a correre.
Scesero tre rampe di scale a un ritmo che iniziava a farsi pesar, al che Judy si lasciò andare all’imprudenza e scavalcò il corrimano lanciandosi su Barnes .
Gli atterrò sopra, cadendo entrambi sul pianerottolo.
La coniglietta estrasse immediatamente le manette e strinse i polsi dell’opossum dietro la sua schiena.
“Dick… Barnes, ti… ti dichiaro in arresto per i crimini che non ho il fiato di elencare.”
Tre auto della polizia erano parcheggiate fuori l’ingresso con le sirene accese, con due grizzly che procedevano in contro alla coniglietta che spintonava l’opossum sotto gli occhi di tutti i dipendenti nell’atrio.
“Dovrà rispondere di molto Barnes.”
“No! io non volevo!”
“Faccia attenzione, tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei, ha il diritto di…”
“No! Non capisce! E’ colpa loro!”
“La smetta.”
“Le piante!” Disse premendosi contro Judy. “Non devono averle!”
“Cos…”
“Aiden, andranno da Aiden!” parlò sottovoce.
“Di chi sta parlando?”
“Non lo so…”
“Ci segua senza fare resistenza.” Disse uno degli orsi prelevando l’opossum.
Judy guardò Barbes lanciargli un ultimo sguardo affannato, per poi scomparire dietro le sagome dei due grizzly.
“Judy!” Riconobbe la voce di Nick.
 La volpe la raggiunse correndo, con Ulv a suo seguito.
“Tutto bene?!” Chiese il lupo. “Abbiamo ricevuto un 10-32 e…” Tacque d’improvviso, iniziando ad fiutare l’aria. “Odori di polvere da sparo!”
“Sei ferita?!” Esclamò Nick stringendogli le spalle con entrambe le zampe.
“No! Non io!” Esclamò come se avesse messo insieme tutti i pezzi di un pensiero. “Nick chiama un’ambulanza!”
“Carotina?” Chiese vedendo la coniglietta sfuggirgli dalle zampe.
“Thorley! Nick fai presto!” Esclamò scomparendo oltre la folla ammassata.
La volpe prese il cellulare il più rapidamente possibile mentre cercava di raggiungerla, venendo immediatamente superato da Ulv che per poco non corse sulle quattro zampe.
   
 
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