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Autore: Dejanira    19/05/2009    9 recensioni
Non c’erano mai parole tra di loro, solo sussurri e bisbigli: tutta la loro storia era un segreto soffocato, qualcosa da tenere nascosto e da sussurrare solo nelle notti di pioggia, quando lo scrosciare dell’acqua copriva i rumori più lievi.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fino a quando voci umane non ci sveglieranno.

 

 

 

Si incontravano sempre di nascosto: si davano appuntamento agli angoli bui dei corridoi agli orari più insoliti della notte, quando non c’era nessuno in giro. Non c’erano mai parole tra di loro, solo sussurri e bisbigli: tutta la loro storia era un segreto soffocato, qualcosa da tenere nascosto e da sussurrare solo nelle notti di pioggia, quando lo scrosciare dell’acqua copriva i rumori più lievi.

Pioveva anche quella notte: lei indossava lana bianca come fosse neve, neve soffice sulla sua pelle calda. Lui la sfiorava e lei sembrava quasi impalpabile, nelle tenebre di quella notte di dicembre il suo viso erano solo contorni sfocati e la sua voce gemiti sommessi.

Non avrebbe saputo affermare con certezza se lui l’amasse davvero; ma quando le sfilava quel suo maglione di lana bianca – sfregava contro la pelle e graffiava come fosse intessuto di rovi – le sembrava che – davvero – non ci fosse null’altro al mondo, e nomi e sangue e condizioni si disperdevano in quella notte lieve e infinita, ogni attimo era una vita a se stante che si ripeteva in eterno.

C’era un che di grottesco in quelle notte passate ad amare qualcuno che esisteva solo di notte. Così gli aveva detto lei, una volta.

« Malfoy? »

« Mmm? »

« Io e te esistiamo solo di notte. »

Draco non sapeva cosa significasse, e forse non significava nulla. Ma dopo una vita passata a domandarsi cosa volessero significare le cose – madre, c’è un signore vestito di scuro che cerca papà - non è nulla, tesoro, non è nulla – perché gli hai detto che è partito se è solo andato di sopra a riposare? – ti ho detto che non è nulla, va’ a dormire – aveva deciso che era arrivato il momento di accettarle e basta.

 

Quella notte stava lasciando spazio a un’alba umida e agghiacciante nella sua aria che sapeva di pozzanghere, terra bagnata e fango quando lei aveva iniziato a rivestirsi.

Aveva preso il suo maglione bianco e se lo era infilato scompigliandosi i capelli, aveva lisciato le pieghe della stoffa sul ventre e rivoltato le maniche troppo lunghe.

« Granger? »

« Che c’è? »

« E’ ancora presto. »

« E’ quasi mattina. »

Faceva sempre così. La notte sembrava infinita almeno fin quando non spuntava fuori il primo sole; allora lei si alzava, in punta di piedi e in silenzio – rabbrividiva sempre, i suoi piedi scalzi sfioravano appena la pietra grigia del pavimento – e iniziava a vestirsi.

« Ci scommetto che i tuoi compari Gryffindor non hanno ancora nemmeno aperto gli occhi » insisteva lui.

« Forse. Ma inizio a sentire delle voci. »

Se ne andava e poco dopo i primi studenti mattinieri iniziavano ad aggirarsi per i corridoi della scuola. Ma, per allora, Hermione era già ritornata nella sua stanza.

 

« Herm? »

« Cosa c’è, Ron? »

« C’è che Malfoy ti sta fissando.»

Hermione Granger alzò gli occhi dalla sua colazione e li portò sull’altro tavolo. Intravide Draco Malfoy, ma lui sembrava immerso in una conversazione con Daphne Greengrass.

Era con Daphne Greengrass anche quando, alcuni minuti dopo, lo incrociarono per i corridoi mentre si dirigevano verso la serra di Erbologia.

« ‘Giorno, Weasel. Che brutta cera. Spaventato per il temporale di stanotte? Non c’era mammina che ti rimboccava le coperte e sistemava il cuscino? »

« Taci, Malfoy. »

« Oh, è c’è anche Miss-So-Tutto-Granger, quale onore » il ghigno di Malfoy si triplicò.

Hermione nemmeno gli rispose. Afferrò Ron per un braccio, gli disse qualcosa a bassa voce all’orecchio – a Draco sembrava quasi di sentirla: non lo ascoltare, è solo Draco Malfoy, lo sai com’è fatto – e prima di superarli e andarsene gli rivolse una strana occhiata obliqua.

Io e te esistiamo solo di notte.

La guardò allontanarsi insieme a Weasley, gli sussurrava ancora qualcosa all’orecchio

quel suo maglione era neve soffice sulla sua pelle calda

lui faceva qualche battuta e lei rideva, e sembrava

glielo sfilava con cura, glielo sfregava contro la pelle e graffiava come fosse intessuto di rovi

che si stessero confidando chissà quale grande segreto, ed era come

la notte sembrava infinita almeno fin quando non spuntava fuori il primo sole

se tutta la sua vita fosse quella, i suoi amici e la gioia dei loro sorrisi, e allora

io e te esistiamo solo di notte

svoltava l’angolo, e senza voltarsi indietro

« fino a quando rimani? »

spariva del tutto alla sua vista

« fino a quando voci umane non ci sveglieranno. »

 

 

***

 

Una cosa senza senso, buttata giù così in una notte insonne prima dell’ultima versione di latino dell’anno.

“Fin quando voci umane non ci sveglieranno” è il titolo di un racconto di Lewis Shiner. Non c’entra assolutamente nulla con la mia (insulsa) storia, ma il titolo mi piaceva perciò eccolo qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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